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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Il lungo viaggio di Zolla che va oltre l'Oltretomba

di Claudia Gualdana

 

«Discesa all'Ade e resurrezione» è l'ultima opera dello studioso scomparso il 30 maggio scorso, grande indagatore della tradizione che rifuggì i miti della modernità

Di Elémire Zolla (1926-2002) abbiamo apprezzato i libri, ma più ancora l'inattualità.  Zolla fu un esule, un pensatore estraneo a un'epoca di cui non condivideva le presunte verità incontestabili.  Tuttavia seppe indossare con stile il ruolo talvolta definito reazionario, ma in realtà d'avanguardia, che le sue inclinazioni Filosofiche gli avevano assegnato.  In occasione dell'uscita del suo ultimo libro, Discesa all'Ade e resurrezione (Adelphi, pagg. 200, euro 9), in cui confluiscono alcuni saggi sulla gnosi oltre a Catabasi e anastasi, viaggio nei misteri dell'oltretomba già apparso in una raffinata edizione di Tallone (2001), è bene ricordare quanto, fosse singolare quest'uomo di cultura.

Si pensi, per esempio, a una sua intervista del '97 in cui, ricordando l'anno della Rivoluzione francese, ammise candidamente che quella, per lui, era soprattutto la data dell'acquisizione dei Veda nella Biblioteca Britannica.  Nella stagione delle ideologie, delle segreterie di partito e del trionfo di sociologie e realismi che lasciavano poco spazio a interpretazioni metafisiche dell'esistenza, Zolla sfidò i dogmi antireligiosi.  Celebrò il '68 a modo suo, con uno stile molto differente da quello di tanti colleghi: di quell'anno amava ricordare una sua conferenza sul satanismo all'Università di Trieste.  Non fece mai mistero di considerare quella data come l'inizio «dell'aggressione a un fatto elementare della vita sociale, come l'insegnamento», e della stagione in cui «si è riverito una serie di personaggi

criminosi e incolti come non s'era mai fatto prima».

D'altra parte, non ci si può attendere altro da un pensatore che aveva scelto la mistica e la tradizione.  Alla filosofia europea post-illuminista, eccezion fatta per Nietzsche e pochi altri, preferiva il pensiero medioevale e rinascimentale.  Non a caso, tra le sue opere, resteranno indimenticate I mistici dell'Occidente (Garzanti, 1963, poi ristampato da Adelphi), antologia della ricerca di Dio dal medioevo alla modernità, e la rivista che fondò e diresse, Conoscenza religiosa (pubblicata dal 1969 al 1983), cui collaborava addirittura Mircea Eliade.

I suoi amici erano pionieri di una cultura che faticava a trovare uno spazio nell'establishment ufficiale.  Tra questi, Roberto Bazlen e Roberto Calasso, il fondatore di Adelphi, casa editrice di cui non è necessario rammentare i meriti nel rinnovamento culturale italiano.  Collaborava con Alfredo Cattabiani, promotore della collana Borla in cui apparvero per la prima volta i libri di Simone Weil, poi protagonista dell'epoca d'oro di Rusconi libri.

La ricerca di assoluto che respiriamo leggendo i suoi libri e la critica alla secolarizzazione totale della società che se ne trae, danno l'impressione di un'osmosi tra l'uomo e la sua opera.  Come se la ricerca filosofica di Zolla fosse in qualche modo il risultato di un'ansia, di un bisogno di spezzare la finitezza della natura umana. I realismi, abbiamo già detto, lo intrigavano poco: all'analisi della vita quaggiù preferiva forse la preparazione per altre dimensioni dell'esistenza.  Un tratto comune a quanti hanno amato i libri di Guénon, il metafisico francese considerato dai profani un teorico della destra, ma che in realtà fu il più lucido esegeta della tradizione.  E poi, i pellegrinaggi nel cuore delle religioni di tutto il globo: taoismo, induismo, ebraismo, cristianesimo.

Negli ultimi anni le sue ricerche lo avevano portato altrove, forse oltre i limiti di quella «filosofia perenne» alla quale amava richiamarsi.  Si interessò di sciamanesimo e di tecniche dell'estasi, e qualcuno si stupì di questa svolta.  Tuttavia, leggendo Discesa all'Ade e resurrezione, uno tra i suoi libri più criptici, forse ci è finalmente chiaro che stava cercando una via per esplorare la dimensione verso cui si stava dirigendo: quella imperscrutabile dell'oltretomba.  Nella postfazione di Grazia Marchianò, docente di Estetica e vedova dello scrittore, leggiamo che Zolla si chinò su queste pagine sino alla fine: l'ultima aggiunta è del 26 maggio scorso, quattro giorni prima di morire.  Come se stesse raccogliendo intorno a sé le divinità e i racconti iniziatici che tanto aveva amato, affinché gli tenessero compagnia nel viaggio estremo.

 

Da: http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/021116e.htm

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