"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Se raggiungete tutti gli
obiettivi che vi siete posti, il successo, il denaro, la fama, una buona
posizione, il potere, allora siete felici. Nel ricercare queste cose, lottate
duramente. Ci mettete una grande quantità di volontà e di sforzo. Se avete
successo, non avete problemi. Ma non è possibile avere sempre successo, lo
sapete, no?!
Ma, in qualche modo, c’è sempre in voi la speranza di un possibile successo
futuro. Quando capite che non potete riuscire sempre in tutto, cadete nella
frustrazione. Ma, nonostante ciò, vi rimane la speranza. Sia in ambito
materiale, sia in quello spirituale, rimane sempre il desiderio di riuscire a
raggiungere l’obiettivo che vi siete preposti.
Dovete darmi una mano. Non sono qui per tenere un discorso. Io chiedo sempre
alle persone che vengono a trovarmi di essere molto chiare riguardo ciò che
vogliono. “Voglio questo”, “Non voglio quello”. Va bene. Una volta che sapete
esattamente ciò che volete, sarete in grado di trovare i modi e i mezzi per
soddisfare i vostri desideri. Sfortunatamente la gente vuole un mucchio di cose
nello stesso tempo.
Cristallizzate tutti i vostri desideri in un unico desiderio basilare, dato che
tutti i vostri desideri sono una variante dello stesso desiderio. Voi rifiutate
il mio avvertimento che l’uomo vuole essere sempre felice, senza neanche un raro
momento di infelicità, o vuole un piacere permanente senza il dolore, ma questo
come dicevo poc’anzi è fisicamente impossibile.
Il corpo non può trattenere troppo a lungo nessuna sensazione, sia piacevole sia
dolorosa. Se lo fa, distrugge la sensibilità degli organi di percezione e del
sistema nervoso.
Nell’attimo in cui riconoscete una particolare sensazione come piacevole,
subentra subito la richiesta che questa possa durare a lungo. Ma tutte le
sensazioni, la cui intensità dipende dall’importanza che vi date, hanno una
durata limitata.
Quando separate voi stessi dalle sensazioni piacevoli, nasce la richiesta di
estendere il limite di quelle sensazioni, o dei vostri momenti di felicità, e
iniziate a pensare a come poterlo fare. Questo pensiero ha mutato in un problema
quella particolare richiesta di far durare questa sensazione piacevole più a
lungo. L’ha trasformata in un problema per il funzionamento del corpo e di
conseguenza diventa una nevrosi. Il corpo fa l’impossibile per gestire questi
problemi, ma il pensiero gli rende difficile trattare la cosa in modo naturale,
perché tenta di risolverla a livello psicologico o religioso.
In realtà, questi problemi sono di tipo neurologico, e se lasciate fare al corpo
farà un lavoro migliore di quanto state facendo voi cercando soluzioni a livello
psicologico o religioso. Tutte le soluzioni che ci sono state offerte e le
soluzioni che abbiamo adottato per secoli non hanno portato niente di buono
tranne un po’ di sollievo. Sono state un palliativo per aiutarci a sopportare il
dolore. Ma non ci siamo liberati affatto da questo dolore, perché speriamo
ancora di risolvere il problema con lo stesso strumento che lo ha creato. Però
l’unica cosa che questo strumento può fare è creare problemi. Ma non può mai,
dico mai, risolverli.
Se il pensiero non è lo strumento per risolvere i problemi, c’è qualche altro
strumento? Io dico di no! Esso può solo creare problemi, non può risolverli.
Quando questa comprensione sorgerà in voi, allora capirete che l’energia che c’è
nel corpo, che è una manifestazione di vita, un’espressione di vita, tratta ogni
difficoltà in modo estremamente più semplice dell’attrito che generate con le
idee per risolvere questi problemi.
[...]
D: Qual è allora il tuo consiglio quando abbiamo un problema?
U.G.: Voi non potete fare altro che creare i problemi. Prima di tutto create il
problema e poi non siete per nulla interessati a guardare i problemi. Non
affrontate i problemi. Siete molto più interessati alle soluzioni che ai
problemi. Questo vi rende difficile osservare il problema.
Io vi suggerisco “Guardate bene, voi non avete alcun problema”. Voi asserite con
tutta l’enfasi che potete, e con grande animosità “Guarda, io ho un problema”.
Va bene, avete un problema. Qualcosa vi assilla e dite “Ecco questo è il
problema”. I dolori fisici sono reali. In quel caso andate dal medico, lui vi dà
una medicina, che può essere più o meno buona, più o meno tossica, e questa
produce qualche sollievo, anche se di breve durata. Ma le terapie che questa
gente vi sta fornendo intensificano solo un problema che non esiste. State solo
cercando le soluzioni. Se ci fosse qualche cosa di vero in queste soluzioni che
vi vengono offerte, il problema dovrebbe essersene andato, dovrebbe scomparire.
In realtà, il problema è ancora presente, ma voi non mettete mai in discussione
le soluzioni che questa gente vi sta offrendo come sollievo o come qualcosa che
può liberarvi dai problemi.
Se voi metteste in discussione le soluzioni che vi sono offerte da quelli che
vendono queste cose nel nome della santità, dell’illuminazione, della
trasformazione, trovereste che in effetti non sono le soluzioni. Se lo fossero,
avrebbero dovuto produrre i risultati voluti ed avrebbero dovuto liberarvi dal
problema. Ma non lo fanno.
Ma voi non mettete in
discussione le soluzioni perché credete che chi vi propone queste cose non possa
ingannarvi, non possa essere un mascalzone. Per voi egli è un illuminato o un
dio che cammina sulla superficie della terra. Magari però quel dio può
illudersi, e autodistruggersi, magari indulge nel suo auto-inganno e continua a
vendervi questa robaccia, questa merce scadente.
Voi non mettete in discussione le soluzioni, perché in quel caso dovreste
mettere in discussione anche coloro che vi forniscono queste soluzioni. Ma voi
siete convinti che non possano essere disonesti, un santo non può essere
disonesto.
Eppure, dovete mettere in discussione le soluzioni perché non stanno risolvendo
il problema. Perché non le mettete in discussione e non testate la loro
validità? Quando vi rendete conto che non funzionano, dovete gettarle via,
buttarle nella spazzatura, fuori dalla finestra. Ma non lo fate perché c’è la
speranza che in qualche modo quelle soluzioni vi daranno il sollievo che
cercate. Lo strumento che state usando, cioè il pensiero, è lo stesso che ha
creato questo problema, quindi non accetterà mai e poi mai la possibilità che
quelle soluzioni siano una fregatura. Ma esse non sono affatto la soluzione.
La speranza vi fa andare avanti. Tutto ciò vi rende difficile osservare il
problema. Se una soluzione fallisce, voi andate da qualche altra parte e
adottate un’altra soluzione. Se anche questa ultima fallisce, ne cercate
un’altra ancora… Continuate a comprare soluzioni e neanche per un momento vi
domandate: “Qual è il problema?”.
Io non vedo nessun problema. Vedo solo che voi siete interessati alle soluzioni
e venite qui e ponete la stessa richiesta: “Vogliamo un’altra soluzione”. E io
vi dico: “Queste soluzioni non vi hanno aiutato per nulla, quindi perché ne
cercate un’altra?”. Ne aggiungereste solo un’altra alla vostra lista, per
trovarvi alla fine esattamente al punto di partenza. Se vedete l’inutilità di
una, le avete viste tutte. Non dovreste provarne una dopo l’altra.
Quanto sto suggerendo è che se una di quelle fosse stata la soluzione, avrebbe
dovuto liberarvi dal problema. Se quella non è la soluzione, allora non c’è
nulla che possiate fare; e poi il problema non esiste nemmeno. Quindi, non avete
alcun interesse a risolvere il problema, perché ciò sarebbe la vostra fine. In
realtà volete che il problema rimanga. Volete che la fame rimanga perché se non
aveste fame non andreste a cercare questo tipo di cibo da tutti questi santoni.
Quello che loro vi danno sono solo degli scarti, pezzetti di cibo, e voi siete
soddisfatti. Poniamo per un istante che questi leader spirituali, questi
terapisti possano darvi tutto il pane, cosa che peraltro non possono fare perché
non ce l’hanno, che ve lo promettessero, ma lo tenessero qui, nascosto da
qualche parte… solo promesse. Ve lo darebbero solo pezzetto dopo pezzetto. In
questo modo non trattate direttamente con il problema della fame, piuttosto che
farlo siete molto più interessati ad ottenere un pezzetto in più da quel tizio
che vi promette le soluzioni.
Quindi, voi non state trattando il problema della vostra fame, siete molto più
interessati ad ottenere altre briciole da quel tizio, piuttosto che affrontare
il vostro dilemma.
D: È come andare a vedere un film per scappare dalla realtà.
U.G.: Voi non guardate mai il problema. Qual è il problema? La rabbia per
esempio. Non voglio discutere tutte queste sciocchezze che sono state dibattute
per secoli. La rabbia. Dov’è quella rabbia? Potete separarla dal funzionamento
di questo corpo? È come un’onda nell’oceano. Potete separare le onde
dall’oceano? Potete solo sedervi ad aspettare che le onde cessino, così potrete
nuotare nell’oceano, come il Re Canute che sedette per anni e anni sperando che
le onde sparissero in modo da poter fare un tuffo in un mare assolutamente
calmo. Ma ciò non accadrà mai. Voi potete sedervi ed imparare tutto sulle onde e
sulle maree, l’alta marea e la bassa marea (gli scienziati ci hanno dato tutti i
tipi di spiegazioni), ma il conoscere quelle cose non vi sarà di nessun aiuto.
Voi non state assolutamente trattando con la vostra rabbia.
Prima di tutto, dove sentite quella rabbia? Dove sentite tutti i vostri
cosiddetti problemi da cui volete liberarvi? ...I desideri, i desideri
brucianti? Il desiderio vi brucia. La fame vi brucia. Ma le vostre soluzioni e i
mezzi che adottate per realizzare i desideri rendono impossibile a quei desideri
e a quella rabbia di consumarsi da soli.
Dove sentite la paura? La sentite lì, alla bocca dello stomaco. È parte del
vostro corpo. Il corpo non può sopportare quelle ondate di energia e voi cercate
di sopprimerla per ragioni spirituali o sociali. Ma non ci riuscirete.
La rabbia è energia, un tremendo scoppio di energia. E cercando di distruggere
quell’energia con ogni mezzo, state distruggendo l’espressione della vita
stessa. Diventa un problema solo quando cercate di intromettervi con questa
energia. Se la rabbia venisse assorbita dal sistema fisiologico, non vi
comportereste come pensate che fareste se la rabbia fosse lasciata libera di
agire seguendo il suo corso naturale. In realtà non siete in contatto con la
vostra rabbia, ma con la vostra frustrazione. Così, per evitare quella
situazione che vi ha creato problemi nelle vostre relazioni o nella comprensione
di voi stessi, volete essere preparati ad affrontarla se si ripresenterà in
futuro.
Lo strumento che usate è quello che avete sempre usato per ogni scoppio di
rabbia. Ma non vi ha ancora aiutato a liberarvene. Voi non volete usare
nient’altro, neanche di straordinario, se non questo strumento, che avete usato
per tutti questi anni. E sperate che in qualche modo possa un domani aiutarvi
nel liberarvi dalla rabbia. È sempre la solita vecchia speranza.
D: Ma se qualcuno è molto arrabbiato può diventare violento.
U.G.: Quella violenza viene assorbita dal corpo.
D: Ma può diventare una minaccia.
U.G.: Per chi?
D: Per le altre persone.
U.G.: Sì. E quindi? Cosa può fare?
D: Può andare in giro con un coltello…
U.G.: Che altro?
D: Uccidere qualcuno.
U.G.: Sì. Ma pensa alle guerre dove si uccidono migliaia e migliaia di persone,
senza che loro ne abbiano alcuna colpa. Perché limiti la condanna ad una
reazione che è naturale, e non condanni le nazioni che scagliano addosso quegli
ordigni tremendi a gente indifesa? Le chiami civili? Entrambe le due azioni sono
sorte dalla stessa fonte. Più a lungo cercate di sopprimere la vostra rabbia
qui, più voi indulgerete in queste atrocità e le giustificherete, perché sono il
solo mezzo per proteggere il vostro modo di vivere e di pensare. Queste due cose
vanno assieme. Perché giustifichi una cosa del genere? È folle.
Quell’uomo arrabbiato non vi sta attaccando direttamente, ma minaccia il vostro
modo di vivere. Il pericolo che rappresenta quell’uomo è quello che vi porti via
le cose che considerate preziose. È per questo che cercate di fermare quest’uomo
dall’agire quando è in preda ad uno scoppio di rabbia. Le religioni hanno detto
che un uomo arrabbiato diventa antisociale.
Ma anche se cercherà di praticare la virtù, resterà un antisociale perché le sue
azioni saranno caratterizzate dalla rabbia. Quando quella meta che la società vi
ha imposto, quando quello stesso obiettivo che voi avete adottato come ideale da
raggiungere verrà tolto di mezzo, voi non danneggerete più nessuno, né
individualmente, né a livello di nazione.
Dovete guardare in faccia la rabbia. Ma voi state trattando con cose che non
hanno nessun rapporto con la rabbia, non le permettete mai di bruciare se stessa
esattamente là dove si origina e agisce. Fare le vostre terapie, prendere a
calci un cuscino, colpire questo, quello o quell’altro, è soltanto una presa in
giro. Non libera una volta e per tutte l’uomo dalla rabbia.