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Estratto da San Bernardo (René Guénon)
Presentazione Nel corso del 1927, su iniziativa della Librairie de France, fu concepita un'opera collettiva dedicata alle grandi figure della santità cattolica (La vie et les oeuvres de quelques grand saints). Di questa raccolta di scritti faceva parte lo studio di René Guénon sulla vita e le opere di San Bernardo, studio che venne in seguto pubblicato a parte dalla Editrice Publica nel 1929. In questo scritto René Guénon traccia con mano maestra le linee direttrici dell'azione unificatrice che San Bernardo esercitò sulla Cristianità del suo tempo e mette in rilievo come "tutta la vita di San Bernardo potrebbe sembrare destinata a mostrare, con un esempio smagliante, che per risolvere i problemi della sfera intellettuale e financo di quella delle cose pratiche, esistono mezzi totalmente diversi da quelli che si è usi da troppo tempo a considerare come i soli efficaci, indubbiamente perché sono gli unici che siano alla portata di una saggezza umana che non è neppure l'ombra della saggezza vera". Estratto Fra le grandi figure del Medioevo poche ce ne sono il cui studio sia più atto di quella di San Bernardo a smentire certi pregiudizi cari allo spirito moderno. Cosa, infatti, può sconcertare maggiormente quest'ultimo del vedere un contemplativo puro, che sempre volle essere e rimanere tale, venir chiamato a ricoprire un ruolo di primo piano nella conduzione degli affari della Chiesa e dello Stato, e riuscire spesso dove aveva fallito tutta la prudenza dei politici e dei diplomatici di professione? Cosa ci può essere di più sorprendente, addirittura di più paradossale stando al modo abituale di guardare alle cose, di un mistico che mostra solo disdegno per quelle che chiama "le sottigliezze di Platone e le ricercatezze di Aristotele", e batte poi senza fatica i più sottili dialettici del suo tempo sul loro proprio terreno? Tutta la vita di San Bernardo potrebbe sembrar destinata a mostrare, con un esempio smagliante, che per risolvere i problemi della sfera intellettuale e financo di quella delle cose pratiche, esistono mezzi totalmente diversi da quelli che si è usi da troppo tempo a considerare come i soli efficaci, indubbiamente perché sono gli unici che siano alla portata di una saggezza puramente umana, saggezza che non è neppure l'ombra della saggezza vera. Tale vita assume perciò in certo qual modo la fisionomia di una confutazione anticipata di quegli errori, in apparenza opposti, ma in realtà solidali, che sono il razionalismo e il pragmatismo; e nello stesso tempo svergogna e travolge agli occhi di coloro che la esaminino in modo imparziale, tutte le idee preconcette degli storici "scientistici" che pretendono - con il Renan - che "la negazione del soprannaturale costituisca l'essenza stessa della critica", concetto che d'altra parte anche noi accettiamo volentieri, ma solo perché in tale incompatibilità vediamo tutto il contrario di quanto vi vedono loro, e cioè la condanna della "critica" stessa, e null'affatto quella del sovrannaturale. In verità, quali lezioni potrebbero, nella nostra epoca, essere più profittevoli di queste? *** Bernardo nacque nel 1090 a Fontaines-lès Dijon; i suoi genitori appartenevano all'alta nobiltà della Borgogna, e se indichiamo il fatto è perché ci sembra che alcuni aspetti della sua vita e della sua dottrina, della quale avremo da parlare in seguito, possono fino a un certo qual punto essere ricondotti a tale origine. Vogliamo con ciò dire non soltanto che è possibile in questo modo spiegare l'ardore talvolta bellicoso del suo zelo o la violenza che spesse volte caratterizzò le polemiche in cui fu coinvolto, violenza che del resto era tutta di superficie, giacché il fondo del suo carattere era incontestabilmente segnato dalla bontà e dalla dolcezza. Quelli a cui intendiamo soprattutto riferirci sono i suoi legami con le istituzioni e l'ideale cavalleresco, ai quali d'altra parte bisogna sempre assegnare una grande importanza se si vogliono capire gli avvenimenti e lo spirito vero e proprio del Medioevo. Bernardo maturò la risoluzione di ritirarsi dal mondo verso i vent'anni; e in poco tempo riuscì a far condividere il suo modo di vedere a tutti i suoi fratelli, a qualcuno dei parenti e a un certo numero di amici. Nel corso di questo primo apostolato la sua forza di persuasione era tale, nonostante la giovane età, che presto "egli divenne - dice il suo biografo - il terrore delle madri e delle spose; gli amici erano presi dal timore quando lo vedevano accostarsi ai loro propri amici". Si tratta di qualcosa di poco comune, e insufficiente sarebbe certo far ricorso alla potenza del "genio", nel senso profano della parola, per spiegarsi un simile influsso. Non è forse invece il caso di interpretare la cosa riconoscendo in essa l'azione della grazia divina, la quale, penetrando in certo qual modo tutta la persona dell'apostolo e irraggiandosi al di fuori di essa con la sua sovrabbondanza, si comunicava attraverso lui come attraverso un canale, per usare il paragone da lui stesso adottato più tardi, quando lo applicherà alla Santa Vergine, ma che può applicarsi altresì - con una portata più o meno ridotta - a tutti i santi? Bernardo entrò quindi, nel 1112, accompagnato da una trentina di giovani, nel monastero di Cîteaux, monastero che era stato da lui scelto a motivo del rigore con il quale vi era seguita la regola e che faceva contrasto con la negligenza penetrata in tutti gli altri rami dell'Ordine benedettino. Tre anni più tardi, i superiori non esitavano ad affidargli, nonostante l'inesperienza e la sua salute malferma, la conduzione dei dodici religiosi che avrebbero fondato una nuova abbazia, quella di Clairvaux, abbazia che diresse fino alla morte, rifiutando sempre gli onori e i gradi che tanto spesso gli si offrivano nel corso della carriera. La rinomanza di Clairvaux non tardò a diffondersi, e lo sviluppo che presto l'abbazia assunse ha veramente del prodigioso: quando il suo fondatore morì, essa dava asilo - si dice - a quasi settecento monaci, e aveva dato origine a più di sessanta nuovi monasteri. *** L'attenzione e la cura da Bernardo dedicate all'amministrazione di Clairvaux, della quale stabiliva le regole fin nei più minuziosi dettagli di vita corrente, la partecipazione alla direzione dell'Ordine cistercense quale capo di una delle sue abbazie più importanti, l'abilità e il successo dei suoi interventi tesi a superare le difficoltà che frequentemente insorgevano con Ordini rivali; tutte queste cose, dovrebbero già bastare per provare che quello che riceve il nome di senso pratico può benissimo accoppiarsi talvolta alla spiritualità più elevata. Esse erano, di per sé, più che sufficienti ad assorbire tutta l'attività di un uomo comune; e ciò nonostante, Bernardo avrebbe visto spalancarglisi davanti un altro campo d'azione, contro il suo stesso volere, d'altronde, giacché egli non provò mai ripugnanza maggiore di quella che sentiva per essere costretto a uscire dal proprio chiostro a occuparsi degli affari del mondo esterno, dal quale aveva creduto di potersi isolare per sempre allo scopo di dedicarsi totalmente all'ascesi e alla contemplazione, senza che nulla venisse a distrarlo da quella che era per lui, secondo la parola del Vangelo, "la sola cosa necessaria". A tal riguardo egli si era fortemente ingannato; sennonché tutte le "distrazioni" - nel senso etimologico - alle quali non poté sottrarsi e delle quali gli avvenne di lamentarsi con una certa amarezza, non gli impedivano affatto di arrivare ai culmini della via mistica. E questa è una cosa assai degna di essere messa in rilievo; non meno notevole è il fatto che, nonostante tutta la sua umiltà e tutti gli sforzi che fece per rimanere nell'ombra, alla sua collaborazione sia stato fatto appello in tutte le circostanze importanti, e che, quantunque egli non fosse nulla agli occhi del mondo, tutti, compresi i più alti dignitari civili ed ecclesiastici, riconobbero sempre spontaneamente la sua autorità tutta spirituale e, quanto a questo, noi non possiamo dire se ciò sia da ascrivere a maggior lode del santo o dell'epoca nella quale visse. Quale contrasto tra il nostro tempo e quello in cui un semplice monaco poteva, per il solo influsso delle sue eminenti virtù, diventare in qualche modo il centro dell'Europa e della Cristianità, l'arbitro incontestato di tutti i conflitti nei quali fosse in questione il pubblico interesse, sia in campo politico sia in campo religioso, il giudice dei maestri più considerati della filosofia e della teologia, il restauratore dell'unità della Chiesa, il mediatore tra il Papato e l'Impero, e vedere alla fine eserciti forti di svariate centinaia di migliaia di uomini prendere corpo in conseguenza della sua predicazione!
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