"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Osservando con distacco gli
abitanti della città – gli uomini vestiti con grande cura, le donne ornate di
preziosi gioielli – osservando con distacco se stesso in mezzo a loro, il
saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace
più all’illusione.
Vedendo gli alberi della
foresta che curvano amorevolmente le proprie cime sotto il peso delle foglie e
dei frutti, e che offrono ombra e rifugio a una moltitudine di uccelli dal
piacevole canto, meditando di giorno sotto tali alberi, dormendo di notte
sotto tali alberi, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia
del Guru, non soggiace più all’illusione.
Che dimori in un tempio o
in un sontuoso palazzo, che dimori su una montagna, sulla riva di un fiume, o
in una capanna insieme ad asceti perfettamente padroni di sé, liberi da ogni
karma latente, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del
Guru, non soggiace più all’illusione.
Che giochi con dei bambini
battendo gioiosamente le mani, che si trovi in compagnia di donne giovani e
avvenenti, o che ascolti, con fraterna premura, dei vecchi che raccontano le
proprie pene, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del
Guru, non soggiace più all’illusione.
Che sia impegnato in
elevate conversazioni con sapienti ricercatori di verità, che disserti con
grandi poeti, capaci di esprimere in mirabili versi le più sottili sfumature
del sentimento, che discuta con eccellenti filosofi i ragionamenti e le
conclusioni delle diverse dottrine, il saggio, la cui ignoranza è stata
dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace più all’illusione.
Che sia impegnato nella
pratica della meditazione, che adori gli dèi con gioiosa devozione, offrendo
loro fiori freschi e profumati, o anche semplicemente delle foglie, il saggio,
la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace più
all’illusione.
Che invochi, piangendo
lacrime di gioia, la divina guida di Shiva o di Parvati, o la guida di Vishnu,
il Testimone di ogni cosa, o quella di Ganesha, o anche quella del Sole, il
dio visibile, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del
Guru, non soggiace più all’illusione.
Che si purifichi bagnandosi
nel Gange, o con l’acqua di un piccolo pozzo, con l’acqua di una sorgente,
calda o fredda, o cospargendosi di candida cenere, il saggio, la cui ignoranza
è stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace più all’illusione.
Sia che vegli,
sperimentando gli oggetti dei sensi, o che sogni, sperimentando le creazioni
della mente, o che sia immerso nel sonno profondo, sperimentando l’incessanti
Beatitudine, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del
Guru, non soggiace più all’illusione.
Che il suo corpo sia
vestito solo d’aria, che sia avvolto in un abito sontuoso, o che cinga una
pelle intorno ai fianchi, con la mente distaccata, colmo della Beatitudine che
si manifesta nel cuore degli uomini virtuosi, il saggio, la cui ignoranza è
stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace più all’illusione.
Che dimori quietamente nel
sattwa, che sia mosso all’azione dal rajas, che trovi impedimenti nel tamas, o
che ascenda beato a ciò che è al di là dei guna, che sembri un uomo ancora
legato al mondo, o che abbandoni ogni cosa come prescrivono le scritture, il
saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace
più all’illusione.
Che pratichi il nobile
silenzio, che pronunci discorsi elevati, che d’improvviso taccia sorridendo,
immerso nella propria Beatitudine, o che vada distaccato per il mondo,
partecipando alle comuni attività degli uomini, il saggio, la cui ignoranza è
stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace più all’illusione.
Che ponga devotamente del
cibo nell’adorabile bocca di una divinità, che tolga il cibo da tale bocca per
porlo amorevolmente nella propria, o che insegni pubblicamente la natura
non-duale del Brahman, nel quale svanisce ogni distinzione, il saggio, la cui
ignoranza è stata dissolta dalla grazia del Guru, non soggiace più
all’illusione.
Che si trovi con dei devoti
di Shiva, o con degli adoratori della Shakti, che dimori con dei devoti di
Vishnu, o di Ganesha, o con degli adoratori del Sole, raggiunto il Brahman al
di là delle distinzioni, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla
grazia del Guru, non soggiace più all’illusione.
Che contempli, con forma o
senza forma, la pura natura del Signore non-nato, o che osservi stupito la sua
apparente frammentazione, dalla quale nasce la percezione di innumerevoli
forme e qualità, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla grazia del
Guru, non soggiace più all’illusione.
Verificata l’illusorietà di
ogni distinzione, riconosciuta l’Unità in ogni cosa, compresa la propizia
Verità per conoscere la quale si seguono gli insegnamenti del Vedanta e si
praticano l’auto-controllo e la meditazione, mormorando incessantemente
“Shiva! Shiva! Shiva!”, il saggio, la cui ignoranza è stata dissolta dalla
grazia del Guru, non soggiace più all’illusione.
Immergendosi ogni giorno
più e più volte, senza sforzo nell’oceano di Beatitudine che invero è il suo
stato naturale, questa gemma fra gli uomini, questo scrigno di ogni virtù,
raggiunge infine la perfetta Liberazione, la fusione nel Signore supremo, che
può essere raggiunta solo bevendo il nettare della grazia del Guru. Un tale
uomo, dicono i saggi, ha raggiunto la perfezione dello Yoga, ha raggiunto la
perfezione della Rinuncia.