in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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STUDIO DEL KOAN NELLA SCUOLA RINZAI DI BUDDISMO ZEN
Conferenze di MIURA ISSHU Roshi.  New York 1955

 

1° Capitolo   I QUATTRO VOTI
 

Zen è senza parole, senza spiegazioni, senza istruzioni e senza conoscenza.
Zen è soltanto risveglio di sè. Eppure, se noi vogliamo comunicare qualcosa
di zen agli altri, siamo obbligati a ricadere sulle parole. Io sono solo un
monaco praticante di zen, non ho erudizione scolastica e neanche doti
letterarie.
Comunque, usando la mia propria sapienza come base, proverò a dirvi qualcosa
sul decorso degli studi e della pratica seguita dai monaci zen durante gli
anni che essi trascorrono nella sala di pratica. Ma prima vi vorrei
presentare i Quattro Voti . Ogni buddista non solo recita i Quattro Voti
mattina e sera, ma prova a mantenerli sempre nella mente e a praticarli
attraverso tutta la vita al meglio della propria abilità. Specialmente per i
monaci zen essi sono i più importanti di tutti i voti.
GLI ESSERI UMANI SONO INNUMEREVOLI, VOTO DI SALVARLI
LE PASSIONI (BRAME) SONO INESAURIBILI, VOTO DI ESTIRPARLE
LE VIE DEL DARMA SONO MOLTEPLICI, VOTO DI ENTRARLE
LA VIA DEL BUDDA E' SUPREMA, VOTO DI REALIZZARLA.
Questo è il voto. Varie relazioni giocano una parte nel mio venire a New
York nella primavera del 1955 per dare queste letture, ma questo Voto fu la
causa fondamentale.
Se voi stabilirete fermamente i Quattro Voti nel vostro cuore, il mio
proposito verrà più che esaudito.
 

 

2° Capitolo KENSHO KOAN (VEDERE LA PROPRIA REALE NATURA)
 

Quando noi studenti entriamo nello zendo non c'è bisogno di dire che il
nostro scopo è di ottenere lo stato di kensho, ossia realizzare la propria
reale natura. Se voi mi ponete la domanda :" Che cosa è il kensho ?", sono
dolente, ma non posso darvi altra risposta che dire :" Kensho è solo kensho,
niente più".
I nostri grandi maestri dei vecchi tempi hanno descritto l'esperienza in
vari modi. Un maestro disse che kensho è come tornare di nuovo alla vita
dopo avere lasciato la presa sull'orlo di un precipizio ed essere
precipitato a morte.
Un altro maestro ha detto che kensho è il momento che si muore la Grande
Morte. Un altro ne ha parlato come dello stato in cui la Grande Vita
chiaramente manifesta sé stessa. Sebbene ci siano molti modi per descrivere
questo stato di vedere nella propria reale natura, sono soltanto qualcosa
che i  nostri vecchi maestri hanno detto circa il kensho. La reale
esperienza del vero kensho può essere ottenuta soltanto da sé stesso
attraverso il risveglio di sé, nel proprio corpo. Non c'è altra via. Per
ottenere questo stato di vedere nella propria reale natura, noi monaci zen
lavoriamo diligentemente e coscienziosamente giorno e notte. Un monaco zen
senza kensho non vale un centesimo.
L'esperienza di kensho è stata trasmessa direttamente dal Budda Shakyamuni
agli uomini del presente, attraverso successive generazioni di patriarchi,
col sistema della trasmissione da Mente a Mente. Fino a quando la diretta
esperienza di kensho continua ad essere trasmessa così, da generazione a
generazione, lo Zen non sparirà, senza preoccuparsi dell'esistenza o meno di
grandi templi o altre costruzioni religiose. Daito Kokushi, fondatore del
Daitokuji, nella sua ultima esortazione parla con decisione dell'importanza
di kensho per i monaci zen. Le sue parole suonano così :" Dopo la mia morte
alcuni di voi dirigeranno dei templi in condizioni prosperose, con grandi
sale decorate in oro e argento, i cui devoti si affolleranno numerosi.
Alcuni di voi passeranno le ore leggendo i sutra e recitando darani e seduti
a lungo in meditazione non si faranno prendere dal sonno. Ma pur dedicandosi
così alle pratiche esteriori, se i loro pensieri non dimoreranno nella
misteriosa e intrasmettibile via dei Budda e Patriarchi, finiranno nella
completa rovina della religione. Tutti costoro appartengono alla famiglia
degli spiriti del male e per quanto lunga possa essere la mia assenza dal
mondo, non potranno chiamarsi miei discepoli. Basterà però che uno solo di
voi viva in solitudine, in una capanna coperta di paglia e passi i suoi
giorni mangiando radici di erbe selvagge cucinate in una pentola con le
gambe rotte. Applicandosi con concentrazione ai suoi affari, sarà l'unico ad
incontrarmi tutti i giorni e ad essere padrone della propria vita. Chi potrà
fargli qualcosa ?".
Vedere nella propria reale natura è il primo principio per i monaci zen.
Perciò, mantenendo fisso nella nostra mente il koan che ci è stato dato, non
interrompiamo mai di cercare lo stato di kensho giorno e notte. Per farvi
capire con quanta serietà lo cerchiamo vi dirò di Eka Daishi, il secondo
Patriarca della nostra Scuola in Cina. Questo offrirà un esempio migliore di
tutti quelli di mia esperienza.
Molto tempo fa Bodidarma stava in un piccolo tempio chiamato Shorinji,
praticando zazen nel modo detto menpeki. Un uomo chiamato Jinko seppe della
sua presenza e si recò a Shorinji. Però, siccome il maestro sedeva
silenziosamente di fronte alla parete, non seppe da lui alcuna parola di
spiegazione o di incoraggiamento....
Bodidarma disse :" Tu sei stato nella neve in attesa per lungo tempo, cosa
cerchi ?". " La mia sola richiesta è che il Maestro, nella sua gentilezza,
si degni di aprire per me il cancello dell'immortalità per salvare tutti gli
esseri ".
" L' incomparabile meravigliosa Via di tutti i Budda si ottiene solo
attraverso una lunga diligenza, in una pratica difficile da praticare e
attraverso una lunga resistenza in ciò che è difficile da resistere. Come
potresti tu con la tua mente bassa ed il tuo cuore arrogante pregarmi per il
Vero Veicolo e soffrire tali sofferenze invano ?". Nell'ascoltare queste
parole, Jinko si tagliò il suo braccio sinistro e lo mostrò al Maestro.
Bodidarma capì che Jinko era adatto a ricevere il Darma e disse :" Tutti i
Budda, quando cercano la Via, dimenticano i propri corpi per il Darma. Ora
anche tu sei  capace  di  cercare ". " Posso ascoltare da voi del Sigillo
del Darma di tutti i Budda ? ".    " Esso non può essere ottenuto da un
altro " disse Bodidarma.  " Il vostro discepolo ha la sua mente senza riposo
" disse Jinko, " vi prego Maestro fatemi avere il riposo della mia  mente ".
" Porta qui la tua mente e io la calmerò per te " disse il Maestro.
" Sebbene cerchi la mia mente non riesco ad acchiapparla "   disse Jinko. "
Io ho calmato la tua mente per te " disse il Maestro. E Jinko fece il
satori.
In questo modo combatterono i nostri patriarchi, rischiando le proprie vite
per ottenere il kensho.
Mi è stato detto che una perla si produce solo attraverso lo sforzo
dell'ostrica contro un granello di sabbia. Anche noi, combattendo tutte le
specie di difficoltà, e superandole, ci sforziamo di sviluppare il gioiello
della spiritualità.

 

3° Capitolo KENSHO KOAN  (II)
 

Siccome l'esperienza di kensho, vedere la propria reale natura, è il perno
dello zen e siccome il raggiungimento di questa esperienza è lo scopo
fondamentale della nostra pratica zen, i nostri Patriarchi hanno detto e
scritto parole molto stimolanti ed incoraggianti per spingere i propri
allievi a fare maggiori sforzi.
Il grande maestro giapponese Hakuin è uno di quelli che hanno detto
maggiormente circa kensho e nel duo "sokkoo roku kaien fusetsu" spiega
gentilmente e con cura scrupolosa l'attitudine preparatoria della mente
necessaria per tale esperienza. Egli dice :" Se voi volete portare alla luce
Budda  voi dovete per prima cosa vedere nella vostra reale natura. Senza
questa visione che beneficio vi può derivare dalla recitazione del Nenbutsu
o dei sutra ? La parola Budda significa Risvegliato. Quando voi vi
risvegliate è la vostra mente che è Budda. Se da qualche altra parte diversa
dalla vostra propria mente voi cercate un Budda avente una forma tangibile,
voi siete un tipo matto. E' come un uomo che stia cercando dei pesci. Si
deve prima di tutto guardare nell'acqua in quanto essendo i pesci prodotti
dell'acqua, al di fuori dell'acqua non vi possono essere pesci. Proprio
così, colui che vuole scovare Budda deve prima di tutto guardare nella
propria mente, visto che Budda è il prodotto della mente, perché al di fuori
della mente non esiste Budda. Voi potreste domandare :" Se, come voi dite,
non esiste Budda al di fuori della mente, come si può risvegliare la propria
mente e toccare il fondo di essa ? " Io rispondo :" E' la mente che fa
questa domanda ? E' la natura ? La chiami spirito e la chiami anima ?
Risiede all' interno, all' esterno o nel mezzo ?  E' blu o gialla, bianca o
rossa ?" Voi stessi dovete esaminare da vicino. Quando siete in piedi
esaminate attentamente. Mentre state mangiando il riso, bevendo il tè,
parlando, quando siete in silenzio, portate avanti questa investigazione
intentamente e assiduamente. In nessuna circostanza cercate nei sutra o in
altri scritti. Non chiedete mai al vostro maestro che ve lo spieghi lui.  Ma
quando la vostra mente è esausta e la vostra capacità di sentire arriva ad
un punto morto, se qualcosa deve avvenire, non diverso dal gatto che scatta
addosso al topo o alla chioccia che fa uscire il pulcino, allora in un
baleno erompe una grande vitalità. Questo è il momento in cui la fenice
scappa dalla gabbia d'oro. Ma sebbene voi passiate venti o trenta anni della
vostra vita in sforzi senza frutto, e neanche al momento della morte
riusciate a venirne a capo, dovrete tenere fede al fatto che, nemmeno per un
attimo penserete che il racconto di qualche decrepito vecchio, uomo o donna
che sia, possa essere per voi, in qualche modo, di beneficio. Se lo farete
le loro parole si aggrapperanno alle vostre ossa e si appiccicheranno alla
vostra pelle e voi non sarete mai capaci di liberarvene. Tutto ciò, senza
parlare del raggiungimento di quello che è stato lo scopo ultimo dei
Patriarchi. questo è il motivo per cui un uomo dell'antichità disse :" Per
lo studio dello Zen sono richiesti tre requisiti essenziali ". Quali sono
questi tre requisiti essenziali ? Il primo è una fede radicata (daishinkon);
il secondo è una grande dose di dubbio (daighidan); il terzo è una grande
tenacia per raggiungere lo scopo (daifunshi).
Un uomo che manca di uno di questi tre requisiti è come una pentola a tre
piedi con un piede rotto. Che cosa significa avere una fede radicata ? Non è
niente altro che credere che ogni essere umano possiede la sua propria
intrinseca natura nella quale è possibile vedere a fondo e che esiste un
Principio Fondamentale che può, a sua volta, essere completamente penetrato.
Ma, sebbene abbia sincera fede, se un uomo non nutre un dubbio ben
circostanziato nello studio dei koan che sono difficili da superare, egli
non può comprenderli pienamente né penetrarli a fondo. E questo dubbio
stabilmente solidificato non sarà frantumato se non vinto da una grande
tenacia per raggiungere lo scopo. Perciò è detto che per gli indolenti ci
vuole un tempo assolutamente indefinito per raggiungere il nirvana, ma per
gli intrepidi l'ottenimento della buddità è questione di un istante. Dovete
essere sempre mossi da uno spirito indomito ".
 

 

4° Capitolo  KENSHO KOAN  (III)
 

?Lo studio dello Zen è come portare legna per accendere il fuoco. Il modo
più saggio è di avanzare dritti, senza fermarsi. Se vi fermate al primo
segno di calore e poi ancora, subito dopo avere visto salire il primo filo
di fumo, anche se voi portate legna per tre asemkeya kalpa non vedrete mai
una lingua di fuoco. Il mio luogo di nascita è vicino alla riva del mare,
appena poche centinaia di passi dalla spiaggia. Supponete che un uomo del
mio villaggio non conosca il sapore dell'acqua di mare e voglia andare ad
assaggiarla egli stesso. Se si volta indietro dopo appena pochi passi, o
anche se ritorna dopo cento passi, in ambedue i casi mai conoscerà il sapore
salato dell'oceano. Ma, anche se una persona viene da un posto lontano come
le montagne di Koshu o Shinshu, Hida o Mino, se va direttamente avanti,
senza fermarsi, in pochi giorni arriverà alla spiaggia e, nel momento in cui
intinge il proprio dito nel mare e lo lecca, conoscerà istantaneamente il
sapore dell'acqua dei lontani oceani e del vicino mare, delle spiagge del
sud e del nord, insomma di tutta l'acqua di mare del mondo ".
Così Hakuin Zenji espone coscienziosamente il problema, per il bene di
coloro che come noi stanno studiando  Zen. Sebbene egli ci dica di non
cercare nei sutra e negli altri scritti, per non essere portato fuori strada
dalle parole degli uomini, ciò è veramente difficile. Comunque i nostri
Patriarchi non ci hanno lasciati senza assistenza. Io ho detto in precedenza
che nella nostra ricerca senza interruzione per kensho, noi monaci zen,
principalmente manteniamo nel nostro cuore il koan che ci è stato dato.
Quale è il koan che ci è dato quando noi entriamo nel monastero e iniziamo
il nostro studio di Zen ? Il nostro maestro seleziona uno di questi tre:
 

1- " Il Sesto Patriarca chiese al monaco Myoo 'Senza pensare al bene né al
male, in questo momento qual è il tuo volto originale prima che i tuoi
genitori fossero nati ?'. In giapponese si recita ' So iwaku : fushizen
fushyaku sho yomo no toki ? Nako ka kore joza ga fubo misho izen no HONRAI

NO MENMOKU ' ?.
 

2- "Un monaco chiese al maestro Joshu 'Il cane ha o no la natura di Budda ?'
Joshu rispose 'MU'. In giapponese 'Joshu oshoo cinamini so too, kushi ni
kaette bussho ari ya mata nashi ya, shu iwaku MU ' ?.
3- " Qual è il suono di una mano sola?' In giapponese 'Ika naru ka kore
sekishu no onjio' ?.

 

Nella prima riga della sua "zazen wasan " Hakuin Zenji dice :"Gli esseri
senzienti sono intrinsecamente Budda". Quando Shakyamuni, stando seduto
sotto l'albero bodi, nel vedere di sfuggita la stella del mattino si aprì al
risveglio, anche egli esclamò :"Che meraviglia! Ogni creatura è dotata della
intrinseca saggezza e delle virtuose caratteristiche del Tatagata". Tutti i
fenomeni che si dispiegano ai nostri occhi, tutti, senza alcuna eccezione,
così come essi sono, sono la realtà che noi vediamo quando otteniamo la
comprensione della nostra reale natura. Tutti sono Tatagata.
Tutti i suoni sono la profonda e sottile voce del Darma. Perché è
impossibile per noi riceverli così come sono? Shakyamuni Budda, Hakuin e
tutti gli altri patriarchi del passato hanno proclamato: "Gli esseri
senzienti sono intrinsecamente Budda", oppure: "Ogni creatura è dotata della
intrinseca saggezza e delle virtuose caratteristiche del Tatagata". Ma
sebbene questi suoni siano correttamente diffusi, i nostri strumenti di
ricezione emettono solo una confusione di rumori e, siccome siamo
costantemente assorbiti dalle cose, non possiamo distinguere i suoni
preziosi e sottili che si perdono a causa delle interferenze. Dicendo ciò
non significa che i nostri strumenti ricettivi siano inferiori, questo non è
affatto il motivo. Ognuno di noi ha esattamente gli stessi straordinari
strumenti di ricezione che aveva il Budda. Quello che è essenziale è
conoscere come regolarli. Quando noi entriamo nel monastero, la prima
istruzione che riceviamo è: "Abbandona la tua vita!", ma farlo è un
difficile problema. Però, se noi non mettiamo fine una volta per tutte a ciò
che viene chiamato ego, tagliandolo e gettandolo via, non possiamo mai
ultimare la nostra pratica. Quando lo facciamo, uno strano mondo si rivela a
noi, un mondo che sorpassa i nostri calcoli, dove colui che ha messo da
parte il suo ego guadagna ogni cosa e colui che brama ogni cosa con i suoi
concetti illusori perde ogni cosa, anche se stesso. Naturalmente tutto
quello che vi ho detto fino qui è solo una parte della confusione di suoni
di cui il mondo è così pieno. Ma spero che ognuno di voi, con i vostri
meravigliosi strumenti di ricezione, possa correttamente sentire la squisita
voce del Darma ed ottenere il così detto Vero Occhio del Darma.
 

5°  Capitolo  HOSSIN KOAN

 

Sebbene io abbia già parlato abbastanza a lungo sul kensho, vorrei dire

ancora qualcosa su questo soggetto. Siccome kensho è alla base dello 

Zen, per quanto se ne possa ancora parlare, noi ancora non lo conosciamo, e 

per quante volte se ne possa parlare, non è mai troppo. Hakuin Zenji, nel 

suo "sokko roku kaien fusetsu" che ho precedentemente citato, ha ancora 

questo da dire :" Il mio umile avviso per voi, distinte persone che studiate 

il profondo mistero del Budda-Darma, è questo :' Il vostro attento esame 

di voi stessi deve essere urgente come se doveste salvare la vostra testa in

fiamme; i vostri sforzi per penetrare nella vostra natura originale devono

essere instancabili come per il perseguimento di una cosa indispensabile; la

vostra attitudine verso l'insegnamento verbale dei Budda e dei Patriarchi

deve essere ostile come quella nei confronti di un mortale nemico '. 

Nello Zen, colui che non ha un forte spirito di investigazione da portare al 

koan è un dissoluto, un buono a nulla. Perciò è detto :" Dove è un grande

daighian c'è un grande satori, dove c'è una completa investigazione ci 

sarà una completa esperienza di risveglio '. Non dite :' Siccome le mie

occupazioni sono tante e fastidiose, non posso trovare il tempo per 

rendere solido il mio daighidan (dubbio)', oppure : ' Siccome i miei 

pensieri fluttuano sempre in confusione, non ho il potere di applicarmi con la 

giusta concentrazione al mio koan '. Supponete che, fra la fitta folla del 

mercato un uomo perda due, tre pezzi d'oro. Voi non troverete mai uno che, 

siccome il posto è affollato e rumoroso, oppure perché il suo oro è caduto 

nella melma, se ne torni indietro senza mettersi a cercarlo. Anzi, spinge 

tutti quelli che sono da spingere, smuove un sacco di polvere e asciugandosi 

il sudore che gli cola, si affannerà intorno alla ricerca del suo oro. Se 

non riuscirà ad entrarne in possesso, non ritroverà la pace della sua 

mente.

Forse voi considerate il vostro impagabile gioiello, il vostro immanente

Tao, di minor  valore  di  due, tre  pezzi  d'oro ? ". Ascoltando le 

parole di ammonizione di Hakuin, ogni persona di propositi risoluti sentirà

aumentare il proprio ardore. Ma per uno che è senza aspirazioni, esse 

non saranno altro che la recitazione del Nenbutsu nelle orecchie di un 

cavallo.

Facendo tesoro di queste parole di ammonizione nel proprio cuore e tenendo

sempre presente nella mente la condotta dei Patriarchi nella loro attività

quotidiana, si affronta in maniera precisa il koan che si è ricevuto

studiandolo con fiducia e lavorandoci con tutto il cuore. Si va oltre 

il tempo e non si è confusi dalle circostanze esterne, si mantiene la 

propria mente calma e composta rendendola immobile e dura come una parete di

acciaio. Se questa riflessione concentrata è tenuta per un anno, due 

anni, tre anni, la comprensione della propria reale natura si avrà

inevitabilmente.

Il regno rivelato una volta che vediamo nella nostra reale natura, non 

è niente altro che quello che è conosciuto in sanscrito come Darmakaya, 

in giapponese HOSSIN. Siccome il Darmakaya è stato spiegato in tutti i 

modi dalle varie scuole che dipendono dalle scritture e dai loro commenti, 

io non starò a spiegarlo dal punto di vista culturale. Nel Rinzai Roku, il 

maestro Rinzai parla del Darmakaya in questo modo :" La pura luce in ogni 

istante di pensiero è il Sarmakaya-Budda nella vostra propria casa ". Con l'aiuto del nostro primo koan noi 
gettiamo un primo sguardo nel regno 

indifferenziato del Darmakaya. Per approfondire la nostra comprensione 
di questo regno, per divenire intimamente connessi con esso, la nostra casa originale, e 

renderlo il nostro luogo di residenza costante, noi studiamo molti koan 

conosciuti come hossin koan.

 Vi do qualche esempio :

 

" Un monaco chiese a Kassan Osho :' Che cosa è il Darmakaya ? '.

' Il Darmakaya è senza forma ' rispose Kassan ".

 

" Un monaco chiese a Dairyo Osho :' Il corpo fisico si decompone, che 

cos'è l'Indistruttibile Darmakaya ? '. Dairyo rispose con questi versi :

' I fiori che sbocciano in montagna sono come un broccato d'oro ;

le acque traboccanti dei fiumi sono blu come l'indago' ".

 

" Ad Ummon fu chiesto :' Che cos'è il Puro Darmakaya ? ' .

Ummon disse : 'Kayakuran !' ( il fiore dietro il gabinetto) ".

 

I versi di Tojun Osho sul Darmakaya furono :

" Quando le mucche di Eshu sono ben nutrite di grano,

i cavalli di Ekishu hanno pieni gli stomaci ".

Questo è come dire che quando un americano starnutisce, un inglese ha 

il raffreddore.

 

Fu Daishi compose i seguenti versi sul Darmakaya :

" A mani vuote eppure tenendo una zappa;

camminando eppure cavalcando un bufalo ".

 

Se, trovandovi di fronte ad espressioni come queste, voi vi sentite 

come se incontraste un parente stretto in un incrocio pieno di gente e lo

riconoscete senza ombra di dubbio, allora si può dire che comprendete 

il Darmakaya. Ma se voi usate il vostro senso comune per fare congetture 

circa esso,  o correte qua e là provando a seguire le parole degli altri, mai

conoscerete il Darmakaya. Un vecchio maestro disse : " Ci sono molti 

uomini intelligenti, ma pochi hanno raggiunto la comprensione della propria 

reale natura ".

Veramente, questa unica cosa, vedere nella propria reale natura, è 

l'occhio eterno dello Zen.

 

6° Capitolo  KIKAN KOAN
 

Ma ora, una volta che abbiamo realizzato il kensho, se noi ci fermiamo e non
andiamo avanti per un altro gradino, noi non possiamo sperimentare il
meraviglioso regno della differenziazione dei patriarchi. Per salvarci da
questa disgrazia è necessario passare attraverso molti intricati koan che
hanno a che fare con la differenziazione. Il termine Zen per la complessa
sincronizzazione della differenziazione è kikan ed i koan che sono stati
escogitati per aiutarci nel confrontarci con successo con questi sincronismi
sono chiamati koan kikan.
Nell'Hekigan Roku c'è un passaggio che dice :" La giada è testata con il
fuoco, l'oro si prova con una pietra, la spada è testata con un capello e l'
acqua si scandaglia con un bastone ". Nella nostra scuola, una parola o una
frase, un'azione o uno stato, un'entrata o una partenza, un "hei " o un "
come va ? " è usato per giudicare la profondità della comprensione dello
studente, per osservare se egli sta guardando di fronte o dietro. Se è un
tipo con sangue nelle vene egli andrà immediatamente fuori scrollandosi le
maniche e, anche se gli gridate dietro, egli non ritornerà. Con l'aiuto dei
koan kikan noi ci liberiamo dei legami che ci costringono, ci tiriamo fuori
dalla spessa palude in cui ci stiamo agitando, per ritornare alla libertà
senza restrizione dei campi aperti. Qualcuno potrebbe dire :" Una volta che
ho raggiunto la comprensione della mia reale natura è già sufficiente.
Perché dovrei andare oltre e studiare tanti kikan koan ? ". I vecchi maestri
sferzavano con vigore queste persone, chiamandoli " lombrichi viventi nella
melma della autoaccreditata illuminazione ". Noi ci risvegliamo alla Realtà
immediatamente e percepiamo i fenomeni proprio in questo momento. Appena
padroneggiamo i sincronismi della differenziazione, uno per uno, e la nostra
comprensione si fa più chiara, la Realtà diventa sempre più distinta.
I seguenti sono alcuni dei koan usati per metterci in condizione di
manipolare questi sincronismi liberamente.
 

" Tosotsu Etsu Osho stabilì per i suoi discepoli tre barriere :
1- ' Voi strappate le erbacce e studiate il profondo mistero allo scopo di
vedere nella vostra originale natura. Dov'è la vostra originale natura in
questo momento ? '
 

2- ' Chi ha realizzato  la sua vera natura sfugge alla ruota di
vita-e-morte. Quando la luce dei vostri occhi cade a terra, dove scapperete
?'
 

3- ' Chi è scappato dalla ruota di vita-e-morte conosce dove va. Quando i
quattro grandi elementi che compongono il vostro corpo si separano, dove
andrete ? ' ".
 

" Un monaco chiese al maestro Joshu :' Qual è il significato della venuta di
Bodidarma dall'Occidente ? ' . ' Il cipresso che è nel cortile ' disse Joshu
".
 

" Per tre volte l'Insegnante Nazionale Chu chiamò il suo attendente e per
tre volte il suo attendente gli rispose. L'Insegnante Nazionale disse : ' Ho
sempre pensato di essere obbligato nei tuoi confronti ma, per tutto il
tempo, eri tu in realtà ad essere obbligato ' ".
 

Noi dobbiamo aprirci la via attraverso la massa dei complessi sincronismi
del regno della differenziazione ed accedere nell'intimo santuario dei
Patriarchi. Per realizzare questo dobbiamo esercitarci indefessamente per
mezzo di una concentrata riflessione sul nostro koan. Daie Osho aveva l'
abitudine di dire alla gente :" Ho esperimentato il grande satori per
diciotto volte e perso il conto del numero dei piccoli satori che ho avuto
". Considerato che perfino i vecchi maestri dovevano esercitarsi, noi,
sicuramente, non abbiamo neanche un momento da sprecare. Quando il potere di
kensho, il potere di vedere nella propria reale natura è debole, noi non
possiamo alterare il karma che ci sta attaccato dal passato e che impedisce
la nostra realizzazione. Se la saggezza che comprende la differenziazione
non è completamente chiara, noi non possiamo essere di beneficio agli esseri
senzienti. Ma rendere luminosa questa saggezza della differenziazione è
davvero una difficile impresa.
 

7° Capitolo  GONSEN KOAN
 

Ho parlato abbastanza a lungo sui koan del Darmakaya, ovvero i koan Hossin e
dei koan kikan. Il tipo di koan che in successione prendiamo in
considerazione nella nostra pratica, è conosciuto come Gonsen. Gonsen
letteralmente significa lo studio e l'investigazione delle parole. I koan
Gonsen sono quelle parole e quelle frasi dei patriarchi, difficili da
capire. Ora che noi siamo riusciti ad entrare nel Darmakaya (Hossin) e ci
siamo aperti un varco attraverso l'interdipendenza delle differenziazioni
(Kikan), dobbiamo dedicare i nostri sforzi alla penetrazione del più
profondo significato delle parole e delle frasi. Sentiamo dire spesso:
"Nella nostra scuola non ci sono scritti da fissare, nè parole o frasi da
far conoscere, nè delusioni da cui separarsi, nè illuminazione da ottenere.
Ma se fossimo seduti proprio qui, in quello che un vecchio maestro ha
chiamato: 'il profondo abisso dell'emancipazione', noi, dopo tutto, staremmo
violando il vero significato del Budda-Darma. Per cui, per noi praticanti
Zen, in ogni frase esiste la vita e la morte, in una risposta esiste la
liberazione o la prigionia, una singola espressione contiene il regno delle
miriadi di trasformazioni impossibili da conoscere per ogni uomo, chiunque
egli sia. Questo è il motivo per cui dobbiamo conoscere i molteplici e
sottili significati connessi ad una singola parola.
Ummon Zenji disse: "Uomini di immensurabile grandezza sono scossi dal flusso
e dal riflusso delle parole".  Se si è in grado di penetrare direttamente
nelle parole e comprenderle completamente, ogni cosa, dalle parole dissolute
alle sciocche dispute mondane, verrà trasformata in una panna dal gusto
sopraffino.
Hakuinm Zenji lo dice così: " Danzare e  cantare,  sono la voce del Darma".
Un vecchio maestro ha detto: "Nella nostra scuola non ci sono parole e frasi
;  non c'è una sola cosa da dare agli uomini". Ma proprio per la ragione che
non ci sono parole e frasi, parole e frasi sono le più meravigliose. Siccome
la valle profonda è senza parzialità, essa echeggia i passi di chiunque la
percorre. Proprio per la ragione che non esiste una singola cosa, le
diecimila cose sono le più misteriose. Siccome la grande campana è in sé
senza suono, quando viene percossa dal batocco, riverbera un flusso di
suoni. Penetrare nel Principio Fondamentale e penetrare nell'insegnamento
che è in esso, non sono differenti da ciò. Le quattro proposizioni logiche
sono abbandonate e le cento negazioni spazzate via. Allora, in qualsiasi
modo o per quanto liberamente possiate parlare, potrete istantaneamente
"tagliare la lingua di ogni uomo sulla terra" (Rinzai). Ma siccome voi
desiderate l'emancipazione del solo vostro corpo, non passate attraverso i
koan Gonsen, come potete pensare di salvare gli esseri senzienti?
Nel Lankavatura sutra troviamo questo passaggio: "Penetrare nel Principio
Fondamentale e non penetrare nel suo insegnamento è come aprire gli occhi
nel buio. Penetrare sia nel Principio Fondamentale che nell'insegnamento in
esso contenuto è come aprire i propri occhi alla chiara luce del sole ".
Forse ora noi siamo arrivati a realizzare l'importanza di questi koan
Gonsen, i koan che concernono lo studio e l'investigazione delle parole.
Molto tempo addietro Bodidarma descrisse il suo insegnamento come: "Una
speciale trasmissione al di fuori delle scritture, non fondato sulle parole
e sulle lettere, che puntando direttamente alla mente dell'uomo gli permetta
di vedere la propria reale natura ed ottenere la buddità ".
Spesso, l'incomprensione di questa dichiarazione fa sì che le persone non
leggano i sutra e gli scritti dei Patriarchi, oppure considerino gli
insegnamenti scritti di minore importanza. Dispiace vedere che molti della
nostra scuola abbiano abbandonato questi studi. Quando un insegnamento al di
fuori delle scritture è chiaramente compreso, l'insegnamento all'interno
delle scritture non dovrebbe interferire con esso. Se un insegnamento al di
fuori delle scritture non ammette l'insegnamento nelle scritture, allora non
è un vero insegnamento. Quando la comprensione in ambedue è chiara non
esiste pregiudizio né nei confronti dell'uno, né dell'altro. Illuminare la
propria mente, durante il giorno, leggendo un vecchio insegnamento alla luce
della finestra ed approfondire, di notte, il proprio discernimento del
Principio per mezzo della meditazione nello zendo, questo, davvero,
significa illuminare la propria natura con l'insegnamento e, nello stesso
tempo, illuminare l'insegnamento con la propria reale natura. Dentro e fuori
sono uno, questo e quello sono trascesi. E' proprio come due specchi che si
riflettono uno con l'altro senza nessuna ombra in mezzo. Però, sebbene le
parole e le frasi dette possano essere la sorgente dell'emancipazione, esse
possono essere anche la sorgente della schiavitù. Secondo il modo in cui
sono usate esse diventano la panna raffinata o il peggiore veleno. Ora
lasciate che vi mostri alcuni dei koan attraverso lo studio dei quali noi
otteniamo la comprensione dentro il mistero delle parole :
 

"Un monaco chiese a Fuketsu Osho: 'La parola e il silenzio tendono a
separarlo o a nasconderlo (il Principio). Come dobbiamo comportarci per non
violarlo ? '. Fuketsu rispose con il verso:
'Io mi ricordo sempre di Konan in primavera;
il grido delle pernici ed i fiori che spandono la loro fragranza.' "
 

"Un monaco chiese a Nansen: 'C'è una verità che non è stata predicata agli
uomini ?'. 'C'è ' disse Nansen".
'Qual è questa verità ?' chiese il monaco . Nansen rispose:
' Non Mente, non Budda, non Cosa' ".
 

"Un monaco chiese a Joshu: 'Cosa è Joshu ?'. Joshu rispose:
'Cancello est, cancello ovest, cancello sud, cancello nord' ".
 

"Un  giorno Chosha Osho andò a fare una camminata in montagna. Tornando al
monastero il capo gli chiese: 'Osho, dove siete stato?'.
'Vengo da una camminata sulla montagna' rispose Chosha. 'E dove siete stato?
' chiese ancora lo shikaryo. 'Andando ho seguito le erbe fragranti, tornando
ho seguito i fiori cadenti' rispose Chosha. 'Come esprime il senso della
primavera! 'esclamò il capo dei monaci. 'Ancora meglio è la rugiada d'
autunno sui fiori di loto' gli disse di ritorno Chosha. Il verso finale di
Secchò fu :' Vi sono grato di questa risposta' ".
Noi studiamo anche le Tre Parole Cardine di Haryo Osho :
 

1-  "Un monaco chiese ad Haryo Osho: 'Cos'è la scuola Daiba?' .
'Riempire una ciotola d'argento con della neve' disse Haryo.
2-  'Cosa dici della spada di capello fluttuante?' .'La punta di ogni ramo
di corallo sostiene la luna'.
 

3-   'Cosa dici del Tao?'.'Un uomo con gli occhi chiari cade nel pozzo' ".
 

Commentando queste domande e risposte, Ummon disse: "Se in occasione di
qualche mio anniversario di morte voi reciterete queste 'Tre Parole', sarà
sufficiente per meritarvi i miei rispetti". E' tale l'alto rispetto in cui
noi teniamo una frase. Ma lasciate che vi avverta, e questo è un punto molto
importante, che se voi siete presi dal groviglio delle parole perderete la
vostra libertà". Quando Shakyamuni era in procinto di entrare nel Nirvana,
Manjusri gli si rivolse dicendo: "Io supplico l'Onorato nel Mondo affinché
faccia girare la ruota del Darma per l'ultima volta". L'Onorato nel Mondo
rimproverò Manjusri dicendo: "Dal giorno in cui sono entrato nel parco dei
Daini fino al momento in cui venni qui sulla sponda del Hiranyavati, non ho
pronunciato una parola".
Questo significa girare la ruota del Darma o no? E' davvero difficile
esaurire completamente il mistero dello parola.
 

8° Capitolo  NANTO KOAN
 

Il tipo successivo di koan che studiamo è conosciuto come NANTO. Nanto
significa difficile da attraversare. Anche se abbiamo frantumato la botte di
nera lacca con l'aiuto dei koan Hossin, ci siamo mossi attraverso le
innumerevoli pieghe dell'interdipendenza dei koan kikan e, attraverso lo
studio dei molti koan Gonsen, completato la nostra investigazione di quelle
parole dei Patriarchi che sono difficili da capire, con nostro dispiacere ci
accorgiamo che il luogo di residenza dei Patriarchi è ancora così distante
come il lontano orizzonte. Quando guardiamo ad esso, sembra sempre più alto;
quando vi entriamo sembra sempre più profondo. Quali difficoltà dovettero
esserci anche per i Patriarchi ! Questo è il luogo chiamato Nanto, il luogo
difficile da attraversare. Solo quando abbiamo penetrato questi koan Nanto,
uno per uno, noi possiamo essere definiti veri monaci. Nel suo Sokku roku
kaien fusetsu, Hakui Zenji dice : " Il mio avvertimento per voi, eminenti
persone che studiate questo profondo insegnamento, è questo : Voi, esseri
risoluti, dovete intrepidamente prostrare il vostro spirito ed ottenere la
comprensione della vostra reale natura in un momento. Ma nel momento che la
vostra comprensione della Reale Natura è diventata perfettamente chiara,
scardinate la comprensione che avete ottenuto e risolvete questi koan Nanto.
Allora comprenderete le parole del Nirvana sutra quando dice : ' Tutti i
Budda e gli Onorati nel Mondo vedono la propria Natura di Budda con i propri
occhi, con la stessa chiarezza con cui vedono il frutto di mango nella
propria mano '. In più, voi penetrerete nella esperienza finale dei
Patriarchi. Allora, per la prima volta, prendendo nelle vostre due mani i
talloni e i denti della grotta del Darma (è un nome dello zendo) e
indossando il talismano supernaturale che strappa la vita dalla morte,
potete entrare nei regni dei Budda e scherzare nel regno di Mara. potete
tirare fuori i chiodi e strappare i cunei, spargere la nuvola della Grande
Compassione, praticare la carità del Grande Darma e, abbondantemente
beneficare quelli che vengono a voi da tutte le direzioni. Eppure, nello
stesso tempo, voi siete solo un vecchio monaco con due occhi orizzontali ed
un naso perpendicolare che avendo niente da altro da fare, gode la più
grande tranquillità. Questo è ciò che viene chiamato essere un vero
discendente dei Patriarchi ed un essere che merita la gentilezza che egli ha
ricevuto. Ora voi potete passare i vostri giorni in tranquillità, bevendo tè
quando c'è il tè, mangiando riso quando c'è del riso. Se non c'è altro da
fare, va bene; se c'è qualcosa da fare, va bene. I Patriarchi non possono
stendere le loro mani su voi e potrete spendere diecimila once d'oro ".
Fino a quando un monaco Zen non ha raggiunto questo punto, non può sentirsi
tranquillo neanche bevendo una tazza di tè. Nashinken, il mio maestro, aveva
l'abitudine di parlare spesso di questo nei suoi discorsi ai monaci :" La
pratica dello Zen è come fare una buona spada. L'acciaio grezzo deve essere
scaldato fino a quando diventa rosso, poi deve essere battuto per fargli
prendere forma, poi messo di nuovo a fuoco e poi immerso nell'acqua fredda e
ancora battuto per formarla; temperata e raffinata ancora e ancora e ancora
per portarla a completamento. Così avrete una spada veramente buona. Non ci
sarà nulla che una tale spada tocchi senza tagliarla. D'altro canto, se è
stata temperata in maniera insufficiente, la lama sarà difettosa o spuntata.
Non taglierà neanche la testa di una rapa. Per questa ragione, più satori
voi avete ottenuto, più ancora dovete sperimentare, più chiara diventa la
vostra comprensione, maggiormente dovete studiare ".
Come esempio dei koan Nanto, lasciate che vi mostri questi :
 

" Un giorno, quando stavano parlando, Rikuko disse a Nansen :' Il maestro
del Darma Jo ha detto :' Il cielo, la terra ed io abbiamo la stessa origine,
le diecimila cose ed io abbiamo lo stesso corpo, non è straordinario ? '.
Indicando un fiore nel giardino, Nansen disse :' Gli uomini di questi giorni
quando guardano questo fiore sembra loro come un sogno ' ".
 

Il poeta Secchò scrisse i seguenti versi come commento alla puntualizzazione
di Nanne :
" Ascoltare, vedere, comprendere, conoscere,
ognuno di questi non è separato.
Per lui  montagne e fiumi
non appaiono nello specchio.
Quando la luna gelata del cielo è al suo posto
e la mezzanotte si avvicina
quale ombra, insieme alla mia
sarà riflessa dalla chiara pozza, freddo ? ".
 

Oso Hoen Zenji disse :" E' come un bufalo d'acqua che attraversa una
finestra. La testa, le corna e le quattro zampe sono tutte passate. Perché
la coda non può passare ? ".
 

Un altro koan conosciuto come "la torre in memoria di Sozan" :
"Una volta, il monaco direttore del monastero (shikaryo) andò a parlare a
Sozan Nin Zenji circa la costruzione della torre in sua memoria. Il maestro
chiese :' Quanto denaro darai al costruttore ? '. ' Questo dovete deciderlo
voi, Osho ' rispose il monaco. ' E' meglio dargli tre misure, due o una ?
' chiese Sozan. ' Comunque, se puoi parlare, costruisci tu stesso la torre
per me '. Il monaco fu molto confuso.
In quel tempo Rasan stava vivendo in un eremitaggio sul monte Daiyu, lo
stesso dove era vissuto Eno Taikan. Un giorno, un monaco che capitò a
visitarlo, gli raccontò la conversazione fra Sozan e lo shikaryo.
' C'è stato qualcuno capace di parlare ? ' chiese Rasan.
' Finora nessuno '. Allora torna da Sozan e digli così : ' se dai al
costruttore tre misure, non avrai una torre in tutta la tua vita; se gli dai
due misure tu e lui uniti sarete una mano sola; se gli dai una misura gli
farai una tale offesa che le sue sopracciglia e i suoi capelli cadranno '.
Il monaco portò il messaggio a Sozan. Il maestro assunse una posa dignitosa
e fissando lo sguardo lontano, verso il monte Daiyu, si inchinò e disse :'
Io pensavo che non ci fosse qualcuno in grado di parlare, ma sul monte Daiyu
c'è un vecchio Budda che emette dardi abbaglianti di luce che arrivano fino
a quaggiù. Non di meno egli è un fiore di loto che sboccia nel mezzo dell'
inverno '.
Sentendo queste parole di Sozan, Rasan disse :' Parlando io così, i peli
della coda della tartaruga sono di colpo cresciuti di molte lunghezze ' ".
 

" Rivolgendosi all'assemblea  alla  fine  del  periodo  estivo, Suigan disse: 
' Miei fratelli, dal principio dell'estate io non ho fatto altro che
parlare. Guardate, mi è restata qualche sopracciglia ? '. Hofuku disse :' Il
ladro ha un cuore di codardo '.
Chooku disse :' Crescendo ! '.

Ummon disse :' Kan ! '.
 

E poi c'è il koan conosciuto come " Il ventaglio di rinoceronte di Enkan " :
" Un giorno Enkan Osho chiamò il suo assistente (inji) e disse :' Portami il
mio ventaglio di corno di  rinoceronte '.   L'inji  disse :' Il ventaglio s'
è rotto '.  ' Se il ventaglio si è rotto, allora portami il rinoceronte '. L
'inji non rispose.
 

Il poema di Secchò su questo episodio è :
" Il ventaglio di rinoceronte
è stato usato a lungo,
ma quando una domanda è posta
nessuno conosce in verità cosa è.
La fresca brezza senza legami
e il corno sulla testa,
proprio come le nuvole di pioggia che sono passate
sono difficili da seguire " .
 

Quando sarete riusciti a passare attraverso questi e molti altri koan Nanto
senza alcuna esitazione o dubbio, questi koan che sono difficili da
penetrare, voi avrete compiuto uno studio esauriente del JIJI MUGHE HOKKAI,
il mondo del Darma dove ogni cosa interpenetra ed armonizza con ogni altra
cosa senza alcun ostacolo, ovvero il regno della completa assenza di sforzo.
 

 

9°  Capitolo  GOI KOAN
 

Stiamo ora raggiungendo l'apice del nostro studio formale dello Zen. Anche
se abbiamo passato molti koan, inclusi quelli difficili da superare, i
Patriarchi vogliono farci fare uno studio ancora più profondo delle dottrine
della nostra scuola. A questo fine vogliono che interpretiamo i Cinque Gradi
concepiti da Tozan Ryokai Zenji. Alcune volte i Cinque Gradi sono stati
definiti la filosofia dello Zen. Comunque, senza la comprensione che abbiamo
ottenuto come risultato dell'essere passati attraverso molti precedenti
koan, non saremo preparati per comprendere il profondo significato dei
Cinque Gradi o GOI. L'abilità intellettuale non ha parte nella comprensione
della saggezza dei Patriarchi. Lo studio dei Goi sembra più simile ad un
severo e finale esame, perché colui che comprende questo studio sarà
chiamato non solo a rivedere tutto quello che precedentemente è arrivato a
comprendere, ma a chiarire, mettere in relazione ed approfondire ancora di
più la comprensione che ha ottenuto. Avrà da lucidare ancora ogni facciata
del suo gioiello spirituale che ha intagliato così laboriosamente e senza
tregua. Ma nel fare ciò vedrà per la prima volta la totale pienezza, la
perfetta simmetria e l'inseparabile bellezza a cui è stato portato per mezzo
della pratica concepita dagli antichi maestri.
Hakuin Zenji, nel Keisou Dokuzui, ha fornito un penetrante commento sui Goi
. Lascio che egli parli al mio posto. Forse, dopo avere ascoltato le sue
parole, capirete perché noi diamo così alto valore ai koan Goi :
" I Cinque Gradi del Manifesto e del Reale.
L'insegnamento segreto trasmesso oralmente dal monaco che visse sul monte
Tou.
Noi non sappiamo da chi fu composto la Samadi dello Specchio adorno di
gioielli (Hokyo Zanmai). Da Sekiko Osho e Ungan Osho fu trasmesso da maestro
a maestro e dato da maestro a maestro nella stanza segreta. Questo
insegnamento non è stato mai svelato di buon grado fino ad ora. Dopo che fu
trasmesso a Tozan Osho egli rese chiara la gerarchia dei Cinque Gradi in
esso e compose un verso per ogni Grado per rivelare il più importante
principio  del Buddismo. Certamente i Cinque Gradi sono una torcia nella
strada buia, un traghetto sulla riva quando uno ha perso la propria via ! Ma
ahimé, i giardini Zen del tempo recente sono desolati e nudi. ' Puntare
direttamente al fondamentale ' Zen è visto come niente altro che
ottenebramento e follia e il tesoro supremo del Mahayana, ovvero i Cinque
Gradi del Manifesto e del Reale, del Samadi dello Specchio adorno di
gioielli è considerato soltanto un vecchio e rotto recipiente di una casa
antiquata. Nessuno gli riserva alcuna attenzione. Gli studenti di questi
giorni sono come ciechi che hanno gettato via i propri bastoni, chiamandoli
inutili bagagli. Da sé stessi incespicano e cadono nel fango delle opinioni
eterodosse e non possono uscirne fino a quando la morte se li prende. Essi
non sapranno mai che i Cinque Gradi sono la nave che li trasporta attraverso
il mare che circonda il Grado del Reale, la ruota preziosa che demolisce la
inespugnabile casa-prigione dei due vuoti. Essi non conoscono la strada
importante della pratica progressiva, non sono versati nel significato
segreto di questo insegnamento. Perciò essi affondano nell'acqua stagnante
della pratyeka buddità. Essi precipitano nel nero abisso dei broccoletti
secchi e dei semi decomposti. Anche la mano del Budda troverebbe delle
difficoltà nel salvarli.
Ciò in cui fui iniziato quarant'anni  orsono nella stanza di Shoju lo
dispenserò come l'elemosina del Darma. Quando troverò una persona superiore
che sta studiando il vero e profondo insegnamento ed ha fatto esperienza
della Grande Morte, gli darò questa trasmissione segreta, in quanto essa non
è stata destinata agli uomini di media e bassa abilità. Badate a non
trattarla leggermente ! Come è vasta l'espansione del mare della dottrina,
come sono molteplici le porte dell'insegnamento ! Tra questi vi sono
certamente un certo numero di dottrine e d'insegnamenti segreti trasmessi
oralmente; eppure non ho mai visto qualcosa che eguagli la perversione dei
Cinque Gradi, il cavilloso criticismo, le spiegazioni tortuose, l'aggiungere
ramo su ramo, l'accumularsi di complicazioni su complicazioni. La verità è
che gli insegnamenti che sono colpevoli di questo non conoscono per quale
scopo i Goi sono stati istituiti. Quindi essi confondono e sconcertano i
propri studenti al punto che anche Ananda o Sariputra troverebbero
difficoltà nel giudicarli. O, forse, può essere successo che i nostri
Patriarchi si sono liberati di queste assurdità per tormentare i loro
posteri ulteriormente ? A lungo mi sono chiesto questo. Ma quando mi toccò
di entrare nella stanza di Shoju, il rinoceronte del mio precedente dubbio
immediatamente cadde a terra morto.....
Non pensate con sospetto ai Goi dicendo che non sono il segreto insegnamento
direttamente trasmesso dalla linea Tozan. Voi dovreste sapere che fu
soltanto quando ebbe completato la sua investigazione dei versi di Tozan che
Shoju dette il suo riconoscimento ai Goi. Dopo che io fui entrato nella
stanza di Shoju ed ebbi ricevuto la trasmissione da lui, fui abbastanza
soddisfatto. Ma sebbene fossi soddisfatto, deploravo il fatto che tutti i
maestri non avevano ancora chiaramente spiegato il significato della
Reciproca Interpenetrazione del Manifesto con il Reale. Essi sembravano
avere scardinato le parole 'reciproca interpenetrazione' e di non prestare
alcuna attenzione ad esse. Perciò il rinoceronte del dubbio ancora una volta
alzò la sua testa. Nell'estate del primo anno dell'era Kan'en (1748-51) nel
mezzo della mia meditazione, immediatamente il mistero della reciproca
interpenetrazione  dell'Apparente con il Reale divenne perfettamente chiaro.
Fu proprio come guardare il palmo della mia mano. Il rinoceronte del mio
dubbio cadde immediatamente morto ed io potetti a malapena sopportare la
gioia che ne derivò. Sebbene desiderassi farne partecipi gli altri, avevo
vergogna di strizzare il mio maleodorante latte di vecchia donna e con esso
nutrire la bocca dei monaci. Tutti quelli di voi che desiderano scandagliare
questa profonda sorgente, devono attuare una investigazione in segreto e con
tutto il loro corpo. La mia tribolazione si è estesa per questi trent'anni.
Non pensate che questo sia un compito facile ! Anche se vi dovesse succedere
di distruggere la famiglia e sparpagliarla, non considerate questo
sufficiente. Voi dovete fare il voto di passare attraverso sette, otto o
anche nove boschi di rovi. E quando siete passati attraverso i rovi, non
dovete ancora considerare questo sufficiente. Fate il voto di investigare il
segreto insegnamento dei Goi fino alla fine ".
 

10°  Capitolo  GOI KOAN (II)

 

 

"Negli ultimi otto nove anni o poco più, ho provato ad incitare tutti voi
che bollite il vostro riso giornaliero sullo stesso fuoco con me, a studiare
questo grande problema completamente, ma il più delle volte voi lo avete
preso per una dottrina di un'altra casa e siete rimasti indifferenti ad
essa. Soltanto pochi di voi hanno ottenuto una comprensione di esso. Quanto
profondamente ciò mi opprime ! Non avete mai sentito :' Le porte del Darma
sono infine, voto di entrarle tutte ?'. Quanto più questo dovrebbe essere
vero per il massimo principio del Buddismo e la strada essenziale di sanzen
! Shoju Rojin ha detto :' Al fine di provvedere un mezzo grazie al quale gli
studenti potessero sperimentare le Quattro Saggezze, i Patriarchi, nella
loro compassione e con la loro bravura nell'inventare espedienti, prima di
tutto istituirono i Cinque Gradi '. Quali sono le cosiddette Quattro
Saggezze  ? Esse sono : La Perfetta Saggezza del Grande Specchio, La
Saggezza della Natura Universale, La Saggezza dell'Osservazione Meravigliosa
e La Saggezza della Perfezione dell'azione.
Seguaci della Via, anche se voi avete insistito nei vostri studi del
Triplice Insegnamento in maniera assidua attraverso molti kalpa, se voi non
avete direttamente fatto esperienza delle Quattro Saggezze, non vi è
permesso di chiamarvi un vero figlio di Budda. Seguaci della Via, se le
vostre investigazioni sono state corrette, complete, nel momento che
sfondate la nera grotta delle Otto Consapevolezze, la luce preziosa della
Perfetta Saggezza del Grande Specchio brillerà istantaneamente. Ma,
stranamente, la luce della Perfetta Saggezza del Grande Specchio è nera come
la lacca. Questo è ciò che è chiamato il grado dell'Apparente nel Reale.
Avendo ottenuto la Perfetta Saggezza del Grande Specchio si entra il grado
del Reale nell'Apparente.
Quando avete ultimato la lunga pratica della Samadi dello Specchio Adorno di
Gioielli, realizzate direttamente la Saggezza della Natura Universale e per
la prima volta entrate nello stato della non ostruita interpretazione del
noumeno e dei fenomeni. Ma arrivato a questo punto il discepolo non deve
ritenersi soddisfatto. Egli deve entrare in intima conoscenza con il grado
Venendo dal Reale. Dopo quello, dipendendo dal grado dell'Arrivo alla Mutua
Integrazione, egli proverà completamente la Saggezza dell'Azione. Alla fine
si raggiunge il grado della Raggiunta Unità e 'dopo tutto torna a sedersi
fra il carbone e le ceneri'. Sapete perché ? L'oro puro che è stato fuso
migliaia di volte, non ritorna ad essere un minerale. La mia sola paura è
che un piccolo guadagno vi soddisfi. Quanto è impagabile il merito che si
guadagna attraverso la pratica del passo dei Cinque Gradi dell'Apparente e
del Reale ! Per mezzo di questa pratica non solo si ottengono le Quattro
Saggezze ma, personalmente, si prova che i Tre Corpi sono interamente
compresi nel proprio corpo. Non avete letto nel Daijio Shogongyo Ron :'
Quando le Otto Consapevolezze sono invertite, le Quattro Saggezze sono
prodotte; quando le Quattro Saggezze sono legate insieme, i tre corpi sono
giunti alla perfezione ' ? Perciò  Sokei Daishi compose il verso :
' La vostra propria natura è provvista con i tre corpi;
Quando la sua brillantezza è manifestata
le Quattro Saggezze sono ottenute '.
Egli disse anche :' Il Puro Darmakaya è la vostra natura, il Perfetto
Sambogagaya è la vostra saggezza; le miriadi di Nirmanakaya sono le vostre
attività ' ".
 

 

 

11°  Capitolo  GOI KOAN (III)
 

 

I versi di Tozan Ryokay sui Goi :
 

L'Apparente nel Reale (1)
 

Nella terza veglia della notte
Prima che appaia la luna
Non c'è meraviglia quando ci incontriamo
Non c'è ravvisamento
Ancora serbata nel mio cuore
E' la bellezza dei primi giorni.
 

Il grado dell'Apparente nel Reale denota il grado dell'Assoluto, il grado in
cui si fa esperienza della Grande Morte, si grida Ka !, si vede la Via e si
entra nel Principio. Quando il vero praticante riempito dal potere che
proviene dal suo studio segreto, da meritori conseguimenti e pratiche
profonde, immediatamente irrompe nel mezzo di questo grado :' Il vuoto cielo
svanisce e la montagna d'acciaio si sgretola '. ' Sopra non c'è una tegola
per coprire la sua testa, non c'è un centimetro di terra per lui su cui
ergersi '.
Le passioni deludenti sono non esistenti, l'illuminazione è non esistente,
Samsara è non esistente, Nirvana è non esistente. Questo è lo stato di
vuoto, di totale solidità, senza suono e senza odore, come una chiara pozza
senza fondo. E' come se ogni fiocco di nuvola fosse stato spazzato via dal
vasto cielo. Troppo spesso il discepolo, considerando che il suo
raggiungimento sia la fine del Grande Problema e il suo discernimento della
Via del Budda completa, ci si attacca fino alla morte e non la lascerà.
Qualcosa così è chiamato 'acqua stagnante Zen'; un uomo così è chiamato 'uno
spirito cattivo che veglia il cadavere nella cassa'. Anche se egli rimane
assorto in questo stato per trenta o quaranta anni, egli non uscirà mai
dalla grotta del compiacimento di sé e dei frutti inferiori della
pratyeka-buddità. Perciò è detto :' Colui la cui attività non lascia questo
grado, affonda nel male avvelenato '. Egli è colui che il Budda chiamò :' Il
pazzo che ottiene la sua realizzazione nel grado del Reale '. Pertanto, per
quanto a lungo egli possa rimanere nascosto nel suo luogo di quiete, in
passività ed indifferenza, l'interno e l'esterno sono trasparenti e la sua
comprensione perfettamente chiara, il momento in cui la brillante
comprensione (che egli ha guadagnato per mezzo della sua pratica), viene in
contatto con la differenziazione delle condizioni contaminate dell'
agitazione o della confusione, scompiglio e vessazione, amore e odio, egli
si troverà totalmente indifeso di fronte ad esse e tutte le miserie dell'
esistenza peseranno su di lui. E' proprio per salvarlo da questa seria
malattia che fu stabilito il grado del Reale nell'Apparente come espediente.
 

 

12°  Capitolo  GOI KOAN (IV)
 

 

Il Reale nell'Apparente (2)
 

Una nonna con gli occhi assonnati
Incontra sé stessa in un vecchio specchio
Chiaramente vede la faccia
Ma non le somiglia affatto
 

Se il discepolo fosse rimasto nel grado dell'Apparente nel Reale il suo
giudizio sarebbe sempre stato vacillante e la sua vista pregiudicata. Perciò
il Bodisatva di superiore capacità invariabilmente dirige la sua vita
giornaliera nel regno dei sei attributi (ciò è comprensibile dai sensi), il
regno di tutte le specie di sempre cangianti differenziazioni. Tutte le
miriadi di fenomeni davanti ai suoi occhi, il vecchio e il giovane, l'
onorabile e il vile, sale e padiglioni, verande e corridoi, piante ed
alberi, montagne e fiumi, egli li guarda come il suo proprio originale, vero
e puro aspetto. E' proprio come guardare dentro uno specchio lucente e
vedere la propria faccia in esso. Se il discepolo continua per lungo tempo
ad osservare ogni cosa ovunque con questa radiante comprensione, tutte le
apparenze per sé stesse diventano lo specchio ingioiellato della propria
casa ed egli (il discepolo) diventa lo specchio ingioiellato delle loro
case.
Eikei (Doghen) ha detto : " L'esperienza dei molteplici darma attraverso l'
uso di sé stessi è delusione; l'esperienza di sé stesso attraverso la venuta
dei molteplici darma è satori " (Ghenjo koan Shoboghenzo). Questo è proprio
ciò che stavo dicendo. Questo è lo stato di 'mente e corpo abbandonate,
abbandonate mente e corpo' (Tendo Nyojo 1163-1228). E' come due specchi
mutuamente riflettenti uno contro l'altro senza neanche un'ombra di immagine
in mezzo. La mente e gli oggetti della mente sono uno e gli stessi, le cose
e sé stesso non sono due. ' Un cavallo bianco entra nei fiori di canna; la
neve è ammucchiata in una coppa d'argento '.
Questo è ciò che è conosciuto come il Samadi dello Specchio di Gioielli.
Questo è ciò di cui si parla nel Nirvana sutra quando dice :" Il Tatagata
vede la Natura di Budda con i propri occhi ". Quando entrate in questo
samadi 'sebbene spingiate il grande bue bianco, questi non sfuggirà' la
Saggezza della Natura Universale si manifesta di fronte ai vostri occhi.
Questo è quanto è indicato con l'espressione :' Esiste un solo veicolo ',
' Il sentiero di Mezzo ', ' La Vera Forma ', ' La Suprema Verità '. Ma se lo
studente avendo raggiunto questo stato, fosse soddisfatto di esso, come
prima egli starebbe vivendo nel profondo abisso della ' fissazione dello
stato inferiore del Bodisatva '. Perché è così ?
Perché non è in grado di conversare con la condotta del Bodisatva e nemmeno
comprendere le condizioni causali per la terra di Budda. Anche se ha una
chiara comprensione della Universale e Vera Saggezza, non può far continuare
a brillare la Meravigliosa Saggezza che comprende la non costretta
interpretazione dei molteplici darma.
I Patriarchi per salvarlo da questa calamità hanno predisposto il grado
della Venuta del Reale.
 

 

13°  Capitolo  GOI KOAN (V)
 

La Venuta del Reale (3)
 

Entro il nulla vi è un sentiero
Che porta via le scorie del mondo
Perfino se osservi il tabù
Nel nome dell'attuale imperatore
Andrai oltre quell'eloquente del tempo antico
Che zittì ogni lingua
 

In questo grado il Bodisatva Mahayana non rimane nello stato di ottenimento
che ha realizzato, ma dal centro del mare del senza sforzo egli lascia
continuare a brillare la sua grande compassione acquisita senza causa.
Fondandosi sui Quattro Puri e Grandi Voti universali spinge il avanti la
ruota del Darma del 'cercando la Bodi sopra e salvando gli esseri senzienti
in basso'. Questo è il cosiddetto ' venendo dall'andante, andando dal
venente'. Ancora egli deve conoscere il momento dell'incontro delle paia di
opposti, chiarezza e oscurità. Perciò il grado di Arrivo della reciproca
Integrazione è stato stabilito.
 

Arrivo alla reciproca Integrazione (4)
 

Quando due lame incrociano le punte
Non c'è bisogno di indietreggiare
Il maestro di spada
E' come il loto che sboccia nel fuoco
Un uomo così ha uno spirito
Capace di elevarsi in cielo
 

In questo grado il Bodisatva di spirito indomito gira la ruota del Darma
della non dualità di chiarezza e oscurità. Egli si erge nel mezzo della
sporcizia del mondo 'la sua testa coperta di sabbia e la sua faccia rigata
di sporcizia' (Engo nel caso 43 del Hekigan roku).
Egli si muove nella confusione del suono e del piacere sensuale
schiaffeggiato di qua e di là. E' come il loto che sboccia nel fuoco, il
quale, incontrando le fiamme, diventa ancora più brillante nei suoi colori e
puro nella sua fragranza;  'entra nel mercato con le mani vuote' eppure gli
altri ricevono benefici da lui. Questo è ciò che è chiamato 'essere sulla
strada eppure non avere lasciato la casa; avere lasciato la casa eppure non
essere sulla strada'. E' egli un uomo ordinari? E' un saggio? I malvagi e
gli eretici non sanno riconoscerlo. Perfino i Budda e i Patriarchi non
possono posare la loro mano su di lui.
Se qualcuno volesse provare ad indicare la sua mente non troverebbero altro
che corna di lepre e peli di tartaruga che sono andati oltre la più lontana
montagna. Pure, non deve considerare questa condizione come il suo
definitivo luogo di riposo. Perciò è detto: 'Un uomo così ha uno spirito
capace di elevarsi al cielo'. Che cosa deve fare egli alla fine? Deve sapere
che c'è un altro grado ancora: la Raggiunta Unità.
 

Unità Raggiunta (5)
 

Chi osa eguagliare colui
Che non cade né nell'essere né nel non essere!
Tutti gli uomini vogliono lasciare
La corrente della vita ordinaria
Ma egli dopo tutto torna indietro
Per sedersi in mezzo al carbone e alle ceneri
 

Il verso di commento del Maestro dice :
'Per quante volte il vecchio e pigro succhiello Tokuun
Non è disceso dal Picco Meraviglioso!
Egli impiega dei folli saggi uomini per portare la neve
Ed insieme riempire il pozzo'
Lo studente che vuole passare attraverso il grado di Tozan della Raggiunta
Unità deve prima di tutto studiare questo verso.
 

E' di estrema importanza studiare e passare attraverso i Cinque Gradi, per
ottenere la loro comprensione penetrante ed essere totalmente senza
fissazione ed esitazione.
Ma, anche se il vostro personale studio dei Cinque Gradi arriva alla fine,
La Via del Budda si estende senza fine e non ci sono luoghi di sorta in
essa. Le vie del Darma sono molteplici.
 

14°  Capitolo  I COMANDAMENTI
 

Avendo completato i koan Goi il nostro studio del Budda-Darma, così come è
stato tradizionalmente trasmesso nella Scuola Zen, arriva al termine. Solo
un'altra domanda rimane da rispondere: 'Come ci dobbiamo comportare nella
nostra vita quotidiana in modo da mai violare il Budda-Darma?'. Quando
abbiamo penetrato pienamente l'ultimo dei Goi, facciamo nostra la
fondamentale attitudine della mente dalla quale originano tutte le attività
dei Patriarchi. Ma vivere questa attitudine dal mattino alla sera e dalla
sera al mattino è l'ultimo scoglio della pratica Zen. Per questo fine noi
dobbiamo passare attraverso i Dieci Comandamenti, esaminandoli
minuziosamente in ogni parte, andando da una rifinitura all'altra, dal più
piccolo dettaglio all'altro.
Nelle nostre attività quotidiane i nostri piedi camminano sulla terra;  nei
dintorni che ci circondano noi incontriamo quello che è nostro destino
incontrare; noi siamo il maestro, noi siamo la personificazione della
dottrina. Per quanto riguarda i Dieci Comandamenti, essi sono quelli
tradizionalmente trasmessi dal tempo del Budda Sakyamuni:
 

1-    Non distruggere la vita
2-    Non rubare
3-    Non commettere atti impuri
4-    Non mentire
5-    Non bere liquori intossicanti
6-    Non riportare le cattive azioni di alcuna persona appartenente ad uno
dei quattro gruppi
7-    Non diffamare un altro elogiando sé stesso
8-    Non bramare
9-    Non essere agitato dall'ira
10-  Non insultare i Tre Tesori
Per quante volte noi possiamo avere ascoltato questi comandamenti oppure
averli recitati noi stessi, è solo quando li osserviamo in sanzen con il
nostro occhio di Zen completamente aperto che arriviamo a comprendere la
loro grandezza. Vivere in armonia con le loro parole è abbastanza difficile;
vivere in armonia con il loro più profondo significato è una tale impresa
che può essere compiuta solo dopo essere passati attraverso una lunga
pratica. Quanto è meravigliosa la nostra religione!
Quanto è profonda la verità che noi seguiamo! Quando la otteniamo,
impadronirsi di essa è difficile; quando ce ne siamo impadroniti e l'abbiamo
esaurita, la sua straordinarietà è ancora difficile da scandagliare. C'è
ancora un progresso da fare per raggiungere l'ultima meta. Qual è l'ultima
meta ?
Daito Kokushi dedico i venti anni che visse fra i mendicanti sotto il ponte
Gojo in Kyoto alla lunga maturazione del suo corpo spirituale. Kanzan
Kokushi, fondatore del Myoshinji, dopo avere raggiunto l'essenza del Darma
di Daito Kokushi, andò nella profondità della montagna di Ikuba e praticò
per molti anni. Durante il giorno egli lavorava come bracciante, durante la
notte andava nella sua capanna e sedeva quietamente. Quando noi ci fermiamo
a pensare sulle realizzazioni dei Patriarchi e ci vediamo come siamo di
questi tempi, non possiamo fare altro che allarmarci. Nel Hokyo Zanmai di
Tozan Ryokai è detto: 'La pratica nascosta e l'attività segreta sembrano
stupide e folli, ma quando voi riuscite ad ottenere la vostra eredità siete
chiamato maestro fra i maestri'. Quante parole ci sono che penetrano nel
profondo del midollo delle nostre ossa!
Nei monasteri della scuola Rinzai di Zen all'inizio e alla metà dei periodi
estivi ed invernali e la notte prima della sesshin di Rohatsu, i maestri
leggono ai propri monaci il kikan, ovvero le ammonizioni trasmesse
attraverso generazioni nel monastero. Queste ammonizioni sono importanti
principi guida per i monaci e parole di incoraggiamento per la loro pratica.
Sebbene esse siano intese per i monaci che vivono nel monastero ed alcune di
esse non siano applicabili ai laici, i principi di base non differiscono,
fra monaci e laici. Lo spirito con cui essi debbono intraprendere e portare
avanti la loro pratica è esattamente lo stesso; il fine verso cui tutti
stanno lottando è esattamente lo stesso fine. Lasciate che selezioni alcuni
passaggi delle ammonizioni del mio monastero, il Koonji :
'Tutti voi rispettabili studenti di Zen, confrontando il regno dove non
esiste la comprensione per mezzo della ragione, ciascuno di voi deve
chiamare a sé il proprio koan ed investigare in esso fino al limite, in
tutti i sensi. Non tenete conto di qualsivoglia confusione o difficoltà voi
potete incontrare, non dovete mai arrendervi. Non prendete sanzen come dei
ciechi. Non azzardatevi a puntare a questo o a quello dicendo: 'Questo è Zen, 
quello è satori'. Spiegare una cosa non colpisce il perno. Per mezzo
del vero sanzen voi dovete ottenere una vera prova. Se non esperimentate il
satori, per cosa siete buoni ? Non costruite la vostra casa sopra la sabbia.
Fate della vostra mente reale il terreno di base; i vostri voti risoluti
siano le pietre delle fondamenta; il vostro satori genuino la linea di
misurazione; il vostro zazen i travi e l'asta di colmo. Se voi
diligentemente e risolutamente portate avanti la vostra investigazione con
tutto il vostro essere, senza fermarsi per un istante, verrà sicuramente il
momento in cui otterrete quella chiara visione che è il risultato del vostro
lungo e strenuo sforzo. Siate perspicaci, siate attenti ! Sforzatevi, state
in guardia! '.
Io ho parlato riguardo ai punti essenziali che noi studenti attraversiamo
nel corso della nostra pratica Zen. Anche se sono sicuro che molti rimangono
oscuri e difficili da comprendere per voi, l'essenza dello Zen è semplice. E
' libertà, è azione, è vita di tutti i giorni. Per quelli di noi che seguono
questa religione il viaggio non ha fine e sebbene la nostra pratica formale
possa essere completata, il suo gradino finale è una consacrazione al
compimento dei Quattro Voti, un impegno che continua nell'eternità.
 

 

fine
 
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