"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Montepulciano. Incontro per la mia rubrica
“Riflessioni in forma di conversazioni”, Grazia Marchianò Zolla, orientalista e
estetologa, già professore ordinario di estetica all'Università di Siena-Arezzo,
dottore honoris causa alla Open University, Edimburgo.
È di suo marito, Elémire Zolla – a
distanza di pochi anni dalla scomparsa - che intendo parlare con lei. Per
saperne un po’ di più, su quelli che sono i primi contributi postumi dedicati
all’opera complessiva zolliana.
Voglio ricordare che Zolla fu americanista, comparatista, filologo e teorico di
rilievo mondiale delle religioni, degli studi di mistica,
esoterismo, alchimia
e simbologia. Insegnò letteratura anglo-americana e filologia germanica nelle
università di Genova e Roma “La Sapienza”. Sostenitore del sincretismo e
propugnatore di una rigenerazione del pensiero occidentale nell’incontro con le
filosofie dell’Asia e le civiltà indigene.
Qual è attualmente l’oggetto dei suoi studi, Signora Marchianò?
A partire dal 2002, l'anno in cui Elémire Zolla si è, per così dire, ritirato
dai suoi scritti, lasciandoli sparsi in bell'ordine sui tavoli in casa,
domandarmi qual è l'oggetto dei miei studi, suona ai miei orecchi pleonastico.
Moltissimo di ciò che era stato al centro della mia vita di ricerca
intellettuale, accademica e di scrittura accanto e tuttavia distintamente da lui
- come accade a ogni coppia affiatata di intellettuali, ha preso inevitabilmente
a ruotare sull'asse di Zolla, ai fini di tutelare la sua vastissima opera edita
e inedita e reinterpretare nel modo possibilmente più rigoroso il suo pensiero
strato per strato. Di questo compito non facile, pienamente dovuto alla sua
memoria e a beneficio di una nuova generazione di lettori in questo paese, mi
occupo personalmente con tutte le energie di cui dispongo. Al momento, solo
affluenti secondari del piccolo fiume di energia personale va nelle direzioni
che erano state centrali nella stagione precedente della mia vita, studi e
scritti di estetica, filosofia
buddhista e orientalismo in italiano e inglese,
sinergie con comparatisti e pensatori transculturalisti in molti paesi europei e
extra-europei in vista di proiettare una visione conciliante e unitiva delle vie
di conoscenza di Oriente, Occidente e delle tradizioni indigene.
Conoscendo dall'interno l'opera di Zolla mi sono resa conto - da quando ho
dovuto riprendere a camminare da sola - che il suo pensiero e quello nel quale
avevo navigato a mia volta, compongono un unico fiume nel quale mi toccava
navigare e aiutare a navigare tutti coloro che seriamente lo desiderano.
Cronologicamente, il primo contributo a una visione postuma complessiva di Zolla
attraverso l'opera e la sua ricezione critica in Italia e fuori, l'ho dato
redigendo la voceZolla Elémire per
la seconda edizione riveduta della Encyclopedia of Religions, Macmillan,
New York 2004, vol. 14, pp. 9984-9987. Si tratta di uno dei più autorevoli
Dizionari enciclopedici per le scienze umanistiche e religiose istituito a suo
tempo da Mircea Eliade all'Università di
Chicago, e accanto a tanti pionieri e maestri di spiritualità del Novecento,
spesso misconosciuti in patria, Zolla si trova felicemente in ottima compagnia.
Per l'editore Rizzoli sto completando una vasta biografia intellettuale di Zolla
che conterrà una ingente selezione di scritti editi e inediti. Quest'opera
uscirà nel 2006 assieme a un'altra che descrivo nella risposta all'ultima
domanda. Inoltre, sempre nel 2006, curerò un fascicolo monografico speciale
della rivista "Viator" di Rovereto interamente dedicato al pensiero e all'opera
di Zolla con contributi critici di studiosi che lo hanno conosciuto in varie
stagioni della sua attività accademica e di ricerca tra l'Italia, la Svizzera e
gli Stati Uniti.
L’Italia è un paese in cui si coltiva – per volontà o per ignoranza – una
inestirpabile tendenza a dimenticare rapidamente tutto e tutti, anche (o
soprattutto) coloro che ne hanno nobilitato, in un modo o nell’altro, l’aspetto
culturale. Perciò, le chiedo: l’interesse nei confronti della figura di Zolla, è
ancora molto elevato?
Non mi è difficile immaginare come Zolla, se mai l'avesse potuto, avrebbe
risposto al quesito: "L'interesse nei suoi confronti, è ancora (corsivo
mio) molto elevato?".
Una domanda semplice e innocua se si presume che si possa rispondere mettendo
sui piatti di una bilancia l'interesse e il disinteresse, l'attenzione e la
disattenzione verso un'opera poliedrica, complessa e controversa qual è la sua,
e verso una personalità umana del pari poliedrica, complessa e non facile da
sondare.
La questione in realtà è molto più complessa e richiederebbe una lunga
spiegazione. L'interesse in vita e in morte per un autore non si accende come un
interruttore domestico.
Occorre convogliare e
amplificare fasci di attenzione critica in direzioni che il lettore ignaro dei
meccanismi dell'industria culturale non sa quanto dipendano a volte dal mero
capriccio mondano e da un gioco di probabilità del tutto indipendenti dallo
spessore o, al contrario, dall'inconsistenza dell'opera dell'autore di cui si
tratta. Mi auguro che i libri che usciranno a mia cura nel 2006 daranno la stura
a correnti di perspicace, rinnovata attenzione critica sul 'caso' Zolla, dopo il
falò di reazioni immediatamente successive alla morte. Certi vecchi, perduranti,
clichés appiccicati al suo nome da osservatori un po' pigri per documentarsi
ex-novo sui suoi libri vecchi e più recenti, sarebbe un sollievo vederli svanire
a vantaggio di una comprensione non amputata né preconcetta dell'opera di Zolla.
Lettori che attingono ai suoi libri e alle loro ristampe con una costanza e un
affetto che mi ricordano in India la devozione autentica per un maestro, ce n'è
qualche migliaio. Un centinaio di essi mi è noto personalmente, e il loro
sostegno conforta il mio cammino.
Che cosa si sta ristampando, in questo periodo, dello studioso?
Tra i principali editori di Zolla negli ultimi vent'anni, da Adelphi a Mondadori
a Aragno a Tallone, la Casa Marsilio di Venezia grazie al personale, convinto
impegno di Susanna Biadene, è oggi in prima linea nella ripubblicazione
sistematica dell'opera zolliana. Tra il 2002 e il 2005, a parte Un
destino itinerante, il fortunato dialogo a
due voci Zolla-Fasoli che uscì inizialmente nel 2002, si sono ristampati con mie
Note ai testi i seguenti volumi : Aure, L'amante invisibile, Verità segrete
esposte in evidenza, Archetipi, e un'edizione interamente riveduta anche
negli apparati iconografici di Meraviglie della natura. Introduzione
all'alchimia (Bompiani 1975), un'opera chiave di Zolla nel passaggio dalla
stagione degli scritti polemici del primo periodo romano a quella degli scritti
filosofici anche in inglese come fu il caso di Archetipi, pubblicato a
Londra e a New York nel 1981.
Sarà perciò Marsilio a ripubblicare con una mia ampia Introduzione
storico-critica uno dei pochissimi libri mai ristampati di Zolla, Le potenze
dell'anima (Bompiani 1968), un testo fondamentale.
Sono peraltro convinta che un'opera sfaccettata come quella zolliana, dove
confluiscono temi sociologici, letterari, mistico-religiosi, di anglistica e
americanistica, antropologia e
sciamanesimo, orientalistica, esoterismo e molto
altro costituisca un patrimonio intellettuale di tale rilievo che un piano
organico di salvaguardia e diffusione dell'Opera omnia di Zolla non possa
dipendere da iniziative benché lodevoli e benemerite di singoli editori. Occorre
piuttosto ipotizzare l'istituzione di un centro permanente di Studi Zolliani
che, assieme a me e dopo di me, si faccia carico del suo lascito intellettuale,
parte intrinseca del quale sono l'archivio e la biblioteca dello scrittore, e la
dimora in cui visse gli ultimi undici anni della sua vita a Montepulciano (Un
libro di immagini è in preparazione a cura di G. Foschi e A. Vicario).
Varie ipotesi di un progetto internazionale intitolato ai "Zolla Studies" si
stanno vagliando.
Quali aspetti del suo pensiero, secondo lei, sono stati ancora poco
indagati?
Come sottolineo nella Introduzione all'opera in stampa da Rizzoli, Zolla
rappresenta un caso, non poi così raro, di 'disattenta' attenzione - in parte
deliberata, in parte involontaria - nei confronti di un autore paradossalmente
meno incompreso o frainteso dal lettore comune, dal cosiddetto grande pubblico
che dal critico militante e dallo specialista, radicati, se non ossificati nelle
proprie convinzioni, e poco disposti a riconsiderarle alla luce delle tesi di
Zolla che certo pallide o equivoche non furono mai, su questioni brucianti nel
dibattito culturale del secondo Novecento.
Un altro fattore che non ha giocato a favore di una retta, limpida comprensione
del pensiero di Zolla nell'insieme, è stato a mio avviso una tartassante
presenza, almeno in certi periodi, della sua firma su testate inadatte ad
accogliere e diffondere idee che avrebbero tratto vantaggio dall'essere
canalizzate in circuiti più filtrati - che le esponessero a una ricezione meno
impetuosa e distorta com'è invece, a volte, avvenuto.
Personalmente ritengo che la statura di Zolla
pensatore mistico e maestro di spiritualità al di sopra di steccati e barriere
convenzionali tra culture, popoli e religioni sia l'aspetto indagato in modo per
ora insufficiente nel contesto della ricezione italiana recente. (In passato
l'attenzione critica verso questo aspetto decisamente primario ha dato frutti
più consistenti).
I giacimenti di conoscenza non-duale disseminati nei suoi scritti, richiedono
per essere portati alla luce menti disciplinate da uno studio indefesso oltre
che fervide e appassionate, e un'opera di scavo che non s'improvvisa. Avere
fretta che ciò avvenga nel giro di pochi anni è ozioso e futile.
Perché si è deciso di ristampare, a distanza di cinquant’anni,
presso l’editore Aragno, “Minuetto all’inferno”, opera prima di Zolla? Ha avuto
una buona accoglienza?
Assai più di Cecilia o la disattenzione (Garzanti 1961), il secondo e
ultimo romanzo di ambientazione romana, Minuetto all'inferno (Einaudi
1956) è un formidabile inventario di tutto ciò che Zolla aborrì del Regime
fascista e dei suoi lugubri scenari a Torino, dove nacque e visse fino ai trent'anni.
Se da qualche parte si deve pur partire per un esame circostanziato dell'opera
di un autore non solo di trattati e saggi eruditi, la storia solforosa di
Lotario Copardo e Giulia Utasso, co-protagonisti del primo romanzo, offre
squarci di enorme interesse su certi aspetti della stessa personalità del
giovane Zolla al tempo in cui lo assalì la tisi. Nella Introduzione al testo
ristampato con autentico entusiasmo dall'editore Aragno nel 2004, dedico una
parte abbondante al resoconto di ciò che avvenne negli uffici Einaudi in via
Biancamano, tra i lettori eccellenti che si palleggiarono il giudizio
sull'opera, primo tra loro Elio Vittorini, direttore della collana "I gettoni"
dove infine il libro uscì nel 1956, conquistando a sorpresa quell'anno il premio
Strega per l'opera prima.
La ristampa di questo primo romanzo, cui seguirà l'edizione di uno o due volumi
di racconti, praticamente disseppelliti dopo mezzo secolo, è stata bene accolta
anche se alla maniera prevedibile: con una spiccata insistenza sulla vicenda
dietro le quinte di via Biancamano o sul côté cultural-mondano dello Strega
rispetto all'esame di aspetti più ripidi e riposti del romanzo strutturalmente
situato… tra cielo e terra, proprio così - in termini che si può immaginare
quanto riuscissero nauseanti a Elio Vittorini!
Perché Zolla decise a un certo punto di abbandonare la narrativa?
Questa domanda offre il destro di mostrare quale fu il rapporto di Zolla con i
generi letterari che praticò, la narrativa essendo stato uno dei primi messo poi
da parte.
Per penetrare nei labirinti dell'anima umana non c'è niente di meglio che dar
vita a personaggi, sbozzarne i caratteri, inscenare peripezie che li riguardano,
affittare per loro passioni e idee (nel caso migliore), aiutandoli a nascere,
consistere, muoversi e dissolversi tal quali maschere sullo sfondo di una
vicenda ipotetica, illusoria non più della vita stessa.
Ma che la narrativa fosse un esercizio letterario perpetuo, Zolla
lo escluse abbastanza presto. Scrivere storie fu lo stratagemma adottato lì per
lì per penetrare in certi interstizi mentali che nemmeno gli studi di
psichiatria che fece al tempo in cui frequentò legge all'Università di Torino
potevano mettergli a nudo con altrettanto gusto e senso della scoperta da parte
sua.
So che è allo studio la ristampa integrale, curata da lei, della rivista
“Conoscenza religiosa”. Vuole parlarmene?
Nei suoi 68 fascicoli ordinari e 15 monografici speciali "Conoscenza religiosa",
il trimestrale che sotto la direzione di Zolla fu pubblicato dalle edizioni La
Nuova Italia tra il 1969 e il 1983, ricapitola l'idea di conoscenza completa,
oggi diremmo olistica e trans-storica, che ispirò l'opera di Zolla umanista,
pensatore sincretista e scrittore all'incrocio di più mondi e culture. In uno
dei periodi più tormentati del secondo Novecento, "Conoscenza religiosa" fu il
magnete che attrasse gli ingegni intellettuali più fertili e indipendenti
rispetto ai diktat della cultura
dominante: simbologi, etnomusicologi, orientalisti, esperti di linguistica,
alchimia e archeologia, scrittori e poeti ripristinarono assieme a Zolla in
una sola voce i lembi di una sapienza inabissata e in gran parte negata ai
moderni, una sapienza in cui l'umano e il divino, il pensiero mitico e il
pensiero dialettico, l'Oriente e l'Occidente, l'essoterico e l'esoterico
s'incontrassero senza confliggere. Feci parte io stessa del gruppo dal 1975, e
assistetti al prodigio di veder materializzare sulla carta di fascicolo in
fascicolo, il vasto piano culturale, ardito e trasgressivo in quegli anni, che
Zolla enunciava in modo nitido nell'editoriale del n. 1, 1969.
Con Federico Codignola, figlio del senatore Tristano proprietario all'epoca
della Nuova Italia, e suo figlio Tommaso, titolari assieme a Ludovico Steidl,
delle Edizioni di Storia e Letteratura a Roma, si è pensato di offrire a una
nuova generazione di lettori, l'occasione di attingere allo straordinario
capitale intellettuale rappresentato dalla rivista, ripubblicando anzitutto i
testi firmati e siglati da Zolla attraverso i quattordici anni di vita della
rivista, testi che introdurrò e commenterò in un primo volume di circa seicento
pagine, con apparati bibliografici a cura di Matteo Canale. Quest'opera il cui
titolo provvisorio è La luce della conoscenza, sarà pubblicata nel corso
del 2006, l'anno nel quale ricorre l'ottantesimo dalla nascita dello scrittore.
Sono particolarmente grata all'amico Federico per la sintonia di intenti nella
quale questo importante recupero dell'opera seminale di Zolla riprende forma nel
prestigioso Catalogo delle Edizioni di Storia e Letteratura.