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Ricordo
di Elémire Zolla
Elémire
Zolla è tornato
con forza nel mio ricordo di recente, mentre leggevo il bel libro dedicato da
Cristina De Stefano alla "Vita segreta" di Cristina Campo, che per
anni, fino alla morte, fu la sua compagna. Rammento quel tempo, nei primi anni
Settanta, quando andavo a trovarli sull'Aventino, dove abitavano, attratto da
quella coppia non comune, che rappresentava un punto di riferimento
intellettuale di grande caratura per chi, come me, conduceva una ricerca
spirituale ben oltre gli angusti limiti del razionalismo e del laicismo bigotto.
Zolla,
nato a Torino nel 1926, ha subito nella sua vita una rivoluzione interiore che
dal punto di vista esteriore ha pagato a caro prezzo: nonostante l'importanza
dei suoi libri, che hanno avuto successo soprattutto all'estero (alcuni li ha
scritti direttamente in inglese), egli era un marginale nella cultura italiana
(e d'altronde amava vivere appartato) che non gli perdonava il suo
"tradimento". Cresciuto
e formatosi nella Torino azionista dell'immediato dopoguerra, aveva assorbito
tutti i luoghi comuni di una visione del mondo orizzontale e piatta, acerrima
nemica di ogni slancio metafisico. all'improvviso, sui quarant'anni, gli si sono
aperti gli occhi su un'altra realtà, affollata dalle suggestioni della natura e
dello spirito che sovrabbondano oltre i limiti imposti all'intelligenza moderna,
chiusa entro un cerchio ove tutte le cose, compresa la bellezza, sono mute.
Ricordo che mi diceva: è come se fossi stato scorticato vivo, è come se avessi
completamente cambiato pelle; quello che vedo e capisco oggi è completamente
diverso da quello che vedevo e capivo ieri. Naturalmente
incontrai per la prima volta Zolla in un suo libro, "Eclissi
dell'intellettuale" (1959), in cui rendeva testimonianza della sua
"conversione" denunciando per così dire dall'interno l'ottusità del
sistema culturale obbligato dalla modernità. Per chi era affamato di
alternative al materialismo ideologico, quel libro fu un segno meraviglioso. Ne
cercai l'autore, andai a trovarlo, e così cominciò la nostra amicizia. Dopo
quel libro, Zolla ha approfondito le sue ricerche spirituali sul filo della
tradizione, pubblicando opere importanti. Ricordo fra l'altro la fondamentale
antologia "I mistici" e "Le potenze dell'anima". Un saggio
mi è particolarmente caro, "Storia del fantasticare", che
sapientemente mi ha tolto ogni complesso nei confronti di certa letteratura
moderna che non sono mai riuscito a digerire; in quel libro Zolla distingue
magistralmente tra fantasia creatrice e fantasticheria che rimescola la melma
dell'anima (come in Joyce, per intenderci sinteticamente). Zolla
non fu soltanto un grande studioso e scrittore, fu anche, sotterraneamente, un
operatore culturale cui l'intelligenza e l'editoria italiana debbono molto.
All'inizio degli anni Settanta l'editore Rusconi fondò una casa editrice di cui
affidò la direzione ad Alfredo Cattabiani, che allora era molto giovane ma
assai preparato. Cattabiani si avvalse della consulenza di Zolla, e anche questo
gli permise di pubblicare una serie di opere, di autori italiani e stranieri,
che allora furono una vera rivelazione (estremamente urtante per i conformisti)
di un vasto ambito di pensiero alternativo a quello materialista. Ieri
Zolla è spirato a Montepulciano, dove viveva da anni. Con lui scompare un
autore "scomodo" che però rappresenta nel mondo un'alta testimonianza
dell'intelligenza italiana.
Da: http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/020531f.htm
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