"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Oggi si compiono soltanto esperienze premature e
insignificanti, ma quando la virtualità avrà raggiunto il suo pieno sviluppo
sarà possibile produrre visioni, percezioni, sensazioni e atmosfere
assolutamente indistinguibili da quelle della realtà che conosciamo. In esse si
troverà anche una risposta a quello che troppi hanno rifiutato di riconoscere
come un bisogno primario: il misticismo.
Nel volumetto Il Dio dell'ebbrezza uscito l'anno
scorso presso Einaudi redigevo l'elenco delle evasioni tentate nel mondo
dilatato dalle droghe. A partire dalle corse in montagna delle compagnie di
baccanti armate di tirsi e ubriacate di vino oppiato fino agli esperimenti
recenti di droghe, incominciati dalle riunioni organizzate da Gauthier
sull'isola della Senna attorno al 1848 o dalle private ubriacature da oppio
osate da Coleridge attorno al tempo della Rivoluzione francese in casette
campestri inglesi, terminanti nelle puntate audacissime di questi ultimi anni,
fino alle tribù dell'Amazzonia o dell'altopiano messicano per carpire qualche
stralcio delle loro pratiche iniziatiche audacissime, per cui innanzitutto si
osa sovrapporre le distinte percezioni, l'udito e la vista, il profumo e le
sensazioni corporee più intime e quindi si evocano scene e personaggi
tradizionali del mondo sciamanico o mistico.
Ma questa ricerca, che coinvolge tanta parte di giovani potrà, con lo sviluppo
della realtà virtuale, che si è osato presagire per il 2020, estendersi fino
alla riproduzione impeccabile, che unirà alla visione della realtà riprodotta
in ogni particolare, l'udito altrettanto perfetto e sovrapponibile, il tatto
identico a quello che la percezione fornisce, l'odorato uguale a quello che
accompagna le esperienze quotidiane, la sensazione equivalente a quella normale
d'ogni giorno, capace di afferrare oltre agli oggetti anche le aure che li
circondano e vivificano, attraendoci, seducendoci, facendoci innamorare.
1.
Un tempo i pittori di vasti paesaggi facevano pagare un prezzo l'ingresso nel
loro studio, dov'era possibile contemplarli a lungo, immergersi nelle loro
foreste, arrampicarsi sulle loro vette, immergersi nei loro mari. Viverli. A metà
del secolo scorso ancora a New York si andava negli studi dei paesisti del West
per imparare a vivere nelle nuove regioni, a sentirne i fremiti, a valutarne i
colori. La consuetudine era anche europea; altrettanto si faceva a Londra o a
Parigi.
Sarà dato, con la realtà virtuale, di immergersi non in una riproduzione, ma
in una replica assolutamente completa di vedute, dotate di tutte le sensazioni
che di fatto le circondano. Si sono fatti di recente giochini insulsi con quelle
avvisaglie miserande di realtà virtuale per ora disponibile. Coiti penosi sono
stati simulati da prostitute oppresse da visori ed elettrodi. Di fatto non c'è
istinto che non potrà soddisfarsi con l'utilizzazione di realtà virtuali, non
appena saranno pronte; per adesso è soltanto disponibile una scimmiottatura. Ma
se si combineranno le visioni alterate da allucinogeni alle percezioni virtuali,
tutti potranno disporre di ogni tipo di realtà: nella misura più ampia
possibile, con l'intensità più esasperata e continua. Per ora si sono fatti
tentativi prematuri e ridicoli: offerte di turismo, di esperienze erotiche, di
visite a musei. La fantasia è come impedita, non osa nemmeno esplorare il
possibile, proprio perché tutto diventa possibile. Si osa tutt'al più evocare
le distrazioni correnti, le più consuete, non si sfida il quadro modesto nel
quale siamo rinchiusi.
Ma nessuno osa prospettare le opportunità inedite, nuovissime che si aprono.
Innanzitutto le più inimmaginabili, le esperienze mistiche vere e proprie.
2.
C'è un'obiezione che si frappone al nostro cammino proprio al suo inizio. Le
visioni mistiche sono frutto di ascesi e rinunce. Chi non si è sacrificato
preliminarmente non accede a tali spettacoli! L'obiezione è falsa. Non è
possibile senza pagarne il prezzo rovesciare la propria immaginazione fino a
estrarne visioni mistiche? Il paradiso dantesco non è accessibile al vizioso?
Eppure questa obiezione preliminare va scartata. Le visioni dei mistici sono
riproducibili, programmabili, le loro percezioni ricostruibili. Un programma di
canti squisiti e di soffi incantevoli, di visioni travolgenti e di tumulti
interiori che mettono sottosopra si può benissimo allestire.
Saranno programmabili tutte le esperienze dei mistici, di ogni sfumatura, di
ogni qualità: dalle attraversate dei paradisi alle discese negli abissi. Dalle
trasvolate nei cieli di Maometto alle calate negli abissi oceanici dello
sciamano di Beowulf, dalle trasmutazioni in belve degli sciamani africani alle
identificazioni con fiere dei lottatori cinesi. Anche le esperienze angeliche
dei mistici cristiani saranno programmate. Basta che se ne abbia una descrizione
particolareggiata. Di solito i mistici stendono figurazioni meticolose delle
loro avventure. La pittura e la scultura in certi casi soccorrono con le loro
rappresentazioni impagabili. Fin dalle figure di Lascaux.
3.
S'è detto: nel 2020. Non so quanto sia esatto l'insieme dei calcoli che ha
condotto a questa data. Può darsi che si debba allungare, lo sviluppo forse fu
calcolato per eccesso, a partire da un'economia in sviluppo libero e generoso,
forse non ci sarà nel 2000 una presenza così ingente di capitali avventurosi.
Forse tutto sarà da rinviare di decenni. Poco importa la data del trapasso:
sicura è la sua possibilità di qui a un ventennio circa.
La previsione ha generato stizze inspiegabili, forse sarà da incolparne
l'ideologia da cui quasi tutti sono pervasi. Un marxista grida che la realtà
virtuale non è quella vera e propria, ma una sua scimmiottatura. Sostiene che
la realtà è quella che si può toccare e manipolare, odorare e accarezzare e
rientra comunque nei nostri conti. Ma così non fa altro che descrivere gli
elementi necessari di un programma serio di realtà virtuale. La virtualità è
del tutto reale; basta sapere che, se si usa, si allinea tra infinite realtà
consimili e ugualmente usabili.
4.
S'è detto: dove si dischiude l'intera gamma delle possibilità, scatta un
divieto di concezioni ammissibili e non riesce nemmeno di prospettare una
qualche probabile fioritura nell'avvenire prossimo. Questa coazione al silenzio
per enormità delle soluzioni praticabili, questo ammutolimento per la vastità
delle prospettive aperte è anche dovuto alla proiezione sul futuro delle
condizioni di oggi, che però sono destinate a mutare integralmente, a partire
dalla presenza di capitali investibili, di destini impegnabili. Le parole
d'ordine che oggi suggestionano, fra qualche decennio non faranno più presa. Le
ideologie che oggi incantano fra qualche decennio saranno disprezzate. Di qui
l'atmosfera comica di ogni tentativo di prognosi, i mondi dell'avvenire
immaginati dai tanti romanzi dedicati al futuro sono sempre di per sé bacati,
alterati, buffi.
Le utopie sono comiche in primo luogo. Più chi le tratteggia si sforza di
mantenere in sesto le sue fantasie, tanto più ne stride l'insieme. In parte
l'effetto burlesco è dovuto alle regole del ceto e della nazionalità: come nel
caso di un borghese come Jules Verne, hanno effetti comici. Quanto è forte la
sicurezza dell'autore, tanto più grottesca riuscirà la sua proiezione nel
futuro.
La letteratura utopistica è una sfilata di facezie, tutto vi è dispiegato,
salvo gli esiti possibili della storia. Dopo la sua introduzione a opera di
Zoroastro, l'avvenire è dominato dal messianismo, quasi non esiste in seguito
religione che non ne fornisca uno scampolo. L'Apocalisse conclude le Sacre
Scritture nostrane.
Il profeta o figlio di Dio deve tornare alla fine dei tempi con funzioni
redentrici e scompiglianti, con fiammate e terremoti, eruzioni e maremoti.
Arrivano eserciti di sterminatori, sono dissestati i coltivi, scompaginati i
fiumi, arconti sanguinari si profilano dai cieli.
5.
Ma una previsione facile è pur possibile: basterà non accompagnarla di
predizioni immotivate, di fiamme apocalittiche, di sbavature utopistiche. Cosa
che i più non riescono a evitare, la struttura della loro immaginazione è
rigida e inguaribile: sono alla mercé delle fantasie religiose coatte e delle
prevenzioni proprie al loro ceto. E' possibile tuttavia immaginare alcuni esiti
plausibili, basterà non farsi frastornare dalle prevenzioni più diffuse, dalle
convinzioni più violente. Se debbo osare intervenire nella vicenda di persona,
rammenterò che tanti anni fa compilai un'antologia dei mistici d'Occidente,
destando invettive madornali. Osavo dedicarmi all'irrazionalità più
scandalosa! Non vedevo forse che la Chiesa stessa si era venuta rammodernando e
aggiornando? Erano personaggi deleteri che ero andato ricercando, i più turpi
della storia ecclesiale! A distanza di trent'anni nessuno osa più emanare
quelle sciocchezze, anzi nessuno le concepisce nemmeno.
E procedo perciò come se non fosse chiaro oramai che il fine comune a tutti i
mistici d'ogni età non sia stata sempre l'estasi, quasi non fosse ancora oggi
dominante. Che cos'altro vanno cercando i ragazzotti nelle discoteche se non
l'estasi stessa degli antichi, di sempre? Che cosa giustifica il loro consumo di
droghe e le loro iterazioni di pochi gesti iterativi e maniacali? Posso, dunque,
e anzi debbo configurare un avvenire nel quale questo desiderio sarà primario.