in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Sul tema del destino - Dai Quaderni (Simone Weil)


 

I              161  Due forme di destino: la guerra (epopea: Omero, inoltre Sofocle, Eschilo) – la passione (Euripede, Racine) <Shakespeare: ambedue. Histories. Tragedies>. FOLLIA in ambedue i casi (cfr. Agamennone).

                L’idea centrale di Eschilo (già presente in Omero) è che il successo è per la sua stessa essenza una dismisura. Platone.

                Il destino si configura come passione non appena la vita sociale raggiunge una certa stabilità – puramente provvisoria – grazie a un potere forte. Ma l’amore (quando non si innalza al sublime) è sempre dominio o servitù – e, ciò che più conta, sempre tutte e due insieme.

 

163          Sofocle. L’uomo è sempre (come in Eschilo) in preda al destino, ma esteriormente. Interiormente, no. (lo stesso Aiace…) Edipo. Antigone. Oreste, a differenza delle furie: “Ti tengo tra le mie braccia? – Così tu possa tenermi sempre”.  /Elettra,1226/ Filottete (“O parola amata!”). /Filottete, 234/  Vi sono gioie pure in Sofocle (in Eschilo, mai). La pietà cancella la maledizione degli dei. La ragione sopravvive nella sventura (in Eschilo vi è sempre un’atmosfera di follia). E’ una tragedia contemporanea alla geometria. L’ordine regna nella città … un effimero istante d’equilibrio… (lo stesso Aiace non è pazzo: “Indegno …”. /Aiace, 399-400/

                               Sofocle ha scelto le leggende più orribili (Edipo, Oreste) per portarvi la serenità. La lezione delle sue tragedie è: non esistono rapitori della libertà interiore. I suoi eroi conoscono la sventura, non l’ossessione. E’ più gioioso di una fantasmagoria di Shakespeare…

                Nessuno dei suoi personaggi ha il più piccolo granello di pazzia, benché tutti si trovino in situazioni tali da rendere pazzi: Filottete,Edippo, Antigone (tra suo padre  e i suoi fratelli! la sua nascita è impura, ma la sua pietà è pura), Oreste. Lo stesso Aiace, dopo il suo delirio incosciente, è meravigliosamente lucido. Mai viene infranta la forma umana. Elettra: la vittoria della purezza sull’impurità… Questa lettura mi consolerà sempre…

   

II             175  La crocifissione è il termine ultimo, il compimento d’un destino umano. un essere la cui essenza è di amare Dio e che si trova nello spazio e nel tempo, come potrebbe avere altra vocazione che la croce? Adamo prima del peccato non è concepibile; si può concepire solo un’anteriorità causale, non temporale, tra la sua creazione, il suo peccato e la sua punizione. L’umanità intera ha peccato atemporalmente nel possesso della propria volontà. Essa è stat creata con una volontà propria e la vocazione a rinunciarvi. Ma questa vocazione non può essere realizzata che con il tempo e lo sforzo.

                (Il Cristo stesso …).

 

III            221  Mito platonico della nascita dell’Amore, figlio di Poros e della Miseria. /Platone,Simposio 203/ Prometeo, in Eschilo, chiama il fuoco “Grande Poros (grande risorsa)” (e “maestro delle arti, istitutore”). Gioca sui termini Risorsa e Che procura che deriva da Risorsa, cioè fornire, procurare, dare, e al passivo impersonale, “dato a qualcuno in sorte”, “assegnato” (idea di predestinazione). “La volontà degli dei è che”. Poco prima Prometeo dice:”bisogna sopportare il destino che è stato assegnato”. Dunque doppio gioco di parole, tra “Ciò che è destinato” e “Che procura”, tra “Che procura” e “Risorsa”. Il Poros che si è unito alla Miseria è quindi il Fuoco divino, lo Spirito.

 

350          L’idea del caos originario corrisponde alla duplice causalità di Dio. Dio è causa di tutto, ma doppiamente causa del bene, e per la causalità che fa procedere il bene da lui non è causa del resto. Lo stesso per il mondo e l’ordine del mondo. Egli è causa di tutto e ispiratore del bene; causa del mondo e ispiratore dell’ordine del mondo.

 

391          Il bello oltrepassa l’intelligenza, e tuttavia ogni cosa bella ci offre qualcosa da comprendere, non solo in lei stessa, ma nel nostro destino.

 

IV            142  La Passione è per il destino dell’umanità (che ha patito il supplizio nel Cristo) ciò che la morte è per l’individuo. (Nello stato d’animo premillenaristico).

L’innocente deve sempre soffrire per il colpevole in una vita individuale; perché il castigo è espiazione solo se preceduto dal pentimento. Il pentito, diventato innocente, soffre per il colpevole, che è stato cancellato mediante il pentimento.

L’umanità considerata come un solo essere ha peccato in Adamo e ha espiato nel Cristo./ved. Romani V,12 sg./

 

357          Il frutto proibito è forse lo spettacolo dell’amore carnale per le anime non incarnate. E’ loro vietato discendere – esse discendono – si incarnano. E’ forse questa la scelta trascendentale.

Forse lo stato d’animo degli amanti nel momento dell’accoppiamento è in forma istantanea il destino che si dispiegherà per una vita intera.

Forse questo stato d’animo dipende in parte dalla configurazione degli astri in quell’istante (raggi cosmici).

(Se Dio è tra gli sposi, come una spada dal doppio taglio, nell’istante stesso dell’unione, il bambino è santo sin dalla sua nascita. E’ possibile?).

Se noi nasciamo nel peccato, è evidente che la nascita costituisce un peccato.

L’anima discende e s’incarna per conoscere il bene e il male. In alto essa conosce soltanto il bene (tradizione catara).

 

358          Dio non può rendere questo mondo migliore. Potrebbe solo distruggerlo. Sceglie di lasciarlo sussistere in vistra della pienezza del bene.

E perché no? In effetti il male non fa male al bene. Il male fa male solo ai mediocri.

La croce fa del male al cattivo ladrone, non al buono, né al Cristo.

 

374          La ripartizione stabilita all’inizio del Genesi /I,29-30/, con cui agli animali vengono riservati l’erba, gli steli, le foglie, e agli uomini i semi e i frutti – cioè i germi, le sementi -, è l’immagine dell’opposizione tra i due destini: quello degli animali,  che è carnale; quello degli uomini, che è spirituale.

 

 

 

 

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