|
|
HOKYO
ZANMAI Il samadhi dello specchio
prezioso
(a cura di Theodor Entai Rosenberg e Teresa
Maddi)
NOTE Le presenti note non hanno l’intenzione di fornire una spiegazione esaustiva del testo ma solo di fornire precisazioni per vocaboli o riferimenti culturali che possono risultare poco noti e di offrire ulteriori spunti di riflessione. La lettura personale dovrà creare in ciascuno nuovi stimoli, lampi d’"illuminazione". 2. Nelle immagini sono rappresentati due fenomeni. Il bianco rappresenta i fenomeni, l’oscuro il vuoto. Così percepiamo il vuoto solo attraverso i fenomeni, lo possiamo afferrare solo tramite questo tipo di confronto. 3. Usando le parole spesso si cade nel dualismo ("baratro"), nella separazione fra me e il mondo. Ma non usare l’intelligenza significa cadere nell’ignoranza ("vicolo cieco"), nell’indifferenza, nella mente inerte, ottusa, che non distingue. La mente risvegliata è una mente sveglia che distingue e non si lascia ingannare. 4. Non lasciatevi sviare da parole che precisano troppo. L’essenza non è il massimo di chiarezza ma il massimo equilibrio fra luce e buio. (Vedi anche punto 11). 5. "Ciò": l’inesprimibile che posso solo indicare. Quando il nostro intelletto è sincero, semplicemente non può esprimere. Non è influenzato da categorie, come non lo è un neonato: quando queste categorie si formano egli comincerà a vedere ciò che gli è stato insegnato di vedere. 6. I princìpi fondamentali
della logica Soto si chiamano Go I (Go: cinque; I: princìpi) e vengono
rappresentati basandosi sugli esagrammi degli I King, presi a tre. (Vedi
appendice, sotto Tung-shan). 8. L’essenza stessa dello zen consiste nel non utilizzo, da parte del Maestro, di un metodo prefissato d’insegnamento, di un serie di pratiche consolidate per guidare l’allievo. I mezzi abili (upaya) sono spesso mezzi estremi (vedi punto 13) che il Maestro adatta alle varie circostanze per indirizzare la mente dell’allievo. A volte, addirittura, poichè la logica e il linguaggio si rivelano insufficienti per cogliere o spiegare la realtà, è meglio ricorrere ai gesti e all’azione, come faceva Lin-chi (Rinzai). Gli espedienti cui più comunemente ricorreva sono l’urlo e il bastone. I colpi e gli urli servivano a scuotere il discepolo, a spingerlo a superare i limiti del linguaggio verbale. 9. L’illuminato è colui che ha equilibrato la mente, non che ha scoperto qualcosa. Il Buddha è la mente di tutti i giorni, non una mente speciale. 11. Parole troppo taglienti, definitorie, creano categorie: è così che nella storia si sono formate le sette (religiose, politiche, filosofiche). Nell’ambito del Ch’an, nella prima metà dell’VIII secolo si determinarono due correnti: la scuola del Nord e la scuola del Sud: vedi appendice sotto Ch’an. 15. Diventare un Buddha che ripete il tipo di illuminazione del Buddha non interessa: imitando non si ottiene la propria mente. Sulla scia del taoismo: curare la mente naturale. 17. L’illuminazione non è una
cosa da scoprire, un qualcosa di statico, ma una scintilla che sprizza, una
potenzialità che viene realizzata.Non esiste un punto fisso come la montagna: le
due frecce si incontrano in modo eccezionale. 19/20. E’ la verità di tutti i
giorni quella cui si arriva con la mente di tutti i giorni, la mente naturale,
la mente taoista.
(a cura di Teresa Maddi)
Tozan (Tung-shan) Tung-shan (807-869) fu il Maestro fondatore della casa Ts’ao-tung, contemporanea della casa di Lin-chi. Un suo discepolo, Yun-chu (morto nel 902) promosse la diffusione della scuola, l’unica che contrastò l’egemonia della casa di Lin-chi in epoca Sung, ed ebbe seguito in Giappone come setta Soto. Tung-shan, particolarmente dotato nell’arte poetica, espose spesso le sue dottrine in versi. E’ questo infatti il caso del breve poema "Samadhi dello specchio prezioso". In esso si accenna ai cinque stati, cinque posizioni o mutamenti, elaborazione dottrinale che costituiva il marchio del lignaggio Ts’ao-tung. Nella teoria delle cinque posizioni (wu-wei) è evidente l’influsso dell’I King (Libro dei Mutamenti) e della filosofia Hwa-Yen (Sutra della ghirlanda). Vengono rappresentati i cinque rapporti fra assoluto e relativo, fra essenza e fenomeni, fra oscuro e chiaro. Il cerchio nero rappresenta il vuoto, l’assoluto, il cerchio bianco rappresenta i fenomeni, il relativo. Le posizioni implicano l’unità dei due elementi contemplata da cinque punti di vista. La quarta posizione è l’inverso della terza. Nella quinta posizione si arriva all’unità: nella raffigurazione le posizioni dei bastoncini si interpenetrano fra di loro. Poiché però, col passare del tempo, la teoria delle cinque posizioni degenerò in mero artificio dialettico, non venne più molto presa in considerazione. Dogen (1200-1253), il più grande Maestro della setta Soto, non la adottò. Anche nella scuola Ts’ao-tung, oltre che nella scuola Lin-chi (Rinzai), per liberare la mente dei discepoli da elaborazioni troppo concettuali, il linguaggio fu utilizzato per spingere ad "allargare le mani". Non è questione di dare un nome secondo il suo significato: "il regno detto strada nascosta è il regno del non-nome e del non-significato".
Un monaco chiese a Tung-shan: "Quando arrivano il caldo e il freddo, come possiamo evitarli?". Shan disse: "Perchè non andate nel luogo in cui non c’è nè caldo nè freddo?". Il monaco disse: "Qual è il luogo in cui non c’è nè caldo nè freddo?". Tung-shan disse: "Quando è caldo, il caldo vi uccide; quando è freddo, il freddo vi uccide". Nella conversazione della casa Ts’ao-tung è necessario che capiate il caso non appena viene pronunciato. E ancora Ts’ao-shan chiese a un monaco: "Quando è così caldo, dove andrai per evitarlo?". Il monaco disse: "Lo eviterò dentro un calderone bollente, sotto i tizzoni di una fornace". Ts’ao-shan disse: "Come può essere evitato dentro un calderone bollente o fra i tizzoni di una fornace?". Il monaco disse: "La moltitudine delle sofferenze non può essere raggiunta qui". "Quando avrete estinto la mente il fuoco sarà di per sè freddo".
Anche se possiamo individuare il vuoto con il nero e i fenomeni con il bianco (o viceversa), è più corretto considerare il loro rapporto reciproco. I primi due stati rappresentano l’assorbimento (samadhi dello specchio e la visione profonda), il terzo e il quarto rappresentano il ritorno verso i fenomeni con la mente compassionevole e l’azione a beneficio di tutti gli esseri. Il quinto stato rappresenta la libertà da tutti gli schemi prefissati di pensiero e azione con la perfetta fusione fra vuoto e fenomeni, mente e mondo reale.
Da: http://www.geocities.com/zen_milano/zen/Hokyo_Zanmai.html
|
|