Una presa di coscienza impersonale (Tony Parsons)

  in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Una presa di coscienza impersonale (Tony Parsons)


3ème Millénaire n. 66 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini

 

Solo la Sorgente appare. Tutto ciò che si manifesta è sempre e unicamente una espressione della Sorgente: l’universo visibile, il mondo, la storia della vita, il corpo-mente, le sensazioni, il senso di separazione, la ricerca dell’illuminazione.

E’ l’Uno che si manifesta come due, la nessuna-cosa che appare come ogni cosa.  Il teatro della ricerca è assolutamente senza significato né scopo; è un sogno da svegli, non c’è un’intelligenza più fondamentale che tesse il destino, né scelta che si presenti a  un qualunque livello. Niente nasce e niente muore. Non sopraggiunge niente. Ma questo, così com’è, invita il ricercatore apparente a scoprire la sua origine. Quando l’invito non è accolto da nessuno, allora si è visto che solo la sorgente è, stato di quiete senza causa, immutabile, impersonale a partire dal quale sorge in celebrazione un amore incondizionato. E’ il prodigioso mistero.

 

D: Sono stato molto colpito quando avete detto che ogni cosa può semplicemente essere quello che è  perché nessuno è lì a prendere decisioni o scegliere una cosa diversa. Quando questo è visto chiaramente, una incredibile quantità d’elementi mentale diventa, in modo evidente, senza oggetto. Infatti nell’idea stessa di scegliere si nasconde quella del bene e del male, di me che fa meglio o peggio, di qualcun altro che non agisce correttamente, e la mente si perde in queste idee. E, mi sembra, una visione chiara  che questo porta una semplificazione nel corpo-mente verso un pensiero giusto, perché ogni pensiero o resistenza a ciò che è appare chiaramente ridicolo. Potete confermare nella vostra esperienza questa semplificazione della mente?

T.P.: Si, assolutamente; è una maniera rivoluzionaria e fondamentalmente naturale di vedere la realtà. E’ ciò che la realtà è veramente. Il nostro condizionamento è credere che, da qualche parte, non vado per niente bene, che anche il mondo non va, e che dobbiamo fare qualcosa per cambiare tutto questo. E’ il condizionamento totale: le cose devono cambiare, migliorare e io devodiventare migliore. E’ rivoluzionario arrivare a vedere che, in realtà non capita niente, niente è mai cambiato, e che è sempre la stessa cosa. Solo i colori cambiano. Non c’è da andare da nessuna parte e niente da fare.

 

 

 

Non c’è da andare da nessuna parte perché non c’è nessuno che va da qualche parte, non c’è nessuna parte dove andare perché il paradiso è proprio qui.

 

Il paradiso è sempre, continuamente, proprio qui.

 

E’ una presa di coscienza rivoluzionaria che si situa così al di là del tempo e dello spazio e li ingloba totalmente. E’ incredibilmente semplice, e tutto si dissolve: tutte le nostre opinioni, le nostreconcezioni su come dovremmo essere e cos’è l’illuminazione. Tutto questo si dissolve semplicemente.

 

D: Si, allora vedo proprio una grande semplificazione. Tuttavia dite che l’impulso della mente a funzionare prosegue anche dopo il risveglio o l’illuminazione, anche se sapete che questa sostanza mentale non siete voi. Può sorgere la collera ma vedete chiaramente che non c’è nessuno per essere in collera, allora si dissipa come fumo; perché, per un risvegliato, non c’è né attaccamento né identificazione. Così, dopo la vostra esperienza, testimoniereste che rimane un movimento di resistenza residua a ciò che è?... Lo comprendete meglio, ma l’impulso è lì, lo vedete, va, viene e continua ad apparire. Quell’impulso attraverso cui vedete, si dissipa nel corso del tempo manifestandosi sempre meno?

T.P. : Si, e’ quel che succede, durante quello che a noi sembra essere del tempo: Tutto diventa più armonioso e rallenta. Tutta quell’ansia, quell’angoscia, quelle enormi energie s’appianano. “Solleverò le montagne e alzerò le vallate”, diceva Cristo. Il risveglio, sono tutti quegli estremi che si riducono e si riducono. Quello non può vivere nella luce. Può sorgere la collera ma non può mantenersi in quella luce, non c’è più nessuno ad abboccare all’amo, a mostrare un qualunque interesse. Non può dunque vivere sotto quella luce particolare.

 

D: Mi è sembrato, osservando la vita stessa, la manifestazione, che non è veramente altro se non impulso e resistenza. Questa è la manifestazione; però ciò che è veramente, non resiste assolutamente a niente. Questo è un po’ sorprendente. All’infuori di quella resistenza assoluta, o neutralità assoluta o amore assoluto, il fatto che la manifestazione dia impulsi e resistenze èfondamentalmente la vita.

T.P.: Si, è ciò che sembra. Ma  l’insieme della vita emana dall’amore incondizionato, che è totalmente neutro, completamente neutro.

La manifestazione parrebbe portare energie positive e negative in conflitto permanente.

Ma in effetti si equilibrano sempre esattamente. La totalità delle cose si equilibra. Tutto ciò che fa l’esistenza sembra solo essere in cambiamento e in progressione, ma, in realtà, tutto è totalmente neutro e in quiete. E’ un mistero.

 

D: Una comprensione intellettuale prende forma in me nei termini della necessità d’un sistema di credenza in un’esistenza separata che si scioglie perché sopravvenga il risveglio. Da un’altra parte, ciò che sembra aggrapparsi più forte o manifestarsi come più intimo, è la paura. La paura di lasciar andare o della morte psicologica. Potete dirci qualcosa di più ?

TP. : Questo non si deve produrre. In qualche modo la mente cerca ancora un processo temporale. Tony Parsons stesso spiega che il ricercatore deve lasciar andare e che la nube deve svanire perché il sole sia presente. La mente interpreta immediatamente questo in termini di processo che deve arrivare. ( Prima che arrivi, il risveglio non può esserci. Pertanto la mente elabora sempre una lista di cose; anche due  o tre tappe devono compiersi prima che quello arrivi.) In effetti non deve arrivare proprio niente. Ma in un modo o nell’altro la mente inganna la coscienza dicendo: “Bene, ciò deve arrivare; di conseguenza dobbiamo mettere una sorta di paura su tutto quello per evitare quell’uscita”.

Per la mente ci sono molti modi di trovare una soluzione o un problema che riguarda il risveglio, perché non può capire il risveglio. Ciò che vede chiaramente, è che il risveglio la caccerà dal suo trono. Perciò, non resistete all’idea che si devono superare delle tappe. E se si presenta la paura, Questo è l’invito. L’invito si manifesta attraverso i sensi, e non parlo di un racconto sul risveglio, ma della sensazione corporea della paura, che è ciò che è.

 

D. E’ in certo modo il genio dell’ego che fa il suo lavoro, suppongo.

T.P.: Si. Il guru mentale, come io lo chiamo. La mente che vi convincerà che vi condurrà là farà di tutto; è così brillante che vi convincerà che vi condurrà là, ma  vi sta conducendo sempre. Quello non arriva mai, ma si avvererà sempre domani.

 

D: Vivo con un uomo che mi sembra essere nel deserto, e in quel deserto la sua sensibilità si esacerba. Il mondo diventa per lui sempre più fonte di sofferenza. E’ arrivato al punto della vostra transizione tra essere una persona e essere?

T.P.: Ah, si. Non era in quel modo per Tony Parsons. Per molti quello non deve essere un deserto.

Non dovete passare per la notte oscura dell’anima perché questo si produca. La gioia può passare ad una gioia maggiore.

Fu così per Tony Parsons. Ed è così per altri e ci sono persone che conosciamo a Londra che non sono più persone - per certi tra loro era una gioia in una più grande gioia, e per altri il deserto.

Ce ne sono alcuni per i quali la comunicazione con persone apparenti a Londra, che sono nel deserto e il mondo, diventa più insopportabile perché la sensibilità si affina. La sensibilità cresce e tutto sembra diventare sempre più spiacevole o più che minaccioso per un momento, si. Evidentemente un altro effetto sorge tra la lotta sempre più violenta delle apparenze di stati nevrotici inquesta apparenza corpo-mente. La mente non vuole che quello arrivi e attaccherà certuni con tutto ciò che possiede; ma altri no.

 

D: Potete dirci qualcosa in più sull’invito?

T.P.: D’accordo. Prima che questa grande avventura sia cominciata benché non sia in effetti mai cominciata e non finirà mai, ma per la mente questa è una storia da dormirci sopra. Dunque, prima di ogni inizio, ci siamo riuniti. Noi, puri esseri, ci siamo riuniti in comitato e abbiamo deciso di giocare al gioco della manifestazione. Beninteso, vi abbiamo incluso in totalità  l’idea illusoria della separazione. Così abbiamo deciso di dividerci in piccoli pezzi, poi di pretendere che saremmo esseri separati non avendo più contatto con la sorgente. Però, fu anche deciso che a partire da un certo punto in quella avventura, desiderassimo tornare a casa. Abbiamo perciò pensato: “bene, come torneremo a casa, qual è il modo migliore di darci un passaporto per tornare a casa?” E abbiamo convenuto che tutto ciò che si manifestava sarebbe stato un invito al ritorno a casa.

Sto facendo  un lungo giro per esprimere il fatto che ciò che guardate in questo momento è la sorgente di tutto ciò che è. E non è solo questo, è quello, è il muro, il pianoforte, tutto viene dalla sorgente dell’essere, dall’assoluto. Tutto viene dall’amore incondizionato, tutto è “ Un essere due”.

Tutto ciò che è manifestato proviene dalla sorgente della luce o dall’amore e di conseguenza, nella sua natura originale, è la nostra casa. E’ la sorgente, è ciò che siete. E dunque ciò che vedete siete voi stessi che vi manifestate come un fiore o un muro. E nella separazione, se diventate intimi con quello, qualunque cosa sia, siate ora il vostro posteriore sulla poltrona, il gusto del tè, l’auto che passa. L’intimità con quello è la dissoluzione del sé separato, illusorio. Può morire in quell’intimità, è come fare l’amore. Possiamo fare l’amore e sparire, si, può succedere. Ed è la stessa intimità con ogni cosa, col muro, il suolo, un rumore, e le sensazioni nel corpo. Tutte sono come l’invito dell’innamorato: ritorna a casa. Tutto è semplicemente l’innamorato e la sua ragione d’essere è quella d’invitare il separato in apparenza  a ritornare a casa…

Così, viviamo in un invito totale! Poco importa la sua natura. Può essere una sofferenza emozionale, un pensiero non necessariamente spirituale, uscito dalla mente.

Tutto è sacro, tutto è invito, non c’è niente che non sia invito, che non sia l’innamorato.

Perciò non potete sfuggire alla vostra liberazione, sfuggire all’unità, perché è ciò che voi siete. Evidentemente, il ricercatore è invitato, ma quando il ricercatore non c’è più, l’invito non è più necessario.

Allora tutto è celebrazione.

 

 

Da: www.sviluppocoscienza.it/parsons3.htm

 

 

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