in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Nei paradisi artificiali dei bit ritroviamo l'ebbrezza dell'estasi

di Elémire Zolla

 

Oggi si compiono soltanto esperienze premature e insignificanti, ma quando la virtualità avrà raggiunto il suo pieno sviluppo sarà possibile produrre visioni, percezioni, sensazioni e atmosfere assolutamente indistinguibili da quelle della realtà che conosciamo. In esse si troverà anche una risposta a quello che troppi hanno rifiutato di riconoscere come un bisogno primario: il misticismo.

Nel volumetto Il Dio dell'ebbrezza uscito l'anno scorso presso Einaudi redigevo l'elenco delle evasioni tentate nel mondo dilatato dalle droghe. A partire dalle corse in montagna delle compagnie di baccanti armate di tirsi e ubriacate di vino oppiato fino agli esperimenti recenti di droghe, incominciati dalle riunioni organizzate da Gauthier sull'isola della Senna attorno al 1848 o dalle private ubriacature da oppio osate da Coleridge attorno al tempo della Rivoluzione francese in casette campestri inglesi, terminanti nelle puntate audacissime di questi ultimi anni, fino alle tribù dell'Amazzonia o dell'altopiano messicano per carpire qualche stralcio delle loro pratiche iniziatiche audacissime, per cui innanzitutto si osa sovrapporre le distinte percezioni, l'udito e la vista, il profumo e le sensazioni corporee più intime e quindi si evocano scene e personaggi tradizionali del mondo sciamanico o mistico.
Ma questa ricerca, che coinvolge tanta parte di giovani potrà, con lo sviluppo della realtà virtuale, che si è osato presagire per il 2020, estendersi fino alla riproduzione impeccabile, che unirà alla visione della realtà riprodotta in ogni particolare, l'udito altrettanto perfetto e sovrapponibile, il tatto identico a quello che la percezione fornisce, l'odorato uguale a quello che accompagna le esperienze quotidiane, la sensazione equivalente a quella normale d'ogni giorno, capace di afferrare oltre agli oggetti anche le aure che li circondano e vivificano, attraendoci, seducendoci, facendoci innamorare.

1.
Un tempo i pittori di vasti paesaggi facevano pagare un prezzo l'ingresso nel loro studio, dov'era possibile contemplarli a lungo, immergersi nelle loro foreste, arrampicarsi sulle loro vette, immergersi nei loro mari. Viverli. A metà del secolo scorso ancora a New York si andava negli studi dei paesisti del West per imparare a vivere nelle nuove regioni, a sentirne i fremiti, a valutarne i colori. La consuetudine era anche europea; altrettanto si faceva a Londra o a Parigi.
Sarà dato, con la realtà virtuale, di immergersi non in una riproduzione, ma in una replica assolutamente completa di vedute, dotate di tutte le sensazioni che di fatto le circondano. Si sono fatti di recente giochini insulsi con quelle avvisaglie miserande di realtà virtuale per ora disponibile. Coiti penosi sono stati simulati da prostitute oppresse da visori ed elettrodi. Di fatto non c'è istinto che non potrà soddisfarsi con l'utilizzazione di realtà virtuali, non appena saranno pronte; per adesso è soltanto disponibile una scimmiottatura. Ma se si combineranno le visioni alterate da allucinogeni alle percezioni virtuali, tutti potranno disporre di ogni tipo di realtà: nella misura più ampia possibile, con l'intensità più esasperata e continua. Per ora si sono fatti tentativi prematuri e ridicoli: offerte di turismo, di esperienze erotiche, di visite a musei. La fantasia è come impedita, non osa nemmeno esplorare il possibile, proprio perché tutto diventa possibile. Si osa tutt'al più evocare le distrazioni correnti, le più consuete, non si sfida il quadro modesto nel quale siamo rinchiusi.
Ma nessuno osa prospettare le opportunità inedite, nuovissime che si aprono. Innanzitutto le più inimmaginabili, le esperienze mistiche vere e proprie.

2.
C'è un'obiezione che si frappone al nostro cammino proprio al suo inizio. Le visioni mistiche sono frutto di ascesi e rinunce. Chi non si è sacrificato preliminarmente non accede a tali spettacoli! L'obiezione è falsa. Non è possibile senza pagarne il prezzo rovesciare la propria immaginazione fino a estrarne visioni mistiche? Il paradiso dantesco non è accessibile al vizioso? Eppure questa obiezione preliminare va scartata. Le visioni dei mistici sono riproducibili, programmabili, le loro percezioni ricostruibili. Un programma di canti squisiti e di soffi incantevoli, di visioni travolgenti e di tumulti interiori che mettono sottosopra si può benissimo allestire.
Saranno programmabili tutte le esperienze dei mistici, di ogni sfumatura, di ogni qualità: dalle attraversate dei paradisi alle discese negli abissi. Dalle trasvolate nei cieli di Maometto alle calate negli abissi oceanici dello sciamano di Beowulf, dalle trasmutazioni in belve degli sciamani africani alle identificazioni con fiere dei lottatori cinesi. Anche le esperienze angeliche dei mistici cristiani saranno programmate. Basta che se ne abbia una descrizione particolareggiata. Di solito i mistici stendono figurazioni meticolose delle loro avventure. La pittura e la scultura in certi casi soccorrono con le loro rappresentazioni impagabili. Fin dalle figure di Lascaux.

3.
S'è detto: nel 2020. Non so quanto sia esatto l'insieme dei calcoli che ha condotto a questa data. Può darsi che si debba allungare, lo sviluppo forse fu calcolato per eccesso, a partire da un'economia in sviluppo libero e generoso, forse non ci sarà nel 2000 una presenza così ingente di capitali avventurosi. Forse tutto sarà da rinviare di decenni. Poco importa la data del trapasso: sicura è la sua possibilità di qui a un ventennio circa.
La previsione ha generato stizze inspiegabili, forse sarà da incolparne l'ideologia da cui quasi tutti sono pervasi. Un marxista grida che la realtà virtuale non è quella vera e propria, ma una sua scimmiottatura. Sostiene che la realtà è quella che si può toccare e manipolare, odorare e accarezzare e rientra comunque nei nostri conti. Ma così non fa altro che descrivere gli elementi necessari di un programma serio di realtà virtuale. La virtualità è del tutto reale; basta sapere che, se si usa, si allinea tra infinite realtà consimili e ugualmente usabili.

4.
S'è detto: dove si dischiude l'intera gamma delle possibilità, scatta un divieto di concezioni ammissibili e non riesce nemmeno di prospettare una qualche probabile fioritura nell'avvenire prossimo. Questa coazione al silenzio per enormità delle soluzioni praticabili, questo ammutolimento per la vastità delle prospettive aperte è anche dovuto alla proiezione sul futuro delle condizioni di oggi, che però sono destinate a mutare integralmente, a partire dalla presenza di capitali investibili, di destini impegnabili. Le parole d'ordine che oggi suggestionano, fra qualche decennio non faranno più presa. Le ideologie che oggi incantano fra qualche decennio saranno disprezzate. Di qui l'atmosfera comica di ogni tentativo di prognosi, i mondi dell'avvenire immaginati dai tanti romanzi dedicati al futuro sono sempre di per sé bacati, alterati, buffi.
Le utopie sono comiche in primo luogo. Più chi le tratteggia si sforza di mantenere in sesto le sue fantasie, tanto più ne stride l'insieme. In parte l'effetto burlesco è dovuto alle regole del ceto e della nazionalità: come nel caso di un borghese come Jules Verne, hanno effetti comici. Quanto è forte la sicurezza dell'autore, tanto più grottesca riuscirà la sua proiezione nel futuro.
La letteratura utopistica è una sfilata di facezie, tutto vi è dispiegato, salvo gli esiti possibili della storia. Dopo la sua introduzione a opera di Zoroastro, l'avvenire è dominato dal messianismo, quasi non esiste in seguito religione che non ne fornisca uno scampolo. L'Apocalisse conclude le Sacre Scritture nostrane.
Il profeta o figlio di Dio deve tornare alla fine dei tempi con funzioni redentrici e scompiglianti, con fiammate e terremoti, eruzioni e maremoti. Arrivano eserciti di sterminatori, sono dissestati i coltivi, scompaginati i fiumi, arconti sanguinari si profilano dai cieli.

5.
Ma una previsione facile è pur possibile: basterà non accompagnarla di predizioni immotivate, di fiamme apocalittiche, di sbavature utopistiche. Cosa che i più non riescono a evitare, la struttura della loro immaginazione è rigida e inguaribile: sono alla mercé delle fantasie religiose coatte e delle prevenzioni proprie al loro ceto. E' possibile tuttavia immaginare alcuni esiti plausibili, basterà non farsi frastornare dalle prevenzioni più diffuse, dalle convinzioni più violente. Se debbo osare intervenire nella vicenda di persona, rammenterò che tanti anni fa compilai un'antologia dei mistici d'Occidente, destando invettive madornali. Osavo dedicarmi all'irrazionalità più scandalosa! Non vedevo forse che la Chiesa stessa si era venuta rammodernando e aggiornando? Erano personaggi deleteri che ero andato ricercando, i più turpi della storia ecclesiale! A distanza di trent'anni nessuno osa più emanare quelle sciocchezze, anzi nessuno le concepisce nemmeno.
E procedo perciò come se non fosse chiaro oramai che il fine comune a tutti i mistici d'ogni età non sia stata sempre l'estasi, quasi non fosse ancora oggi dominante. Che cos'altro vanno cercando i ragazzotti nelle discoteche se non l'estasi stessa degli antichi, di sempre? Che cosa giustifica il loro consumo di droghe e le loro iterazioni di pochi gesti iterativi e maniacali? Posso, dunque, e anzi debbo configurare un avvenire nel quale questo desiderio sarà primario.

Da: http://www.fub.it/telema/TELEMA16/Zolla16.html

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