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E' morto Elémire Zolla, l'ultimo degli esoterici(Umberto
Galimberti – La Repubblica, 31 maggio 2002)
È
MORTO ieri nella sua casa di Montepulciano Elémire Zolla, lo studioso di
letteratura angloamericana, narratore, saggista e autorevole conoscitore di
dottrine esoteriche. Era nato a Torino nel 1926, aveva insegnato prima
all'università di Genova e poi in quella di Roma. Vinse il premio Strega nel
1956 con Minuetto all'inferno. Tra le sue opere più importanti Eclissi
dell'intellettuale, I letterati e lo sciamano, Uscite dal mondo, I mistici
dell'Occidente. Per ottobre è prevista presso l'editore Adelphi la
pubblicazione del suo nuovo libro: Discesa agli inferi e resurrezione. Zolla è
stato uno degli ultimi difensori della tradizione contro il mondo moderno. Di
qui l'attenzione per l'Oriente. Ma
la logica non è la verità, è solo uno strumento per intenderci, per questo
Aristotele la chiama Organon (che significa strumento). Friedrich Nietzsche era
addirittura persuaso che non ci saremmo potuti mai incamminare sui sentieri
della verità se prima non ci fossimo liberati di "quella servetta che è
la grammatica", parente stretta della logica. Martin Heidegger, dal canto
suo, lamentava addirittura la "povertà del nostro tempo", dovuta al
fatto che ormai da duemila anni l'Occidente dispone unicamente di un pensiero
capace solo di far calcoli (logici) e assolutamente incapace di pensare. Per
questo tenta l'impresa di un nuovo linguaggio, e lo va a cercare là "dove
la parola manca". Su
un altro versante Sigmund Freud si era persuaso che l'Io, sede della razionalità
logica, "non fosse padrone in casa propria", e significati ben più
potenti si agitassero sotto l'apparente quiete della coerenza razionale. Chiamò
questo sottosuolo "inconscio" e "simbolico" il suo
linguaggio. Poi
vennero gli psicoanalisti a tentare quell'impresa impossibile che era la ricerca
del "significato dei simboli", ignari che i simboli non significano,
perché come figure pre-logiche, sfuggono allo schema concettuale che
costituisce la violenza prima di ogni commento. I simboli non
"significano" perché non sono "significati" ma
"forze". I simboli "agiscono". Elémire
Zolla, al pari di Henry Corbin, René Guenon, Amanda Coomarswamy, di cui Adelphi
ha pubblicato le opere più significative, dedicò l'intera sua vita alla
ricerca dell'"azione simbolica" nella storia, quella corrente
sotterranea che passa inosservata a quanti, catturati dalle vicende quotidiane
che sono sotto gli occhi di tutti, ignorano ciò che determina queste vicende,
come le acque sotterranee determinano la conformazione della superficie. Cogliere
questa sotterranea "agitazione", che antecede e determina le nostre
"cogitazioni" significa passare dall'esteriorità del sapere
"essoterico", di cui si alimentano tutti i nostri discorsi, alla
radice profonda e perciò nascosta del sapere "esoterico", accessibile
solo a quanti non si lasciano distrarre dalla successione degli eventi che in
superficie animano le divisioni tra gli uomini. Scendere
nell'esoterico, dove il regime discorsivo è regolato dal simbolo che connette i
significati (sum-ballein), a differenza dei concetti che li separano e li
disgiungono (dia-ballein), significa inoltrarsi lungo un sentiero che porta in
un orizzonte, silente ma potente, che sta al di qua della parola e delle sue
possibili interpretazioni. Il passaggio è rischioso e può dar origine a tutto
quel mondo bugiardo che, maneggiando con disinvoltura l'inaccessibile, può dar
luogo a tutti gli imbrogli che, dalla P2 alla stregoneria dei maghi, mette in
scena, dietro le quinte di un sipario ben chiuso, tutti i cascami della storia. Oppure
- e questa è stata la via ardua percorsa da Zolla - inoltrarsi nell'esoterico
può significare voler reperire, al di sotto delle differenze, quelle metafore
di base che accomunano Oriente e Occidente, Nord e Sud del mondo, perché unica
è l'umanità. E,
come sul piano biologico la genetica riesce a parlarci di un'unità del genere
(umano), così sul piano culturale potrebbero ravvisarsi percorsi comuni che
hanno consentito all'umanità di emanciparsi dalla sua infanzia animale e di
ritrovarsi oggi in un comune sentiero, al di là delle guerre, al di là degli
odi e delle enfatizzate differenze. Non
invito nessuno a percorrere i sentieri di Zolla, di Corbin, di Guenon, di
Coomaraswamy. Sono troppo rischiosi per i più. E la ricerca "segreta"
finirebbe per arrestarsi alla segretezza del potere politico o sacerdotale. Ma
il messaggio sì, accogliamolo. E
proprio oggi, che il Nord marca con tanta enfasi la sua distanza dal Sud del
mondo e l'Occidente dall'Oriente, non dimentichiamo l'insegnamento di Zolla che,
letto bene, è capace di indicare quella sotterranea fratellanza che gli uomini,
per una perversa tendenza a marcare la loro identità e la loro differenza, si
ostinano pericolosamente a negare.
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