in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Classici in rete tra perplessità e timori
Intervista allo scrittore Elémire Zolla

Amarli e leggerli
con qualunque mezzo

di CLAUDIA DI GIORGIO

 

"Ai classici su Internet non potrà accadere nulla di peggio di quel che è accaduto a Dante". Questo il primo commento di Elémire Zolla, narratore, saggista e soprattutto studioso di mistica e di esoterismo, sulle possibili ricadute della disponibilità online delle opere più importanti della letteratura di tutti i tempi. "A Dante, che era innamorato del Barbarossa e difendeva l'impero, toccò in sorte di essere considerato dai Carbonari come il fautore dell'Italia unita. L'idea dei classici su Internet può essere buona", prosegue Zolla, che malgrado sia sempre stato dichiaratamente antiprogressista, ha dimostrato grande interesse verso le nuove tecnologie dell'informazione, "ma le opere dipendono da chi le legge. L'effetto di un'opera non è prevedibile e soprattutto nessuna si difende dall'interpretazione arbitraria".

Non è tuttavia l'idea di una lettura di massa della letteratura "alta" a preoccupare Zolla, ma, da paladino della tradizione qual è, sottolinea che "non c'è rete che possa supplire all'amore del popolo per i propri classici", un amore che secondo Zolla, "un tempo viveva nei contadini e nei gondolieri, che conoscevano e recitavano i versi di Tasso e di Dante". A Internet lo studioso attribuisce comunque un ruolo di antagonista del libro cartaceo. "La Rete sottrae lettori e anche risorse economiche all'editoria. La drammatica diminuzione delle vendite corrisponde alla crescita di Internet e i soldi dei lettori e degli editori vanno in computer invece che in libri".

Un'interpretazione decisamente opposta a quanto sostengono altri intellettuali (ad esempio Tullio De Mauro) e cioè che la Rete favorisce la lettura, come dimostrerebbe il fatto che i paesi in cui le tecnologie dell'informazione si sono espanse in misura più decisiva sono anche i paesi in cui l'indice di lettura dei libri si è accresciuto. Dell'informatica Zolla apprezza, invece, le opportunità di analisi testuale delle grandi opere. "La possibilità che offre un computer di effettuare ogni genere di ricerche sul testo, rilevando ad esempio la ricorrenza di parole o di giochi sintattici, è preziosa. Classici come Dante o come Shakespeare non sono accessibili senza i dovuti supporti. Il classico richiede un approccio analitico che si appoggia all'uso di dizionari e di strumenti interpretativi in cui il computer e quindi anche Internet possono essere molto utili".

Il giudizio complessivo di Zolla su Internet non è negativo (anche se ci tiene a specificare "io non sono mai né pessimista né ottimista"): le autostrade dell'informazione sono "un aumento di ricchezza, soprattutto per i giovani, per cui è particolarmente importante poter spaziare e accedere a una conoscenza più vasta". Solo per i giovani? E per un intellettuale come Zolla, le cui fascinose incursioni sono arrivate fino ad associare positivamente realtà virtuale e allucinazioni mistiche? "Posso capire l'utilità di Internet per altri ma non per me", è la battuta finale. "A me non serve. A diciannove anni magari sì, ma ora no". Niente Internet, quindi, e naturalmente niente computer. Nella sua casa di Montepulciano Zolla scrive rigorosamente a mano e i suoi editori da lui non riceveranno mai dischetti: tutt'al più, come massima concessione alla tecnologia, un testo dattiloscritto.

 

Da: http://www.repubblica.it/www1/cultura_scienze/classici/zolla/zolla.html

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