"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Wayne Liquorman incontrò il suo primo ed ultimo guru, Ramesh Balsekar, nel
settembre 1987. Nell'aprile 1989 la sua ricerca terminò quando il meccanismo
corpo-mente chiamato Wayne sperimentò l'illuminazione. Egli è l'autore di "Senza
via d'uscita: per chi è spiritualmente evoluto" che pubblicò sotto il nome di
Ram Tzu perché "non voleva che il suo appartamento si riempisse di miserabili
ricercatori". Egli è anche l'editore di "La consapevolezza parla" e di altri
libri di Ramesh Balsekar- che si riferisce a Wayne come suo figlio spirituale.
L'insegnamento che si manifesta attraverso Wayne è puro Advaita (non -dualità)
unicamente presentato in modo moderno, umoristico e pungente senza compromessi,
dogmi religiosi o intonazioni new age. Wayne non offre cure, esercizi, miracoli
o tecniche per raggiungere l'illuminazione. Egli non dà nulla a cui aggrapparsi,
nulla da fare, nulla da raggiungere.Tu sei semplicemente invitato a portare i
tuoi più cari concetti spirituali in un incontro con Wayne, al termine del
quale, se sei molto fortunato, te ne potrai andare senza di essi.
Blayne: Qual è l'essenza dell'insegnamento che si manifesta attraverso di te?
Wayne: L'essenza dell'insegnamento è la stessa di quella del mio guru Ramesh
Balsekar e di altri saggi prima di lui: tutto ciò che è è Consapevolezza. La
Consapevolezza è tutto ciò che c'è. Se questo viene compreso intuitivamente e
profondamente allora non vi è più null'altro da dire. Qualsiasi altra ulteriore
affermazione è superflua perché l'ultima comprensione è uno stato non
intellettuale.
Blayne: La comprensione ultima?
Wayne: Sì, la comprensione ultima. All'inizio c'è un approfondirsi della
conoscenza intellettuale che è parte del processo. La comprensione intellettuale
può portare ad una esperienza fenomenale di Unità. Questa esperienza fenomenale
di Unità è ciò che viene normalmente riconosciuta come esperienza mistica, ed i
mistici per secoli hanno parlato di questa esperienza usando una varietà di
termini che riflettono la loro specifica cultura spirituale. Si può dire che la
conoscenza ultima sia il risultato di un evento impersonale che avviene in
fenomenalità, ma essa non è fenomenale di natura. Essa è ciò che trascende ed
allo stesso tempo racchiude la fenomenalità.
Blayne: Cosa puoi dire al ricercatore che cerca qualcosa, sia la pace, la
libertà o l'illuminazione?
Wayne: La ricerca accade. Non c'è dubbio che essa avvenga in alcuni meccanismi
corpo-mente. Il processo attraverso il quale si sviluppa è che una persona
normale, comune, inizia a chiedersi se ci sia qualcosa di più nella vita che il
perseguimento di soldi, sesso, relazioni e successo.Questa persona dunque inizia
a chiedersi chi essa sia in realtà. Questo è il punto al quale Ramana Maharshi
si riferisce dicendo che la testa è nella bocca della tigre, le fauci si
chiudono e non c'è via d'uscita. Qui inizia la ricerca. Fino a quando c'è un
senso di azione personale da parte del corpo-mente del ricercatore, egli crederà
di essere lui stesso a cercare.Con la conoscenza ultima o finale ciò che viene
rivelato è che il ricercatore è ciò che viene rivelato.
Blayne: Qual è il ruolo, sempre che ce ne sia uno, che il guru svolge nel
processo di ricerca?
Wayne: La domanda comune è "è il guru necessario?" La mia risposta è che non ci
sono requisiti da parte della Consapevolezza. La Consapevolezza può fare
qualsiasi cosa voglia all'interno della manifestazione. La ricerca è un processo
fenomenale e questo è cruciale da capire: la ricerca è un processo fenomenale.
Essa accade all'interno della fenomenalità, le varie progressioni che si
verificano sono in fenomenalità, l'impulso è in fenomenalità, e l'evento finale
che è la dissoluzione di ogni atto personale è in fenomenalità. Tutto ciò che
accade è in fenomenalità. Il risultato del processo di ricerca è un risultato
solo teoricamente perchè ciò che rivela è quello che è qui tutto il tempo.
Quindi in realtà non c'è alcun progresso in senso assoluto.Eppure nella
struttura fenomenale della ricerca e del ricercatore il guru può avere un ruolo.
Infatti nella vita di molti ricercatori il guru è una figura centrale nella
ricerca. Per coloro che hanno trovato un guru, che hanno trovato il loro vero
guru, non esiste esperienza fenomenale migliore.
Quando ho incontrato Ramesh mi sono innamorato come non lo sono mai stato in
tutta la mia vita. Fino a quel punto sono stato fortunato abbastanza da avere
sperimentato un amore profondo con alcune persone - i miei figli, moglie,
genitori- ma questo genere di amore impallidisce paragonato all'amore tra il
discepolo ed il guru. Questo accade perchè la relazione guru-discepolo ha una
dimensione del tutto differente. Quando accade ciò che io chiamo risonanza tra
il meccanismo corpo-mente del discepolo e quello del guru, in presenza di questa
risonanza c'è per il discepolo un'esperienza di Unità, che è il costante stato
non-fenomenale del guru. Questa Unità è Amore inesprimibile.
Blayne: Questo Amore a cui tu fai riferimento non è l'amore che è comunemente
usato nei discorsi quotidiani.
Wayne: No. Non è quell'amore. L'amore di cui tu parli è essenzialmente un
contratto sociale: fino a quando tu continui a darmi ciò che mi appaga io
continuerò ad amarti. L'amore che uno sperimenta con il guru è ciò che uno
potrebbe chiamare amore senza condizioni, amore incondizionato, perché non c'è
un contratto sociale implicato o associato in nessun modo alla relazione. E' un
amore nel quale non ci sono restrizioni, un desiderio di dare liberamente con
nessun pensiero di ricevere. Da parte del discepolo il puro amore è spesso
associato con la qualità fenomenale che è la controparte dell'odio, ciò che può
essere chiamato amore romantico. Spesso c'è un tale elemento da parte del
discepolo. Di conseguenza il discepolo può scoprirsi geloso di altri discepoli.
Posso parlare di me stesso. Quando ho incontrato per la prima volta Ramesh
facevo sempre progetti per essere in sua presenza, per essere con lui il più
possibile, ed odiavo la persona che lo portava fuori a cena, che lo accompagnava
in auto, che aveva con lui il tipo di relazione che io desideravo. Io lo odiavo
con una gelosa passione dal momento che aveva l' oggetto del mio amore e
devozione nella sua macchina. C'era un "me" che voleva Ramesh per i propri
scopi. Ora, dalla parte del guru non c'è desiderio nella relazione. Non c'è
alcun "me" che vuole nulla dal discepolo. Malgrado ciò in fenomenalità per il
meccanismo corpo-mente del guru c'è un'esperienza di piacere nell'amore che
esiste nella risonanza tra il discepolo ed il guru. Non vi è però alcun tipo di
coinvolgimento da parte del guru.Dalla sua parte c'è quindi un amore
assolutamente puro. Da parte del discepolo c'è quel puro amore mescolato ad un
amore più romantico, ad un tipo di amore personale.
Blayne: Come è possibile per il guru avere queste sensazioni di piacere dal
momento che non c'è un "io" rimasto per sperimentarle?
Wayne: Questa è una comune incomprensione. Quando diciamo che il "me" è assente
nel guru, il "me" non è assente al punto da non suscitare più alcuna reazione da
parte del guru. Il guru non è qualche fetta di tofu umano, non qualche blanda
goccia senza alcuna caratteristica di per sé. Egli ha un corpo che ha alcune
caratteristiche che lo riguardano. Egli ha una mente che è stata condizionata in
certi modi e che reagisce con caratteristiche proprie. Tu puoi dire che c'è una
personalità, una persona-lità. Questa personalità deve esistere affinché il
meccanismo corpo-mente del guru possa funzionare. Ciò che è assente,
completamente assente nel guru è un qualsiasi senso di azione personale. Il
meccanismo corpo-mente del saggio è, come ogni altro meccanismo corpo-mente, uno
strumento attraverso cui Dio o la Consapevolezza o la Totalità funziona. Nel
saggio, però, non c'è senso di azione personale. Nell'individuo identificato in
modo personale c'è un senso di "io sono colui che agisce" anche dove c'è
un'assoluta convinzione intellettuale che non sia così. L'esperienza soggettiva
dell'individuo ordinario è di essere colui che agisce. Questo viene chiamato da
Ramesh "ipnosi divina". Il senso di un'azione personale persiste malgrado ogni
evidenza del contrario. Se guardi ad una qualsiasi tua azione in un contesto più
grande, se tu esamini la tua stessa vita, la convinzione di "sono io a farlo"
cade immediatamente. Malgrado ciò nel meccanismo corpo-mente dell' individuo
identificato vi è il senso di essere colui che agisce, e, fino a quando ciò non
viene rimosso esso è lì. Per il saggio c'è solamente l'azione pura, o la pura
emozione, senza alcun senso di azione personale.
Blayne: Come si trova il guru?
Wayne: Tu non trovi il guru. La comprensione è che il guru appare come parte del
funzionamento di Dio, o della Totalità. Lo stesso potere può trasformare un
meccanismo corpo-mente felice e bene adattato in un ricercatore, e può
trasformare questo in un guru oppure no. Esso può rendere questo ricercatore un
falso guru, uno che indirizza nella direzione opposta alla realizzazione della
propria vera natura. Le pratiche suggerite da un tale guru possono rafforzare il
senso di un'azione personale piuttosto di diminuirla. Per esempio un tale
ricercatore può diventare un meditatore molto istruito. Egli potrebbe
considerarsi un meditatore migliore di qualunque altro. Lo potresti quindi
vedere incedere trionfante con l'attitudine di " io posso meditare meglio di
qualsiasi altra persona nel vicinato". Sarebbe dunque chiaro che egli lo pensa
veramente anche se è così "spirituale" da non dirlo.
Blayne: Parlando di meditazione ci sono pratiche richieste affinché la ricerca
possa arrivare al suo termine?
Wayne: Non vi è nulla di richiesto affinché la ricerca possa completarsi. La
Consapevolezza può realizzare se stessa attraverso un qualsiasi meccanismo
corpo-mente in qualunque momento. Nel caso di questo particolare meccanismo io
non sono stato un ricercatore spirituale per la maggior parte della mia vita.
Verso i sedici anni ho scoperto le droghe e l'alcool e mi sono reso conto che
queste sostanze supplivano ciò di cui io avevo bisogno. Esse mi resero possibile
vivere, vivere con la convinzione dolorosa di essere colui che agisce. Vedi,
quando hai il senso di azione personale e sei costantemente messo di fronte
all'evidenza di non saperti controllare a sufficienza, è miserevole questo senso
di "dovere fare ciò", la sensazione di "dover andare lì fuori e manipolare il
mondo secondo i miei obiettivi". Il mondo continua a scivolare dalla presa ed i
migliori progetti continuano a cadere, anche i più sinceri sforzi non riescono
più a dare i loro frutti. Questo può essere davvero devastante.
Per me l'alcool e le droghe erano un modo di cooperare con questo modo di
vivere, con questo sistema di valori. L'uso di queste sostanze porta ad
un'assuefazione ed io divenni fisicamente obbligato ad assumere quotidianamente
droghe ed a bere una grande quantità di alcolici ogni giorno solo per
sopravvivere. Io stavo morendo. Queste sostanze mi stavano uccidendo, le mie
caviglie ed i polsi erano gonfi per un edema alcolico ed io stavo perdendo il
controllo delle mie funzioni corporee fondamentali.. Il mio stato era orribile.
A quel punto, alla fine di quattro giorni di baldoria giunse un momento di
assoluta certezza che quella fase della mia vita era giunta al termine. Era come
se un interruttore fosse stato girato. L'ossessione se ne era andata. Non si
trattava di dover resistere né di fare nulla, se ne era andata. Ciò che era
chiaro in modo sbalorditivo era che io non avevo fatto questo. Se io non l'avevo
fatto la domanda fu allora "che cosa ha causato ciò?" Se io non sono il padrone
del mio destino chi lo è? Questo fu il punto nel quale la mia testa fu nella
bocca della tigre, le fauci si chiusero e non ci fu via d'uscita. Divenni un
ricercatore.
Nel giro di quindici mesi la ricerca mi portò da Ramesh. Ero stato un
alcolizzato per la maggior parte della mia vita ed ora mi trovavo con tutti quei
ricercatori veterani intorno a Ramesh. Mentre io ero stato sul bancone del bar
essi erano stati in ashram indiani o a seguire qualche ritiro spirituale. Essi
conoscevano ogni strana parola che Ramesh usava: noumeno, fenomeno,
Consapevolezza a riposo; essi sapevano pure come pronunciare correttamente
Nisargadatta. Conoscevano cosa fossero le siddhi ed i significati di tutti quei
termini indù. Io non ne conoscevo alcuno. Dissi quindi a Ramesh: "mi sento
veramente un bambino paragonato a queste persone. Tutti loro hanno queste
conoscenze ed io non le ho". Egli mi disse : "conosci cosa vuol dire sadhana?"
Io risposi di no. Mi disse: " sadhana è il cammino, il cammino nozionale che il
ricercatore attraversa, che ha varie pratiche associate che servono, a quanto si
dice, per diminuire l'identificazione con l'ego. La tua sadhana, la sadhana del
meccanismo corpo-mente di Wayne era di bere e di usare droghe per 19 anni.
Questo è ciò che è stato chiesto a tale organismo corpo-mente per giungere al
punto in cui l'identificazione con l'ego avrebbe potuto essere spezzata
sufficientemente, in cui il mantenimento di un senso di azione personale sarebbe
diminuito a sufficienza per iniziare la ricerca.
Mi hai dunque chiesto se è necessaria la meditazione o altre pratiche. La
conoscenza avvenne nel meccanismo chiamato Wayne Liquorman, e tu mi chiedi cosa
l' abbia causata. Egli è stato alcolizzato e drogato per 19 anni, questo deve
avere causato il risveglio successivo. Se voglio dunque seguirlo è meglio che io
inizi a bere ed a drogarmi. Ovviamente questo è ridicolo. Molte persone che
seguono questo cammino muoiono, e muoiono di una morte orribile. Essi non si
svegliano un giorno ed iniziano a leggere il Tao te Ching, Chuang Tzu e tutta
questa roba.Ti posso assicurare che non molti dei miei compagni di Chaser bar e
Grill sono lì fuori ad andare in giro a dare lezioni di Advaita. Tutto accadde
solo come parte del funzionamento della Totalità.
Blayne: Ci sono state alcune specifiche sadhana o attività che hai fatto tra il
periodo in cui la tua testa entrò nella bocca della tigre e l'incontro con
Ramesh?
Wayne: Ci furono alcune forme più tradizionali di sadhana che capitarono in quel
periodo, tra l'improvviso scioglimento dell'ossessione dell'alcool e delle
droghe ed il momento in cui incontrai Ramesh. Di fatto fu come passeggiare in un
bazar spirituale. Fu un'ottima esperienza perché il mercato spirituale ha tutte
quelle fantastiche indicazioni colorate. Io ero attratto soprattutto dalle cose
orientali perché avevo un enorme pregiudizio verso l'occidente. Non avevo ancora
avuto allora l'opportunità di sviluppare alcun buon pregiudizio verso l'oriente,
quello avvenne col tempo. Ero dunque attento ad investigare molte cose
differenti. Inizia a fare tai chi. Lessi Thich Nhat Hanh, Rajnesh, Chuang Tzu,
Huang Po e quel genere di autori. Ciò fece schioccare una corda risonante in me
e ne fui deliziato. Mi immaginai che essi fossero veramente sopra qualcosa.
Andai a sentire Ram Dass. Egli era un tale spirito meraviglioso, era così
divertente, ed era una vera gioia essere nella comunità che partecipava ai suoi
incontri. Ho veramente apprezzato tutto ciò. Fu questo un periodo di circa
quindici mesi prima di incontrare Ramesh.
Blayne: Dopo avere incontrato Ramesh quanto durò il periodo che precedette
l'illuminazione in questo corpo-mente?
Wayne: Lo incontrai il 16 settembre 1987 e ciò che viene illuminazione accadde
nell'aprile del 1989. Fu quindi circa un anno e mezzo.
Blayne: In questo anno e mezzo dopo il primo incontro con Ramesh ci furono
alcune particolari sadhanas?
Wayne: No. Io mi focalizzai completamente su Ramesh. Ebbi l'opportunità di stare
con lui per parecchio tempo quando organizzai il suo secondo tour qui in America
e pubblicai ed editai i suoi libri.
Blayne: Ti consideri un continuatore di una discendenza?
Wayne: Forse per la mia orientazione occidentale la nozione di discendenza non è
mai stata molto si nificativa per me. Il fatto però che Ramesh fu discepolo di
Nisargadatta Maharaj fu sufficiente a farmi leggere "Io sono quello". Le mie
interazioni attraverso i lavori scritti mi lasciarono freddo. Ho dato
un'occhiata ad "Io sono quello", ne ho lette alcune pagine, ma esso non mi ha
mosso come invece ha mosso altre persone.
Blayne: Quindi più che continuare una discendenza uno potrebbe dire che tu stia
continuando una tradizione?
Wayne: Vedi, il modo in cui l'insegnamento viene espresso attraverso di me è
ovviamente alquanto diverso da come fu espresso da Marahaj o da come lo espresse
Ramesh. Il contesto culturale e le nature dei tre meccanismi corpo-mente sono
totalmente diversi. Quando l'insegnamento è vivo e spontaneo esso si esprime
secondo la natura del meccanismo attraverso cui trova vita piuttosto che in un
modo meccanico. Sebbene io rispetti le origini indiane dell'Advaita non sono mai
stato tentato di scegliermi un nome indiano o di vestirmi con abiti indiani per
i miei discorsi. Generalmente quando un insegnamento si esprime attraverso un
discepolo in cui la realizzazione non è ancora avvenuta capita che la cultura,
l'abbigliamento e le parole del guru precedente vengano emulate, ed i concetti
presi a prestito vengano scambiati per la verità. L'insegnamento reale non
risiede nelle apparenze o nei vocaboli utilizzati. Come dice Ramana Maharshi i
concetti sono solo strumenti. Essi sono come spine che vengono usate per
rimuovere altre spine.. una volta che la spina incastrata viene rimossa allora
entrambe le spine vengono gettate.
Blayne: Se il guru non si è ancora rivelato ad una persona qual è la tua
sensazione riguardo ai libri e al loro ruolo mentre la ricerca continua?
Wayne: Forse il miglior modo per avvicinarsi alla questione è di guardare al
fatto che i libri esistono. I libri esistono, il ricercatore esiste, i libri
giungono nelle mani di un ricercatore. Ora, quale sia l'effetto di questo
incontro tra il ricercatore ed il libro è variabile. Un ricercatore prenderà un
libro particolare e questo lo toccherà in modo profondamente "spirituale", ci
sarà una tremenda apertura, una "visione" che giunge come risultato del contatto
con ciò che viene espresso nel libro. Un altro ricercatore può leggere lo stesso
libro ed interpretare malamente l'insegnamento in modo tale da "regredire". Egli
diviene quindi ulteriormente avviluppato ed infangato nell'identificazione.
Questi sono i destini di questi due meccanismi corpo-mente.
Blayne: Quale ruolo svolge la preghiera,sempre che ne abbia uno, dal momento che
tutto è predestinato?
Wayne: Il suo ruolo può essere visto se tu guardi a ciò che è; la preghiera
accade. Essa è un evento che si svolge come parte della manifestazione
fenomenale. Per esempio tu preghi per la guarigione da una malattia di una
persona che ami. La preghiera che offri è molto sincera. La persona guarisce. Se
disegni una intelaiatura intorno a questi due eventi ed escludi qualsiasi altra
cosa puoi dire che la preghiera abbia causato la guarigione. Dici quindi che la
preghiera è causativa. Questo è veramente ciò che stiamo discutendo: la
relazione di causa-effetto tra le cose. Ciò che è più accurato dire è che per la
guarigione della persona amata era necessaria una preghiera ed è quindi giunto
il pensiero di pregare per quella persona. A questo punto avvenne la preghiera
che ebbe i suoi effetti e ci fu una guarigione. Se invece la persona doveva
morire allora non ci sarebbe stata alcuna preghiera oppure la preghiera non
avrebbe portato alcun effetto. Ciò che stiamo vedendo è che tutti gli eventi in
fenomenalità sono quanti di energia. Essi sono per natura individuali. La
relazione tra di essi è nozionale. Causa ed effetto sono un'idea, una nozione.
Come dice Ram Tzu "Ram Tzu crede nella causa-effetto . egli solamente non sa
qual è l'una e quale l'altra".
Blayne: Per l'essere risvegliato la Consapevolezza è tutto ciò che c'è, ma per
colui che non è risvegliato c'è separazione?
Wayne: Tutta la questione di essere un "risvegliato" è interessante. Non vi sono
esseri "risvegliati". Ci sono solo meccanismi corpo-mente in fenomenalità
attraverso i quali funziona la Totalità. Come parte di questo funzionamento
della Totalità attraverso questi diversi meccanismi corpo-mente alcuni diventano
ricercatori. Essi si chiedono ad un certo livello se sono veramente coloro che
agiscono. Quando queste domande vanno in profondità allora la vera natura delle
cose può essere rivelata come parte di questo processo. Questa rivelazione non
capita ad un individuo. Per un individuo identificato non è possibile concepire
questo stato più di quanto non sia possibile descriverlo. Eppure questa intera
discussione è un tentativo di indirizzare intellettualmente verso ciò che non
può essere intellettualmente capito. Il meccanismo corpo-mente del saggio è solo
un saggio in relazione ad un discepolo. Senza discepolo non vi è alcun saggio.
Non c'è bisogno di un saggio. Ci si potrebbe anche spingere tanto in là da dire
che concettualmente la presenza del discepolo porta in vita il saggio. A questo
si riferiscono i buddisti quando dicono che il buddha appare come atto
compassionevole per rendere liberi i ricercatori che si considerano in
schiavitù. E' la presenza del ricercatore che si considera in schiavitù che
richiama il saggio, il buddha.
Blayne: Tu usi la parola "nozione", "nozionalmente" nel modo in cui Ramesh ed
altri hanno usato i termini "concetti", "concettualmente"?
Wayne: Proprio nello stesso modo.
Blayne: La Consapevolezza di per sé è al di là dei concetti malgrado si usi un
concetto come riferimento o come indicazione ?
Wayne: Corretto.
Blayne: Non può essere pensato, non può essere percepito, solo aspetti di Esso
possono esistere.
Wayne: Sì. Non può essere conosciuto nella sua totalità, può essere conosciuto
solo nei suoi aspetti.
Blayne: Non può essere percepito o conosciuto nella sua Totalità perché ogni
aspetto della manifestazione è solo una parte di questa Totalità.
Wayne: Giusto.
Blayne: In entrambe le tradizioni orientali ed occidentali ci sono storie di
individui che cercano Dio e tornano essendo Dio. Che cosa significa ciò.
Wayne: Essi indicano il vero stato di cose, cioè che tutto ciò che è è Dio. Essi
sono una via che indica che tutto, incluso colui che si ritiene altro rispetto a
Dio, è Dio.
Blayne: Quando usi la parola o il concetto "Dio" non lo usi evidentemente in
senso personale. C'è parecchia confusione intorno a questa parola.
Wayne: Per questo è meglio usare una parola che abbia meno associazioni. Quando
l'insegnamento matura, come l'insegnamento di Ramesh è maturato, le parole come
"Consapevolezza" assumono molte sfumature. I discepoli di lunga data cominciano
a credere di saperne qualcosa. Essi hanno udito tutte le descrizioni ed i
suggerimenti che il saggio ha usato per riferirsi a ciò, li hanno assorbiti
tutti e perciò credono di avere qualche appiglio rispetto a questa cosa, questa
Consapevolezza o Dio. A questo punto è necessario cambiare terminologia.
Chiamala Sorgente, chiamala Maurizio, chiamalo in un altro modo. Non importa
come lo chiami. Il fatto di pensare di conoscerlo è il maggior impedimento. Il
saggio non sta cercando di impilare una collezione di concetti per il discepolo.
Egli sa che non vi è alcuna particolare verità in essi.
Blayne: La Consapevolezza è tutto ciò che è. Non c'è nessuno che agisce quindi
non c'è libertà di scelta e quindi ogni cosa è predestinata a livello
individuale e collettivo?
Wayne: Sì, anche se il destino è solo da un punto di vista dell'individuo. Per
il saggio non c'è destino, per lui tutto è visto come è nell'Eterno Momento
Presente. Il destino è una funzione del tempo e dello spazio. Il tempo e lo
spazio esistono come aspetti della manifestazione fenomenica, come espressione
della Sorgente. Secondo un detto zen quando tu inizi lo zen i fiumi e le
montagne vengono visti come fiumi e montagne. Quando procedi poi nella ricerca
dello zen i fiumi e le montagne cessano di essere fiumi e montagne perché ora
vedi la natura illusoria di queste cose. Esse non sono reali, non sono vere, non
hanno un'esistenza indipendente. Non vi è validità inerente ad esse, quindi esse
non esistono veramente. A questo punto molti ricercatori si trovano a vari
stadi. Questa può essere una scoperta molto liberatoria o molto disturbante. La
mente può associarvi una visione nichilista e negativa e dire "se non è reale
non ha dunque alcun valore, tutto è senza senso". Quando però vi è il risveglio,
quando c'è la visione vera, la conoscenza, allora i fiumi e le montagne tornano
nuovamente ad essere fiumi e montagne. Questa manifestazione fenomenale è vista
come parte del Tutto, e per quanto non abbia un'esistenza indipendente è parte
dell'Uno, è un aspetto dell'Uno. Per questo ha realtà. Ha sostanza.
Blayne: C'è parecchia confusione sul concetto di incarnazione. Qual è la tua
spiegazione?
Wayne: Dal punto di vista della comprensione ultima, cioè che tutto ciò che è è
Consapevolezza, tutte le apparizioni manifeste in Consapevolezza, tutti i
cosiddetti individui sono mere apparizioni che emergono nella Consapevolezza.
Esse sono espressioni della Consapevolezza. In termini visivi tu puoi immaginare
la Consapevolezza come una grande palla di argilla, perché la palla di argilla è
tutto ciò che c'è, è un'unità. Eppure da essa emergono tutti questi meccanismi
corpo-mente che hanno nomi come Bill o Karen o Abdul. Quando essi emergono noi
diciamo che sono nati. La ragione dell'utilità di questa immagine è che la
connessione tra ciò che è nato e la Consapevolezza dalla quale nasce è
visivamente intatta. Nel mondo c'è l'apparenza di tutte queste entità separate
che camminano intorno. La loro connessione con la Sorgente non è veramente
vista. Quando viene capito che vi è questa connessione sottostante che tutto
nasce da questa Unità ed è solamente un aspetto dell'Unità allora si vede come
ognuna di queste forme è una nascita temporanea attraverso cui vari eventi
accadono, e attraverso cui sono contenuti esperienze, emozioni, pensieri e
memorie. Alla fine della sua lunghezza avviene la morte, ciò che chiamiamo
morte, che è il ritorno di tutti questi elementi alla Sorgente. E' la caduta di
ciò che è nato e quindi tutti gli elementi composti "ritornano" alla fonte dalla
quale non si sono mai allontanati. Ora non sono più differenziati in alcun modo.
Tutti questi pensieri, esperienze, memorie, tutte queste caratteristiche
ritornano in quell'insieme di indifferenziata Consapevolezza.
Blayne: Cosa accade a Bill. Karen o Abdul dopo che ritornano alla Sorgente?
Wayne: La cosa importante da capire è che le figure di argilla che emergono dal
tutto non sono mai state separate. Possono apparire separate ma ciò è solo
perché non sei sempre in grado di vedere il viticcio di connessioni nell'Unità.
Nulla può essere separato dall'Unità, se no sarebbe dualità. La materia, come
dicono i fisici, non viene creata né distrutta. C'è questa Unità e questo
continuo crearsi di nuovi organismi. Se in uno di questi corpo-mente c'è un
senso di azione personale allora crederà che ogni pensiero sia di sua proprietà.
Potrebbe essere un "nuovo" pensiero, o uno pensato da un altro corpo-mente
cinquecento anni fa. Potrebbe essere la memoria di un'esperienza sperimentata in
un precedente meccanismo corpo-mente. Ma se c'è un senso di azione personale
l'organismo crederà che questo pensiero o esperienza o memoria sia suo e dirà
"io ho sperimentato ciò" "questa era la mia vita precedente, la mia esperienza
passata". Fin dall'inizio però non vi era alcun meccanismo separato. Bill o
Karen o Abdul erano solo nomi dati ad una particolare temporanea nascita nella
Consapevolezza.
Tutta la nozione di reincarnazione è basata sulla nozione di separazione. Una
volta capito che tutto ciò che c'è è consapevolezza allora ciò che si incarna e
reincarna è anche visto come Consapevolezza. Dal punto di vista del saggio tutto
è Uno e tutte le espressioni sono espressioni dell'Uno.
Blayne: Qual è il tuo consiglio per l'apparente ricercatore in questo processo
alquanto doloroso di ricerca? Quali sarebbero le tue parole verso qualcuno che
si allontana da te con le spalle curve perché ha una buona conoscenza
intellettuale ma allo stesso tempo è ancora immerso in un'identificazione
personale?
Wayne: Generalmente non do consigli. A chi li potrei offrire? Questo parlare che
avviene attraverso di me accade solo come risultato di una interrogazione. Io
non ho nulla all'ordine del giorno. Quando Ramesh mi suggerì di parlare egli mi
disse "se vengono parla loro". Questo è ciò che faccio. Non vi è nulla che io
sia interessato a trasmettere perché la comprensione è che questo è tutto un
processo. In un momento potrei dire ad una persona di respirare solamente. Ad
un'altra potrei citare i commenti di Ramesh a qualcuno in questa situazione:
dimentica qualunque cosa hai uditoqui. Questo consiglio sarebbe per un individuo
chiaramente intellettuale, uno che porta i concetti come ulteriori mattoni nello
zaino. Questo genere di persone se ne andrebbero con un peso maggiore di quando
sono arrivate se tengono queste nozioni come un tipo di verità. Quindi ciò che
potrebbe essere detto dipenderebbe dal momento.
Blayne: Di qui il dilemma o conflitto apparente di uno studente quando legge una
quantità di insegnamenti di saggi.
Wayne: Certamente. Essi sono in conflitto. Ogni buon insegnante dirà cose che
sono apparentemente inconsistenti. La consistenza non esiste in natura eccetto
dall'enorme punto di vista nel quale tutto è Uno. Questa è l'unica consistenza.
Tutto il resto è fluido, è in dualità, è mutevole e quindi ogni momento porta
con sé i propri imperativi. Il meccanismo risponde al momento secondo la sua
natura. L'imperativo del momento porta il meccanismo di risposta. L'unica
differenza fra il saggio ed il ricercatore è che questa risposta è conosciuta
dal saggio come risposta non sua. Essa è solo una risposta del meccanismo che è
un'espressione della Sorgente.