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Bodha pañcādaśika di Abhinavagupta - I
quindici versetti della suprema Sapienza
1. Lo splendore della luce dell’Uno non si esaurisce nella luminescenza
apparente e neppure nelle tenebre a questa contrapposte, perché sia la
brillantezza sia le tenebre, si trovano nella luce suprema della pura Coscienza
divina.
2. Questa Essenza è chiamata Śiva, che è la natura e l’esistenza di tutti gli
esseri. Il mondo manifesto è l’espansione della Sua energia ed è riempito
dall’immensa gloria di Dio, la pura Coscienza.
3. Śiva e la Śakti non sono consapevoli del fatto che sono separati. Sono
interconnessi come il fuoco è uno con il calore.
4. Egli è il Dio Bhairava, che crea, protegge, distrugge, nasconde e rivela la
sua natura attraverso il ciclo dell’esistenza di questo mondo. L’universo è
stato creato da Dio come sua propria natura, così come il mondo è il Suo
riflesso nello specchio che è la Sua stessa Coscienza.
5. La molteplicità dell’universo è lo stato della sua altissima energia, la
Śakti, che ha creato al fine di riconoscere la sua propria natura. Questa, la
Śakti, che è l’incarnazione dello stato collettivo dell’universo, pur
realizzando il diveniente processo di conoscenza, rimane perfettamente integra
nella sua pienezza dello stato di manifestazione come Coscienza divina.
6. Per il supremo Signore Śiva, che tutto pervade, la contemporanea creazione e
dissoluzione del mondo è il gioco connaturato alla Sua energia benefica d’amore
incondizionato.
7. Questa azione suprema non può essere compiuta da nessun altro potere in
questo o un altro universo, tranne che dal Signore Śiva, che è completamente
libero e indipendente, perfettamente glorioso e intelligente.
8. Lo stato di coscienza ordinario è limitato e ignorante e non può allargarsi
fino a includere le varie forme dell’universo. Colui che è completamente libero
è invece del tutto diverso dal comune stato di coscienza, caratterizzato
dall’ignoranza, o nescienza. L’assoluto non può, quindi, essere riconosciuto in
una sola forma. Nel momento in cui lo si riconosca in una forma occorre anche
riconoscerlo nelle altre.
9. Il Signore Śiva, che è completamente indipendente (svatantra),
ha nella Sua natura il potere della creazione della diversità delle forme
esistenti e anche il potere della loro distruzione. E, al tempo stesso, questa
diversità è di per sé lo stato in cui si sperimenta l’ignoranza.
10. In questo mondo esistono varie specie di creazione e distruzione, alcune nei
cieli superiori, alcune nelle sfere inferiori, altre sono invece collaterali.
Insieme a questi mondi sono creati altri mondi relativi. Il dolore, il piacere,
e la potenza intellettuale sono dati in base allo stato dell’essere. Questo è il
mondo.
11. Se non si realizza l’insussistenza del divenire temporale, anche questo
errore è dovuto alla libertà (svātantrya)
di Śiva. Ciò si traduce nell’equivoco dell’esistenza mondana (saṃsāra).
Coloro che vivono nell’ignoranza sono terrorizzati dall’esistenza terrena.
12. e 13. Quando invece per la grazia di Śiva, oppure per l’insegnamento e la
vibrazione del Guru, o anche attraverso la comprensione delle Scritture sul
supremo Śiva, si realizza la vera conoscenza della realtà, che è lo stato
permanente del Signore Śiva, si consegue la liberazione finale. Questa piena
realizzazione è accordata alle anime elevate e si chiama liberazione in vita (jīvanmukti).
14. I due cicli di schiavitù e liberazione, sono il gioco di Śiva e nient’altro.
Essi non sono separati da Śiva, in quanto non esiste alcun diverso livello di
differenziazione. In realtà, nulla accade al Signore Śiva.
15. In questo modo il Signore, Bhairava, l’essenza di ogni essere, governa
liberamente e spontaneamente le tre grandi energie: l’energia della volontà (icchā-śakti),
l’energia della conoscenza (jñāna-śakti)
e l’energia dell’azione (kriyā-śakti).
Queste tre energie sono raffigurate nel tridente e nel loto trilobato. Seduto
sul loto è il Signore Bhairava, la natura della realtà di tutto l’universo dei
108 mondi.
16. Io, Abhinavagupta, ho scritto e rivelato questi versi per alcuni dei miei
cari discepoli che sono dotati di scarso intelletto. Per questi discepoli, che
sono profondamente devoti a me, ho composto questi quindici versi affinché ne
siano istantaneamente elevati.
Da: http://www.purnanandazanoni.com/preghiamo.html
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