"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
«L'uomo perfetto è senza io, l'uomo ispirato è senza opera,
l'uomo santo non lascia nome». [...]
La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina [...].
Come ha potuto il Tao oscurarsi al punto che vi debba essere distinzione tra il
vero e il falso? Come ha potuto la parola offuscarsi al punto che vi debba
essere distinzione tra l'affermazione e la negazione? [...] Il Tao è offuscato
dalla parzialità. La parola è offuscata dall'eloquenza. [...]
Che l'altro e se stesso cessino di opporsi, questo è il perno del Tao. [...]
È camminando che si traccia la via; è nominandole che le cose sono. [...] Ogni
cosa ha la sua verità; ogni cosa ha la sua possibilità. [...]
È così che lo stelo sottile e il grosso pilastro, la brutta donna o la
bellissima Xi-shi, il grande e lo straordinario, l'astuzia e la mostruosità, si
riassorbono tutti nell'unità del Tao. [...]
La comprensione conduce all'unità [...].
Compiere senza sapere perché, ecco il Tao.
*
Il Santo abbraccia il tutto; gli uomini
discutono per far valere le proprie opinioni, Così, è stato detto: «Ogni
discussione implica una visione parziale».
Il Tao supremo non ha nome; il discorso supremo non ha parole; la benevolenza
suprema esclude qualsiasi benevolenza parziale; la purezza suprema è senza
ostentazione; il coraggio supremo è privo di crudeltà.
Il Tao che appare non è più il Tao; la parola che distingue non giunge alla
verità [...].
Il Santo [...] non è immerso nell'armonia cosmica? non abbandona ogni disordine
e ogni oscurità? non disdegna gli onori del mondo? Gli uomini si affannano per
questo o quell'ideale umano. Il Santo è ignorante e semplice. Partecipa della
purezza dell'uomo, che contiene in potenza tutti i tempi e tutti gli esseri.
[...]
È sul vuoto che si modella il Tao. Il vuoto è l'astinenza dello spirito. [...]
Dal vuoto dello spirito scaturisce la luce; lì si trova la quiete.
[...]
«Che cos'è la capacità integrale?» chiese il duca Ai.
«La morte e la vita, [rispose Zhong-ni] la durata e la distruzione, la miseria e
la gloria, la povertà e la ricchezza, la saggezza e l'ignoranza, il rimprovero e
la lode, la fame e la sete, il freddo e il caldo, queste sono le alterne vicende
il cui corso costituisce il Destino. Si succedono come il giorno e la notte,
senza che alcuna intelligenza umana possa stabilirne l'origine. Chiunque riesca
a non lasciarsi influenzare da questi avvenimenti conserva intatta la propria
anima. Conserva di giorno e di notte il proprio equilibrio, la propria
disinvoltura, l'umore sereno. Benefico come la primavera, si adatta a tutti e a
tutte le circostanze. Questi possiede la capacità integrale».
«Che cos'è la virtù invisibile» chiese il duca Ai.
«La superficie», rispose Zhong-ni «è la pienezza delle acque tranquille. Così
può servire da modello a ogni cosa. Perché queste acque si mantengono sempre
all'interno senza mai straripare fuori. La virtù è il mantenimento dell'armonia
perfetta. [...]».
*
«I pesci nascono e vivono nell'acqua»
disse Kong-zi «come
gli uomini nascono e vivono nel Tao. [...] Coloro che nascono e vivono nel Tao
non agiscono e raggiungono la serenità. Così è stato detto: 'I pesci si
dimenticano gli uni degli altri nei fiumi e nei laghi, gli uomini nel Tao e
nella sua disciplina'».
[...]
Il Santo non dirige gli uomini dall'esterno. Corregge dapprima se stesso, e così
la sua influenza si estende. [...]
'Radice del cielo' passeggiava nel territorio della 'Grande luce'; giunse fino
all'acqua profonda, dove incontrò 'Uomo senza nome'. Gli chiese: «Come si
possono governare gli uomini?».
«Vattene, ignorante» rispose 'Uomo senza nome'. «La tua domanda è inopportuna.
Io contemplo il segreto della creazione. quando la mia curiosità sarà
soddisfatta, inforcherò l'uccello immenso per evadere dall'universo ed errare in
libertà nel paese del nulla e dell'infinito. Come vuoi che m'interessi il
governo degli uomini?».
'Radice del cielo' insistette.
«Pratica il distacco,» rispose 'Uomo senza nome' «concentrati nel silenzio,
conformati alla natura degli esseri, sii senza egoismo. Allora gli uomini
saranno in pace».
[...]
Lie-zi rimase convinto di non avere ancora imparato nulla dal suo maestro. Tornò
a casa sua, e vi si rinchiuse per tre anni. Cucinava per sua moglie, badava ai
maiali con altrettanta cura che se fossero stati uomini; si disinteressava degli
affari del mondo.
Si applicava a ritrovare la semplicità e a conquistare l'indipendenza. Così, le
vicende della vita non gli hanno impedito di conservare la sua unità originaria
sino alla fine della sua esistenza.
Il non-agire non nomina le cose
Il non-agire trattiene i progetti
Il non-agire semplifica le imprese
Il non-agire guida l'intelligenza.
Colui che vede attraverso l'infinito raggiunge l'invisibile [...], abbandona
ogni pregiudizio. Costui coglie l'unità dell'uomo perfetto e si serve del
proprio spirito come di uno specchio: non scaccia né accoglie nessuno, risponde
agli altri senza nascondere nulla, trionfa sugli esseri senza venirne ferito.
*
Dalle Tre Dinastie fino ai nostri
giorni, la natura dell'uomo è incessantemente modificata da qualcosa di
esteriore a se stessa. Così l'uomo volgare si sacrifica per il denaro, il
letterato per la sua grande reputazione, il nobile per la gloria della sua
famiglia, il Santo sacrifica se stesso per il mondo; e così tutti gli uomini le
cui occupazioni e titoli sono differenti, sono simili nel ferire la propria
natura e nel sacrificarsi per cose vane.
[...] Tutti gli uomini si sacrificano per qualcosa di esteriore a loro stessi:
uno per la bontà e la giustizia, e viene chiamato gentiluomo; un altro per la
fortuna e viene detto volgare. [...] Perché allora si stabilisce una distinzione
fra il gentiluomo e l'uomo volgare?
[...] L'eccellenza non risiede nella bontà o nella giustizia, ma nelle qualità
intrinseche di ciascuno di noi. Eccellente è chi conta soltanto sulla propria
natura originaria e sulle proprie disposizioni innate. [...]
Lungi dal poter meritare Tao e virtù, io non oso tuttavia praticare gli atti di
bontà e di giustizia che mi distinguono né peccare con gesti fuori misura e
mostruosi che mi degradano.
I cavalli hanno zoccoli in grado di calcare il gelo e la neve; hanno un pelo che
li protegge dal vento e dal freddo. Brucano l'erba, bevono l'acqua, alzano le
zampe e saltano. Questa è la vera natura dei cavalli. Non sanno che farsene di
maneggi o scuderie grandiose.
Un giorno apparve Bo-le e disse: «Conosco il modo di allevare i cavalli». Bruciò
e attorciglio il loro pelo, limò e marchiò i loro zoccoli; li imbrigliò e li
impastoiò, poi li legò in una scuderia dopo aver sparso sul pavimento lettiere
di rami. Due o tre cavalli su dieci morirono. Fece loro soffrire la fame e la
sete; li fece andare al trotto e al galoppo; li mise in fila e li disciplinò;
torturò la loro bocca con il morso, e con la frusta li sferzò sulla groppa. Più
della metà dei cavalli perirono.
[...]
A quell'epoca regnava la virtù perfetta, gli uomini camminavano pacificamente. I
loro sguardi erano retti. [...]
Fu allora che apparvero i Santi. Si sforzarono per praticare la bontà e
aspirarono alla giustizia e così il dubbio apparve sotto il cielo. [...]
Chi oserà scegliere la bontà e la giustizia, se non screditando il Tao e la
virtù? [...] Rovinare il Tao e la virtù e sostituirli con la bontà e la
giustizia, ecco il crimine del Santo.
Nella pianura i cavalli pascolano e si abbeverano: quando sono contenti si
sfregano il collo l'un l'altro; quando sono nervosi si voltano e si sferrano
calci. Altro non sanno fare.
Quando li ebbero soggiogati con un pezzo di legno e frenati con un frontale a
mezza luna, i cavalli cominciarono ad assumere un che di infido e di losco.
Allora impararono a schivare il giogo, a rompere le redini, a respingere il
morso dai denti; allora uscirono da loro sogni. Così, i cavalli divennero astuti
e cattivi. [...]
Nel tempo in cui regnava il sovrano He-xu, gli uomini stavano nelle loro case
senza sapere quello che facevano. fuori, andavano senza sapere dove andavano.
Quando si cibavano, erano contenti, poi, tamburellandosi la pancia piena,
andavano a passeggio. [...]
Vennero i Santi, e dapprima piegarono e fiaccarono gli uomini con i riti e con
la musica, per rendere corrette le loro abitudini, poi esaltarono la bontà e la
giustizia per pacificare tutti i cuori sotto il cielo. Allora il popolo fu
spinto alla passione del sapere e lottò per gli interessi materiali, senza che
poi si potesse mettere un termine a questi mali: questo fu il crimine dei Santi.
*
La via suprema. La sua essenza è
profonda e oscura, la sua vetta confusa e segreta. [...] Mantenete il vostro
spirito nella quiete: il vostro corpo si perfezionerà da sé. Siate calmo e puro,
non affaticate il vostro corpo, non agitate la vostra anima e vivrete a lungo.
[...] Che il vostro spirito non conosca nulla [...].
Turbare la legge del cielo, contrariare i sentimenti degli esseri significa
impedire alla natura di compiersi. [...]
Sciogliete il vostro cuore, lasciate andare il vostro spirito, annientate la
vostra anima e i diversi esseri del mondo ritroveranno la loro radice comune.
Chi ritrova la propria radice senza saperlo non si allontanerà dall'indistinzione
primordiale, mentre chi prende coscienza della propria radice ne é
definitivamente allontanato. [...] Non cercate di sapere quello che sono, e
tutti gli esseri nasceranno del tutto naturalmente. [...]
L'uomo comune ama chi gli assomiglia e detesta chi è diverso da lui. Colui che
ama la somiglianza e detesta la differenza vuole, a sua insaputa, essere al di
sopra degli altri uomini del mondo. [...]
Un grand'uomo esercita la sua influenza sugli uomini come il corpo proietta la
sua ombra e il rumore provoca gli echi. Se qualcuno lo interroga, risponde a ciò
che gli viene chiesto. È l'uguale. Per regola di condotta non ha altra cosa se
non il silenzio e l'imparzialità. Dietro la molteplicità dei fenomeni che vanno
e vengono, ritrova l'infinito, dietro la comparsa e la scomparsa degli esseri,
riconosce l'eternità. La sua persona si definisce attraverso l'identificazione
con quanto è comune a tutti. Ciò che è comune a tutti non ha esistenza propria,
e come potrebbe ciò che non ha esistenza propria possedere un'esistenza? [...]
Coloro che sono considerati privi di esistenza, questi sono gli amici del cielo
e della terra. [...]
Il Tao abbraccia e sostiene tutti gli esseri. Infinita è la sua grandezza! Il
saggio deve fare il vuoto nel proprio spirito per comprenderlo [...]. Amare gli
uomini ed essere benevolo verso gli esseri, ecco la bontà. Considerare come
identiche le differenze, ecco la grandezza. Non mostrarsi né altezzoso né
eccentrico, ecco la larghezza di spirito. Abbracciare la varietà delle
differenze, ecco la ricchezza. Attenersi alla virtù, ecco la regola. È
attraverso la virtù che si afferma la personalità dell'uomo. Chi in tutte le
cose si conforma al Tao è armato contro i colpi della sorte. Chi non si lascia
abbattere dal succedersi degli avvenimenti esterni, conserva l'integrità del
proprio carattere.
*
Chi perfeziona la propria natura ritorna
alla virtù originaria. Chi raggiunge la propria virtù primitiva si identifica
con l'origine dell'universo e, attraverso quella, con il vuoto. Il vuoto è
grandezza. È simile all'uccello che canta spontaneamente e si identifica con
l'universo. Quando si identifica perfettamente con l'universo, appare ignorante
e oscuro. Raggiunge la virtù profonda e si inabissa nell'armonia universale.
[...] Dimentica le cose; dimentica il cielo; non dipendere dall'uomo. Possa tu
essere chiamato colui che dimentica se stesso. Ecco ciò che si chiama aver
raggiunto il cielo. [...]
La via del Santo [...] non sa dove va e la sua purezza è perfetta. [...] Se il
mondo intero lo loda, egli non si esalta; se il mondo intero lo condanna, egli
non si abbatte. [...]
L'uomo virtuoso [...] non pensa nulla quando è a casa sua; non riflette quando
cammina. Non fa alcuna differenza tra bene e male. [...]
Le parole elevate non toccano il cuore dell'uomo comune. Le parole supreme non
riescono a farsi udire: sono ostacolate dalle parole volgari. [...] In mezzo a
un mondo che si perde, io solo cerco il vero cammino [...]. So anche che se
volessi costringerlo, questo mondo, commetterei un errore in più. Meglio
lasciarlo qual è, senza cercare di stimolarlo, e viverci in mezzo senza
crucciarmi. [...]
Colui che conosce il cielo, comprende la santità [...] agisce da solo senza
clamore e in tutta tranquillità. Non perché cerchi la tranquillità come un bene,
ma perché nessuno, fra tutti gli esseri, può più commuovere il suo cuore. Quando
l'acqua è tranquilla, può riflettere la barba e le sopracciglia, e la sua
superficie è così ferma che può servire da livella al maestro carpentiere. Se la
tranquillità dell'acqua permette di riflettere le cose, di che cosa non è capace
quella dello spirito? Com'è tranquillo, lo spirito del Santo! È lo specchio
dell'universo e di tutti gli esseri. Il vuoto, la tranquillità, il distacco, la
non-curanza, il silenzio, il non-agire sono la livella dell'equilibrio
dell'universo, la perfezione della via e della virtù. Per questo il sovrano, il
re e il Santo sono sempre in pace. Questa pace conduce al vuoto, un vuoto che è
pienezza, una pienezza che è totalità. Questo vuoto conferisce all'anima una
tranquillità la quale fa sì che ogni azione compiuta sia efficace.
*
La bontà e la giustizia sono soltanto
locande di passaggio degli antichi sovrani [...]. L'uomo perfetto dell'Antichità
passa per la bontà e sosta nella giustizia, ma gode della sua libertà, vive
sobriamente e conserva così la propria indipendenza. Chi è veramente libero non
agisce. Chi vive sobriamente è presto soddisfatto. Chi è indipendente non si dà
facilmente. [...]
Chi si tortura lo spirito per elevare la propria condotta si allontana dal mondo
e prende abitudini eccentriche, si fa un'alta opinione di sé e denigra gli
altri; costui non ha che orgoglio. È solo un eremita dei monti e delle valli, un
uomo che condanna il mondo. È questo l'ideale di coloro che aspirano a
disseccarsi nell'ascesi e a gettarsi nell'abisso. [...]
Chi, amando la solitudine, va per laghi e stagni sempre in cerca di un angolo
tranquillo per pescare con la canna, ha un solo scopo: non fare nulla. [...] Chi
ha una condotta elevata pur senza torturarsi lo spirito, si perfeziona pur senza
applicarsi alla bontà e alla giustizia, si mantiene nell'ozio pur senza vivere
lungo i fiumi e presso il mare, raggiunge un'età avanzata pur senza estendere e
contrarre il suo corpo [(riferimento a pratiche respiratorie e ginniche in uso
presso certi taoisti)], dimentica tutto e possiede tutto. È pacifico e immenso.
Riunisce in sé tutte le perfezioni del mondo. In lui risiede la via
dell'universo e la virtù del Santo.
È stato detto: «Il distacco, il silenzio, il vuoto e il non-agire costituiscono
l'equilibrio dell'universo e la sostanza della virtù».
È stato detto: «Il Santo tiene in pace il suo animo. La pace gli assicura
l'equilibrio e la disinvoltura che gli consentono l'indifferenza, allontanano da
lui le preoccupazioni, le pene e le influenze nefaste. Conserva l'integrità
della propria virtù e del proprio spirito».
È stato detto: «Il Santo vive secondo l'azione del cielo [...]. Non si crea né
felicità né infelicità. Non fa che rispondere a uno stimolo e non si muove se
non quando è spinto. [...] Rifiutando l'intelligenza e l'intenzionalità, si
conforma alla ragione naturale. [...] Vive come se galleggiasse; [...] non pensa
né riflette; non fa progetti; illumina senza abbagliare; [...]il suo spirito è
puro, la sua anima instancabile. Grazie al proprio vuoto e alla propria
serenità, giunge alla virtù del cielo». [...]
Restare se stessi senza mai modificarsi conduce alla calma suprema. Non opporsi
a nessuno, ecco il vuoto supremo; [...] non resistere a nulla, ecco la purezza
suprema. [...]
È stato detto: «Rimanere puro,, senza mischiarsi, essere calmo e uno senza
modificarsi, disinteressarsi delle cose e non agire, regolare la propria
attività sul movimento del cielo, è questa l'arte di nutrire lo spirito». [...]
La purezza e la semplicità conservano lo spirito nel suo stato originario. [...]
Semplicità è ciò che esclude qualsiasi miscuglio, purezza è ciò che non corrompe
l'anima. Chi possiede in sé purezza e semplicità è un uomo vero.
[...] Gli Antichi che coltivano il Tao nutrivano la loro intelligenza con la
calma. Se in loro l'intelligenza non agiva più per se stessa, è perché nutrivano
la calma con l'intelligenza. Se in loro intelligenza e calma si nutrivano
reciprocamente, l'armonia e l'ordine sgorgavano dalla loro natura. La virtù è
armonia [...]. La virtù nella quale nessuno è escluso è la bontà [...].
Se gli uomini comunicano tra loro grazie allo spirito individuale, non si può
più conservare la pace. Perché così si addobba lo spirito con la lettera e lo si
allarga con l'erudizione. Ma la lettera uccide lo spirito e l'erudizione lo
annega. [...]
L'Antico che sapeva preservarsi non aggiungeva orpelli alla propria intelligenza
con discorsi [...]. Prudentemente restava al proprio posto e ritrovava la
propria natura. Perché agire? [...]
«Una grande intelligenza, che ha abbracciato il lontano e il vicino, non si
sente umiliata dalla piccolezza né si inorgoglisce della grandezza, perché sa
che ogni misura è infinita». [...]
Ho sentito dire: «L'uomo che raggiunge il Tao è ignorato dal mondo; l'uomo che
possiede la virtù perfetta non ha successo [nel senso che nella forma non si
eleva sugli altri]; il grand'uomo è senza io». Questa è la suprema rinuncia.
[...]
Non vi aggrappate alle vostre idee; andreste contro il Tao. [...] Non legatevi
nella vostra condotta a una sola cosa, sarebbe allontanarsi dal Tao. [...]
Siate come lo spazio infinito, che nulla divide né delimita e che abbraccia
tutti gli esseri [...]. È quella che viene chiamata imparzialità.
[...] Non fondatevi su niente che sia definitivo perché, nelle trasformazioni
del mondo, vuoto e pieno si alternano. [...]
«Voi mi chiedete quello che dovete fare e quello che non dovete fare? Ebbene,
lasciatevi andare alle vostre trasformazioni naturali».
«Ma allora» chiese il signore del Fiume «che cosa c'è di così prezioso nel
Tao?».
«Chi conosce il Tao» rispose Ruo del Mare del Nord «capisce necessariamente
l'ordine dell'universo; chi capisce l'ordine dell'universo sa soppesare le
circostanze; chi sa soppesare le circostanze sfugge al male che gli potrebbero
causare le cose esteriori [...]».
*
Colui che comprende veramente il Destino
non si preoccupa di ciò su cui la sua intelligenza non può incidere.
[...]
Perché le occupazioni giornaliere meritano di venire abbandonate? Perché la vita
merita di essere trascurata? Chi abbandona le proprie occupazioni non affatica
più il suo corpo; chi trascura la propria vita non altera più la sua vitalità.
[...]
Tutto ciò che ha un viso, una forma, un colore ed emette suoni è un essere.
Questi esseri, come possono distinguersi uno dall'altro? Poiché non sono che
forme, come può uno di loro sorpassare gli altri in qualcosa? Ma l'essere che
giunge al senza-forma permane in ciò che è senza trasformazione. Se egli va fino
in fondo, come potrebbe venire ostacolato da altri esseri? Ha colto la giusta
misura, l'essenza nascosta, la fine e l'inizio di tutti gli esseri. Unifica la
propria natura, nutre il proprio soffio, giunge alla virtù primitiva e può così
comunicare con la creazione cosmica. Un tale uomo conserva l'integrità della sua
natura celeste, la sua anima è senza incrinatura. Come potrebbero gli altri
esseri penetrare in lui?
[...]
Se la posta di una partita è una tegola, tutti i giocatori saranno abili; se è
una fibbia di cintura, il giocatore risentirà un lieve spavento; se è un oggetto
d'oro, sarà molto turbato. L'abilità del giocatore resta la stessa, ma la sua
emozione proviene dall'attaccamento a un bene esteriore. Così, colui che si lega
a un bene esteriore, interiormente sarà del tutto inabile.
[...]
Zhong-ni ha detto: «Vivere ritirati senza esagerare con l'interiorità, vivere
nel mondo senza esagerare con l'esteriorità, tenersi nel giusto mezzo, ecco le
tre cose che permettono di arrivare al culmine della reputazione».
[...]
L'artigiano Shui torniva oggetti così perfetti che sembravano disegnati con il
compasso e la squadra; il suo dito seguiva la forma delle cose senza che la sua
coscienza intervenisse. Giungeva a simile abilità perché la sua anima,
concentrata, era libera da ogni ostacolo.
Far dimenticare l'esistenza dei piedi: è questo l'adattamento perfetto delle
scarpe; far dimenticare l'esistenza delle reni: è questo l'adattamento perfetto
della cintura; far dimenticare la distinzione tra il pro e il contro dà la
misura dell'adattamento perfetto dello spirito umano; non subire alcun
cambiamento interiore e non lasciarsi dirigere dal mondo esteriore è come
adattarsi sempre e in ogni caso, è possedere una facoltà di adattamento
dimentica di se stessa. [...]
L'uomo perfetto [...] non si preoccupa dei suoi orecchi né dei suoi occhi;
passeggia senza scopo lontano dal mondo polveroso e trova la propria libertà
nella pratica del non-agire. Ciò significa che agisce senza aspettarsi nulla, e
guida gli uomini senza costringerli. Voi fate sfoggio del vostro sapere per
abbagliare gli ignoranti; coltivate la vostra persona per mettere in risalto i
difetti degli altri uomini; volete brillare.
*
Solo chi usa il Tao e la sua virtù come
veicoli per muoversi liberamente è al di sopra di tutto. Vive al di là della
lode e del rimprovero [...] mai si ostina in pregiudizi [...]. Tratta da essere
gli esseri, senza venirne schiacciato. [...]
Colui che possiede un popolo [si riferisce al governante] ha delle catene; colui
che è posseduto dal suo popolo ha delle preoccupazioni. Per questa ragione Yao
[mitico sovrano] non possedette mai il suo popolo né mai ne fu posseduto.
Liberatevi dalle vostre catene, signore, sopprimete le vostre preoccupazioni,
raggiungete l'immensità dove si passeggia da soli con il Tao.
Immaginate una barca carica che, mentre attraversa il fiume, venga urtata da
un'altra barca vuota alla deriva; i marinai, anche se fossero gente irascibile,
non andrebbero in collera. Ma se nella barca c'è un uomo grideranno perché si
allontani. Se non dà loro ascolto, grideranno una seconda volta; se continua a
non ascoltarli, inveiranno con ingiurie. In breve, la barca non eccita la
collera se è vuota; la provoca solo quando è occupata. Così, chi potrà nuocere a
colui che avrà saputo vuotarsi del proprio io? [...]
Colui [...] che sa rinunciare al proprio merito e alla propria fama [...], non
fa nulla per brillare [...]. È così semplice e così ordinario che somiglia a un
pazzo. Cancella la propria traccia e rinuncia al potere; [...] chi non biasima
nessuno da nessuno è biasimato. L'uomo perfetto è sconosciuto al mondo. [...]
Tutti coloro che si uniscono solo per interesse, quando l'oppressione, la
miseria, la disgrazia, la sciagura o il disastro li colpisce, si allontanano,
mentre coloro che sono legati dalla natura si stringono ancora di più. [...]
L'amicizia del saggio è insipida come l'acqua; l'amicizia dell'uomo volgare ha
il sapore dolce del vino nuovo. L'insipidezza del saggio rafforza i suoi
rapporti d'amicizia; con la sua dolcezza l'uomo volgare li rompe. Coloro che non
sono uniti da ragioni d'interesse non hanno nessuna ragione di separarsi.
[...] Maestro Yang, recandosi nel paese di Song, passò la notte in un albergo.
L'albergatore aveva due concubine, una bella, l'altra brutta. La brutta era
amata, la bella no.
«Perché mai?» chiese maestro Yang.
«Perché» gli disse il garzone «la bella sa fin troppo di essere bella, e noi non
notiamo più la sua bellezza, mentre la brutta sa d'esser brutta e noi non
vediamo più la sua bruttezza».
«Ricordatelo, discepoli» disse maestro Yang. «Colui che compie buone azioni
senza pensare alla sua bontà sarà amato dovunque».
*
Come lo sgorgare di una sorgente non
richiede all'acqua nessun artificio, così la virtù dell'uomo perfetto non
richiede alcun perfezionamento. Tutti gli esseri gravitano intorno a lui senza
che si perfezioni. [...]
«Per conoscere il Tao, non si deve né pensare né riflettere; per restare nel Tao
non si deve adottare nessuna posizione, né applicarsi a nulla; per possedere il
Tao, non si deve partire da nessuna parte, né seguire alcuna strada». [...]
Il Tao non lo si può ottenere, e la virtù non la si può raggiungere, mentre
l'amore per gli uomini può essere praticato con l'azione volontaria, la
giustizia può rendere parziali e il rito può generare l'ipocrisia. Per questo è
stato detto: «Dopo che si è perduto il Tao, viene la virtù; dopo che si è
perduta la virtù, viene l'amore per gli uomini; dopo che si è perduto l'amore
per gli uomini, viene la giustizia; dopo che si è perduta la giustizia, viene il
rito». [...] Per questo è stato detto: «Nel praticare il Tao si diminuisce il
proprio agire di giorno in giorno; diminuendo e diminuendo ancora si giunge
infine a non fare nulla. Se non si fa nulla non c'è nulla che non si faccia».
[...]
Il cielo e la terra sono di una bellezza maestosa, ma non ne parlano; le quattro
stagioni si succedono secondo una legge evidente, ma non ne discutono; a tutti
gli esseri presiede un ordine costitutivo, ma essi non lo formulano. Il Santo va
alle sorgenti della bellezza del cielo e della terra e penetra l'ordine
costitutivo di tutti gli esseri. Se l'uomo perfetto non agisce, se il Santo per
eccellenza non inventa, è perché entrambi osservano l'azione del cielo e della
terra. [...]
L'apparizione del Tao non lascia traccia. [...]
Ma l'erudizione non permette necessariamente di conoscerlo né il ragionamento di
chiarirlo; così il Santo li condanna entrambi. [...]
Adattarsi alle cose armonizzandole, ecco la virtù; accordarsi alle cose
sposandole, ecco il Tao. [...]
Il senza-forma va verso la forma, poi la forma va verso il senza-forma [è il
ciclo della nascita e della morte]; tutti lo sanno, non c'è bisogno di sforzarsi
per rendersene conto; tutti ne discutono, ma non c'è bisogno di discuterne per
arrivarvi, anzi, la discussione impedisce di arrivarvi. [...] La discussione è
inferiore al silenzio. [...]
Dong-guo-zi domandò a Zhuang-zi: «Dov'è ciò che chiamate il Tao?».
«Ovunque» disse Zhuang-zi.
«Bisogna localizzarlo» riprese Dong-guo-zi.
«In questa formica» disse Zhuang-zi.
«E più in basso?».
«In questo filo d'erba».
«E più in basso?».
«In questa tegola».
«E più in basso ancora?».
«In questo letame» disse Zhuang-zi.
Dong-guo-zi non aggiunse altro.
Zhuang-zi gli disse: «Le vostre domande non giungono davvero al fondo del
problema. [...] Non fatevi domande troppo precise. Così non vi lascerete
sfuggire nulla, poiché tale è il Tao supremo e tali sono le sue grandi
designazioni: totale, universale e completo. [...]
Colui che ha visto intimamente il palazzo del Nulla e con il discorso ha
abbracciato la totalità non conosce forse l'infinito? Colui che ha praticato
intimamente il non-agire è tranquillo come la baia, silenzioso come il deserto,
pacato come la melodia. Vuotiamo la nostra ambizione: andiamo senza sapere dove
arriviamo; torniamo senza sapere dove ci fermiamo; partiamo e torniamo senza
sapere dov'è la nostra meta. Errando nell'infinito, una grande intelligenza non
ne conosce i limiti. [...]».
Yan Yuan chiese a Zhong-ni: «Vi ho sentito enunciare l'affermazione seguente:
'Non bisogna accogliere nulla né rifiutare nulla'. Vi prego di spigarmi».
Zhong-ni gli disse: «Gli Antichi si trasformavano all'esterno senza trasformarsi
all'interno. [...] Chi si trasforma per adattarsi a tutte le variazioni degli
esseri esteriori deve identificarsi con ciò che non si trasforma.
Tranquillamente si trasforma, ma altrettanto tranquillamente non si trasforma;
tranquillamente entra in contatto con alcuni esseri, ma senza mai esagerare».
*
«Ecco le regole per prendersi cura della
propria vita» disse Lao-zi. «Riuscite ad abbracciare l'unità? a non perderla mai? [...] a fermarvi
in tempo? a ritrarvi quando è necessario? [...] a conservare libero il vostro
spirito? a restare semplice? a tornare allo stato della prima infanzia? Il
neonato vagisce tutto il giorno senza diventare rauco, così perfetta è l'armonia
della sua costituzione. Per tutto il giorno stringe le mani senza fare sforzi,
perché partecipa dell'energia primigenia. [...] Cammina senza sapere dove va e
se ne sta tranquillo senza sapere quello che fa. Si piega a tutte le cose e ne
segue le fluttuazioni. Ecco le regole per prendersi cura della propria vita».
«La pratica di queste regole è la virtù dell'uomo perfetto?» chiese Nan-rong Chu.
«Certamente no» rispose Lao-zi. «La pratica delle regole rappresenta solo il
disgelo durante il quale l'uomo si sbarazza dei suoi pregiudizi. L'uomo perfetto
divide con gli altri il cibo della terra; divide con gli altri la gioia del
cielo, ma non si lascia turbare dagli uomini né dalle cose e da ciò che
contengono di utile o di nocivo. Egli non prende parte alle loro bizzarrie; non
si immischia in alcun progetto umano [...]. Va liberamente e torna in assoluta
semplicità. [...]».
«Quello che avete appena detto rappresenta dunque la perfezione suprema?» chiese
Nan-rong Chu.
«Non ancora» proseguì Lao-zi. «Ho detto: riuscite a tornare bambino? Egli si
muove senza sapere quello che fa e cammina senza sapere dove va. Che il vostro
corpo sia simile a un ramo di albero secco! Che il vostro spirito sia simile
alla cenere spenta! Così non sarete visitato né dall'infelicità né dalla
felicità [...]».
[...]
Adattatevi agli esseri nel vostro comportamento esteriore, abbiate uno spirito
non prevenuto; vegliate sulla vostra interiorità e così penetrerete gli altri.
[...]
Colui che non agisce secondo la propria sincerità interiore agisce sempre a
sproposito. Le sue azioni non si imprimono nella sua anima, perché ciascuna di
esse rappresenta una sconfitta interiore. [...]
Coloro che mirano alla propria perfezione interiore agiscono senza lasciare
nome; [...] coloro che mirano alla ricompensa sono solo dei mercanti. [...]
Il Tao circola e produce la differenziazione: la nascita e la distruzione. [...]
Quiete è considerare ciò che ha una forma alla stregua di ciò che è senza forma.
[...]
La porta del cielo è il non-essere da dove sorgono tutti gli esseri del mondo.
L'essere, infatti, non può trarre il suo essere dall'essere; nasce
necessariamente dal non-essere. Il non-essere è di per se stesso, lì risiede il
tesoro del Santo.
*
Se non pensa e non riflette il pensatore
non sarà felice; se non dialoga e non persuade, il sofista non sarà felice; se
non critica e non inveisce il caposquadra non sarà felice. Gli uni e gli altri
sono prigionieri delle cose che sono loro esteriori.
[...]
Ciò che il Tao racchiude, la virtù dell'uomo non può comprenderlo; ciò che
l'intelligenza non conosce, il discorso dell'uomo non può illustrarlo. La
denominazione [...] è sempre destinata alla catastrofe. [...]
Il Santo [...] fa del bene a tutti gli esseri senza che nessuno lo conosca.
Colui che è vissuto senza cariche, che non ha avuto onori postumi, che non ha
fatto fortuna, né è diventato celebre, questi è un grand'uomo.
[...]
Un uomo ispirato odia che intorno a sé si formi un assembramento. [...] Per
questo, egli non si avvicina troppo alle persone, ma evita anche di
allontanarsene troppo. Conserva la sua virtù, mantiene il suo equilibrio e si
adatta agli uomini. Questi è chiamato l'uomo perfetto. [...]
Yi Jie [...] non ascolta la propria anima ed è compiacente con i ricchi e i
dignitari. Contribuisce più a diminuire la virtù che ad accrescerla. [...]
Il Santo comprende l'intrico del mondo e abbraccia l'universo senza sapere
perché. Questo è il manifestarsi della sua natura. Egli agisce seguendo le sue
doti e prende il cielo a maestro. Sono gli altri ad accorgersene, e a chiamarlo
santo. [...]
Chi è bello per natura ignora la propria bellezza. [...] Sembra che si accorge
della sua bellezza come se non se ne accorgesse affatto [...]. Così, la sua
bellezza continua a piacere agli uomini ed essi l'amano sempre: tale è il
manifestarsi naturale della bellezza.
Il Santo che ama gli uomini ignora il proprio amore [...]. Così, egli non cessa
di amare gli uomini ed essi hanno sempre fiducia in lui. È questo il
manifestarsi naturale della santità.
[...]
Tutti rispettano ciò che la loro intelligenza conosce, ma nessuno si accorge che
ciò che conosce riposa su ciò che la sua intelligenza non può conoscere. Non è
forse questo il grande dubbio? Basta! Basta! Non c'è via di scampo! Dov'è la
verità?