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Contro dogmi, mode e ideologie
di
Cesare Medail
I
pensieri di Elémire Zolla
qui pubblicati per gentile concessione della moglie, la studiosa di estetica
Grazia Marchianò, faranno parte dei "Quaderni zolliani" che la stessa
Marchianò sta raccogliendo: intuizioni e riflessioni che il grande studioso di
miti e religioni, scomparso lo scorso 30 maggio a settantasei anni, annotava
periodicamente. Il pubblico del Corriere , al quale Zolla ha regolarmente
collaborato per quarantadue anni (1958-2000), riconoscerà la sua attitudine a
legare miti, simboli, tradizioni remote e presenti, abissi metafisici ed
esperienze estatiche; e riconoscerà la sua prosa inconfondibile, che non
procede per sillogismi ma per analogie: il discorso vira, diverge, ritorna, come
in una selva di allusioni dove i sentieri si aggrovigliano come in un labirinto,
ma dove una mano sapiente tesse le piste che riportano alla trama ben salda del
testo. Quello stile proteiforme è forse il più idoneo a rappresentare le
corrispondenze che legano la molteplicità delle cose - metalli, piante, corpi
celesti, animali, stati di salute del corpo e dello spirito - nell'unità
dell'esistente. Una delle ultime opere di Zolla, La filosofia perenne (Mondadori),
dava proprio conto di quel pensiero che, filtrando come un fiume carsico sotto
l'effimero delle ideologie e delle mode, guarda alla realtà ultima, ferma e
immutabile, che sottende l'illusione delle apparenze: una filosofia che
attraversa il tao, lo yoga, il buddismo, scorre da Pitagora a Platone, da Pico a
Leibniz fino ai grandi mistici.
Certo,
questo pensiero può apparire antistorico, o nemico del progresso, ed ha
procurato a Zolla accuse stravaganti, non ultima l'iscrizione arbitraria alla
cultura di destra, in un mondo dove chiedersi da che parte stiano gli
intellettuali è quasi un riflesso condizionato. A metà degli anni Novanta ci
confessò: "Oggi mi sento libero, persino esultante perché sono scomparse
le due forze che mi avrebbero volentieri chiuso in un campo di concentramento:
nel 1945 ebbi la gioia di veder crollare il fascismo e ora di vedere svanire
l'Unione Sovietica e il comunismo. Una volta sciolto, lascio i vecchi istituti
politici azzuffarsi nel combattimento e ne distolgo lo sguardo". Zolla,
dunque, appare un intellettuale a parte in un mondo di parte. Anacronistico? Può
darsi, anche se oggi sono in molti a riscoprire la spiritualità, a volgere lo
sguardo su quel nucleo di eternità che "sottende il divenire e i suoi
inganni", per "accedere allo stato di vuoto, di quiete che in Oriente
come in Occidente culmina nell'estasi".
Politica
a parte, sono in molti a chiedersi quali fossero, al di là dei suoi studi di
vagabondo dello spirito, le convinzioni personali di Zolla sui grandi temi
dell'esistenza, della vita e della morte (qualche risposta, forse, verrà da
questi taccuini privati, come nel pensiero sull'"estinzione della
coscienza" che pubblichiamo). Interrogato dalla Tv Svizzera sui misteri
ultimi rispose: ci sono cose che so, cose che non so, cose che vorrei sapere.
Era,
infatti, restio a proclamare o a distribuire verità. Certo, i viaggi in culture
"altre", le frequentazioni straordinarie, la pratica della meditazione
svilupparono in lui un'attitudine contemplativa, che non gli impediva di
insegnare letteratura americana a Roma, di scrivere, di tenere conferenze
eccetera. La vita contemplativa, diceva, non riguarda solo il pastore arcadico o
il monaco delle vette, ma anche il meccanico di Simone Weil "capace di
valutare i significati pitagorici di ciò che faceva, sia pure senza
parole".
Elémire Zolla avrebbe potuto attirare seguaci, a partire dalla cerchia di affezionati della rivista Conoscenza religiosa , che pubblicò fra il 1969 e il 1983, ma trovava ripugnante l'idea del guru: "La tentazione è forte", diceva, "ma credo basti un briciolo di vergogna, di pudore, di divertimento, per evitare l'orrendo naufragio nella guruship". E questo rifiuto di propinare verità segrete dovrebbe bastare a chi ha cercato di ridurre Zolla, anche in sede commemorativa, a campione di esoterismi da trasmettere per via iniziatica. Semmai, fu campione di libertà intellettuale, nel ricercare fuori da ogni moda, dogma o schema ideologico, le conoscenze nascoste in ogni angolo dello scibile e della terra.
Da: http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/020526j.htm
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