"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Elémire Zolla possedeva il dono raro
e prezioso di una immensa erudizione trasformata in stile di vita. Era
appassionato ditutto ciò che non apparteneva alla modernità occidentale e che
invece gli intellettuali occidentali dibattevano accanitamente. Detestava le
mode, i maestri di pensiero e diffidava dell'eurocentrismo culturale ideologico
e politico.
Dell'Occidente amava figure eccentriche e detestate dall'ufficialità, che lui
rappresentava in saggi mirabili, sottolineandone aspetti nascosti: penso al
lavoro su Florenskij, su John Ruskin, su Romano
Amerio, su Mircea Eliade, sui grandi mistici europei. Ma la sua vera passione
era per il mondo
orientale.
Zolla si calava nel pozzo del passato o nella attualità di esperienze
filosofiche, religiose, letterarie a noi lontanissime per mostrarci tesori di
una verità nascosta a quei moderni che hanno elevato l'idea di progresso a loro
idolo. Oltre ogni specialismo scientifico, al di là della noiosa precisazione
storiografica, Zolla ha ricostruito uno straordinario percorso mitico-simbolico,
in cui le culture "differenti", "lontane", «estranee» alla modernità appaiono
nella sua geniale intuizione filosofica unite per
testimoniare un'altra verità. Non la verità tecnico-scientifica, non quella
pragmatica-funzionalista, ma quella che definisce il modo originario di sentire
e pensare dell'uomo.
Zolla ritrova così una specie di «metafisica unitaria», di filosofia perenne
proprio riflettendo sulle molteplici culture orientali. Una filosofia perenne
che è simile a una corrente sotterranea che unisce la mente degli uomini
all'infinito dell'Universo, che non separa la vita dalle cose, che anima il
tutto così come la più insignificante delle esistenze. L'uomo deve sapersi
abbandonare a uno stato di vuoto, di inconscia coscienza simile a quella che si
ha quando si vive tra la veglia e il sonno: allora può apparirgli 1'essenza dei
fenomeni e qualche framrnento di verità dispersa nell'Universo.
Così Zolla poteva riunire nella sua originale visione filosofica i poeti zen, i
saggi taoisti, i monaci buddhisti, i maestri di karate ma anche quelle figure di
occidentali che cercavano di sfuggire al dominio del progresso e della ragione
scientifica, per svelare agli uomini il segreto dell'unione armonica
dell'individuo nell'eternità della natura.
E Zolla era uno di loro, era un orientale e un occidentale diffidente
dell'Occidente. Viveva anche come uno di loro: curioso viaggiatore,
collezionista di opere di popoli lontani, grande lettore, straordinario
affabulatore. Negli ultimi anni si era ritirato nella sua bella casa di
Montepulciano, che era diventata un piccolo mondo custode delle sue passioni
culturali, proprio nel momento in cui con il corpo non
poteva più vagabondare in terre straniere.
Qualche tempo fa feci con lui, con Grazia e Sara, un viaggio in Giappone. Sempre
paziente, sempre affascinato da ogni esperienza. «Domani torniamo in Italia: che
peccato», gli dissi. «Ma io lì ci sono
solo per caso», mi rispose, «la mia terra è altrove».