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Le quattro ecologie (Leonardo Boff)
Ecologia ambientale Questo primo versante si preoccupa dell’ambiente naturale, affinché non sia eccessivamente sfigurato, della qualità della vita e della preservazione delle specie in via di estinzione. Pone la natura fuori dall’essere umano e dalla società. Cerca nuove tecnologie meno contaminanti, privilegiando soluzioni tecniche. Questo atteggiamento è importante perché cerca di correggere gli eccessi causati dalla voracità del progetto industriale mondiale, che implica sempre alti costi ecologici. Se non ci prendiamo cura del pianeta come un tutt’uno possiamo sottoporre a grave rischio di distruzione parti della biosfera e, al limite, rendere invivibile la nostra vita sul pianeta.
Ecologia sociale Il secondo – ecologia sociale – non si cura solo della natura ma si occupa della totalità dell’ambiente. Inserisce gli esseri umani e la società all’interno della natura. Non si preoccupa unicamente di rendere più belle le città con strade migliori, piazze o spiagge più attraenti, ma rende prioritario un risanamento dei servizi di base come una buona rete di scuole e un servizio sanitario decente. L’ingiustizia sociale significa violenza contro l’essere più complesso e singolare della creazione, quello umano, uomini e donne. Egli è parte della natura. L’ecologia sociale promuove uno sviluppo sostenibile che presti attenzione alle carenze degli esseri umani odierni senza sacrificare il capitale naturale della Terra, prendendo anche in considerazione le necessità delle generazioni future che hanno il diritto di essere appagati ed ereditare una Terra abitabile, con relazioni umane minimamente giuste. Però il tipo di società costruita negli ultimi quattrocento anni impedisce di realizzare uno sviluppo sostenibile. Divora energia e ha costruito un modello di sviluppo che saccheggia sistematicamente tutte le risorse del pianeta e sfrutta la forza lavoro. Nell’immaginario dei fondatori della società moderna lo sviluppo si muoveva tra due infiniti: l’infinito delle risorse naturali e l’infinito dello sviluppo verso il futuro. Ma questi presupposti si sono rivelati essere una illusione. Le risorse non sono infinite, anzi la maggioranza di queste si sta esaurendo, principalmente l’acqua potabile e i combustibili fossili. Il tipo di sviluppo lineare e in crescita verso il futuro non è universalizzabile. Pertanto non è infinito. Se le famiglie cinesi desidereranno avere le automobili delle famiglie americane la Cina si trasformerà in un immenso parcheggio. Non ci sarà combustibile sufficiente e nessuno potrà muoversi. Siamo mancanti di una società sostenibile che trovi per se stessa uno sviluppo attuabile che soddisfi le necessità di tutti. Il benessere non potrà essere solamente sociale ma tenderà ad essere sociocosmico. Dovrà occuparsi degli altri esseri della natura, come le acque, le piante, gli animali, i microrganismi, poiché tutti uniti costituiscono la comunità planetaria nella quale siamo inclusi e senza di essi noi non possiamo vivere.
Ecologia mentale Il terzo aspetto – ecologia mentale – chiamato anche ecologia profonda, sostiene che le cause del deficit della Terra si devono al tipo di società che attualmente abbiamo e al tipo di mentalità predominante, le cui radici risalgono ad epoche anteriori alla nostra storia moderna, includendo la profondità della vita psichica umana cosciente e incosciente, personale e archetipica. Esistono in noi istinti di violenza, volontà di dominio, archetipi ombrosi che ci allontanano dalla benevolenza in relazione alla vita e alla natura. Dentro la mente umana hanno origine i meccanismi che ci conducono alla guerra contro la Terra e si esprimono attraverso una categoria: l’antropocentrismo. L’antropocentrismo considera l’essere umano come re dell’universo e gli altri esseri hanno senso solo in sua funzione; stanno lì per il suo godimento. Questa interpretazione rompe con la legge più universale: la solidarietà cosmica dove tutti gli esseri sono interdipendenti e vivono dentro una intricatissima rete di relazioni in cui tutti sono importanti. Non è possibile che qualcuno sia re o regina e si consideri indipendente, senza bisogno degli altri. La moderna cosmologia ci insegna che tutto ha a che fare con tutto, in tutti i momenti e in tutte le circostanze. L’essere umano dimentica questa intricata legge di relazioni, si aliena da essa e si situa sopra le cose, invece che sentirsene accanto in una immensa comunità planetaria e cosmica. E’ necessario recuperare le attitudini di venerazione e rispetto per la Terra. Questo accadrà solamente se prima riscatteremo la dimensione femminile nell’uomo e nella donna che rende disponibili alla cura, sensibili verso l’aspetto più profondo e misterioso della vita, recuperando la capacità di meravigliarsi. Il femminile aiuta a riscattare la dimensione della sacralità. La sacralità impone sempre dei limiti alla manipolazione del mondo, quindi dà origine alla venerazione e al rispetto, sentimenti fondamentali per la salvaguardia della Terra. Crea la capacità di ri-legare tutte le cose alla loro origine creatrice, il Creatore e Ordinatore dell’universo. Da questa capacità rilegatrice nascono tutte le religioni e oggi abbiamo bisogno di rivitalizzare le religioni affinché compiano la loro funzione rilegatrice.
Ecologia integrale Finalmente il quarto – ecologia integrale – che parte da una nuova visione della Terra, inaugurata dagli astronauti a partire dagli anni ’60, quando vennero lanciate le prime navicelle equipaggiate. Essi videro la Terra da fuori. Dalla navicella spaziale o dalla Luna, la Terra – secondo la testimonianza di alcuni di loro – appare come un risplendente pianeta azzurro e bianco che sta nella palma della mano e può nascondersi dietro il dito pollice. Da questa prospettiva, Terra ed esseri umani si mostrano come una stessa entità. L’essere umano è la propria Terra che sente, pensa, ama, piange e venera. La Terra sorge come il terzo pianeta di un sole, uno dei centomila milioni di soli della nostra galassia che è, a sua volta, una entro centomila milioni di altre dell’universo, universo che probabilmente è uno tra altri paralleli e differenti dal nostro. E noi, esseri umani, ci siamo evoluti fino al punto di poter stare qui a parlare di tutto questo, sentendoci legati a tutte queste realtà. Tutto procedette con una precisione tale da permettere la nostra esistenza qui adesso. Se non fosse così non staremo qui. I cosmologi, grazie all’astrofisica, alla fisica quantica, alla nuova biologia, in una parola alle scienze della Terra, ci mostrano che tutto l’universo si trova in cosmogenesi. E’ come dire che sta ancora costituendosi e nascendo, formando un sistema aperto, capace di sempre nuove acquisizioni ed espressioni. Pertanto niente è finito e nessuno ha terminato di nascere. Per questo dobbiamo avere pazienza con il processo globale, gli uni con gli altri e con noi stessi, inoltre noi umani siamo anche in un processo di antropogenesi, di formazione e di nascita. Nella cosmogenesi e nell’antropogenesi ci furono tre aspetti emergenti: 1- La complessità/differenziazione 2- L’auto-organizzazione/coscienza 3- La rilegazione/relazione di tutto con tutto. A partire dal suo primo istante, dopo il big-bang il processo di evoluzione è andato creando esseri ogni volta più differenti e complessi. Quanto più sono complessi tanto più si auto-organizzano, mostrando maggiore interiorità e livelli più alti di coscienza, fino ad arrivare alla coscienza riflessa nell’essere umano. L’universo dunque, come un tutto, possiede profondità spirituali. Per poter dimorare nell’essere umano lo spirito stava prima nell’universo e ora emerge in noi come coscienza riflessa. Quanto più complesso e cosciente tanto più si relaziona e ri-lega con tutte le cose facendo in modo che l’universo sia realmente uni-verso, una totalità organica, dinamica, diversa, tesa e armonica, un cosmo non un caos. Le quattro interazioni esistenti, la gravitazionale, l’elettromagnetica, la nucleare forte e la nucleare debole, costituiscono i principi che reggono l’universo e tutti gli esseri, compresi gli umani. La galassia più distante si trova sottomessa all’azione di queste quattro energie primordiali allo stesso modo della formica che cammina sul mio tavolo e i neuroni del cervello con cui faccio queste riflessioni. Tutto si mantiene rilegato in un equilibrio dinamico, aperto, passando attraverso il caos che è sempre generativo e quindi propizio per un nuovo equilibrio più alto e complesso, sfociando in un ordine ricco di nuove potenzialità. (trad. Silvia Papi)
Nota Il presente articolo è apparso sulla rivista trimestrale “La Stella del Mattino” n.1/2005. La rivista ha anche un sito: www.lastelladelmattino.org/rivista. Per ogni contatto: redazione@lastelladelmattino.org.
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