in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Brani tratti da Simone Weil e la passione di Dio di Angela Putino


 

La Creazione

storia del contatto di Dio con il mondo

 

“Così coloro che posseggono il privilegio della contemplazione mistica, avendo sperimentato la misericordia di Dio …, suppongono che, poiché Dio è misericordia, il mondo creato è opera di misericordia …  . Ma quanto a constatare direttamente questa misericordia nella natura, bisogna essere ciechi, sordi, empi per credere che sia possibile … : Non credere che dietro il sipario del mondo ci sia una misericordia infinita, o credere che questa misericordia sia davanti al sipario, l’uno o l’altro rendono crudeli” Q III, 118

 

Perché possa esistere ciò che non è, Dio, come potenza, deve ritirarsi: “già come creatore, Dio si svuota della sua divinità, prende forma di uno schiavo, si sottomette alla necessità, si abbassa” PSO, 104

…. senza tale abbandono gli uomini non esisterebbero. “la sua presenza li priverebbe dell’essere come una fiamma brucia una farfalla” PSO, 104

….  esiliato perché l’amore in lui ha vinto la potenza.

“Dio e la Creazione sono uno, Dio e la Creazione sono infinitamente distanti … sentire la distanza significa lo smembramento” Q III,68

 

Il ritmo trinitario

La lacerazione inizia in Dio …  Ciò che limita la potenza in Dio è Dio stesso; è l’amore che la limita.

… la Creazione è il Bene fatto a pezzi e disperso attraverso il male come l’Anima del Mondo (Q III,86)

… In Dio inizia la contraddizione.

“ L’opposizione tra la potenza e l’amore di Dio è sofferenza suprema in Dio . E la riunificazione di questa potenza e di questo amore è gioia suprema, e questo dolore e questa gioia sono una cosa sola” Q III, 253

… nel Prometeo incatenato di Eschilo un’esemplare narrazione sui due aspetti divini.

“ Prometeo è senza riparo, esposto alle intemperie, l’Amore anche.  … è terribile cacciatore … non può trovare rimedi per se stesso…. “

…il consentire, l’accondiscendere, l’andare di propria volontà, il volentieri. Così si rapportano Zeus e Prometeo

… E’ necessario che ciò che Prometeo patisce abbia carattere penale. E ciò affinché tocchi l’essenza stessa della Passione. La Passione non è racchiudibile nella sola sfera della sofferenza; essa deve contenere in sé una degradazione incancellabile che è propria della sofferenza che infligge la giustizia penale, trascinando fuori da qualunque prestigio sociale…… una sofferenza senza prestigio.

“Prometeo non ha disubbidito a Zeus, sebbene abbia subito una punizione” Q III, 102

…Lo stesso Zeus lo stringe in una punizione e lo spinge ad essere uomo di dolori. …Prometeo afferma di conoscere bene ciò che faceva: “io sapeva tutto questo; e consentii, consentii ad essere nel torto” IP, 199  ..   e si consegna alla sventura ….  tutto subisce, tutto sopporta, e, nel fuoco del supplizio, Prometeo conosce.

 

Il termine pathos traduce la trasformazione reale di sé, e quindi del proprio corpo ..la sventura incide e passa nella carne….  “il potere di passare nella materia inerte è proprio dei sentimenti reali” Q IV,398

Il pathos dice quindi che la trasformazione reale è fisica …  non vi è pensiero reale che non incida sulla materia che noi siamo. La conoscenza indicata da pathos .. comincia quando subiamo ciò che non abbiamo cercato e avremmo voluto evitare a ogni costo.

 

Nella tragedia di Prometeo, come in tutto il pensiero weiliano sulla trinità, compaiono  i due contradditori più alti: la potenza in Dio e l’amore in Dio. … nell’ostilità tra amore e potenza la conciliazione .. consiste nella limitazione di ciò che è illimitato. … la potenza è passata all’impotenza, è divenuta “l’amore che consiste nell’amare che qualcosa sia, nel non volere intervenire. Dio ci ama così; altrimenti cesseremmo immediatamente di esistere. Saremmo annientati.” Q III,253

La lacerazione, la lotta dei due contrari divini, l’agonismo trovano l’armonia. … Tutta la potenza di Dio, rivolta al mondo, si sottomette e termina nell’amore. L’amore è l’armonia della lacerazione in Dio. L’amore del Verbo è stato perciò una sfida al Padre che ha condotto Dio stesso alla Passione. Passione già nella Creazione, cui corrisponderà quella del Figlio. Doppia passione quindi: del Padre nella Creazione, del Figlio nella Croce.

 

Il Mondo

“la Creazione è un atto d’amore ed è perpetua” Q III, 347

(pag. 32/40)

.. la materia è la docilità al Bene. … come la materia si fa persuadere dal Bene, originando l’ordine del mondo, così il movimento discendente di Dio è il Bene disperso nel mondo, attraverso il male, il Bene diviso e fatto a pezzi, l’Anima del mondo. Q III, 86  Tale movimento discendente del Verbo è ciò “per quem omnia facta sunt” Q III, 121

... la Creazione compare come una trascrizione non tanto di dio, ma della volontà di Dio che è poi il suo consenso riflettente già la lacerazione ….  la Creazione non contiene la potenza di Dio, ma la sua lacerazione; e l’Anima mundi, il Verbo, se è presente nella Creazione, porta il segno della Passione: si fa servo.  … solo ponendo limite alla forza possiamo parlare di giustizia. 

.. Nel mondo, nelle sue leggi, non è la forza ciò che anima le cose; su di esse si pone un destino che … pone termine all’illimitatezza. … “ Tale è il punto di partenza della nascita per le cose, e il termine della loro distruzione, che si produce conformemente alla necessità; poiché esse subiscono un castigo e un’espiazione l’una da parte dell’altra, causa la loro ingiustizia, secondo l’ordine del tempo” IP, 211

… ogni forza si spegne e viene frenata da un’altra. Tale è il modo in cui una forza trova limite. …  ordine .. come riverbero del ritmo divino nelle cose..  necessità separata da amore … che rende conto di .. quanto differisce l’essenza del bene dalla necessità.

… La necessità è questa obbedienza della materia, che la rende silenziosa e innocente . - …  gravità ..: limite che non sovrasta la forza con più forza, ma .. la contiene, la ferma. - … nella bilancia a bracci diseguali, il grammo prevale sul chilo. - …. il numero, le leggi della geometria, la regola della fisica, consentono di vedere un’armonia tra le cose non simili … in cui la necessità sembra scaturire da una tensione risolta così compiutamente in obbedienza da trascriversi come bene.   “Qualcosa di misterioso in questo universo è complice di quelli che amano solo il bene” Q IV, 389

… Poiché non è possibile pensare all’uomo separandolo da ciò di cui vive … la materialità umana scende tra le cose del mondo e dichiara che noi apparteniamo loro. La ragione non si orienta se non considerando i propri legami con tutto il mondo materiale …

Fingere che nel luogo umano cessi la forza è una menzogna, ma credere che tutto l’universo sia gestito dalla forza significa dar seguito a ciò che la scienza moderna, fondata da Galileo, ha immesso come sapere del mondo. Questo postulato, implicito nella scienza moderna, è falso. Credere invece che il desiderio di giustizia sia incancellabile dal cuore dell’uomo (E,219) significa credere che esso ha realtà. Sarebbero quindi operanti nel mondo due energie ed esisterebbe scontro tra le due…. ancora una volta .. vi è una lacerazione, una lotta ..

… Il mondo esiste nella propria potenza, quando crede di essere.

Dio  perfettamente distante, ma anche Dio compiutamente presente – non c’è panteismo perché il mondo non contiene Dio, è Dio che lo contiene (IP, 139) Presente, appena sia leggibile quel consenso .. a far vuoto, cioè quando la materia smette con la potenza, ed entra in una dimensione in cui contrasta la sua stessa potenza. Il vuoto è lo spazio tra Dio e Dio, è il luogo della distanza, ma anche dell’obbedienza. .. Quando la materia offre alla nostra osservazione questo interstizio di obbedienza .. tutto il mondo diviene Dio e rende manifesta la relazione tra Dio e Dio.

Quando osserviamo nella materia la forza insieme a ciò che la contrasta, rintracciamo allora il gioco  divino: “come un bambino si nasconde alla madre, per scherzo, dietro a una poltrona , così Dio gioca a separarsi da Dio mediante la Creazione. Noi siamo questo gioco di Dio” Q IV, 300

 

La guerra di Troia

… la guerra dei greci e dei troiani mostra, fin in fondo, l’assenza di Dio. .. L’Iliade o il poema della forza .. sviluppa tutti  quei meccanismi da cui gli uomini sono presi.  I greci conoscono la forza, e per tale motivo sono capaci di astenersene.  .. conoscitori, allora, innanzi tutto.  La cultura greca non si mente. La distruzione di Troia rimane nella sua memoria senza essere velata, né scusata, né trasformata: Questo ricordo pesa e solo ciò consente una lucidità senza illusioni.

….inorgogliti dalla forza .. avevano il cuor leggero  ….   subito il gioco della vanità e dell’orgoglio si disfa. La guerra appare nella sua esistenza reale: racchiude la morte. E più la morte avanza … più si intensifica un desiderio di liberazione  …. -    non c’è possibilità di immaginare alcuna liberazione che non ricalchi il volto della violenza cui si voleva fuggire. L’aggressione della forza corrode a tal punto che non è possibile pensare di farla cessare se non distruggendo. … dall’una e dall’altra parte vi sono gli stessi pensieri, e proprio a causa di questi si continua una guerra che parole ragionevoli, o un uso moderato della forza, consentirebbero pure di comporre. L’ingranaggio invece appare inarrestabile … la disperazione  ..spinge a perire e a uccidere, e   ogni uomo, abitato da un “doppio bisogno di morte”, appartiene “a una razza diversa da quella dei viventi” (I,30). …  follia, vicina demenza, accecamento provocato da ciò che non s’arresta. …nell’urto, le forze si danno fine, impietosamente, l’una con l’altra.   Dove .. non c’è alcuna conoscenza della forza si mente, la si nasconde, se ne ignora l’effetto.

Arjuna, nel racconto della Bhagavad Gita, si rifiuta di lanciare la freccia …. Krsna gli ricorda che se non sarà lui, sarà un altro; gli prospetta la battaglia come un evento irrimediabile secondo la logica delle cause. … Arjuna dà inizio alla battaglia. … ma va in battaglia lacerato; egli crede.. sia all’inevitabilità della guerra che alla propria generosità. .. egli non può muoversi dalla sua azione prescritta , ma è necessario che  … non faccia propria la forza. .. un’azione senza azione, un’azione non agente … la decreazione.

…rifiutare la forza non è astenersi, né andare altrove, rispetto alla necessità, ma è non mettersi nella prospettiva di servo e di padrone … “che non subisce né usa la forza” … nell’animo del guerriero .. stanno la cieca necessità .. e la generosità che è amore …   un amore che non contende con la forza, in cui la sua purezza, che nessuna forza tocca e nessun ferro colpisce, si traduce nella realtà di un essere totalmente preservato.  “Un essere così non esiste” (I,40)

… non c’è amore che cancelli la battaglia. .. ciò che è giusto si lega ad ananke e giustezza e necessità compaiono insieme; ciò che è giusto è anche la divina necessità ….. i due termini non possono sciogliersi, pena l’hybris da una parte o il delirio dall’altra.   Delirare è non scorgere che nella propria anima, nella parte non immortale di questa, tutto è governato dalla forza; che delira è in questa insensatezza: è cieco a se stesso. Quando poi Dio prende il posto dell’io, cioè quando l’anima è unita al bene … ciò che accade è insondabile … è amore che trova limite nella necessità .. Dio e il mondo vengono avvicinati e si toccano ..

.. il guerriero è quindi la bilancia .. mantiene raccolte in sé necessità e generosità ..

Nell’Iliade Patroclo è l’unico guerriero che ha presenti l’una e l’altra e ..inclina la bilancia verso “l’esser dolce con tutti” (I,31) … con le sue lacrime, con la consapevolezza della violenza, dell’orgoglio, della rovina; egli sa che la sventura è di tutti, per questo non ne prende la distanza, non si ritira in disparte … punto d’equilibrio della bilancia da cui si dipartono i bracci. Egli, per equilibrare la realtà, combatte la forza. ..

.. equilibrio estremo .. sbilanciamento. Lo sbilanciamento è un passo nell’impossibile. … verso ciò che è impossibile amare …. “si ama incondizionatamente. L’Amore è una cosa divina. Se entra in un cuore umano lo spezza.” (Q,IV,225)

… questo amore doloroso .. si estende fino all’avvolgere coloro che s’inorgogliscono della forza - per nulla amabili …

chi scorge la verità di questo amore è destinato a spezzarsi a causa della contraddizione che lo prende … così viene condotto oltre se stesso.

 

Cristo

E’ contraddittorio che Dio, essendo tutto, non mancandogli nulla, faccia qualcosa che non è lui (Q,III,42), vada verso il non essere, dia il mondo a chi non esisteva. … da tale contraddizione divina, scaturito direttamente da qui, muove Cristo. … reso come il Padre, il Verbo trova nell’Incarnazione il primo aspetto della sua Passione;  … Cristo dice dell’amore tra sé e il Padre … egli si pone nello spazio e nel tempo, obbediente ad entrambi, infinitamente distante dal Padre, per testimoniare la loro verità.

“La ragione suprema per cui il Figlio di Dio è stato fatto uomo …è perchè testimoniasse .. che Dio è Amore.” Q,IV,276

“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto” Q,I,277

“Il Padre nei cieli, che abbandona suo Figlio e osserva in silenzio; il Cristo abbandonato, inchiodato nel silenzio; due divinità impersonali che si riflettono l’una nell’altra e fanno un solo Dio” Q,IV,163

“Dio crea Dio, Dio conosce Dio, Dio ama Dio e comanda a Dio che gli obbedisce” Q,IV, 163

“cerchio. Due punti vicinissimi, si toccano e sono separati da tutta la circonferenza” Q,III,305

… così Cristo è caduto nel meccanismo cieco e preciso della necessita, dove le intenzioni degli uomini, il concatenamento degli eventi, dormano una combinazione implacabile, pur senza causa ragionevole e diretta.  …

“è morto come un criminale di diritto comune, in mezzo ai ladroni, solo un po’ più ridicolo di quelli” PSO, 170

.. il male che passa perennemente da un essere all’altro “ finchè cade su un essere perfettamente puro che lo subisce per intero e lo distrugge” Q,IV,193  …   Egli è maledetto, sente la maledizione, ma non la riceve, nè la trasmette. (Q,III,383)

… l’amore del Figlio è rivolto alla Passione del Padre. Cristo sa che il mondo, comprese le violenze dell’uomo, esiste perché il Padre si è ritratto; l’abdicazione, l’abbandono, persino il male sono per lui segni dell’amore di Dio, e li ama come tali. Egli obbedisce – e nell’obbedienza va compreso il senso di costrizione e non di offerta – alla cieca necessità in cui legge l’amore del Padre.  “ mediante la sventura di Cristo (nei secoli anteriori come nei secoli posteriori) la sventura di ogni sventurato assume un significato e un valore di espiazione se solo egli lo desidera. La sventura allora assume un valore infinito che può venire solo da Dio” Q,IV,191 … Ogni creatura umana, a seguito del pentimento, può divenire l’innocente della propria parte criminale; può lacerarsi in un essere duplice, in cui il peccato si trasforma in dolore. … ciò che è innocente in se, subisce ciò che è criminale in sé. Senza questo dividersi umano non vi è né espiazione, né redenzione: perché il male “là dove è non è sentito. E’ sentito là dove non è” Q,III,383. Il proprio male, che la propria parte innocente assume, diviene dolore puro.

Non c’è che questa porta. Il Mediatore ha cercato Dio Padre nella sua assenza dal mondo; ha voluto per sé l’estrema sventura, per testimoniare dell’amore di Dio per Dio più forte della distanza. .. noi ci troviamo su questa distanza e siamo chiamati a questo amore. “Noi dobbiamo attraversare – e Dio per primo per venire fino a noi, perché egli viene per primo – l’infinito spessore del tempo e dello spazio. L’amore è qui, se possibile, più grande. E’ grande come la distanza da superare” Q,IV,105

 

La de-creazione

Si dà il limite quando ciò che è infinito arresta l’illimitato. L’infinito agisce su un falso infinito e lo ferma. .. Ciò che arresta il pensiero che procede in un unico verso e che risolve, spiega, sintetizza, ed è pervaso dalla sensazione di una potenza infinita, è la contraddizione. La contraddizione è il limite del pensiero, ciò davanti a cui esso smette le forme illusorie e incontra la propria realtà. … Pensare .. muoversi in un’articolazione di equilibrio, bilanciati tra due contradditori …. è soprattutto questione di umiltà: i contrari sono nell’anima una lacerazione; sopportarli, riconoscere che il pensiero ha come compito un andar chino sotto il peso dei contrari, significa trasformare le continue “prese” sul mondo, il continuo congetturare discorsivo che raccoglie afferrando, in un movimento sobrio, che si ritira. Si è umili

quando si coglie che ciò che vi è di essenziale per sé non proviene dal proprio io: E’ il non potere che ci apre all’essere umili; e non c’è impotenza più grande di quella di subire una lacerazione senza poterne guarire.

..L’umiliazione nel pensiero consiste nell’accettare l’insolubilità del problema, e contemplarla senza lasciarsene distogliere (Q,IV,363)  … inamovibilità passiva .. perché la nostra stessa presenza disturba la chiarezza e l’evidenza della soluzione. …. attività inutile … pazienza .. fatta dai gesti del provare e del riprovare, che implica il sapere di non potere nulla. (Q,IV,121-2  formica)  … Una pazienza capace di stancare ha un’umiltà infinita, al centro vi è un po’ di vuoto e nessuna immagine dell’io. E’ questa la pazienza che attrae Dio “A forza di pazienza stancare la pazienza di Dio” (Q,IV, 203 Tantalo) ….

... Pazienza significa obbedire al tempo: “premere il tempo sul proprio cuore fino a stritolare il cuore” Q,IV,123

Per ricevere quell’umiltà che ci dà potere su Dio, l’umiltà che ci fa perfetti come il Padre celeste, occorre un cuore completamente stritolato. Niente riesce a congelarci così come il sapere che siamo abbandonati al tempo, e l’umiltà è precisamente “un certo rapporto dell’anima col tempo” Q,IV,177; è appunto accettare che ciò che è stato sia stato, accettare che niente può contro il tempo e che noi siamo la temporalità stessa. … accettare il tempo è sparire…

….. attenzione “nel sospendere il proprio pensiero, nel lasciarlo disponibile, vuoto e permeabile all’oggetto, nel mantenere in prossimità del proprio pensiero, ma a un livello inferiore e senza contatto con esso, le diverse conoscenze acquisite che si è costretti a utilizzare” AD,80

….. « tutti gli errori nelle versioni, tutte le assurdità nella soluzione dei problemi di geometria … tutto dipende dal fatto che il pensiero si è gettato affrettatamente su qualcosa … La causa di ciò sta sempre nell’aver voluto cercare … Esiste, per ogni esercizio scolastico, una maniera specifica di aspettare la verità, desiderandola, ma senza permettersi di cercarla. Una maniera di fare attenzione ai dati del problema di geometria senza cercarne la soluzione …” AD,81

... Il primo avvolgimento personale nella necessità è quello che ci porta dall’idea di un volere e di un potere a quella di un esercizio impersonale di sé. E’ assomigliare alla pioggia o al sole, immagine della perfezione del Padre, che sono ciechi al crimine e alla virtù (Q,IV,162)  …. “Il Principio, indifferente, imparziale, lascia che ogni cosa segua il suo corso senza influenzarla” - Zhuang-zi, opera taoista -  Q,I,398, n.1  

“Per questo è stato detto: - l’uomo perfetto è senza io, l’uomo ispirato è senza opera, l’uomo santo non lascia nome – “ Zhuang-zi

..il guerriero che maneggia la forza sa che è necessario che essa raggiunga il culmine .. consapevole di ciò .. non vuole dare inizio alla guerra … lasciare il proprio esercito o cominciare la guerra .. nessuna scelta gli consentirà di non provare una compassione impotente .. anche verso di sé.   … non vuole combattere, perché è male ..  l’adempimento del dharma comporta delle ingiustizie .. non c’è niente di meno certo del fatto che un atto puro non faccia male .. il dire evangelico “siate perfetti” è equivalente al “siate santi” e non al “siate puri”. Implica una lacerazione e non la scelta della via migliore. .. “Egli è dilacerato tra la pietà e la necessità di combattere”, e vede Visnu sotto la sua vera forma “(e, a quanto pare, non l’avrebbe visto se non fosse stato dilacerato)” Q,I,272  … se non fosse passato per la lacerazione non avrebbe capito il suo dharma … mi è permesso non combattere? … “considerare il dharma non come dovere, ma come necessità, è elevarsi al di sopra” Q,I,333   … “se Krsna non fosse intervenuto a illuminare Arjuna, Arjuna si sarebbe battuto ugualmente, ma male”. Q,I,335   …il dharma sempre più coincidente con la necessità .. il minimo male possibile, tenuto conto delle necessità; un male che non si può evitare di compiere se non compiendone uno più grande. (Q,I,273) .. Ciò che pone limite al male è il “soffrire di questo male, soffrire fino alla disfatta fisica” Q,I,266 .. il male lo si fa e lo si continua a fare e occorre assumere fino in fondo tale dimensione.

..impossibilità di togliersi dalla condizione di male .. il modello della Creazione … Solo perchè la Creazione è stata abdicazione di Dio, è possibile indicarlo come unico nostro debito; ma perché la Creazione è la Passione di Dio e nasce dalla limitazione di Dio per amore, Egli è anche il nostro unico creditore. … l’offesa a Dio ci fa contrarre un debito infinito perché egli è infinitamente buono; e Dio, consentendo che noi veniamo offesi, contrae un debito infinito perché è infinitamente potente.  “ I debiti si annullano” Q,IV,112  … azioni e scambi che si annullano o che non chiedono per sé un risultato; movimenti senza accumulo.  ..   ciò che qui si rivela è il desiderio di cancellazione del potere .. “ Dio quaggiù è destabilizzante. L’amicizia con lui non dà alcun potere, ma finchè è presente nella sua verità ai pensieri degli uomini nessun potere terrestre raggiunge la stabilità.” Q,IV,246  ….. Arjuna perde la sua potenza, l’identità del suo stato, la forza come elemento proprio della sua casta, perchè mantiene un legame con Krsna, e tale legame .. è l’amicizia con Chi ha abdicato al potere, ha rinunciato a esercitarlo. E’ questo l’irrinunciabile a partire da cui Arjuna passa come attraverso una porta stretta e da cui discendono, gli uni sugli altri, i tempi della lacerazione, della rinunzia ai frutti, della ritorsione verso di sé del male di una azione. Non sono slanci promossi da alcuna parte dell’anima. Si accetta perché il granello di senapa non scompaia, e l’accettazione – ciò che vi è di soprannaturale nell’anima – consente al granello di crescere. La crescita, come quella del lievito .. , pone man mano di fronte a un doversi risolvere per una cosa o per l’altra, così come le parole di Krsna indicano ora l’impossibilità di assentarsi, ora l’obbligo, ora l’azione – non agente. Ognuno di questi punti .. accende sempre la lotta con ciò che è potere, con ciò che si crede sia “la propria parte”.  ….  esiste un concatenamento preciso tra le nostre piccole strategie interne di potere e i dispositivi sociali di potere .. quando distruggiamo la volontà .. stiamo portando direttamente una battaglia a quei dispositivi. Disinnescarli è de-crearsi: atteggiamento amante per Chi, senza potere, è nel mondo.

 

 

 

 

 

 

 

PSO : Pensèes sans ordre concernant l’amour de Dieu, tr.it. L’amore di Dio, Borla, Torino 1979

IP : Intuitions prè-chrestiennnes, tr. it. La grecia e le intuizioni prescristiane, Borla, Torino 1984

EL : Ecrits de Londres et dernieres lettres, Gallimard, Paris 1957

E : L’enracinement. Prèlude à une dèclaration des devoirs envers l’étre humain , tr. it. La prima radice. Preludio a una dichiarazione dei doveri verso la persona umanna, SE, Milano 1990

I : L’Iliade ou le poème de la force, tr.it. in La grecia e le intuizioni precristiane

LR : Lettre à un religieux, tr. it. Lettera a un religioso, Adelphi, Milano 1996

 

 

 

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