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La mitica generazione dei nuovi dinamitardi d'Occidente (Luca Guglielminetti)
MOLTO di quanto scritto da Elemire Zolla, forse non pare, ma
oggi è incarnato. Incarnato nella generazione più giovane, quella che rischia.
Sì, rischia perché non avendo le prospettive dei padri, rischia di trovarsi
senza lavoro fisso, senza fissa dimora, senza pensione né paura di morire. Ma
quando non si ha paura di rischiare e di morire, al contrario di Zolla, o di
Cristina Campo, la svolta oggi non avviene sul piano mistico delle idee. Semmai
capita qualcosa di simile a quanto scriveva Max Weber: "Gli antichi dei,
disincantati e perciò trasformati in potenze impersonali, sorgono dalle loro
tombe e riprendono la lotta fra di loro aspirando a conquistare il dominio sulla
vita". Se di miti si deve parlare, o rispecchiarcisi, i libri di Zolla, come quelli di un Guénon o un Eliade, e come i molti altri della 'tradizione', sono di una natura molto diversa da quelli di Kerény o di Hillman, ad esempio. Qual'è la differenza? L'approccio esclusivamento "letterario" ed "esoterico" dei primi e quello più "scientifico" od "essoterico" dei secondi. Sarà perché l'illuminismo e l'uso della ragione non riusciamo a percepirli come "cospirazione" o come "demoniaco", ci pare che la differenza tra un mistico "liberale" e un socialista "liberale" risieda nella dimensione sociale della conoscenza, o gnosi. Il rimprovero a questa cultura, sicuramente emarginata per molti anni in Italia, risiede non più tanto nel fatto di essere "di destra" tout-court, quanto piuttosto per il disprezzo che esprime verso il "basso", la piazza dove tumultuose e sporche si muovevano l'altro ieri le classi, ieri la massa, oggi una somma di individui in relazioni varie tra loro. La cultura di sinistra, con le rare eccezioni italiane costituite da Furio Jesi o Ugo Volli, ha, a sua volta, respinto o rimosso la "macchina mitologica". Solo in casi isolati di "socialismo eretico" ha colto nel segno. Come trapela in tutta l'opera di Camus, dove si percepisce la contiguità tra l'estrema solitudine e indifferenza dell'individuo e tutto il senso a partecipazione a tutto ciò che lo circonda con spirito di libertà ed eguaglianza. In fondo l'unico rimprovero che ci sentiamo di muovere a Elémire
Zolla è solamente questo: non aver visto che gli dei non animano solo il fondo
della propria anima, o quella di una cerchia chiusa, ma agiscono sempre in
chiunque e ovunque in forme diverse, anche nella bassa piazza della politica che
rifiuta l'unità del tutto, ma si divide politeisticamente, per non dire - dato
il tema - semplicemente pluralisticamente, almeno in parti opposte, come lo yin
e yan della tradizione taoista. Quello che vediamo noi, ed è profondamente
socialista e liberale contemporaneamente, è il principio di scissione
originario del più semplice organismo biologico vivente che si riproduce, forse
nell'universo taoista, ma sicuramente in modo evidentemente percepibile in noi
stessi, nella politica, all'interno degli schieramenti e dei singoli partiti,
correnti, e giù, giù in fondo fino a quando chiacchieriamo al bar con un amico
e siamo sempre in due. (Luca Guglielminetti)
Da: http://www.socialisti.net/CAFFE/zolla1.htm
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