Mu, il nulla indicibile
di Cristiano
Martorella
16 maggio 2002. Fra i concetti filosofici esposti dal buddhismo zen,
riveste una particolare importanza la singolare concezione del nulla (mu).
Molti studiosi hanno evidenziato la profonda differenza fra la concezione
orientale del nulla e la definizione occidentale assunta nel mondo moderno.
In generale si intende il nulla come mancanza, assenza, o negazione. Queste
definizioni non corrispondono al nulla del buddhismo zen.
Hisamatsu Shin'ichi ha dedicato un testo, intitolato La pienezza del nulla,
all'analisi delle differenze fra la concezione del nulla propria dello zen e
le altre. Hisamatsu distingue alcune interpretazioni del nulla che non
corrispondono affatto al nulla dello zen.
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Nulla come negazione
della presenza.
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Nulla come negazione del
giudizio.
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Nulla come idea.
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Nulla come prodotto
dell'immaginazione.
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Nulla come assenza di
coscienza.
Il nulla come negazione
della presenza nega l'esistenza di un ente in un luogo o in assoluto. Questa
interpretazione del nulla, molto diffusa, si poggia sulla concezione
dell'essere come presenza. Ma alcuni filosofi (fra cui Martin Heidegger)
hanno contestato questa concezione ritenendola equivoca e limitativa.
In Essere e tempo, Martin Heidegger rintraccia nella filosofia di Cartesio
la concezione dell'essere come res extensa semplicemente presente. Come suo
contrario viene così definito il nulla, ossia la negazione della presenza.
Tuttavia questa definizione risulta insufficiente e fallace. L'essere non
può venir inteso soltanto tramite una sua determinazione: la presenza. Così
il nulla non può intendersi come l'assenza di una presenza. Si tratta della
consueta modalità del pensiero occidentale caratterizzata dal dualismo e dal
ragionamento tramite negazioni. Si definisce qualcosa come opposizione e
negazione.
Il buddhismo ricorre invece a una grande libertà di associazione poiché
ritiene l'essere come una natura immanente. Il pensiero quotidiano, al
contrario, rischia di limitare la comprensione del mondo escludendo le
infinite possibilità dell'esistenza.
Il nulla come giudizio è semplicemente la negazione di un predicato. Ad
esempio, "il serpente non è un mammifero". Si tratta però di un formalismo.
Ciò che viene negato è l'asserzione intorno a qualcosa. Infine conosciamo
pochissimo sulla vera natura delle cose.
Il nulla come idea è un'altra astrazione. Quando diciamo che "il nulla non è
l'essere" abbiamo soltanto stabilito un'opposizione.
Ci accorgiamo così di conoscere ben poco su concetti che usiamo abitualmente
come il nulla e l'essere. Il buddhismo zen riconosce questa nostra ignoranza
e l'attribuisce al nostro modo consueto di ragionare. Perciò ritiene
essenziale abbandonare gli schemi concettuali prestabiliti. Per far ciò
preferisce l'applicazione di metodi pratici come la meditazione, ma non
esclude la speculazione utilizzando i paradossi logici (kouan) che
distruggono ogni rappresentazione intellettuale.
Hisamatsu fa notare come il nulla orientale non corrisponda alla concezione
moderna dell'Occidente perché non suppone l'opposizione fra nulla ed essere.
Egli ricorda in proposito lo Hyakuron di Daiba:
Tutto, essere e
non-essere, è nulla. Perciò ogni dottrina buddhista insegna che nella
nostra vera essenza tutto, essere e non-essere, è nulla. |
Hisamatsu introduce un altro argomento che ci permette di capire meglio
questo punto. Il nulla dello zen non va interpretato come un'entità
metafisica oppure ontologica. Perciò si esclude che esso sia l'esistenza o
la mancanza di esistenza. L'autentico nulla dello zen è tutto perché è un
principio psicologico che permea l'io. Ogni nostra sensazione e conoscenza
si trova nell'io che è assoluta illusione, ovvero nulla. In questo senso
tutto, davvero tutto, è nulla. Se pensiamo per un attimo di annullare l'io
della nostra persona ci accorgiamo che spariscono anche le sensazioni e con
loro l'intero mondo. La scoperta del buddhismo è talmente dirompente da
costituire una novità anche per gli orientali. Lo zen, per molti versi, si
oppone e costituisce una critica nei confronti del taoismo e del
confucianesimo. Takuan Souhou (1573-1645) scrisse nel Toukaiyawa parole
molto dure in proposito:
Il confuciano
fraintende il vero nulla, lo rifiuta. Infatti lo considera unicamente un
non-qualcosa e non capisce. Io chiamo vero nulla il fatto che non si
serbi nulla nel proprio cuore. Ma il cuore è un attore che rappresenta
ogni ruolo. Io chiamo vero nulla il fatto che il cuore non possa
esaurire sé in nessun ruolo. Il vero nulla di cui parlo è ciò che è
libero da ogni ruolo e da ogni compito. |
Takuan ripresenta la concezione dello zen che interpreta il nulla come una
condizione psicologica capace di operare positivamente. Ed è infatti questo
nulla che libera l'uomo da ogni preconcetto e atteggiamento.
Secondo Suzuki Daisetsu, il nulla giunge continuamente a portata della
nostra mano, è sempre con noi e in noi, condiziona la conoscenza, i nostri
atti, la stessa vita. Ma quando tentiamo di coglierlo e presentarlo come una
cosa, esso ci elude e svanisce.
Si capisce che il nulla dello zen non può essere né metafisico, né
ontologico, ma nemmeno psicologico. Esso è tutte queste cose insieme e
nessuna di esse presa singolarmente. Secondo Hisamatsu, questo nulla è
onnipresente e si estende sulla totalità dei fenomeni fisici e psichici,
eppure non ha manifestazione conoscibile dai sensi. Il nulla dello zen
esclude ogni possibilità di essere determinato, ed è perciò veramente puro e
intatto poiché assolutamente intangibile.
Cos'è dunque questo nulla? Come si può descriverlo se è indicibile? Il
buddhismo ricorre alla metafora dell'onda. Un'onda non cade dall'acqua
dall'esterno, ma proviene dall'acqua senza separarsene. Scompare e torna
all'acqua da cui ha tratto origine e non lascia nell'acqua la minima traccia
di sé. Come onda si solleva dall'acqua e torna all'acqua. Come acqua esso è
il movimento dell'acqua. Come onda l'acqua sorge e tramonta, e come acqua
non sorge e non tramonta. Così l'acqua forma mille e diecimila onde e
tuttavia resta in sé costante e immutata. Questa è l'essenza del nulla zen.
Bibliografia
Arena, Leonardo Vittorio. 1992. Storia del Buddhismo Ch'an. Arnoldo
Mondadori, Milano.
Bigatti, Franco. 1992. Il pensiero giapponese. L'incontro con la
cultura cinese. Graphos, Genova.
Heidegger, Martin. 1976. Essere e tempo. Longanesi, Milano.
Hisamatsu, Shin'ichi. 1993. La pienezza del nulla. Il melangolo,
Genova.
Hisamatsu, Shin'ichi. 1996. Una religione senza dio. Il melangolo,
Genova.
Pasqualotto, Giangiorgio. 1992. Estetica del vuoto. Marsilio,
Venezia.
Sekida, Katsuki. 1975. Zen Training. Methods and Philosophy.
Weatherhill, New York.
Suzuki, Daisetsu. 1958. The Zen Doctrine of No-Mind. Rider & Co.,
London.
Suzuki, Daisetsu. 1969. An Introduction to Zen Buddhism. Rider & Co.,
London.
Takuan, Souhou. 2001. Lo zen e l'arte della spada. Arnoldo Mondadori,
Milano.
Da:
http://www.nipponico.com/dizionario/m/mu.php |