"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Lo Zen è conosciuto in Occidente da inizio
secolo tramite pratiche quali le arti marziali, la cerimonia del tè, l'addobbo
floreale o la sistemazione dei celebri giardini zen giapponesi. La profondità
della sua filosofia e la purezza della sua estetica, hanno pure suscitato un
forte impatto negli ambienti artistici e intellettuali. Ma questo
coinvolgimento, mancando lo sbocco su una pratica autentica, non ha potuto
superare la soglia di una curiosità speculativa.
Questa pratica autentica è zazen: seduti nella
postura corretta, concentrati sulla postura, la respirazione leggera e lo
spirito libero, zazen non è altro che il ritorno alla condizione normale del
corpo e dello spirito. Zazen è in origine la postura del Buddha tramite la
quale egli ottenne la completa liberazione, la suprema saggezza e la vera libertà.
Trasmesso da maestro a discepolo senza
interruzione da più di 2.500 anni, la pratica dello Zen divenne accessibile
agli Occidentali nel 1967 con l'arrivo del Maestro Taisen Deshimaru in Europa.
Nato a Saga nel 1914, morto a Tokyo nel 1982, il Maestro Deshimaru ha praticato
zazen per cinquant'anni ed è stato il primo a presentare una visione globale
dello Zen in Occidente.
Il Maestro Kodo Sawaki (1880-1965), di cui fu
discepolo, resta nella storia dello Zen come il grande riformatore moderno che
seppe ritornare alle origini del più puro insegnamento del Maestro Dogen,
fondatore dello Zen Soto in Giappone nel XIII° secolo.
Benché lo Zen si sia sviluppato nell'ambito di
una delle più antiche tradizioni dell'umanità, il buddhismo, l'essenza del suo
messaggio ha un significato universale. Esso è il principio unificatore che
forma la radice della conoscenza di se stessi al di là delle differenze dei
sistemi, dei valori, delle nazioni o delle razze. Se è talvolta considerato una
religione o una filosofia, lo Zen non verte in effetti su alcun dogma, né su
alcuna ideologia. Si indirizza direttamente al cuore dell'uomo, è esperienza
vivente e slancio creativo prima di ogni formalismo.
Lo Zen consiste essenzialmente nella pratica di
zazen. Realizzare questo e metterlo in opera nella propria esistenza personale
è in effetti una vera rivoluzione interiore. E' ritrovare le proprie radici e
penetrare la realtà della propria vita. Attraverso questa pratica, i valori che
danno un senso alla vita umana sono basati sull'esperienza del corpo e della
mente.
Zazen è l'esperienza dell'unità prima di ogni
dualità. E' per questo che è quasi impossibile parlarne perché il linguaggio
separa, esercita una frattura nella realtà di ciò che è.
Tutte le scienze umane o fisiche osservano
l'uomo sotto un angolo particolare. Ma la somma di tutte queste visioni non
rigenererà mai un uomo vivo, perché la vita di un essere umano è, alla fine,
al di là di tutte le analisi possibili, questo al di là è la vita, ed è lo
Zen.
Per
praticare zazen, sedetevi al centro di uno zafu (cuscino rotondo e spesso),
tenetevi ben diritti, inclinate il bacino in avanti a partire dalla quinta
vertebra lombare e tendete la colonna vertebrale.
Incrociate le gambe nella posizione del loto o
del mezzo-loto in modo che le ginocchia siano fortemente radicate al suolo.Spingete
il cielo con la testa, spingete la terra con le ginocchia.
La mano sinistra riposa sul palmo della mano
destra, i pollici si raggiungono nel prolungamento l'uno dell'altro esercitando
una leggera pressione, e le due mani sono in contatto con l'addome.
Il mento è rientrato, la nuca tesa, il naso
sulla verticale dell'ombelico, le spalle cadono naturalmente. La bocca è
chiusa, senza contrazione, l'estremità della lingua è contro il palato. Con
gli occhi semichiusi si posa, senza fissare, lo sguardo un metro davanti a sé.
La respirazione deve essere calma, lunga e
profonda. L'attenzione è portata sull'espirazione che deve esercitare una
spinta verso il basso su tutta la massa addominale. L'inspirazione avviene
naturalmente, automaticamente, spontaneamente. Il ventre deve sempre restare
libero, disteso e in espansione.
In questa postura, il flusso dei pensieri
incessanti e delle rimuginazioni mentali è interrotto dall'attenzione portata
alla giusta tensione muscolare ed alla respirazione.
"Quando lo spirito non dimora su nulla, il
vero spirito appare."
Più si pratica zazen, più si comprende in
ogni fibra del corpo che questi pensieri sono solo dei contenuti vuoti, privi di
ogni sostanza reale, che vanno e vengono. Ci si rende conto finalmente che
esiste una coscienza intuitiva, originaria ed universale, radicalmente diversa
dalla coscienza abituale del me. Se mantenete la giusta postura e praticate una
respirazione sempre più profonda e tranquilla, sentirete la realtà della vita
che impregna tutto l'universo. Possiamo dire che questo è il campo integrale
della coscienza.
Il funzionamento del cervello si chiarifica
spontaneamente ed automaticamente, questo stato non è quello di una coscienza
particolare, ma il semplice ritorno ad una condizione più normale del cervello.
Se mantenete questo perfetto stato di coscienza in zazen, la vita naturale ed
incommensurabile è attivata al di là del pensiero del piccolo me e sentite
allora che siete uniti al mondo esterno, a tutti gli elementi della potente
natura.
Noi dobbiamo prendere coscienza dell'aspetto
effimero ed impermanente della mente. Hishiryo, lo stato della coscienza durante
zazen, consiste nel lasciare passare i pensieri. E' la coscienza che supera ogni
giudizio particolare, come quello che ci fa ricercare ciò che amiamo e fuggire
ciò che detestiamo.
Hishiryo è il pensiero che ritorna al punto
zero del tempo, il pensiero che le ragioni e le considerazioni personali non
raggiungono. E' la coscienza universale che segue il movimento della natura e
l'ordine dell'universo. E' la coscienza integrale che nasce naturalmente ed
automaticamente dalla postura e dalla respirazione di zazen. Ciò può essere
compreso solo con la pratica. Questa coscienza di zazen è non-profitto (mushotoku),
non ha oggetto. Deposta come un seme nei neuroni, questa idea germoglia e
diventa coscienza naturale.
Nel capitolo "Shoji" dello Shobogenzo,
si può leggere riguardo a ciò: "Non tentate di valutare questo con la
vostra mente o di esprimerlo con delle parole." In altri termini, è
difficile cogliere oggettivamente, scientificamente, la coscienza se una
evidenza soggettiva non viene a sostenere questa scelta.
Dogen disse al suo maestro Nyojo: "Ho
abbandonato corpo e mente." Questo significa che con zazen vi emancipate
dall'influenza della coscienza del passato e che ritornate, corpo e mente,
all'autentica coscienza antecedente l'esistenza umana. La coscienza del passato
smette di essere un problema, il vostro corpo e la vostra mente precedenti si
risolvono in zazen.
Ritornate allora alla pura condizione della
coscienza dove nessuna esigenza vi attacca. In questo modo potete abbandonare
corpo e mente in un mondo eterno dove create la vostra vera vita, dove la
saggezza si genera naturalmente.
Kin hin
Kin hin si pratica nel dojo tra due periodi di
zazen. Si tratta della postura in piedi, continuazione della concentrazione di
zazen durante la marcia. La parte superiore del corpo è come in zazen, colonna
vertebrale ben diritta, mento rientrato, nuca tesa, sguardo posato davanti a sè
circa tre metri. La mano destra avviluppa la mano sinistra e le due mani sono
fortemente serrate l'una contro l'altra ed appoggiate contro lo sterno, le
spalle restano rilassate.
Si avanza di mezzi passi secondo il ritmo della
respirazione. L'espirazione corrisponde a un tempo di tensione, restando
immobile. Il corpo si distende durante l'inspirazione e in quel momento si
avanza. Come durante zazen si lasciano passare i pensieri.
Kin hin è un metodo di profonda
concentrazione. Allenamento alla stabilità dell'energia, sviluppa un portamento
di grande dignità.
FUKANZAZENGI
Insegnamento dello zazen
(estratto)
"Lo zazen di cui parlo, non è
l'apprendimento della meditazione, non è niente altro che il dharma di pace e
di felicità, la pratica realizzazione di un risveglio perfetto.Zazen è la
manifestazione della realtà ultima. Trappole e insidie mai lo possono
raggiungere. Una volta che avete colto il suo cuore, siete simili al dragone che
entra nell'acqua e simili alla tigre che penetra nella montagna. Perché occorre
sapere che in quel momento preciso (quando si pratica zazen) il vero dharma si
manifesta e che fin dall'inizio si eliminano la rilassatezza fisica e mentale e
la distrazione."
Fino alla metà del secolo, zazen era restato
un metodo di evoluzione spirituale. Solo i religiosi e certi filosofi se ne
interessavano in quanto pratica di risveglio fondata sull'esperienza soggettiva.
Oggi, ricerche scientifiche moderne condotte in
ambito ospedaliero hanno mostrato che zazen non è solo un esercizio religioso
ma una regolazione del corpo e della mente, un modo per realizzare un vero
equilibrio.
La
postura
Zazen permette una corretta ripartizione delle
tensioni muscolari, ossee e gravitazionali. Esercita una riorganizzazione della
postura così come lo dimostra la registrazione dell'attività muscolare dei
soggetti in zazen ed il controllo del loro metabolismo di base. Zazen assicura
anche l'equilibrio ottimale del corpo ed elimina gli inconvenienti dovuti alle
cattive abitudini in cui il corpo si è fissato.
La respirazione
Anche il controllo della respirazione è molto
importante. La principale difficoltà viene dal fatto che non si può respirare
correttamente se la postura è scorretta. Durante zazen, la concentrazione verte
sulla espirazione che deve essere lunga e profonda. Così, l'aria viziata
residua è espulsa dai polmoni ed il praticante può utilizzare a pieno la sua
capacità polmonare. Di conseguenza, il ritmo respiratorio rallenta come il
ritmo cardiaco, il sangue e gli organi interni sono meglio ossigenati.
L'espirazione esercita una spinta verso il
basso su tutta la massa addominale e sviluppa una grande energia nel tronco, le
reni, le anche; in questo modo il centro di gravità del corpo si abbassa e
l'individuo diventa più stabile. E' possibile in seguito al praticante
conservare questa respirazione nella vita quotidiana, poiché il corpo finisce
per adottarla inconsciamente.
Il cervello
Gli studi di neurofisiologia fatti su dei
praticanti hanno mostrato che il cervello intellettuale e analitico (cervello
frontale e cervello sinistro) si pacificano e che invece il cervello destro e il
cervello profondo, sede dell'intuizione e della regolazione del sistema nervoso
autonomo, sono attivati.
Se si produce uno stimolo, il cervello lo
registra ma ritorna molto presto al ritmo proprio di zazen (alfa lento e theta)
il che dimostra che l'effetto dello stress è completamente ridotto.
Le ricerche del dottor Hirai hanno chiaramente
mostrato che zazen influenza non solo lo stato dello spirito, ma anche la
fisiologia stessa del cervello. Questi lavori testimoniano oggettivamente l'unità
corpo-mente affermata nel XIII° secolo dal maestro Dogen. Il dottor Hirai,
scrisse: "Questo stato di coscienza prodotto naturalmente durante zazen,
riflesso nell' elettroencefalogramma e misurato, come altri fenomeni
fisiologici, è la coscienza del risveglio a ciò che è nel profondo dello
spirito degli uomini fin dalla loro nascita."
Lo
Zen non é né ragionamento, né teoria. Non è una conoscenza da cogliere con
la mente, ma una pratica, una esperienza nel contempo oggettiva e soggettiva. Lo
Zen non separa questi due punti di vista complementari, così come non dissocia
il corpo e la mente, il fisiologico e lo psicologico, il conscio e l'inconscio.
Fa appello alla totalità dell'essere.
E' in questo senso che
corrisponde alle aspirazioni che orientano il cammino della civilizzazione
attuale che cerca di superare le categorie, le strette separazioni, le divisioni
in tutti i campi. "Noi dobbiamo armonizzare i contrari risalendo alla loro
origine. Questo è proprio dell'atteggiamento zen, via di mezzo: abbracciare le
contraddizioni, farne la sintesi, realizzarne l'equilibrio. Lo spirito moderno
di libertà deve distaccarsi dalle vecchie superstizioni, dalle credenze e dalle
costrizioni formali per trovare in se stesso l'origine di una morale autentica,
contemporaneamente personale ed universale, legata alla conoscenza profonda
della vita. " (Taisen Deshimaru)
Zen e saggezza
Lo Zen procura un alto grado di coscienza di sè
e di pace interiore; abbandonando l'egoismo individuale ed imparando a mettere a
riposo la mente, si può accedere al flusso eterno dell'attività e dell'energia
e alla conoscenza intuitiva. E' la saggezza che accede alla saggezza dalla porta
del silenzio e senza desiderio di profitto.
"Tenete le mani aperte, tutta la sabbia
del deserto passerà nelle vostre mani. Chiudete le mani, non otterrete che
qualche granello di sabbia."(Dogen)
Zen e creatività
L'attività creatrice viene dalla spontaneità
manifestata "qui ed ora" come l'atteggiamento più realista ed
appropriato. Nello Zen, la vita quotidiana è fondata sulla spontaneità e
l'abitudine alla concentrazione del corpo.
Così chi pratica lo Zen, può realizzare
"qui ed ora" le sue potenzialità, risvegliandosi alla sua vera
natura, diventando pienamente se stesso. La creatività non è solamente del
genio; il bimbo è spontaneamente creativo; ognuno nella propria vita deve
ridiventarlo.
Zen ed efficacia
Lo Zen non è una tecnica di evasione o di
fuga. Al contrario la pratica di zazen, che sviluppa la nostra energia e si
concentra sull'istante presente, ci permette di affrontare la realtà quotidiana
con una calma, una perspicacia, una obiettività di cui non ci crediamo capaci e
che ci sorprendono. Allora, davanti alle difficoltà, di fronte ai problemi, si
produce da sola la reazione giusta ed efficace, spontaneamente, perché ci siamo
sbarazzati degli ostacoli interiori che prima ce la rendevano inaccessibile.E'
nell'attività stessa che troviamo la nostra vera pace interiore.
Zen e libertà
Trascendere i limiti dei propri conflitti,
sentirsi uno con tutti gli altri e comportarsi naturalmente, è la via della
libertà. La vera libertà è interiore e sorge dalla pratica di zazen.
Naturalmente la coscienza si allarga e appare la fiducia in sé. La nostra vita
non è né piccola né stretta né solitaria.
Zen e religione
Lo Zen è l'essenza del buddhismo. Ma, innanzi
tutto, è contatto con l'assoluto in noi stessi, risveglio alla realtà al di là
delle apparenze visibili, comprensione della nostra natura umana profonda,
invisibile. In ciò è universale.
Lo Zen si situa al di là di tutte le religioni
tradizionali, ma essendo la radice stessa dello spirito religioso, può vivere
in tutte le religioni, dare a ciascuna il suo vero potere spirituale, e in seno
a tutte le mistiche, come un pesce vive nell'acqua.
"L'acqua, diceva ancora Dogen, è la vita
per il pesce, ma il pesce è anche la vita per l'acqua."
Zen ed arte
Lo Zen è stato in passato il fermento di un
prodigioso rinnovamento culturale, prima in Cina e poi in Giappone. Nelle
civilizzazioni dell'Estremo-Oriente, la pittura e la poesia classica hanno in
tutti i tempi ispirato numerosi monaci zen. La creazione artistica deriva da una
comunione intima con la natura; essa nasce dal distacco dell'artista e della sua
percezione dalle strutture nascoste del mondo che lo circonda.
Una tale concezione dell'arte dà il primato
assoluto alla spontaneità. Così la pittura, come la calligrafia zen, deve
sgorgare di colpo e non potrà essere né ripresa né ritoccata. E pertanto
questa spontaneità non si ottiene che a prezzo di una lunga pratica, d'una
paziente maturazione interiore.
Numerosi artisti occidentali sono oggi
sensibili a questa promessa di rinnovamento che contiene lo Zen.
In Cina, ed ancor più in Giappone, l'influenza
dello Zen si è del resto estesa a tutte le arti, il teatro e la calligrafia, la
danza tradizionale e la ceramica. Ricordiamo anche che parecchi tratti specifici
della vita quotidiana cinese e giapponese si sono sviluppati sotto l'influenza
dello
Zen: l'ammirazione attenta della natura, l'arte
dei giardini, l'elegante austerità dell' architettura e della decorazione,
l'arte dei fiori, la cerimonia del tè, per esempio.
Lo Zen risale all'esperienza del Buddha
Shakyamuni che realizzò il risveglio nella postura di dhyana (zazen), in India
nel VI° secolo a.C. Questa esperienza si è poi trasmessa in modo ininterrotto,
da maestro a discepolo, formando così la linea dello Zen. Dopo una diffusione
di circa mille anni in India, il monaco Bodhidharma portò questo insegnamento
in Cina, nel V° secolo d.C. Lo Zen sotto il nome di Chan, conobbe allora una
grande diffusione in quel paese, trovandovi terreno fertile al suo sviluppo. E'
soprattutto in questo periodo che lo Zen affermò la sua originalità e la
purezza della sua pratica. Nel XIII° secolo, il monaco giapponese Dogen, dopo
un soggiorno in Cina, portò lo Zen in Giappone. Fondatore della scuola Zen Soto
il Maestro Dogen è considerato il più grande filosofo del buddhismo (con
Nagarjuna in India nel III° secolo).Lo Zen influenzerà profondamente tutta la
cultura giapponese; più di 20.000 templi testimoniano oggi questa diffusione.
Nel XX° secolo, l'Occidente cominciò a interessarsi all'aspetto filosofico
dello Zen, mentre nella stessa epoca, in Giappone, il Maestro Kodo Sawaki dava
un nuovo impulso alla pratica assai indebolita. Alla morte di Kodo
Sawaki, il suo successore, Taisen Deshimaru,
andò in Francia a portare all'Occidente l'essenza di questo insegnamento, come
Bodhidharma si recò in Cina mille e cinquecento anni prima.
Il Maestro Taisen Deshimaru
Il Maestro Deshimaru è stato il discepolo, poi
uno dei successori del Maestro Kodo Sawaki, che ha provocato un vero
rinascimento dello Zen in Giappone nella prima metà di questo secolo. Il suo
arrivo in Francia fu una grande opportunità per gli Europei, che non
conoscevano affatto lo Zen salvo che per i libri. Essi poterono avvicinare,
sotto la sua direzione, la vera pratica che gli era fino allora sconosciuta.
Durante i quindici anni in cui ha vissuto a
Parigi, il Maestro Taisen Deshimaru creò un centinaio di dojo e gruppi di zazen
ripartiti sui quattro continenti e fondò il primo grande tempio d'Occidente
alla Gendronnière (vicino a Blois), e così pure l'Association Zen
Internationale. Con l'aiuto dei suoi discepoli, pubblicò numerosi libri e
diverse pubblicazioni periodiche. Stabilì anche eccellenti rapporti con
scienziati, artisti, terapeuti di ogni paese e contribuì molto
all'avvicinamento
Oriente-Occidente, che considerava una delle
grande speranze della nostra epoca; con l'introduzione dello Zen nella nostra
civilizzazione, sperava di aiutare l'umanità a superare la crisi che
attraversa.
Taisen Deshimaru è deceduto il 30 Aprile 1982,
lasciando ai suoi discepoli l'essenza del suo insegnamento e la missione di
trasmettere a loro volta la pratica dello Zen. Niwa Renpo Zenji, che è stato
superiore del tempio di Eihei-ji, in Giappone, fondato nel XIII° secolo dal
Maestro Dogen, autentificò questa missione rimettendo, nel 1984, il certificato
della trasmissione ad alcuni discepoli anziani del Maestro Deshimaru, tra cui
Roland Yuno Rech.
Sesshin
Dalle origini dello Zen, dall'epoca del Buddha
Shakyamuni, le sesshin sono il cuore della pratica dello Zen.
Sesshin vuol dire diventare intimi con se
stessi, con il proprio corpo e il proprio spirito, abbandonare il proprio
egoismo e armonizzarsi con gli altri, con la natura, con l'ordine cosmico.
Durante le sesshin, la cui durata varia da uno
a più giorni, i partecipanti si concentrano su zazen, la pratica nel dojo, così
come sul samu, lavoro manuale collettivo. Ogni azione della vita quotidiana è
la continuazione di zazen. Partecipando alle sesshin, particolarmente quelle che
si svolgono al centro della Gendronnière, si può realizzare nella nostra vita
di tutti i giorni l'autentica pratica dello Zen.
La vostra espressione "Lo Zen è al di
là delle religioni" può lasciar intendere che lo Zen deve rimpiazzare e
fare deperire tutte le religioni. Qual'è il vostro pensiero in proposito?
"Le religioni restano quello che sono. Lo
Zen è meditazione. Alla base di tutte le religioni c'è la meditazione. L'uomo
d'oggi sente intensamente il bisogno di ritornare all'origine della vita
religiosa, all'essenza pura che è nel profondo di lui stesso e che egli può
scoprire soltanto con
l'esperienza vissuta. Ha bisogno di concentrare
il proprio spirito per trovare la suprema saggezza e la libertà, che è di
ordine spirituale, di fronte alle influenze di ogni tipo che gli sono imposte
dall'ambiente. La saggezza umana non è sufficiente, è imperfetta. Solo la
verità universale può dare la suprema saggezza. Togli il nome Zen e, al suo
posto, metti: verità, ordine dell'universo".
Cos'è l'amore e la compassione?
"Jihi è la compassione. L'amore ha molti
gradi, forme. L'amore universale è il più profondo. Se abbiamo pietà di
qualcuno, non si tratta solamente della sofferenza materiale, affettiva della
sua miseria. Dobbiamo diventare come lui , avere il suo stesso spirito. Come
aiutare, sollevare, guarire? Noi dobbiamo sempre, non vedere le cose dal nostro
punto di vista soggettivo, ma diventare l'altro. Senza dualità. Non solo amarlo
ma identificarci con il suo spirito.
Nell'amore, esiste sempre una dualità, una
opposizione tra i partner. Ma nella compassione i due esseri non sono che uno.
L'amore è relativo. La compassione è comunione totale dei due esseri. Ma senza
saggezza l'amore è cieco.
La dimensione ultima nel profondo dell'essere,
la dimensione suprema della vita è: coscienza e amore universale. Non possono
esistere l'uno senza l'altro. Verità e amore sono una sola e stessa cosa".
Qual'è il posto della tradizione nello Zen?
"Lo Zen ha sempre rispettato e protetto la
tradizione. Dall'epoca del Buddha, ha sempre seguito questa tradizione senza mai
deviarne. D'altro canto, lo Zen crea senza fine, si adatta a tutti i luoghi e a
tutti i tempi. E' incessantemente fresco come una sorgente che sgorga. Qual'è
la tradizione? E' molto difficile da spiegare perché è la natura di buddha, è
l'essenza dello spirito che si è trasmesso nel corso dei secoli, da maestro a
discepolo, oltre le parole, i shin den shin, dalla mia anima alla tua
anima. Dall'India alla Cina, dalla Cina al Giappone, e dal Giappone all'Europa,
lo Zen ha spesso cambiato luogo. Per svilupparsi ha bisogno di una terra
vergine. Fugge il formalismo e la sclerosi religiosa. Spesso gli Europei mi
domandano se saranno capaci di comprendere realmente lo Zen. E io rispondo
sempre che ci riusciranno meglio degli asiatici,
perché sono freschi e nuovi. Solo una
bottiglia vuota può essere riempita".
Tratto da Questions à un
maitre zen, Ed.Albin Michel, coll. "Spiritualitès vivantes"
"Dal Rinascimento, l'uomo ha definito
se stesso come uomo pensante, e non più come uomo vivente... Ma l'uomo vivente
è esattamente ciò che si ritrova in zazen."
Prof. Claude LEVI-STRAUSS
"Questo stato non è uno stato
alterato della coscienza, ma la vera essenza della coscienza umana che ci
conduce a esprimere il nostro equilibrio cerebrale e la nostra saggezza
corporea."
Prof. Paul CHAUCHARD
" Quando ho imparato a fare zazen,
quando ho imparato la marcia, ho ritrovato, con un linguaggio differente, con
una tecnica differente, quello che cercavo, che studiavo da molto tempo."
Maurice BEJART
"Si tratta innanzitutto di
un'esperienza.... Né filosofia, né ascesi, né spiritualità, lo Zen è
tuttavia tutto ciò in una volta."
Le Monde
"Non c'è mercantilismo religioso o
psicologico . Lo Zen non "procura" niente. Non si fa un investimento
anche se spirito e corpo si impiegano per riconciliarsi. Lo Zen cerca di essere
educazione globale."
L'Express
"Il lavoro dello Zen, è imparare ad
aprirsi con tutto il corpo, imparare a far si che tutto il nostro corpo sia in
stato di servizio, di disponibilità."
Rèforme
"Zazen non è né austerità né
mortificazione. E' il vero accesso alla felicità, alla pace, alla libertà."
Per ogni testo, segue in
grassetto edizione in italiano.
Vrai Zen
- Riedizione della prima opera pubblicata dal Maestro Taisen Deshimaru nel 1970
che presenta lo zen agli Occidentali, ed una introduzione allo Shobogenzo. AZI. (Il
vero Zen - SE, 1993 - Mondadori, 1993).
La Pratique du Zen
- Riedizione dell'opera chiave pubblicata nel 1974, vero manuale di base che
riassume l'insegnamento dello zen. Comprende le traduzioni dell'Hokyo Zan Mai e
del San Do Kai. Albin Michel, 1981.
Zen et arts Martiaux
- L'essenza dell'insegnamento del Maestro Deshimaru sul Bushido, la via del
guerriero. Albin Michel, 1978.
Le Bol et le Baton, 120 contes Zen
- Storie prese dalla tradizione zen che illustrano l'insegnamento dei maestri
del passato. Albin Michel, 1986. (La tazza e il bastone - SE, 1991 -
Mondadori, 1993).
Questions à un Maitre Zen
- Domande che sono sorte nella mente di ciascuno e le cui risposte sono una
eccellente introduzione alla filosofia e alla pratica dello zen. Albin Michel,
1984.
Zen et vie quotidienne
- Riedizione di "La Pratique de la concentration", pubblicato nel
1978. Il maestro Deshimaru vi tratta dello zazen, del karma e della relazione
tra zen e vita quotidiana. Albin Michel, 1984. (La pratica della
concentrazione. Lo Zen e la vita quotidiana - Ubaldini Editore, Roma, 1982).
Zen et self control
- In collaborazione con il Professor Ikemi, psicosomatista. Studio scientifico
degli effetti prodotti dalla pratica di zazen, sul corpo ed il cervello. Albin
Michel, 1991.
Shodoka
- Il canto dell'immmediato Satori, del Maestro Yoka Daishi. Uno dei quattro
testi fondamentali dello chan cinese studiati nello zen Soto, scritto da un
discepolo del sesto patriarca cinese e commentato dal Maestro Deshimaru. Albin
Michel. (Il canto dell'immediato Satori - Mondadori, 1994).
La voix de la vallée
- Traduzione di un'opera di Philippe Coupey, monaco Zen, uscita nel 1979 negli
Stati Uniti, che annota fedelmente i kusen che il Maestro Deshimaru fece durante
il campo estivo del 1977. Editions du Rocher, 1982. (La voce della valle -
Astrolabio, 1985).
Le rugissement du lion
- Traduzione dell'opera di Philippe Coupey, che annota i kusen che il Maestro
Deshimaru fece durante il campo estivo del 1978. Editions du Rocher, 1994.
L'Anneau de la Voie
- Parole di un Maestro Zen, raccolte da Evelyn de Smedt e Dominique Dussaussoy.
Albin Michel, 1993. (L'anello della via - Promolibri, Torino, 1992).
Le Trésor du Zen
- Testi del Maestro Dogen, tradotti e commentati dal Maestro Deshimaru, raccolti
da Evelyn de Smedt, Albin Michel, 1986.
L'Autre Rive
- Testi fondamentali del buddhismo Mahayana e del Maestro Dogen, tradotti e
commentati dal Maestro Deshimaru, raccolti da Evelyn de Smedt. Albin Michel,
1988.
Poèmes de Maitre Daichi
- Poesie di un grande Maestro dello Zen del XVI° secolo, tradotti e commentati
al Maestro Deshimaru. Retz, Rancilio, 1982.
Le Chant de l'illumination silencieuse
- Una selezione dell'insegnamento orale dato da Etienne Zeisler, monaco zen,
discepolo del Maestro Deshimaru, A.Z.I. , 1991.
Zen et christianisme
- di Evelyn de Smedt, sulle relazioni tra zen e cristianesimo, dall'insegnamento
del Maestro Deshimaru. Albin Michel, 1990.
Zen -
Riccamente illustrato, questa opera collettiva presenta la pratica e
l'insegnamento dello zen, ritracciandone la storia e situandolo nell'evoluzione
attuale della civiltà. Albin Michel, 1993
Moine Zen en Occident
- di Roland Yuno Rech, discepolo del Maestro Deshimaru. Albin Michel, 1994. (Monaco
zen in Occidente - Promolibri, Torino 1997)
Zen, l'éveil au quotidien
- di Roland Yuno Rech. Actes Sud, 1999. (Zen, il risveglio al quotidiano - Le
lettere, Firenze, 2002.)
INTEGRALE DELL'INSEGNAMENTO ORALE DEL MAESTRO
DESHIMARU
1, HOKYO ZAN MAI,
Il Samadhi dello specchio prezioso, del Maestro Tozan Ryokai (807-869). Uno dei
quattro testi fondamentali dello chan cinese studiati nello zen Soto, scritto da
uno dei fondatori della scuola Soto.1984.
2, GENJO KOAN,
Capitolo dello Shobogenzo del Maestro Eihei Dogen (1200-1253) Indispensabile
alla comprensione giusta dello Shobogenzo e del pensiero del Maestro Dogen nel
suo insieme. Documento poetico e religioso di una filosofia molto profonda.
1985, 1996.
3, IL LIBRO DEL KESA,
Contiene il capitolo dello Shobogenzo "Kesa Kudoku". Precise
spiegazioni del metodo per cucire il Kesa e il rakusu, a partire
dall'insegnamento di Kodo Sawaki, più un capitolo del Maestro Dogen che spiega
perchè zazen e kesa sono unità. Cucire e praticare con la mano è più
profondo che parlare. 1986, 1997.
4, GAKUDOYOJIN - SHU,
Testo del Maestro Dogen scritto nel 1234. Raccolta considerata un testo
indirizzato ai debuttanti, ma utile a tutti perché ricorda la freschezza dello
"spirito del principiante". 1986.
5, GYOJI,
Capitolo dello Shobogenzo del Maestro Dogen consacrato alla pratica continua che
si basa sull'esempio dei maestri della trasmissione. 1987.
6, HANNYA SHINGYO,
Commentario del Maestro Deshimaru del sutra che riassume la Prajna Paramita ed
esprime la più alta filosofia del buddhismo Mahayana. 1988.
7, LO ZEN DI DOGEN,
Otto testi del Maestro Dogen tratti dallo Shobogenzo o dal Eiheishingi, e
l'unico testo del Maesto Koun Ejo, segretario e successore del Maestro Dogen, il
Komyozo Zanmai. 1989.
8 & 9, SHIN JIN MEI,
Raccolta di poemi sulla fede nello spirito, del Maestro Sosan (? - 606) Il più
antico dei quattro testi ffondamentali dello chan cinese studiati nello zen Soto.
Traduzione e commenti del Maestro Deshimaru. 1990.
10, EIHEIKOROKU,
Traduzione e commenti del Maestro Deshimaru di poesie del Maestro Dogen che
esprimono lo spirito dello zen. 1991.
11, SHINJIN GAKUDO & SHUKKE
KUDOKU. Due capitoli dello
Shobogenzo del Maestro Dogen tradotti e commentati dal Maestro Deshimaru. 1993.
12, POEMES DE DAICHI
- Traduzione e commento del Maestro Deshimaru delle poesie del Maestro
Daichi (1290-1366) Più che letterari, questi poemi contengono l'essenza dello
zen più puro. 1994.
13, POEMES DE DAICHI. Seguito
delle poesie del Maestro Daichi. 1885.
14, SANDOKAI e KANNON GYO. 1997.
Traduzioni e commenti del Maestro Deshimaru nel 1975 del Sandokai di Sekito
Kisen, testo fondamentale dello zen, cantato ogni mattina dopo lo zazen;
traduzione e commento del Maestro Deshimaru nel 1980 del Sutra di Avalokitesvara,
il bodhisattva della compassione.
15, CONCENTRAZIONE E OSSERVAZIONE. 2001
Prossime pubblicazioni:
AUTOBIOGRAPHIE D'UN MOINE ZEN, di Taisen
Deshimaru. Riedizione. (Autobiografia di un monaco zen - SE 1994, Mondadori
1995). <
Opera esaurita in corso di riedizione: Zen
et cerveau, con il Prof. Paul Chauchard. Corrier du livre.