in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Jean Klein, Vivere con la domanda


 

D: Vorrei domandarvi: cosa volete dire esattamente con la “domanda”?

R: La domanda è la risposta. Prima che la domanda sia stata formulata, la risposta è già là. La risposta era là prima che ne siate consci.

 

D: Così, quando dite “vivete con la domanda” parlate solo dell’ultima domanda, non di una qualsiasi domanda.

R: Si, la domanda ultima alla quale tutte le domande si riferiscono alla fine. Arrivate all’ultima domanda quando avete esplorato tutte le domande relative. Per domande relative, voglio dire: tutte quelle domande che non esprimono pienamente ciò che cercate davvero.

Ogni domanda che contiene un residuo di sapere libresco è relativo. Ogni domanda fondata nel desiderio emozionale è relativa. Così “interrogate” le vostre domande e vedete i loro limiti. Questo sguardo vi porta più vicino a quella che è la più vicina: la domanda ultima

 

D: Avete detto che quando avete incontrato il vostro maestro per la prima volta, gli avete fatto numerose domande, alle quali lui ha risposto generosamente in modo appropriato. Ma, dopo non averlo più visto per qualche settimana, avete sentito aumentare in voi la sensazione di non avergli posto né formulato la vera domanda. Avete detto che a quell’epoca, se aveste fatto domande più profonde, avreste ricevuto di più. Non è stato nel momento in cui avete percepito i limiti della vostra mente, che avete visto la differenza tra le domande relative e le domande assolute?

R: Esattamente. Ogni essere umano vive con delle domande, ma molto spesso sono mal formulate. Le persone vivono in un’accecante nebbia di divenire, inconsapevoli delle loro ragioni di pensare e d’agire. Cercano di guadagnare denaro e non sanno nemmeno che fare con questo denaro quando l’hanno ottenuto. Così il primo passo è diventar coscienti delle proprie motivazioni, di formulare domande, di domandarsi : perché faccio questo? Che cosa cerco? Dove vado? Facendo queste domande relative, diventerà chiaro che voi concentrate tutti i vostri sforzi sulla sopravvivenza del concetto “io”.

Voi scoprite che c’è una “persona” implicata. E l’ultima domanda comincia quando interrogate il soggetto che pone le domande. Non diventate libero dalle domande relative che il giorno in cui vi chiedete: chi è questa persona?, questo “io” chiamato “me stesso”?

 

D: Così si comincia col domandare. Si interrogano le domande e finalmente si è condotti a domandare a chi domanda. Ma chi domanda è ancora un oggetto, e tutto questo resta sempre nell’ordine del domandare relativo. Ma come arrivare all’ultima domanda?

R: Dovete esplorare in profondità che domanda. Domandategli quale è la sua natura. Vedrete allora che non ha alcuna esistenza in se stesso. E’ un’immagine costruita dall’educazione, il “si dice”, le credenze, le esperienze, in breve la società.

 

D: Finché restano ancora dei residui, come il credere in un “io”, non posso fare l’ultima domanda?

R: Quando la persona è eliminata, il Sé interroga il Sé. L’ultima domanda è uno stato interiore che viene dalla risposta stessa. Questo stato interiore è al di là di ogni formulazione. Ma dovete trascendere ogni formulazione per diventare completamente chiaro su questo stato interiore.

 

D: Se è uno stato al di là di ogni formulazione, in qual misura potete ancora chiamarla una domanda? Sembrerebbe che utilizziate ora la parola domanda in un modo nuovo. E’ la stessa cosa della contemplazione?

R: Tutte le domande vengono da”io non so”, altrimenti non fareste domande. Tutte le domande vengono dalla possibilità di conoscere; altrimenti non fareste domande. In altre parole, una domanda ha la sua origine nella conoscenza, nella risposta. Questo è vero anche al livello più profondo: tutte le domande sorgono dalla risposta.

 

D: Così lo stato interiore senza formulazione sorge quando l’”io” è visto per ciò che è: proviene da “io non so”, e la sua origine è nella risposta. Questo stato interiore ha ancora la natura fondamentale di una domanda?

R: Si, ma la differenza è che nel domandare relativo c’è ancora un “io” che proietta qualcosa per essere conosciuto. Il “non so” è temporaneo. Mentre nell’assenza di un “io”, non ci sono proiezioni di qualcosa di conosciuto e c’è un riposo spontaneo nel non-sapere. Nell’assenza di chi domanda, la domanda diventa il domandare, il domandare senza chi domanda.

 

D: Se non c’è niente da conoscere, nessun entità personale da proiettare, allora la risposta non può essere un oggetto di conoscenza. E’ questo che volete dire “con la domanda è la risposta”?

R: Si,assolutamente. La domanda è l’apertura presente dove nessuno è presente. La risposta non è nient’altro che questa apertura. L’apertura è la vostra vera natura. E’ tutto ciò che siete. L’apertura,la risposta si riferisce a essa stessa, alla fine non c’è nulla che si conosca. C’è una completa assenza di visualizzazione, di rappresentazione, di aspirazione illusoria. Non ci sono spinte a cercare di comprendere, di formulare la risposta con dei pensieri. E’ in definitiva negativo perché questo non può essere sperimentato come un oggetto. L’apertura si riferisce alla nostra totalità.

 

D: Possiamo ritornare a “viver” con la domanda? Volete dire con questo, vivere nella apertura, nel “non sapere”, e come possiamo vivere nell’apertura?

R: Vivendo senza conclusione, d’istante in istante. Vedete come la vostra mente si agita avanti e indietro come un cane arrabbiato. Vedete come non vivete nel non-sapere, come avete paura di vivere senza conclusione. Vivere senza conclusione, nell’apertura è, come avete detto, la contemplazione senza “contemplatore”. Questo stato interiore è la risposta e la domanda.

 

D: Sembrerebbe che, se rinuncio a concludere, la mia vita sarebbe un fallimento, o, ancora peggio,diventerebbe immobile!

R: Vivere senza concludere non vuol dire essere passivo, siamo chiari in questo punto. Non concludere vuol dire che non concludete attraverso delle interferenze personali. Gli oggetti, le situazioni si concludono da sole quando le lasciate vivere. C’è un scelta per la ballerina sulla corda tesa? Potete essere sicuro che non pensa alla destra o alla sinistra, ma che è stabile senza pensieri, nel centro. E’ spontaneamente nella non-conclusione. Quando siete stabili nella globalità, è normale vivere nella coscienza senza scelta come la ballerina del circo. Così vedete che l’azione e la non azione appartengono entrambe allo spirito.

Nella nostra pienezza, nella nostra globalità che è solamente presente nell’assenza di ogni controparte, c’è spontaneità, pura azione.

 

D: Quando non c’è nessuno che sceglie d’agire in una via o in un’atra, l’azione è spontaneamente corretta?

R: Si, i fatti portano alla conclusione che può non esserci sempre un accordo con le preferenze dell’ego, ma è sempre giusta, e la soluzione è appropriata. Quando siete al di là della scelta, come la ballerina sulla corda, quando la mente non cospira più, quando i fatti sono maturi, la conclusione viene istantaneamente. Vivete aperti a tutto ciò che è percepito, aperti all’apertura.

 

D: Quando dite “vivete aperti a tutto ciò che è percepito e non interferite con i vostri paragoni e i vostri giudizi”, questo mi  ricorda il bel testo Sin Sin Ming, scritto da Seng-ts’an, che comincia così: “la grande Via non conosce difficoltà poiché è al di là di tutte le scelte”. Ciò che mi intriga in questa traduzione è che l’accento è messo sulla via che è al di là della scelta, e non sul fatto che non si debba scegliere. Molto spesso penso che le persone interpretino il vostro insegnamento come se fosse uno stato senza profumo, senza differenza, dove ogni oggetto è in un certo modo simile ad un altro oggetto. Infatti, non è che non ci siano differenze, ma che siamo al di là delle differenze.

R: Voi siete il sole che crea tutti gli oggetti. Nell’apertura, c’è differenza ma non distinzione, differenza, ma non preferenza. Vivere senza preferenza non è una visione corretta. E’ ancora mettere l’accento sull’oggetto. L’accento dovrebbe essere messo sul soggetto. Non è che tutti gli oggetti siano gli stessi, ma è che non ci sono più “oggetti”. Quando vivete nell’apertura, l’accento si trova messo al posto giusto. Ogni “oggetto” ha allora il suo proprio significato, il suo vero senso. Nella non-conclusone, il mondo è ricco e intelligente.

Si deve arrivare allo stato dove c’è una modificazione completa d’energia, dalla vita vissuta ne l conosciuto a vivere nell’ignoto. Questo non è il risultato di un atteggiamento, ma la riorchestrazione d’energia che viene come risultato della comprensione: la compresione specifica che è solo nella vostra assenza che c’è l’ultima presenza.

 

D: Così ogni sadhana o ascesi, ogni aspirazione spirituale dovrebbero andare nella direzione di questa comprensione che risulta dalle modificazioni d’energia?

R: Assolutamente.

 

D: Questa comprensione, questa visione istantanea si manifesta prima nel cervello?

R: Si, ma nella mente che funziona nella complementarietà, nella dualità. Ciò che voi siete fondamentalmente è al di là del cervello, ma il cervello lo rende percepibile. L’istante della visione istantanea è scelta dal cervello e trasferito alla nostra totalità. Allora si dispiega: è immediatamente sentito a tutti gli altri livelli della struttura psicosomatica. E’ solo quando è diventato globale, quando ha toccato tutte le cellule, che si può dire che “ è diventato comprensione”. Si è coscienti di un cambiamento fisiologico immediatamente. La visone istantanea risuona a tutti i livelli. Ma arrivare alla sua piena attualizzazione e penetrare il corpo di ogni cellula, richiede tempo.

 

D: Il corpo può essere preparato per questo assorbimento, perché sia recettivo più rapidamente?

R: Si, perché, in un certo modo, raggiunge il suo stato perfetto, la perfetta salute.

 

D: Avete detto che vivere con la domanda è esattamente la stesa cosa che vivere nell’apertura, nel non-sapere, e avete detto anche che questa capacità, il desiderio di vivere nel non-sapere, dell’accoglienza, fa seguito a un lampo di verità, della realtà senza sperimentatore. Che senso può avere allora “vivere senza la domanda” per tutti quelli che non hanno questa comprensione e non hanno vissuto la modificazione spontanea di vivere dal conosciuto nel non-conosciuto? Si direbbe che vi riferiate a un piccolo numero di persone che hanno questa maturità. Come le persone meno benedette possono comprendervi e beneficiarne?

R: Ho dato il vero senso di “vivere con la domanda”, ma vivere nel non-sapere a molti livelli vi porta alla domanda. Il “voglio sapere” è inerente alla natura umana. Questo non ha niente a che vedere con la maturità. E’ un’urgenza interiore. Direi che si dovrebbe cominciare col prendere nota, vedere come al mattino, svegliandovi, voi anticipate. Tutta la giornata scorre nell’anticipazione, nella lotta per raggiungere uno scopo. Vedete come vivete nel prendere,nello scegliere, nel continuo conosciuto.

Così direi: cominciate col passare la metà della giornata guardando tutti i movimenti in cui non vivete nel non-sapere. E allora, cosa succede? Come questo può aiutarvi? Quando vedete che siete tutto il tempo nel fare, incontrerete dei momenti di discontinuità in voi, perché questo siete voi, Mario Rossi, che forza la continuità, voi vi sentite in una presenza non-oggetiva. Non è un’esperienza perché non c’è nessuno per sperimentarlo, ma è un momento dove c’è un sentimento d’eternità.

 

D: Così, questi momenti mi aprono gli occhi, io mi conosco allora, senza essere attaccato a qualsiasi cosa?

R. Si, per un istante siete presi da una finestra aperta, una finestra d’eternità. Una volta che avete avuto un lampo di visione del vostro Sé senza oggetto, sarete più spesso sollecitati da lui. E un giorno vi troverete a vivere nel non-sapere.

 

D: E’ un ritorno improvviso?

R: Si, a un certo punto siamo spinti.

 

D: O tirati?

R: Tirati , si. Questi momenti d’assenza, di presenza senza oggetto, lasciano un eco. Questo eco è l’ombra che vi porta alla sorgente.

 

D: Non vorreste, certo, considerare che passare questa mattinata a prender nota di ogni anticipazione, sia una pratica!

R: E’ una pratica senza qualcuno che pratica, come questo può essere chiamato una pratica? Molti fra voi vogliono fare qualcosa e quando vi do consigli pratici, non ne tenete conto!

 

D: Avete messo in guardia contro le conseguenze estreme di un approccio progressivo, è per questo che non vogliamo cadere in questo errore!

R: Quando si è intesa la verità dalla bocca di un Maestro, non ci può essere progressione perchè è un seme che è trasmesso direttamente.

 

D: Si può essere sulla via progressiva e avere trovato il guru?

R: No, perché il punto di partenza è falso. Nella via progressiva vivete nel divenire, credendo che ci sia qualcosa da raggiungere. Nel periodo di trasmissione, vi trovate nel momento, libero dal futuro, libero da intenzione.


Da: http://www.sviluppocoscienza.it/kleindomanda.htm


 

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