"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
La concezione di folk-lore, come la si intende
abitualmente, riposa su di un’idea radicalmente falsa; sull’idea, cioè, che vi
siano delle “creazioni popolari”, prodotti spontanei della massa del popolo: e
si vede subito lo stretto rapporto esistente fra un simile modo di vedere e i
pregiudizi democratici. Come è stato detto assai giustamente, “l’interesse
profondo che tutte le tradizioni dette popolari presentano, sta soprattutto nel
fatto che esse, in origine, non sono affatto popolari”. E noi aggiungeremo che
se si tratta, come in quasi tutti i casi, di elementi tradizionali nel vero
senso del termine, anche se talvolta deformati, diminuiti o frammentari, e di
cose aventi un valore simbolico reale, tutto ciò, lungi dall’essere d’origine
popolare, non è persino nemmeno di origine semplicemente umana. Ciò che può
esser “popolare”, è unicamente il fatto della “sopravvivenza”, quando questi
elementi appartengono a forme tradizionali scomparse; e, a tale riguardo, il
termine di folk-lore prende un senso assai prossimo a quello di “paganismo”,
non tenendo conto che del valore etimologico di quest’ultimo, con in meno
l’intenzione polemica e ingiuriosa.
Il popolo conserva dunque, senza comprenderli, residui di tradizioni antiche,
risalenti talvolta persino a un passato così lontano, che sarebbe impossibile
determinarlo e che ci si contenta di riferire, per tale ragione, al dominio
oscuro della “preistoria”; esso, a tale riguardo, ha la funzione di una specie
di memoria collettiva più o meno “subcosciente”, il contenuto della quale le è
manifestamente venuto d’altrove. E’ una funzione essenzialmente “lunare”, ed è
da notarsi che, secondo la dottrina tradizionale delle corrispondenze astrali,
la massa popolare corrisponde effettivamente alla Luna, ciò che indica assai
bene il suo carattere puramente passivo, incapace di iniziativa o di
spontaneità.
Quel che può sembrare più sorprendente, è che, andando in fondo alle cose, si
constata che quanto in tal modo diviene conservato, contiene soprattutto, in
forma più o meno velata, una somma considerevole di dati d’ordine esoterico,
cioè riferentisi ad un piano di conoscenza trascendente, epperò proprio quel che
vi è di meno popolare per essenza. E questo fatto suggerisce da sé una
spiegazione, che noi ci limiteremo a indicare in qualche parola. Quando una
forma tradizionale è sul punto di estinguersi, i suoi rappresentanti possono
benissimo confidare volontariamente a quella memoria collettiva, di cui abbiamo
or ora parlato, quel che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perduto. E’,
insomma, il solo modo di salvare quel che può essere ancora salvato in una certa
misura. E, in pari tempo, l’incomprensione naturale delle masse è una garanzia
sufficiente che quel che possedeva un carattere esoterico con ciò non venga a
perderlo ma resti soltanto come una specie di testimonianza del passato per
coloro che in un’altra epoca saranno capaci di comprenderlo.
Per quanto riguarda il simbolismo, non sapremmo mai ripetere abbastanza che ogni
vero simbolo porta in sé molteplici sensi, e ciò fin dall’origine, poiché esso
non viene costituito in virtù di una convenzione umana, ma in virtù della "legge
di corrispondenza” che collega fra loro tutti i mondi. E se alcuni vedono questi
significati e altri no, o solo in parte, ciò non vuol dire che essi vi son meno
contenuti realmente, e tutta la differenza si riferisce all’ “orizzonte
intellettuale” di ciascuno. Checché se ne pensi dal punto di vista profano, il
simbolismo è una scienza esatta, non una divagazione ove le fantasie individuali
possono aver libero corso.
In tale ordine noi non crediamo dunque nemmeno alle “invenzioni dei poeti”, alle
quali tanti sono disposti a ridurre quasi ogni cosa. Tali invenzioni, lungi dal
riguardare l’essenziale, non fanno che dissimularlo, volontariamente o no,
avvolgendolo con le apparenze ingannatrici di una qualunque “finzione”: e
talvolta esse lo dissimulano fin troppo bene poiché, quando si fanno troppo
invadenti, diviene quasi impossibile scoprire il senso profondo e originario. E
non è così che fra i greci il simbolismo degenerò in “mitologia”? Questo
pericolo è da temersi soprattutto quando lo stesso poeta non ha coscienza del
valore reale dei simboli poiché è evidente che tal caso può ben presentarsi.
L’apologo dell’ “asino che porta le reliquie” si applica qui come a tante altre
cose. E il poeta, allora, avrà una parte analoga a quella del popolo profano
conservante e trasmettente a sua insaputa quei dati di carattere superiore,
“esoterico”, di cui dicevamo più su.