Un approccio corporale (Eric Baret)

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Un approccio corporale (Eric Baret)


 

3ème Millénarie n. 56 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini  prima parte

Invitato dalla scoperta del nostro costante approccio mentale del corpo, si risveglia un a“sensazione globale della vita”.

Eric Baret testimonia questa pratica dello yoga come arte d’essere gioioso.

D: La scoperta corporale fa parte dell’insegnamento vedantico ?

R: No. Fa parte dell’approccio cachmiriano. Tuttavia, il maestro del mio maestro, che era un maestro vedantico del più alto livello, il cui insegnamento essenziale, come quello di ogni maestro vedantico, era quello dei Karikas di Gaudapada, era uno yogi nel senso estremo del termine.

Tradizionalmente però, è raro che l’approccio vedantico includa l’approccio yogico. Certo, Shankaracharia cita lo yoga indipendentemente anche dai suoi commentari sugli Yoga Sutra. Ma questo è un altro discorso

D: Credo che Shankara abbia passato molto tempo nel Kashmir. E’ vero che la tradizione del Kashmir viene in parte da Shankaracharia ?

R: No, al contrario: Shankaracharia è molto criticato nella tradizione cachmiriana. Anche da Abhinavagupta.Profondamente, non c’è sicuramente nessuna differenza. E la Mandukya Upanisad è identica nell’essenza allo Shiva Sutra. Si riferisce all’essenziale. Ma nella maniera di approccio alla vita, l’approccio vedantico è esclusivo, e l’approccio tantrico inclusivo. Per il Vedanta, non siete il corpo, i sensi e lo spirito: voi siete il Conoscitore. Per l’approccio tantrico, siete ugualmente ciò che è conosciuto. Si include il conosciuto con il sentito.

Nel Vedanta, siete “l’io sono”  e ciò che è percepito non siete voi: voi siete l’ultimo percipiente. Secondo la tradizione cachmiriana, cosa si potrebbe percepire d’altro se non il Sé? Ogni percezione non è che la Coscienza, e il sentito è la strada per integrare questa comprensione. Spesso nella tradizione vedantica, la percezione è vista come una distrazione e, nel migliore dei casi, è considerata inutile.

Nell’approccio cachmiriano (parliamo certo del monismo tantrico, perché numerosi approcci differenti sono nati nel Kashmir) la gioia dei sensi è considerata una pratica reale per la scoperta del Silenzio.

D: Questa pratica c’era prima di Shankaracharia?

R: Si. La tradizione cachmiriana è molto più antica che il Vedanta di Shankara.  I primi testi sono anteriori a quelli di Baddarayana e dei Brahma Sutra della tradizione vedantica.

D: E in rapporto al periodo buddista ?

R: Dipende da ciò che intendete per “periodo buddista”

D: Voglio dire quello de primi secoli, in India.

R: I testi più antichi datano pochissimo tempo dopo questo periodo. Se si guarda, per esempio, l’analisi del Pranava, che si trova nella Mandukya Upanisad, si scopriranno elementi vicinissimi al sistema Spanda della tradizione cachmiriana. Da qualche anno, alcuni letterati in Giappone e negli Stati Uniti dibattono anche sulla relazione tra la tradizione cachmiriana e la scuola del Shri Vidya del sud dell’India. E’ incontestabile che lo Shri Vidya ha delle risonanze molto vicine allo shivaismo cachmiriano e a certi trattati di Shankara.

E’ inutile ora rientrare in questa discussione. In ogni modo, non diamo nessuna importanza al fatto di sapere come viaggi una tradizione. La vera tradizione è ora. E’ una corrente che non proviene dal passato e non contiene alcun futuro. Essa è la sua propria origine, che è Presenza. Spesso, la formulazione di Shankaracharia è molto lontana dall’approccio cachmiriano. Il maestro di Karadi descrive ilBrahman in un modo statico. La tradizione cachmiriana descrive Parabrahman come energia, Spanda, e ultima parola, Paravak. Ma tutto ciò non è che concetto. E’ il campo delle discussioni dei letterati e non fa parte di ciò che ci interessa qui: la ricerca di se stesso. Definire la vita come statica o dinamica proviene dallo spirito agitato degli universitari.

Affrontando la vita in maniera creativa, ci si libera dalla vita concettuale e si scopre un funzionamento d’istante in istante. Si intuisce la corrente d’amore che sottende tutte le espressioni e che non può mai  esprimersi in modo concettuale.

Da un punto di vista pratico,la tradizione cachmiriana mette l’accento sull’arte di affrontare la vita, disintegrarla e lasciarla risuonare nel silenzio. Nessun cambiamento di vita, nessun atteggiamento, nessuna trasformazione sono necessarie. La tradizione di Shankara è generalmente più ascetica, che esclude di più.

D: Ascetica ?

R: Si. Shankaracharia e la maggioranza dei maestri vedantici erano generalmente degli asceti che eseguivano più o meno le disposizioni di una vita monastica. Al contrario, numerosi grandi insegnanti della tradizione cachmiriana erano padri di famiglia che avevano delle attività tantriche e molti di loro erano poeti o drammaturghi o musicisti cosa  inconcepibile nel vedanta. E il teatro, la musica, la danza, la sessualità sono un modo di essere in risonanza con il divino.

D: Questo sembra più positivo, più inglobante.

R: Sembra più facile da apprendere per lo spirito europeo. Se vivete in India, in un piccolo eremo lungo il Gange, si potrebbe dire che è relativamente facile seguire la tradizione vedantica. Ma se siete un banchiere, o una prostituta, il ragionamento vedantico sarà più complesso da applicare.

Certo, gli allievi di Krishna Menon, di Maharaj o di Ramana Maharshi potrebbero reagire a queste affermazioni, ma noi parliamo qui del Vedanta come è più spesso insegnato nell’India tradizionale. Sotto un’apparenza di non-dualità, questo insegnamento è generalmente legato a tutta una  codificazione di esigenze morali, sociali e culturali. In quel senso, la tradizione cachmiriana sembra più facile da seguire per persone come gli occidentali, che hanno poco o niente strutture tradizionali di vita. Ciò che importa non sono più le vostre azioni di tutti i giorni, come nel sentimentalismo buddista per esempio, ma ciò che siete.

D: Come?

R: Quello che fate diventa senza importanza. Ciò che pensate non interessa nessuno. Quello che diventa essenziale è questo “presentimento”, che niente è essenziale.

D: E’ necessario passare per la scoperta sensoriale, corporea, per scoprire l’approccio cachmiriano ?

R: Niente è necessario. Se pensi che una qualsiasi azione, una qualunque maniera di pensare sta per creare in me una maturità, la direzione non è stata vista chiaramente. Guardare la propria vita senza commentare, senza giudizio, crea automaticamente una immensa riduzione dell’attività mentale. La scoperta della sensibilità corporea che si presenta naturalmente in quel momento, non ha niente a che vedere con lo Yoga. E’ il risultato di una comprensione: quella che cercate profondamente non è una nuova situazione. Vivere con questa comprensione, senza pensarla, crea lo spazio.

Per la scoperta sensoriale che si svolgerà secondo le nostre capacità, nei moment di tranquillità, di meditazione, il corpo si presenterà totalmente. Per il fatto che non impedite più la sensazione corporea con la paura, con l’aspettativa, è un po’ come una molla compressa sulla quale smettete di appoggiarvi. Il suo tornare alla posizione di prima non necessita di alcuna attività. Lo Yoga è solo un aiuto per canalizzare questa scoperta, ma non è indispensabile. Si potrebbe dire che aiuta a esplorare  e ad approfondire la sensibilità che si è presentata naturalmente in quei momenti di tranquillità. L’esplorazione del corpo e della mente si presenta in una sensibilità in risveglio. Non è più una esplorazione allo scopo di un’accumulazione, ma veramente uno stato di ammirazione. Questa ammirazione della sensibilità e delle impensabili possibilità sensoriali a poco a poco lascia il posto a una ammirazione senza oggetto. Dimenticate ciò che ammirate. Nessun posto per un ammiratore. La luce dell’ammirazione brucia ogni forma. Noi non siamo che quello.

D: Senza yoga ?

R:Avete l’impressione che il vostro corpo sia completamente vacante. Allora si suggerisce al vostro corpo una posizione strana che vi  aiuta a realizzare come il corpo non sia così vacante di questo. E’un aiuto a realizzare la profondità delle tensioni nel corpo. Ma, teoricamente, avete ragione, non è necessario.

D: Ma è necessario per realizzare che il corpo non è vacante ?

R: Qualche volta.

D: Allora…

R: Più la sensibilità corporea è svegliata, meno lo yoga è necessario. Più il corpo e lo psichismo sono imbrigliati dall’avidità, il terrore e l’agitazione, più lo yoga è appropriato.

D: Allora, raccomandereste a qualcuno che comincia a guardare almeno nella direzione di questo yoga ?

R: No, non raccomando niente. Se qualcuno vuol esplorare lo yoga, posso forse aiutare. Ma non ho mai domandato a nessuno di venire a un seminario o di praticare lo yoga.

D: Non è ciò che voglio dire: Prendete qualcuno come me: non sono molto fisico, non faccio esercizio…

R: Lo  yoga non è fisico. Non proverei a farvi venire a un seminario.

D: Come consigliereste qualcuno? Se vi dico: “potete aiutarmi”, quale genere d’esercizio potete suggerire ?

R: Vi suggerirei di divenire cosciente del fatto che non sentite, del fatto che la sensibilità è poco presente nella vostra vita condotta da una costante attività mentale. Diventate cosciente che pensate la vostra vita. Quando entrate nella vostra stanza, non sentite la vostra stanza: la pensate. Quando appendete i vostri vestiti, non li sentite. Forse conoscete il colore, i prezzo, lo stile, ma non lo sentite veramente, e non siete generalmente capaci di dire che scarpe portate ai piedi se non le guardate.

Rendevi conto che non siete forse capaci di sentire se siete nella vostra camera o nel salotto, se non guardate, che non conoscete la sensazione della maniglia della porta della cucina, che proiettate costantemente il vostro appartamento con uno stesso volume. Dite “conosco la mia camera” e vivete nella paura, la totale paura di vedere, di sentire che la vostra camera è sempre nuova, sempre di dimensioni diverse. Le decorazioni che avete scelto non sono là che come tentativo di bloccare, di fissare lo spazio per non dover affrontare la spaventosa esperienza: la vostra camera non esiste, e nemmeno il suo spazio.

Quando camminate, vi rendete conto della depressione, della proiezione, quanto la maggioranza degli esseri umani viva nel pensiero. Rendersi conto quanto la vita quotidiana sia totalmente separata da ciò che la circonda, a causa di questa incessante attività mentale. Quando il pensiero si ferma, sentite l’ambiente, il rumore nella strada. Questo rumore non è che silenzio. Dal punto di vita del pensiero, non amate questo rumore e pensate ancora di più, per non sentirlo. Alla fine, non sentite nemmeno questo preteso rumore che detestate. Non fate che parlarne ed è il vostro rumore interiore che crea la vostra vera agitazione. Come non lasciate questa sonorità essere sentita nelle ginocchia, nei piedi, in tutto il vostro corpo, come non lasciate che vi accarezzi, avrete bisogno di sogni, per eliminare le vostre reazioni, la notte seguente.

Vi si dice: “siete uno stupido”; questo vi è insopportabile e avete ancora bisogno di sognare a lungo. Ecco perché il sonno della maggior parte degli esseri umani è così lungo. La prossima volta che avete l’occasione che vi si tratti da stupido, vivete con questo, sentite tutta l’attività sensoriale che fa scattare. Non perdetevi nei commenti di sapere se ciò che vi si dice è giusto o falso. Non vi dite niente, vivete con l’effetto. Sentite il colore del vostro viso, la sensazione nel petto, vedete tutti i prolungamenti nel resto della giornata quando andate a dormire: senza cambiare nulla a questo sentire, vivete con esso.

La prossima volta che vi si dice che siete una bella donna, scoprite nello stesso modo le ramificazioni. Quando siete prigionieri nella vostra auto a causa di un imbottigliamento e vorreste essere in cima a una montagna: constatate. State ancora aggiornando la vita con la storia che ciò che accade dovrebbe essere diverso da quello che è. E’ il dolore assicurato. Volere sfuggire alla realtà, alla verità e voler sfuggire a me stesso, è la solitudine, la separazione. Diventate intimi lo stesso con il vostro meccanismo di pensiero: “ voi avete ragione, gli altri hanno torto” e constatate che tutti i passanti che incrociate pensano esattamente la stessa cosa. Realizzate quanto questo modo di vivere sia limitato…

E’ il lavoro di una vita. Non si fa una volta la settimana, ma d’istante in istante. Ciò che si presenta nell’istante è la realtà. E’ il mio eco. Io sono quello. Ecco l’approccio corporale. Ecco la scoperta della sensibilità. Ma per sentire dovete essere silenzioso. E’ nella vostra disponibilità, tranquilla, che la vita si esprime senza restrizione. Non si può dire ciò che c’è da fare, ma si possono stimolare le domande dell’ambiente. Sono importanti le domande. La maturità viene dalle domande. Nel momento in cui pensate di sapere qualcosa, vivete in una fantasia. Non c’è niente da pensare; c’è da sentire, da amare. Il pensiero è una riduzione. Non fa che condurre l’ignoto, il non-conosciuto, a livello di una restrizione ideologica.

Quando sentite, non sapete niente, siete senza dinamismo, vivete il presente. Il pensiero non esiste che in funzione del futuro e del passato. Si potrebbe dire che l’approccio sensoriale vi aiuta a farvi scoprire questa sensazione globale della vita, questa sensazione globale di accoglienza. Continuate la vostra vita senza cambiare nulla. Tutto è cambiato. La sensibilità è in accordo con tutte le direzioni, senza commento. Non cercate più la bellezza, perché realizzate che la bellezza è l’ascolto stesso.

Da un altro punto di vista, la scoperta corporale è perfetta per quelli che non hanno doni per la musica, la danza, la poesia e l’architettura. Se non tutti possono essere disponibili a questa apertura artistica, per scoprire cosa si nasconde al di là della bellezza, tutti hanno a disposizione la struttura corporea. Su un altro piano, le persone senza doni, hanno molta fortuna, perché tuffarsi nell’esplorazione corporea è una vita straordinaria.

Il mio maestro, che era andato molto lontano in questa scoperta, ha riformulato questa esplorazione in modo abbordabile per lo spirito occidentale. La pratica dello yoga, in quel senso, rende la vita facile. Tutto ciò che incontrate è immediatamente sentito nella vostra sensibilità. E questa risonanza si dissolve in Silenzio. Se il corpo non è avviato a sentire questa apertura frequentando regolarmente questa totale vacuità, nel modo che suggeriamo, l’esplorazione improvvisa della comprensione, che può sorgere a ogni istante, può creare una rottura drammatica nel funzionamento della vita quotidiana. Senza questa preparazione, il sorgere del Silenzio sarà spesso sentito come drammatico, mentre, se lo strumento è stato accordato, l’integrazione di questa comprensione sarà più o meno armoniosa.

Lo yoga prepara il corpo perché possa sopportare l’esplosione della visione.

3ème Millénarie n. 56 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini  seconda parte

D: Allora  la visione può arrivare senza preparazione ?

R: Niente arriva veramente. E’ solo una convenzione.

D: Ma, per la maggioranza di noi, che fare ?

R: La via è lo yoga. Vostra moglie, i vostri figli, vostro fratello, il vostro lavoro, il vostro corpo: ecco lo yoga. Non potete più essere depresso quando praticate davvero lo yoga. Certo, eccezionalmente, un momento di depressione può venire, perché siete aperti alle vostre limitazioni, senza più alcuna fantasia di eliminarle. Ma vedrete: quasi istantaneamente ne vedrete la bellezza. Sentite la depressione, ma non siete più depresso. Questa restrizione vive in voi, nella vostra accoglienza. E tutto è perfetto.

Questo passerà in tutti i settori della vita: vedete una situazione, e la lasciate riferirsi alla gioia. Ecco perché è veramente auspicabile essere attirati dallo yoga. E’ una grazia: vi cade sopra. Non avete niente da fare, nessun ruolo da assumere. Ecco perché non suggerirei a nessuno la pratica dello yoga. E’ piuttosto il contrario. Ci si deve battere per essere degni di ricevere l’incredibile regalo di imparare lo yoga. Si deve pagare per questo. Non voglio dire finanziariamente, ma si deve pagare con il proprio cuore, con la propria qualità.

Lo yoga non ha niente a che fare con i movimenti del corpo. Se non si ha il desiderio assoluto, la passione assoluta, l’ossessione assoluta di questa pratica,vuol dire  che non si è pronti e che non si merita di imparare questa arte. Per questo, tradizionalmente quando si vuol apprendere lo yoga, in Oriente, il maestro generalmente vi suggerisce di andare altrove. Se ritornate poi dopo molti rifiuti, in un modo o in un altro, allora l’insegnamento comincia.

Non si può dire a qualcuno: “fai lo yoga”. Uno studente deve supplicare per apprendere lo yoga. Solo allora ci sarà lo spazio, il tempo, cioè l’energia necessaria per la scoperta. Ma non si può spingere questa maturità. Questo richiede anche molto tempo disponibile per l’insegnante. Si può insegnare lo yoga, correttamente, solo a poche persone. Fortunatamente, per la maggioranza delle persone, quando una relativa tranquillità e gioia di vivere si presentano, esse tornano ai loro amori, ai loro affari.

In un altro modo, si può dire che è una grande fortuna poter mangiare cibo appropriato. La maggior parte degli esseri umani non può mangiare un cibo sano. Se abitate in Russia o in certe parti dell’Africa, o se siete molto povero, può essere impossibile mangiare un cibo equilibrato. Si deve considerare una fortuna straordinaria poter trovare riso e carote. Ed è anche una grande fortuna non poter mangiare zucchero o bere alcool. Se siete un ceceno o un afgano, dovete combattere per il vostro paese, combattere per sopravvivere.

Per me, la possibilità di mangiare riso completo e praticare yoga è una cosa eccezionale. Ciò vuol dire che non ci sono bombe che cadono sulla vostra casa, che nessuno vi assale per strada, e che non dovete combattere giorno e notte per la sopravvivenza della vostra famiglia. Certo, ai giorni nostri, nel nostro paese pieno di ricchezza, la gente va al cinema o in vacanza. Dimentica la fortuna straordinaria di poter mangiare, di poter uscire senza portare un’arma, di poter chiudere gli occhi nella meditazione senza rischiare di essere uccisi.

Anche la pratica dello yoga richiede di rendersi conto di ciò che è auspicabile e di cosa non lo è. Se si ha la fortuna di farlo, si deve fare. Quando verrà la guerra, non avremo più il tempo di praticarlo, non avremo forse più riso completo e non avremo forse attività apparentemente meno pacifiche. Anche questo sarà perfetto. Non c’è niente da decidere nella vita. Alla fine, il più gran regalo che si può fare a un essere umano è di insegnargli lo yoga. Il più grande che si possa ricevere è di essere istruito sullo yoga, perché non parla che della gioia, non punta che verso la gioia, è già gioia.

L’intuizione vi indica che è il momento di iniziare la pratica, o no. Se non c’è, se c’è un dubbio o un’esitazione, vuole semplicemente dire che non è il momento. Non manca niente. E’ la stessa cosa con la musica. Se ci si domanda “devo suonare il piano o no?”, un vero musicista risponderà sempre di no. Un pianista non si fa questa domanda: suona il piano. Un cantante non si chiede se deve cantare: canta.

Quando avete un’ eco in voi, non domandate a nessuno, seguite l’eco. E se vi domandate, se avete bisogno di domandare, vuol dire che l’eco non è così potente. Qualcuno ha domandato a Ma Ananda Mayise doveva diventare hindu e lei ha risposto semplicemente: “non dovete diventare hindu. Finché ve lo domandate, non è ancora il momento”. Sicuro, è un modo di dire, perché da un punto di vista tradizionale non si può “diventare hindu”, poiché tutta la razza umana è già portata dal Sanata Dharma, la religione eterna. Un’ arte deve venire con il potere. La fate o non la fate; non potete farla a metà. Siete un musicista o non lo siete. Un musicista che non suona, non è un musicista. Lo yoga deve essere praticato, non pensato. Deve venire con la stessa forza che spingeva Van Gogh a dipingere. Van Gogh non avrebbe potuto non dipingere. Se sentite che non vi è possibile non praticare lo yoga, allora forse qualcosa risuona in voi. Ho molti amici che non fanno yoga e hanno una vita meravigliosa; non gli manca niente. Ma lo yoga è una tradizione del cuore che deve essere applicata in modo assoluto. Lo yoga ha poco a che fare con il mondo, come la musica, come la pittura. Un pittore non si contenta di dipingere il fine settimana. Vedere come un pittore, sentire come un pittore, vivere come un pittore. Un pittore è sempre un pittore, che dipinga o no. La stessa cosa per un musicista, un ballerino, un soldato, uno yogi. La sensibilità del corpo, addormentarsi nella sensibilità, risvegliarsi nella sensibilità, sentire i prolungamenti quando vi si insulta, sentire se il tempo è secco o umido, sentire un dolore o ciò che accade quando perdete il lavoro non è lo yoga di cui parlo. Ma è un modo di vivere intelligente.

Ciò che facciamo nei seminari non è yoga. Ciò che facciamo è liberarci da certe restrizioni e utilizziamo certi frammenti della tradizione yoga per approfondire la nostra comprensione del corpo e della psiche. Il mio maestro praticava lo yoga, ma non ha mai fatto seminari di yoga. Erano seminari per esplorare l’opacità della nostra disponibilità. Lo yoga si pratica da solo. Non è un’attività, è un rituale. E tutte le restrizioni di cui abbiamo parlato a proposito del sonno, del sesso e dell’alimentazione non si riferiscono che allo yoga, se nò non hanno alcun senso. Ma alla fine quando il corpo diventa più sensibile, certe abitudini considerate come normali nelle nostra società occidentali, ci sembrano totalmente assurde e impraticabili.

D: Come quali ?

R: Come dormire con un altro essere umano. Come parlare mangiando. Come avere un rapporto sessuale per desiderio. Come ricevere il nutrimento come scontato, senza rendersi conto che il nutrimento è magico, che l’arte di mangiare è magica, che fare l’amore è sacro, che il sonno è un’attività sacra…, che ogni cosa è sacra. Quandoci si dedica seriamente a questa scoperta della sensibilità del corpo, tante cose cambiano, dal punto di vista organico, ecco lo yoga. Qualcuno ha la fortuna straordinaria di essere attirato dal cuore dello yoga, che è di sentire. E’ veramente una benedizione per lui. Altri non hanno questa inclinazione; e si presenteranno altre espressioni della vita.

In Oriente, si considera come di ottimo auspicio la pratica dello yoga, che non nasce se non si è nati sotto una stella molto fortunata. Se no si preferirà fare affari. Praticare lo yoga vuol dire essere gioiosi. Voi siete gioiosi, imparate ad essere gioiosi. Certo, sapete che questa gioia non viene dalle circostanze esterne, ma si può dire che vi preparate a questa comprensione. Tecnicamente parlando, suggerite al vostro corpo questa disponibilità che, in realtà, non si installerà veramente se non dopo una comprensione.

Ogni volta che praticate lo yoga, riscoprite questa gioia. Qualsiasi cosa faccia vostra moglie, o i vostri figli, o il vostro capo, o vostro padre: sentite la gioia. Di sicuro non è ancor la vera gioia, ma ne è già un’espressione. Vi abituate a essere felici.

Il modo di masticare cambia. I pasti cessano di essere un luogo di appuntamento e di discussione. Quando mangiate, mangiate. Le discussioni si hanno in un altro momento. Invitate meno i vostri amici a pranzo o a cena, ma piuttosto dopo, per condividere un concerto o altre cose. Una nuova sensibilità corporale non vi spinge a frequentare discoteche alla moda.

Molti cambiamenti di quel tipo si presentano naturalmente. Non c’è niente da decidere su questo. Non ci sono regole. L’arte di vivere diventa sempre più precisa. E le vostre relazioni umane, emozionali, fisiche e spirituali cambiano totalmente. Spontaneamente. Dunque, non c’è niente da tentare, niente da fare, per una qualsiasi trasformazione. E’ il nuovo sentire, libero da opinioni ideologiche, che creerà l’inclinazione.

D: Allora, naturalmente, si incontrano altri tipi di persone, si hanno altri amici ?

R: Non che scartiate i vecchi amici; piuttosto attirerete altre persone, di cui certe condividono questa ricerca a proposito della gioia. Incontrerete persone di ogni livello sociale. Vi sentite molto poco stimolato dall’incontro con gente cosiddetta spirituale. Come più arricchente è la scoperta del modo in cui l’intuizione dell’essenziale s’incarna nella furia della vita! Il cambiamento radicale della vita deve avvenire in modo organico. Il modo di pensare, di mangiare, di dormire, è profondamente coinvolto. Con un cibo non appropriato e una sessualità non orientata, la pratica dello yoga può portare certi problemi. Ma, normalmente, gli esercizi di yoga sono dati solo a quelli la  cui  vita sembra un terreno favorevole per queste tecniche. Avere relazioni sessuali tutte le sere non è un segno di grande sensibilità alla vita profonda. Non è un terreno giusto per la celebrazione della gioia.

D: Non è cosa ?

R: Un terreno adatto, un tempo adatto. Finché ci si perde nella sessualità, che ci si nutre di pesce o di carne, non è il momento adatto per cominciare la pratica di un’arte rituale come il pranayama. Questo non ha niente a che vedere con una opinione morale, un giudizio: è assoluto e tecnico. Su di un altro piano, quando andate a vedere un guru, in India, non mettere la minigonna. Non vi sdraiate davanti a un guru. La vita è un’arte, un rito. Quando andate al concerto, siete seduti su delle sedie, vi mettete in smoking. Nello yoga, è molto di più di questo e, prima o poi, non avete bisogno che vi si dica di non praticare lo yoga davanti alla televisione o al computer: lo sentite spontaneamente.

Il mio maestro ha sempre inorridito per certi suoi amici che, all’inizio di un colloquio o di una meditazione, si sdraiavano decisamente, invece di rispettare la posizione seduta.

D: Questo ha  a che fare con la moralità ?

R: No. Ha a che fare con l’energia. Solo l’energia. Voi non vi lavate dopo la pratica dello yoga. Lo yoga è una preghiera. E’ la vera moralità. Evidentemente, parliamo di pratica profonda, non parliamo di esercizi di sensibilità di un quarto d’ora o di mezz’ora.

Quando andate a dormire e quando vi svegliate, vivete profondamente con la sensazione del corpo. Non è il momento di parlare a vostra moglie dei problemi della giornata, né di saltarle addosso.

Se si sente un’inclinazione verso l’approfondimento della tradizione yoga secondo la tradizione tantrica, definitivamente un’attenzione sull’alimentazione, l’attività sessuale e il sonno ne è parte connessa, attaccata, pregnante.

 

 

Da: http://www.revue3emillenaire.com/it/?p=46 http://www.revue3emillenaire.com/it/?p=50

 

 

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