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Si può dire che ogni forma tradizionale particolare è un adattamento della Tradizione primordiale, da cui tutte sono derivate più o meno direttamente, in certe circostanze speciali di tempo e di luogo; così che quel che cambia dall’una all’altra non è affatto l’essenza stessa della dottrina, che è al di sopra di queste contingenze, ma solo gli aspetti esteriori di cui essa si riveste ed attraverso i quali si esprime. Risulta da questo, da una parte, che tutte queste forme sono necessariamente equivalenti come fondamento, e, dall’altra parte, che vi è generalmente vantaggio, per gli esseri umani, a ricollegarsi, per quanto possibile, a quella che è propria all’ambiente nel quale essi vivono, perché è quella che normalmente deve meglio convenire alla loro natura individuale. È questo che faceva rimarcare con giusta ragione il nostro collaboratore J.-H. Probst-Biraben alla fine del suo articolo sul Dhikr; ma l’applicazione che trae da queste verità incontestabili ci sembra richiedere qualche precisazione supplementare, al fine d’evitare qualsiasi confusione fra domini differenti che, per quanto ugualmente appartenenti all’ordine tradizionale, sono nondimeno profondamente distinti. È facile comprendere che qui si tratta della distinzione fondamentale, sulla quale abbiamo già soventemente insistito altrove, fra i due domini che, se si vuole, si possono designare rispettivamente come "exoterico" ed "esoterico", dando a questi termini la loro più larga accezione. Possiamo anche identificare l’uno col dominio religioso e l’altro col dominio iniziatico; per il secondo, quest’assimilazione è rigorosamente esatta in tutti i casi; e, quanto al primo, se esso non prende l’aspetto propriamente religioso che in determinate forme tradizionali, esse sono le sole delle quali dobbiamo occuparci presentemente, di modo che questa restrizione non potrà rappresentare alcun inconveniente per quel che ci proponiamo. Detto questo, ecco il problema che è il caso di considerare: allorché una forma tradizionale è completa, sotto il duplice rapporto exoterico ed esoterico, è evidentemente possibile a tutti di aderirvi parallelamente, sia che essi intendano limitarsi al solo punto di vista religioso, sia ch’essi vogliano seguire inoltre la via iniziatica, poiché così i due domini saranno loro entrambi aperti. D’altronde dev’essere allora bene inteso che, in un simile caso, l’ordine iniziatico prende sempre il suo appoggio e il suo supporto nell’ordine religioso, al quale esso si sovrappone senza opporvisi in nessun modo; e, di conseguenza, non è mai possibile lasciare da parte le regole pertinenti all’ordine religioso, e questo più specialmente per quanto riguarda i riti, perché sono questi ad avere la più grande importanza da questo punto di vista, e che possono stabilire effettivamente il legame fra i due ordini. Dunque, quando è così non c è alcuna difficoltà a che ciascuno segua la tradizione che è quella del suo ambiente; non c’è che una riserva da fare per quanto riguarda le eccezioni, sempre possibili, alle quali faceva allusione il nostro collaboratore, vale a dire nel caso di un essere che si trovi accidentalmente in un ambiente rispetto al quale egli è veramente estraneo per sua natura, e che, in seguito, potrà trovare altrove una forma più adatta ad essa. Aggiungeremo che tali eccezioni devono, in un’epoca come la nostra, in cui la confusione è estrema in tutte le cose, incontrarsi più frequentemente che in altre epoche nelle quali le condizioni erano più normali; ma non diremo di ciò niente di più, perché un caso simile, in definitiva, può sempre essere risolto da un ritorno di quest’essere al suo vero ambiente, vale a dire a quello cui corrispondono di fatto le sue affinità naturali. Ora, se torniamo al caso più abituale, una difficoltà si presenta allorché si ha a che fare, in un dato ambiente, con una forma tradizionale nella quale non esiste più effettivamente che il solo aspetto religioso. Va da sé che si tratta allora di una sorta di parziale degenerescenza, perché questa forma ha ben dovuto, così come le altre, essere completa alla sua origine; ma, in seguito a circostanze che non importa qui precisare, è avvenuto che, a partire da un certo momento, la sua componente iniziatica è scomparsa, e talvolta persino a tal punto che non ne resta più alcun ricordo consapevole fra i suoi aderenti, nonostante le tracce che se ne possono ritrovare negli scritti o nei monumenti antichi. Ci si trova allora, per quanto riguarda il punto di vista iniziatico, in un caso esattamente simile a quello di una tradizione estinta: anche supponendo che si possa arrivare ad una ricostituzione completa, questa non avrebbe che un interesse in qualche modo "archeologico", perché la trasmissione regolare farebbe sempre difetto, e questa trasmissione è, come abbiamo esposto in altre occasioni, la condizione assolutamente indispensabile di ogni iniziazione. Naturalmente, coloro che limitano le loro vedute al dominio religioso, e che saranno sempre la maggior parte, non hanno per nulla di che preoccuparsi di tale difficoltà, che per essi non esiste, ma coloro che si propongono un fine d’ordine iniziatico non potranno, a questo riguardo, raggiungere alcun risultato dal loro ricollegamento alla forma tradizionale in questione. Il problema così posto è purtroppo ben lungi dall’avere un interesse puramente teorico, perché, infatti, è il caso di considerarlo precisamente per quel che concerne le forme tradizionali che esistono nel mondo occidentale: allo stato presente delle cose, vi si trovano ancora organizzazioni che assicurino una trasmissione iniziatica, o, al contrario, non è tutto ormai irrimediabilmente limitato al solo dominio religioso? Diciamo subito che bisognerebbe guardarsi bene dal lasciarsi illudere dalla presenza di cose come il "misticismo", a proposito del quale si verificano troppo sovente, e attualmente più che mai, le più strane confusioni. Non possiamo pensare di ripetere qui tutto quel che abbiamo già avuto occasione di dire altrove riguardo a questo argomento; ricorderemo solamente che il misticismo non ha assolutamente niente di iniziatico, che esso appartiene del tutto interamente all’ordine religioso, del quale esso non oltrepassa in alcun modo i limiti speciali, e che molte delle sue caratteristiche sono persino esattamente opposte a quelle dell’iniziazione. L’errore sarebbe più scusabile, almeno fra coloro che non hanno affatto una nozione netta della distinzione fra i due domini, se essi considerassero, nella religione, quel che presenta non tanto un carattere mistico, bensì "ascetico", perché, in esso almeno, c’è un metodo di realizzazione attiva come nell’iniziazione, mentre il misticismo implica sempre la passività e, di conseguenza, l’assenza di metodo, così come d’altronde anche quella di una qualunque trasmissione. Si potrebbe persino parlare allo stesso tempo di una "ascesi" religiosa e di una "ascesi’ iniziatica, se tale accostamento non dovesse suggerire niente di più che quest’idea di un metodo che in effetti costituisce una similitudine reale; ma, beninteso, l’intenzione ed il fine non sono affatto gli stessi nei due casi. Se ora ci poniamo il problema in modo preciso per quanto riguarda le forme tradizionali dell’Occidente, saremo condotti a considerare il caso che menzionava il nostro collaboratore nelle ultime righe del suo articolo, vale a dire quello del Giudaismo e quello del Cristianesimo; ma è qui che saremo obbligati a formulare alcune riserve riguardo al risultato che si può ottenere da certe pratiche. Per il Giudaismo, le cose, in ogni caso, si presentano più semplicemente che per il Cristianesimo: esso in effetti possiede una dottrina esoterica ed iniziatica, che è la Kabbalah, e questa si trasmette sempre in modo regolare, per quanto senza dubbio più raramente e più difficilmente che un tempo, il che, d’altronde, non rappresenta certo un esempio unico di questo genere, e che molto si giustifica a causa delle caratteristiche particolari della nostra epoca. Solo, per quanto riguarda lo "Hassidismo", anche se sembra che influenze kabbalistiche si siano veramente esercitate alle sue origini, non è men vero che esso costituisca propriamente un raggruppamento religioso, ed anche con tendenze mistiche; del resto è probabilmente il solo esempio di misticismo che si possa trovare nel Giudaismo; e, a parte questa eccezione, il misticismo è soprattutto qualche cosa di specificamente cristiano. Quanto poi al Cristianesimo, un esoterismo come quello che esisteva certamente nel medioevo, con le organizzazioni necessarie alla sua trasmissione, è ancora vivo ai nostri giorni? Per la Chiesa ortodossa, non possiamo pronunciarci in modo certo, in mancanza del possesso di indicazioni sufficientemente chiare, e saremo anzi felici se questo problema potrà provocare qualche chiarimento a tale riguardo; ma, anche se sussiste veramente una qualunque iniziazione, in ogni caso questa non può essere che esclusivamente all’interno dei monasteri (1), di modo che, al di fuori di questi, non c’è alcuna possibilità di accedervi. D’altra parte, per quanto riguarda il Cattolicesimo, tutto sembra indicare che non vi si trova più nulla di quest’ordine; e d’altronde, poiché i suoi rappresentanti più autorizzati lo negano espressamente, dobbiamo creder loro, almeno fintanto che non avremo delle prove del contrario, ed è inutile parlare del Protestantesimo, perché esso non è che una deviazione prodotta dallo spirito antitradizionale dei tempi moderni, il che esclude che esso abbia mai potuto racchiudere il minimo esoterismo e servire di base ad una qualsiasi iniziazione. Come che sia, anche riservando la possibilità della sopravvivenza di qualche organizzazione iniziatica assai nascosta, quel che possiamo dire in tutta certezza, è che le pratiche religiose del Cristianesimo, d’altronde non più che quelle di altre forme tradizionali, non possono sostituirsi alle pratiche iniziatiche e produrre effetti dello stesso ordine di quelle, poiché non è a questo che esse sono destinate. Ciò è strettamente vero anche allorché esiste, fra le une e le altre, qualche similitudine esteriore: così, il rosario cristiano ricorda manifestamente il wird delle turuq islamiche, e può anche essere che ci sia in questo qualche parentela storica; ma, di fatto, esso non è utilizzato che per dei fini unicamente religiosi, e sarebbe vano attendersene un beneficio di un altro ordine, perché non vi è legata nessuna influenza spirituale agente nel dominio iniziatico, contrariamente a quanto avviene per il wird. Quanto poi agli "esercizi spirituali" di Sant’Ignazio de Loyola, dobbiamo confessare che siamo rimasti un po’ sorpresi di vederli citati a questo riguardo: essi certo costituiscono una "ascesi" nel senso che abbiamo indicato più in alto, ma il loro carattere esclusivamente religioso è del tutto evidente; di più, dobbiamo aggiungere che la loro pratica è lungi dall’essere senza pericoli, perché abbiamo conosciuto molti casi di squilibrio mentale provocato da essa; e pensiamo che questo pericolo debba sempre esistere quando essi sono praticati al di fuori dell’organizzazione religiosa per la quale essi sono stati formulati e di cui costituiscono in definitiva il metodo speciale; non si può dunque che sconsigliarli formalmente a chiunque non sia ricollegato a tale organizzazione. Dobbiamo ancora insistere specialmente sul fatto che, le stesse pratiche iniziatiche, per avere una qualche efficacia, presuppongono necessariamente il ricollegamento ad un’organizzazione dello stesso ordine; si potranno ripetere indefinitamente delle formule quali quelle del dhikr o del wird, o i mantra della tradizione indù, senza ricavarne il minimo risultato, se non le si avranno ricevute tramite una trasmissione regolare, perché esse non sono allora "vivificate" da alcuna influenza spirituale. Perciò, il problema di sapere quali formule conviene scegliere non deve mai essere posto in modo indipendente, perché non è cosa pertinente alla fantasia individuale; tale questione è subordinata a quella dell’adesione effettiva ad una organizzazione iniziatica, adesione a seguito della quale non vi è naturalmente più che da seguire i metodi che sono quelli di tale organizzazione, a qualunque forma tradizionale essa appartenga. Infine, aggiungeremo che le sole organizzazioni iniziatiche che abbiano ancora un’esistenza certa in Occidente sono, al loro stato attuale, completamente separate dalle forme tradizionali religiose, il che, a dire il vero, è qualcosa di anormale; e, inoltre, esse son talmente ridotte, se non addirittura deviate, che non vi si può sperare, nella maggior parte dei casi, in molto di più che in un’iniziazione virtuale. Gli Occidentali devono tuttavia prendere forzatamente atto di tali imperfezioni, oppure rivolgersi ad altre forme tradizionali che hanno l’inconveniente di non essere fatte per loro; ma resterebbe da sapere se coloro che hanno la volontà ben ferma di decidersi per quest’ultima soluzione non dimostrano forse per ciò stesso ch’essi rientrano nel numero di quelle eccezioni di cui abbiamo parlato.
Note
(1) Anche Julius Evola era di questa opinione, tant’è vero che negli anni Trenta trascorse brevi periodi in segreto presso monasteri di ordini religiosi cattolici scrivendo di aver trovato solo presso i Cistercensi qualcosa di positivo: cfr. J. Evola, Il cammino del cinabro, Scheiwiller, Milano, 1972, p. 121; e AA.VV., Testimonianze su Evola, Edizioni Mediterranee, Roma, 1985, p. 351 (N.d.C.).
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