"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
La costituzione della “contro-tradizione” ed il suo apparente
momentaneo trionfo, come può rendersi conto senza difficoltà chi ha seguito sin
qui le nostre considerazioni, saranno propriamente il regno di quella che
abbiamo chiamato “spiritualità alla rovescia”: si tratterà naturalmente solo di
una parodia della spiritualità, o meglio di una sua imitazione in senso inverso,
di modo che avrà tutta l’apparenza d’essere l’opposto di tale spiritualità. Se
abbiamo parlato di apparenza e non di realtà, è perché, quali che siano le sue
pretese, nessuna simmetria od equivalenza è possibile in un campo del genere. Su
questo punto è doveroso insistere perché molti, lasciandosi ingannare dalle
apparenze, credono nell’esistenza di due principi opposti che si contendono la
supremazia del mondo: è una concezione erronea, analoga in fondo a quella
comunemente attribuita a torto o a ragione ai Manichei, e che, in linguaggio
teologico, mette Satana allo stesso livello di Dio;L vi è senza dubbio
attualmente una quantità di gente la quale, in questo senso, è “manichea” senza
sospettarlo, subisce cioè gli effetti di una “suggestione” delle più perniciose.
Questa concezione, infatti, equivale all’affermazione di una dualità principiale
radicalmente irriducibile, o, in altri termini, alla negazione dell’Unità
suprema che è al di là di tutte le opposizioni e di tutti gli antagonismi; che
una negazione del genere sia appannaggio degli aderenti alla
“contro-iniziazione” non c’è da stupirsi ed essa può perfino essere sincera, per
gente a cui il campo metafisico sia ermeticamente chiuso; ancor più evidente è
la necessità che essi hanno di diffondere e di imporre questa concezione, poiché
è soltanto così che possono riuscire a farsi passare per ciò che non sono e non
possono essere realmente, e cioè per i rappresentanti di qualcosa che potrebbe
esser messo in parallelo con la spiritualità ed anche finalmente avere la meglio
su di essa.
Questa “spiritualità alla rovescia”, per la verità, è dunque solo una
falsa spiritualità, falsa all’estremo limite del concepibile; ma si può anche
parlare di falsa spiritualità tutte le volte che, per esempio, lo psichico viene
scambiato per lo spirituale, anche senza andare necessariamente fino a questa
sovversione totale; perciò l’espressione “spiritualità alla rovescia” è quella
che meglio serve a definirla, a condizione naturalmente di spiegare con
precisione in che modo va intesa. Ecco cos’è in realtà il “rinnovamento
spirituale” di cui taluni, talvolta molto inconsapevolmente, annunciano con
insistenza il prossimo avvento, o anche la “nuova èra” in cui si tenta con tutti
i mezzi di introdurre l’umanità attuale (1), e che la condizione d’ “attesa”
generale, creata mediante la diffusione delle predizioni di cui abbiamo parlato,
può contribuire effettivamente ad affrettare.
L’attrazione per il “fenomeno”, già da noi segnalata come uno dei fattori
determinanti la confusione tra psichico e spirituale, può ugualmente svolgere a
questo proposito una funzione molto importante, poiché è per tramite suo che la
maggior parte degli uomini verranno conquistati e ingannati al tempo della
“contro-tradizione”, in quanto è detto che i “falsi profeti” che sorgeranno
allora “faranno grandi prodigi e cose stupefacenti fino a sedurre, se fosse
possibile, gli stessi eletti” (2). E’ soprattutto sotto questo rapporto che le
manifestazioni della “metapsichica” e delle diverse forme di “neospiritualismo”
possono apparire già come una specie di “prefigurazione” di quanto dovrà
verificarsi in seguito, benché ne diano solo una pallida idea; in fondo saranno
sempre in gioco le stesse forze sottili inferiori, ma che a quel momento
verranno messe in azione con una potenza incomparabilmente maggiore; e quando si
vede come la gente sia sempre disposta ad accordare ad occhi chiusi la più
completa fiducia a tutte le divagazioni di un semplice “medium”, soltanto perché
convalidate da “fenomeni”, come stupirsi se la seduzione dovrà essere pressoché
generale? E’ per questa ragione che non si ripeterà mai abbastanza come i
“fenomeni”, in sé stessi, non provino assolutamente niente quanto alla verità di
una dottrina o d’un qualsiasi insegnamento, e come sia proprio questo il campo
per eccellenza della “grande illusione”, ove tutto ciò che appare a certa gente
come segno di “spiritualità” può essere sempre simulato e contraffatto dal gioco
delle forze inferiori in questione; questo è anche forse il solo caso in cui
l’imitazione possa essere veramente perfetta, perché sono esattamente gli stessi
“fenomeni”, intesi nel loro significato specifico di apparenze esteriori, che si
producono in entrambi i casi: la differenza risiede esclusivamente nella natura
delle cause che rispettivamente intervengono in essi; e poiché la gran
maggioranza degli uomini è necessariamente incapace di determinare queste cause,
la miglior cosa da farsi è in definitiva di non attribuire la benché minima
importanza a tutto ciò che è “fenomeno”, anzi di vedervi piuttosto a priori
un segno sfavorevole; ma come farlo capire alla mentalità “sperimentale” dei
nostri contemporanei, mentalità la quale, dopo esser stata manipolata dal punto
di vista “scientistico” dell’ “antitradizione”, diventa finalmente uno dei
fattori che possono contribuire nel modo più efficace al successo della
“contro-tradizione”?
Il “neospiritualismo”, e la “pseudo-iniziazione” che ne deriva sono una parziale
“prefigurazione” della “contro-tradizione” anche da un altro punto di vista:
intendiamo riferirci alla già segnalata utilizzazione di elementi autenticamente
tradizionali in origine, ma deviati dal loro vero significato e posti in certo
qual modo al servizio dell’errore: questa deviazione è in definitiva
l’incamminarsi verso il capovolgimento completo che dovrà caratterizzare la
“contro-tradizione” (e di cui del resto abbiamo visto un esempio significativo
nel rovesciamento intenzionale dei simboli), anche se nella contro-tradizione
non sarà soltanto questione di elementi frammentari e dispersi; nell’intenzione
dei suoi autori infatti, essa dovrà dare l’illusione di qualcosa di simile o
addirittura di equivalente a ciò che costituisce l’integralità di una tradizione
vera, con tutte le applicazioni che le sono proprie nei vari campi. E’ da
notare, a questo proposito, come la “contro-iniziazione”, pur inventando e
diffondendo per i suoi fini tutte le idee moderne caratteristiche dell’
“antitradizione” negativa, sia perfettamente cosciente della falsità di tali
idee, e sappia evidentemente anche troppo bene a cosa attenersi; ma ciò sta
appunto ad indicare come, nella sua intenzione, questa sia soltanto una fase
transitoria e preliminare, in quanto una simile organizzazione di menzogna
cosciente non può come tale essere il vero ed unico scopo che essa si propone;
tutto ciò è destinato solo a preparare la successiva venuta di qualcos’altro,
che a sua volta dovrà apparire come un risultato più “positivo”, e che sarà
precisamente la “contro-tradizione”. E’ per questa ragione che, in particolare
nelle diverse produzioni di cui è indubbia l’origine o l’ispirazione “contro-iniziatica”,
si vede già delinearsi l’idea di un’organizzazione che sarebbe come la
contropartita, e appunto perciò la contraffazione, d’una concezione tradizionale
come quella del “Sacro Impero”, organizzazione che dovrà essere l’espressione
della “contro-tradizione” nell’ordine sociale; ed è anche per questa ragione che
l’Anticristo, secondo la terminologia della tradizione indù, potrà esser
denominato Chakravartî alla rovescia (3).
Il regno della “contro-tradizione”, in effetti, è, molto esattamente, ciò che è
designato come il “regno dell’Anticristo”: questi, qualunque idea si possa
averne, è comunque colui che concentrerà e sintetizzerà in sé stesso, in vista
di tale opera finale, tute le potenze della “contro-iniziazione”, sia che lo si
percepisca come un individuo, sia come una collettività; in un certo senso
potrebbe essere ad un tempo l’uno e l’altra, in quanto dovrà esistere una
collettività che rappresenti l’”esteriorizzazione” della organizzazione
“contro-iniziatica” vera e propria venuta finalmente alla luce del giorno, e
dovrà esistere altresì un personaggio, posto a capo di quella collettività, che
sia l’espressione più completa e come l’ “incarnazione” stessa di quel che essa
rappresenterà, non foss’altro che a titolo di “supporto” di tutte quelle
influenze malefiche le quali, dopo essersi concentrate in lui, dovranno da lui
essere proiettate nel mondo (4). Evidentemente sarà un “impostore” ( significato
del termine daggiâl con cui viene abitualmente denominato in arabo ),
poiché il suo regno non sarà nient’altro che la “grande parodia” per eccellenza,
l’imitazione caricaturale e “satanica” di tutto ciò che è veramente tradizionale
e spirituale; e tuttavia la sua costituzione sarà tale, se così si può dire, da
essergli veramente impossibile non svolgere tale funzione. Certamente non sarà
più il “regno della quantità” che era soltanto il culmine della
“antitradizione”; al contrario, col pretesto di una falsa “restaurazione
spirituale”, sarà una specie di reintroduzione della qualità in tutte le cose,
ma di una qualità presa a rovescio del suo valore legittimo e normale (5). Dopo
l’ “egualitarismo” dei nostri giorni ci sarà di nuovo una gerarchia invertita,
ossia una “contro-gerarchia”, il cui vertice sarà occupato dall’essere che, in
realtà, sarà più vicino di chiunque altro a toccare il fondo degli “abissi
infernali”.
Quest’essere, anche se apparirà sotto forma di un personaggio determinato, sarà
in realtà più un simbolo che un individuo, sarà cioè come la sintesi stessa di
tutto il simbolismo invertito in uso presso la “contro-iniziazione”, simbolismo
che troverà in lui la sua massima espressione proprio perché in questa funzione
non avrà né predecessori né successori; per poter esprimere il falso ad un
livello così estremo, egli dovrà essere, per così dire, completamente “falsato”
da tutti i punti di vista, cioè come l’incarnazione stessa della falsità (6).
Proprio per ciò, nonché per la suddetta estrema opposizione al vero in tutti i
suoi aspetti, l’Anticristo può assumere i simboli stessi del Messia, beninteso
in senso radicalmente opposto (7); la predominanza attribuita in tali simboli
all’aspetto “malefico”, o, più esattamente, la sostituzione di esso a quello
“benefico”, per sovversione del doppio significato di tali simboli, costituisce
appunto il suo marchio caratteristico. Parimenti potrà e dovrà esserci una
strana rassomiglianza tra le designazioni del Messia ( Al-Masîh in
arabo ) e quelle dell’Anticristo Messia ( Al-Masîkh) (8); ma queste
ultime altro non sono se non una deformazione delle prime, così come difforme
viene rappresentato lo stesso Anticristo in tutte le descrizioni più o meno
simboliche che se ne danno, cosa anche questa assai significativa. Tali
descrizioni, in effetti, insistono soprattutto sulle dissimetrie corporee, il
che implica che esse siano il marchio visibile della natura stessa dell’essere
cui vengono attribuite, ed effettivamente simili dissimmetrie sono sempre segni
di qualche squilibrio interiore; è del resto per questa ragione che tali
deformità rappresentano delle “qualificazioni” dal punto di vista iniziatici,
così come è facilmente immaginabile che possano essere “qualificazioni” in senso
contrario, cioè nei confronti della “contro-iniziazione”. In effetti, dal
momento che quest’ultima ha una meta opposta a quella dell’iniziazione, è
evidente che il suo cammino procede nel senso di un accrescimento dello
squilibrio degli esseri, e il termine ultimo di tale squilibrio è la
dissoluzione o la “disintegrazione” di cui abbiamo parlato, l’Anticristo deve
evidentemente essere il più vicino possibile a questa “disintegrazione”, sicché
la sua individualità, mentre da un lato sarà sviluppata in modo mostruoso, si
può dire però già quasi annichilita, tanto da realizzare l’inverso della
cancellazione dell’ “io” di fronte al “Sé”, o, in altri termini, da realizzare
la confusione nel “caos” invece della fusione nell’Unità principiale; e questo
stato, raffigurato dalle stesse difformità e sproporzioni della sua forma
corporea, è veramente al limite inferiore delle possibilità del nostro stato
individuale, per cui il vertice della “contro-gerarchia” è proprio il posto che
gli conviene in quel “mondo rovesciato” che sarà il suo. Del resto, anche dal
punto di vista prettamente simbolico, e in quanto rappresentante della
“contro-iniziazione”, l’Anticristo non è meno necessariamente difforme: questa
in effetti, come dicevamo poco fa, non può essere che una caricatura della
tradizione, e chi dice caricatura è come dicesse difformità; se così non fosse
non ci sarebbe proprio nessun mezzo esteriore per distinguere la
“contro-tradizione” dalla tradizione vera, e bisogna pure, affinché almeno gli
“eletti” non siano sedotti; che essa porti in sé stessa il “marchio del
demonio”. Per di più, dato che il falso è necessariamente anche “artificiale”,
la “controtradizione” non potrà mancare, nonostante tutto, di avere quel
carattere “meccanico” che è presente in tutte le produzioni del mondo moderno:
essa ne sarà anzi l’ultimo prodotto; ancor più esattamente, vi sarà in essa
qualcosa di paragonabile all’automatismo di quei “cadaveri psichici” cui abbiamo
accennato in precedenza, e del resto, come questi, essa sarà costituita soltanto
di “residui” animati artificialmente e momentaneamente, il che spiega la sua
assoluta precarietà; quest’ammasso di “residui”, per così dire galvanizzato da
una volontà “infernale”, può certamente dare l’idea più esatta di qualcosa che
sia arrivato ai confini stessi della dissoluzione.
Riteniamo che non sia il caso di insistere oltre su tutte queste cose; in fondo
sarebbe di scarsa utilità la ricerca particolareggiata di come sarà costituita
la “contro-tradizione”, e del resto le precedenti indicazioni di carattere
generale sarebbero già quasi sufficienti a chi volesse, per conto proprio,
applicarle a punti più specifici, cosa che non rientra nei nostri propositi.
Comunque sia, siamo giunti con ciò al termine ultimo dell’azione
antitradizionale che deve condurre questo mondo alla sua fine; dopo il regno
passeggero della “contro-tradizione” non può più esserci, per arrivare
all’ultimo momento del ciclo attuale, che il “raddrizzamento”, il quale,
riportando istantaneamente tutte le cose al loro posto normale proprio quando la
sovversione sembrava completa, preparerà immediatamente l’ “età dell’oro” del
futuro ciclo.
Note al cap. 39:
1 - E’ incredibile fino a che punto l’espressione “nuova èra” sia stata in
questi ultimi tempi diffusa e ripetuta in tutti gli ambienti, anche con
significati apparentemente molto diversi tra loro, ma tutti tendenti, in
definitiva, a stabilire la stessa persuasione nell’opinione pubblica.
2 - Matteo, XXIV, 24.
3 - Sul Chakravartî, o “monarca universale”, vedere L’Ésotérisme de
Dante, cit., p. 76 e Le Roi du Monde, cit., pp. 17-18 (pp. 22-23
dell’ed. it.). il Chakravartî è letteralmente “colui che fa girare la
ruota”, il che implica che sia posto al centro stesso di tutte le cose, mentre
al contrario l’Anticristo sarà l’essere più lontano da tale centro; egli
pretenderà tuttavia di “far girare la ruota” in senso inverso al movimento
ciclico normale (cosa “prefigurata”, del resto inconsciamente, dall’idea moderna
del “progresso”), quanro invece, in realtà, qualsiasi cambiamento nella
rotazione è impossibile prima del “rovesciamento dei poli”, cioè prima di quel
“raddrizzamento” che solo l’intervento del decimo Avatâra potrà
operare; ma giust’appunto, se l’Anticristo viene designato così, è proprio
perché, a modo suo, egli parodierà la funzione stessa di quell’ Avatâra
finale, il quale nella tradizione cristiana viene rappresentato come il “secondo
avvento del Cristo”.
4 - Lo si può dunque considerare come il capo degli awliyâ esh-Shaytân,
e, poiché sarà l’ultimo a svolgere tale funzione, funzione che avrà in lui la
sua più importante e manifesta espressione nel mondo, si può dire, secondo la
terminologia dell’esoterismo islamico, che egli sarà come il loro “suggello” (
khâtem ); non è difficile immaginarsi fino a che punto potrà
effettivamente spingersi la parodia della tradizione in tutti i suoi aspetti.
5 - La stessa moneta, o ciò che ne farà le veci, avrà di nuovo un carattere
qualitativo di questo tipo, in quanto è detto che “nessuno potrà comprare o
vendere se non avrà il carattere o il nome della Bestia, o il numero del suo
nome” (Apocalisse, XIII, 17); è perciò implicito un uso effettivo dei simboli
invertiti della “contro-tradizione”.
6 - Vedasi anche qui l’antitesi del cristo che afferma: “Io sono la Verità”, o
di un walî come El-Hallâj che dice del pari: “Anâ el-Haqq”.
7 - “Forse non si è fatto abbastanza caso all’analogia tra la vera e la falsa
dottrina; sant’Ippolito, nel suo opuscolo sull’Anticristo, ne dà un esempio
memorabile, benché non stupefacente per chi abbia studiato il simbolismo: il
Messia e l’Anticristo hanno entrambi il leone per emblema” (P. Vulliaud, La
gabbale juive, 2 voll., Paris, 1923, vol. II, p. 373). Dal punto di vista
cabalistico, la ragione profonda di ciò risiede nelle considerazioni inerenti
alle due facce, luminosa e oscura, di Metatron; è per la stessa ragione
che il numero apocalittico 666, il “numero della Bestia”, è anche un numero
solare (cfr. Le Roi du Monde, cit., pp. 29-30, pp. 35-36 dell’edizione
italiana).
8 - Vi è qui un doppio senso intraducibile: Masîkh può essere preso
come una deformazione di Masîh per semplice aggiunta di un punto alla
lettera finale; ma in pari tempo questo stesso termine vuol anche dire
“difforme”, cosa che esprime appunto il carattere dell’Anticristo.