La calligrafia giapponese è una forma d’arte
che è stata studiata per più di tremila anni. Una conoscenza dell’arte della
calligrafia è un passo importante nella comprensione della cultura
giapponese. La calligrafia non è soltanto un mero esercizio di bella
scrittura ma è, piuttosto, una delle più antiche e importanti forme d’arte
di tutto l’oriente. E’ una combinazione dell’abilità e dell’immaginazione
della persona che ha studiato intensivamente le combinazioni possibili da
ottenere usando solo linee. In occidente, la calligrafia era intesa come un
mezzo per sopprimere l’individualità e per creare uno stile uniforme. La
calligrafia giapponese, Sho, porta le parola alla vita e le
conferisce carattere. Gli stili sono assolutamente individuali, differiscono
da persona a persona. La calligrafia giapponese presenta un problema agli
occidentali che cercano di capirla; il lavoro si completa in pochi secondi
per cui il non iniziato all’arte non è in grado di capire il grado di
difficoltà che il lavoro comporta. E’, comunque, importante sapere che il
carattere deve essere scritto una volta sola, non si può correggerlo,
alterarlo né aggiungervi niente in un secondo momento.
Cosa distingua la buona calligrafia da quella
cattiva
Per l’occhio allenato la differenza tra la
buona e la cattiva calligrafia è immediatamente intuibile, ma, proprio come
per la musica o per l’arte occidentale, la differenza è difficile da
spiegare. Comunque ecco alcuni suggerimenti:
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C’è un equilibrio naturale sia nei caratteri
che nella composizione nel suo insieme;
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Le linee dritte devono essere forti e
chiare;
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Le linee curve devono essere delicate e
mobili;
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La quantità dell’inchiostro sul pennello
deve essere uguale in tutto il lavoro;
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L’intero lavoro deve avere un ritmo
costante.
Si può pensare alla calligrafia come alla
musica. Il poema è come una partitura musicale e il calligrafo è come un
pianista; ognuno cerca di interpretare la partitura e di produrre
un’interpretazione memorabile.
Una breve storia della calligrafia giapponese
- Sho
La calligrafia cominciò a filtrare in Giappone
durante il VII secolo. Il Buddismo, dall’India, aveva viaggiato
attraverso la Cina e la Corea e stava trovando molti seguaci in Giappone,
inclusi gli Imperatori. Le scritture buddiste erano redatte in cinese da
preti che eseguivano lavori molto piacevoli esteticamente. Il calligrafo
giapponese più famoso era, probabilmente, il monaco buddista Kukai.
Una storia narra di quando l’imperatore Tokusokutei gli chiese di
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riscrivere una sezione molto danneggiata di un
pannello a cinque schermi. Si dice che Kukai avesse preso un pennello in
ogni mano, uno per ogni piede ed uno in bocca e che avesse scritto,
simultaneamente, cinque colonne di versi.
Ci sono cinque tipi di carattere nella
calligrafia giapponese: Tensho (stile sigillo); Reisho (stile
dello scriba); Kaisho (stampatello); Gyosho (semi-corsivo);
Sosho (corsivo). Tutti questi stili apparirono prima dlla fine del IV
secolo. In aggiunta a questi i giapponesi svilupparono i cosiddetti
caratteri Kana durante l’VIII secolo. I Kana erano caratteri che
esprimevano suoni, in contrasto con i caratteri usati ideograficamente.
Furono sviluppati tre tipi di Kana, Manyogana, Hiragana,
Katakana. I Manyogana sono alcuni caratteri cinesi (Kanji) usati
foneticamente per rappresentare le sillabe del giapponese e prendono il nome
dalla raccolta di poesia dell’VIII secolo Manyoshu. Al tempo in cui
la raccolta fu compilata il Giappone non aveva un proprio sistema di
scrittura. Alcuni dei poemi giapponesi erano scritti in caratteri cinesi
usati con valore fonetico, in altre opere i caratteri cinesi erano usati
talvolta con valore fonetico e talvolta con valore ideografico. Da una
semplificazione di questo sistema vennero gli stili Hiragana e
Katakana. Nelle mani delle nobildonne giapponesi l’Hiragana si sviluppò
in una bella scrittura che è lo straordinario stile di calligrafia del
Giappone.
Lo Shodo è l’Arte della Scrittura e un set per
la calligrafia è composto da:
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Shitajiki: un soffice tappeto nero che si
mette sotto il foglio per avere una superficie morbida e comoda.
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Bunchin: una stecca di metallo che serve a
fermare il foglio mentre si scrive. |
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Hanshi: carta speciale per la calligrafia,
molto sottile. |
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Fude: pennello. Nel set ci sono due
pennelli, uno più grande per scrivere i caratteri e uno più piccolo che
serve a scrivere il nome dell’artista.
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Susuri: pesante contenitore nero per
l’inchiostro. |
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Sumi: materiale solido che deve essere
sciolto in acqua, nel Susuri, per produrre l’inchiostro nero usato per
scrivere. |
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