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Che cosa accade nell'attimo in cui la coscienza si estingue di
Elémire Zolla
Pubblichiamo
quattro "pensieri" di Elémire Zolla che faranno parte dei
"Quaderni" che la vedova, la studiosa di estetica Grazia Marchianò,
sta raccogliendo fra le sue carte: riflessioni e intuizioni che Zolla annotava
periodicamente sui suoi taccuini personali. "L'estinzione"
Fino
a qual punto la coscienza si estingue? O, che cosa avviene della propria persona
nel corso di allucinazioni che portano al deliquio? Insufficienti le risposte
consuete. Si
vorrebbe dare una replica netta, e si parla di manifestazioni distinte: la
consapevolezza rimane intatta in mezzo a ogni specie di travedimenti ovvero
sparisce e dopo non resta nessun ricordo della trance subìta. E' vero,
sussistono questi due estremi, ma quasi sempre trepida e fluttuante è la realtà,
il suo ricordo tremula, è arbitrario sempre, la ricostruzione degli eventi
d'una visione. Già
un semplice sogno è difficile da rammentare salvo allo scatto del risveglio:
assumerlo nel linguaggio, vuol dire falsificarlo. E' arduo dire fino a che punto
un evento di sogno fa un'immagine e fino a che punto una parola commossa. Occorre
accettare il più delle volte l'esistenza onirica, la trance e in genere
l'allucinazione sciamanica come più vera del vero, un universo sottratto alle
nostre classificazioni, impervio alle nostre categorie, oscillante, svanente ma
nello stesso tempo fulgido e chiaro, contradditorio, atteggiato nell'uno e
nell'altro senso che durante la veglia si escludono. In sanscrito esiste una
parola che lo denota: vikalpa . E' fiabesco, ma connette verità che eludono la nostra attenzione di veglia, di cui forse il nostro inconscio o certi animali si avvedono. Si estende come un velo trepido, ma può imporsi come più netto del vero.
Da: http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/020526k.htm
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