Mandukya Upanishad (a cura di Carlo della Casa)

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"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

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Mandukya Upanishad (a cura di Carlo della Casa)


La Mandukya Upanisad appartiene all'Atharvaveda benché porti il nome d'una scuola rigvedica, ed è anch'essa tra le più recenti delle Upanisad antiche. Assai breve, la Ma. Up. insiste singolarmente sull'identità tra Atman individuale e Brahman e studia la mistica equivalenza dell'Assoluto con la sillaba sacra Om, nella quale tutto l'universo è compreso. L'Atman-Brahman ha quattro modi di essere, corrispondenti ai quattro stati della coscienza umana. Agli stati di veglia, di sonno con sogni, di sonno profondo, già considerati in B.Up., 4, 3, 9, viene infatti aggiunto un quarto stato, turiya o caturtha: esso si distingue dallo stato di sonno profondo, nel quale il distacco dalla materialità è pur completo, senza emozioni o ricordi, per essere definitivo. Il punto di partenza della costruzione è forse nell'osservazione che nel sogno ci si figura come reali delle apparizioni che reali non sono quindi è possibile che la stessa consistenza del sogno abbiano le esperienze dello stato di veglia che hanno ispirato le larve del sogno. Soltanto il silenzio del sonno profondo o meglio ancora d'un distacco definitivo sarà la più opportuna immagine dell'Assoluto, che è al di là d'ogni possibilità logico discorsiva. Tali concezioni riecheggiano la convinzione antica che al di là di ciò che è espresso esista l'inespresso, al primo superiore (cfr. B.Up., 5, 14, 3-4), mentre lo iato che si riconosce esistere tra l'Assoluto, ovvero il summum bonum, ed ogni concepimento umano condurrà fatalmente alla negazione del fenomeno e delle esigenze con questo connesse. E infatti la Md. Up. è strettamente collegata con la karika o commentario attribuito a Gaudapada (maestro del maestro di Sankara, vissuto quindi all'inizio del VIII sec. d. C.), che è la prima esposizione sistematica del monismo assoluto e della dottrina illusionistica che sarà perseguita con rigorosa coerenza da Sankara. La karika, che è divisa in quattro parti, delle quali la prima congloba la nostra Up., costituisce in realtà un'opera a sé stante ed è in ogni modo lontana dall'epoca e dallo spirito delle altre Upanisad vediche, per le quali il mondo è ben reale, come ineludibili sono le esigenze materiali e morali che l'accettazione del mondo comporta.


1. La sillaba Om è tutto l'universo. Eccone la spiegazione. Il passato, il presente, il futuro: tutto ciò è [compreso nella] sillaba Om. E anche ciò che è al di là del tempo, che è triplice, è [compreso nella] sillaba Om.

2. Infatti ogni cosa è il Brahman; l'Atman è il Brahman. Questo Atman ha quattro modi di essere.

3. Il primo modo di essere si chiama vaisvanara ed è quando si ha lo stato di veglia, si ha la conoscenza delle cose esteriori, sette membra 1, diciannove aperture 2 e si godono gli elementi materiali.

4. Il secondo modo di essere si chiama taijasa (luminoso) ed è quando si ha lo stato di sogno, si ha la conoscenza delle cose interiori 3, sette membra, diciannove aperture e si godono gli elementi sottili.

5. Quando l'uomo addormentato non concepisce alcun desiderio, non scorge alcun sogno, allora si ha [lo stato di] sonno profondo. Il terzo modo di essere si chiama prajna ed è quando si ha lo stato di sonno profondo, s'è raggiunta l'unità 4, si è costituiti soltanto di conoscenza, soltanto di gioia, si gode la gioia, si ha per apertura (o strumento di percezione) il pensiero.

6. [Quando si trova in questa condizione, l'Atman] è il signore di tutto, è l'onnisciente, è il reggitore interno, è il principio di tutte le cose, poiché è l'origine e la fine delle creature 5.

7. Si considera come quarto [modo di essere] quello che è privo di conoscenza delle cose interiori, privo di conoscenza delle cose esteriori, privo della conoscenza di entrambe. Esso non è costituito soltanto di conoscenza, non è conoscitore né non conoscitore. Esso è invisibile, inavvicinabile, inafferrabile, indefinibile, impensabile, indescrivibile, ha come caratteristica essenziale di dipendere soltanto da se stesso; in esso il mondo visibile si risolve, è serenità e benevolenza, è assolutamente non duale. Esso è l'Atman: esso deve essere conosciuto.

8. Per quel che riguarda i fonemi, questo Atman corrisponde alla sillaba Om, considerandone gli elementi costitutivi. Gli elementi costitutivi corrispondono ai modi di essere, e i modi di essere corrispondono agli elementi costitutivi, ossia ai suoni AUM 5 bis.

9. Lo stato di veglia, vaisvanara, corrisponde alla lettera A, che è il primo elemento, per il fatto che ottiene (ap) [tutto], oppure per il fatto che è il primo (adi) 6. In verità ottiene tutti i desideri e diventa il primo colui che così conosce.

10. Lo stato di sogno, taijasa, corrisponde alla lettera U, che è il secondo elemento, per il fatto d'essere più alto (utkarsa) [del precedente] o per il fatto di partecipare (ubhayatva) degli altri due [stati fra i quali si trova]. In verità colui che così conosce tiene alta la tradizione della conoscenza [nella sua famiglia], è indifferente [a gioie e dolori] e nella sua stirpe non nasce chi non conosca il Brahman 7.

11. Lo stato di sonno profondo, prajna, corrisponde alla lettera M, che è il terzo elemento, per il fatto che crea (miti) o che [in esso] si dissolve (apiti) [l'universo] 8. In verità colui che così conosce crea tutto questo universo e lo riassorbe in sé.
12. Il quarto [stato] non corrisponde a un [singolo] elemento 9, è inavvicinabile, in esso il mondo visibile si risolve, è benevolenza, è assolutamente non duale.

Così la sillaba Om è in verità l'Atman [nei suoi quattro stati]. Colui che così conosce penetra nel sé [assoluto] con il sé [individuale].

Note :
1. In genere si rimanda a Ch.Vp., 5, 18, 2, dove l'enumerazione comprende però ben più di sette elementi. Forse si allude ai sette organi di percezione della testa (occhi, orecchie, naso, bocca).

2. Le diciannove aperture sono gli organi o le facoltà che permettono l'esperienza del mondo: i cinque organi di senso, i cinque organi che consentono di parlare, agire, muoversi, generare ed evacuare, i cinque prana, e infine la mente, l'intelletto, il senso dell'io, il pensiero.

3. Gli oggetti di cui l'anima ha esperienza nel sogno sono interiori in quanto da essa foggiati per se stessa; esiste tuttavia ancora la dualità di soggetto e di oggetto, che permette appunto la conoscenza distintiva e l'esperienza.

4. Manca cioè ogni distinzione tra soggetto e oggetto del conoscere.

5. Nel terzo stato, di sonno profondo, si è del tutto disancorati dalla molteplicità fenomenica e si contempla la vera realtà. Ma cessato il sonno si ritorna al mondo visibile: il terzo stato è quindi transeunte e si ipotizza allora un quarto stato, nel quale le caratteristiche del terzo sono rese assolute e definitive e che, in quanto il distacco dal mondo è completo, sfugge a ogni determinazione.

5 bis. Il dittongo O viene scomposto negli elementi costitutivi, A + U.

6. Lo stato di veglia e la lettera a hanno eguali caratteristiche, tra l'altro inizianti con A: sono primi di determinate serie, inoltre entrambi ""ottengono tutto"", ossia sono presenti dappertutto, la lettera A in quanto è la più frequente nel vocalismo ario, lo stato di veglia in quanto consente a tutti gli uomini la conoscenza comune.

7. Fra lo stato di sogno e la lettera U l'analogia consiste nell'essere l'uno e l'altra in mezzo fra gli altri stati o le altre lettere. Inoltre lo stato di sogno è più elevato rispetto allo stato di veglia per quanto riguarda il distacco dalle apparenze e dalle sensazioni grossolane; la lettera U è collegata (v. ad es. Dhyanabindu Up., 9-11 e cfr. J. VARENNE, Upanishads du Yoga, Paris, 1971, p. 72) con l'atmosfera, mentre A corrisponde alla terra (da escludere invece che si voglia alludere a un'eventuale classificazione dei suoni riguardo alla loro altezza). Colui che è indifferente poi è equidistante fra le coppie dei contrari.

8. L'accostamento fra lo stato di sonno profondo e la lettera M sembra basato soltanto sul fatto che le qualità proprie del primo cominciano con M. Infatti ""creazione"", e ""distruzione"" possono essere indicate entrambe con miti, derivante nella prima accezione da mi, minoti, nella seconda da mi, minati, in quest'ultimo caso però il testo dell'Upanisad sostituisce a miti (in verità non attestato in questo significato) apiti. Che poi tutto fuoriesca dall'Atman e in esso si risolva è in accordo con il soggettivismo idealistico prevalente nelle Upanisad.

9. Bensì alla mistica sillaba Om nel suo complesso, o, meglio, alla sonorità nasale indistinta che permane dopo la pronuncia delle lettere del suono sacro. Cfr. Brahmabindu Up.

 

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