"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Dedico questo studio all'amico fraterno
Maurizio L. che mi ha stimolato nella appassionata ricerca della problematica
iniziatica di cui Guenon è stato ed è tuttora l'indiscusso Maestro Spirituale...nella
speranza che questo studio possa servire a noi tutti da spunto di
riflessione e fugare anche nel profondo dei nostri cuori, ove esistesse, ogni
minima incertezza sulla validazione dei nostri sforzi nell'edificare Templi alla
Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio, e lavorare al bene ed al
progresso dell'Umanità Intera.
Renè Guènon nacque a Blois nel 1886. Nel 1930 lasciò la Francia per stabilirsi
definitivamente in Egitto. Morì al Cairo nel 1951. Fu saggista in Francia.
Nato da famiglia benestante conseguì a Blois il Baccellierato d'indirizzo
Letterario e Filosofico nel 1903, all'età di 22 anni. Trasferito a Parigi con
l'idea di seguire corsi di Matematica al Collegio Rollin (studi matematici dai
quali acquisì un certo rigore metodologico nella ricerca filosofica), nel 1906
interruppe tali interessi accademici perché debilitato fisicamente e per un
crescente interesse per discipline eterodosse (esoterismo soprattutto).
Entrato a far parte della Libera Scuola di Scienze Ermetiche di Papus (Ordine
Martinista; Rito di Memphis ed Misraim) ne uscirà dopo appena due anni in
aperto dissenso con l'indirizzo reincarnazionista della Scuola Filosofica.
Le fondamentali amicizie con gli amici spirituali (il saggista Albert Puyon,
uno dei pochi occidentali entrato in contatto con i maestri orientali della
misteriosofica taoista, ed il pittore svedese Ivan Gustav Agueli) ed il
contatto con la Filosofia Taoista fecero l'esordio del filosofo ermetico come
pubblicista (direttore della rivista "Lo Gnose"). Nel 1912 Guénon entra a far
parte, segretamente, dell'Islam, e nella catena sufica del di lui
maestro Abder-Rahman Elish el Kebir. Insegnante il Francia ed in Algeria dal
1915 al 1921 pubblicò nel 1921, a 35 anni, l'Introduzione generale allo
studio delle dottrine Indù e iniziò a dare lezioni di filosofia al corso
Saint Louis di Parigi. Dal 1925 collaborerà con la rivista cattolica
Regnabit ; nel 1927 pubblica Il re del Mondo e la Crisi del
Mondo Moderno. Nel 1928 collabora con 'il Velo di Iside' ,
rivista di studi esoterici tradizionali che dal 1933 cambierà il nome, su suo
suggerimento, in 'Studi Tradizionali' (rivista tuttora esistente, mantenendosi
ancora fedele alla caratterizzazione che le aveva dato il più illustre dei
suoi collaboratori). Nel 1930 si trasferisce definitivamente al Cairo dove
rimarrà sino alla morte, avvenuta nel 1951.
Autore che esercitò molteplici
influssi su saggisti e uomini di cultura ed indirizzò una moltitudine di
filosofi esoterici e di discipline esoteriche, non tralasciando le discipline
latomistiche, rappresentò indiscussa guida spirituale nel panorama
degli studi Tradizionali europei...e non solo. Renè Guenon resta 'il più
implacabile e coerente critico della civiltà moderna, e lo studioso che meglio
a dimostrato l'universalità, nel tempo e nello spazio, della simbolistica
iniziatica' -A. Ambesi- .
Guenon è quell'attento studioso di
Scienze Tradizionali che per primo ha dato la giusta dignità e attribuito il
giusto valore a queste fondamentali discipline elevandole a traguardi
impensati. E' stato e rimane un esempio di perenne ricerca e di tensione
verso quell'Assoluto del quale sicuramente ne ha colto il significato e
l'anelito ed al quale si è elevato e si è congiunto al culmine della sua
irrefrenabile volontà di trascendere. Guenon è quel maestro che ti porta mano
nella mano alla scoperta del noumeno dei significati iniziatici, un
maestro spirituale, IL MAESTRO SPIRITUALE della filosofia esoterica
occidentale.
Considerazioni Sulla Via
Iniziatica è l’ultimo libro di René Guénon, una raccolta organica di suoi
articoli apparsi su diverse riviste in periodi diversi, curati personalmente
da lui e riuniti in un tutto organico per arrivare a rappresentare il
‘saggio’ punto, una vera e propria Summa sulla problematica iniziatica alla
luce di tutte le conoscenze maturate in anni di contatti con diverse culture
e Tradizioni sia occidentali che orientali. Da profondo e critico
conoscitore delle molteplici e spesso accidentate e non infrequentemente
‘contraddittorie’ ( ma secondo lui ricomponibili nei significati profondi ad
un’unica origine) possibilità di accedere alla Via verso quell’Assoluto di
cui lui ne fa testimonianza indirettamente con le sue opere e con la sua
vita, Guenon ripercorre e condensa tutte le ricchezze ‘sparse’ nel bagaglio
simbolico delle Tradizioni iniziatiche lasciando intravedere la possibilità,
sottesa in ognuno di noi, nella propria individualità, se cercata con la
dovuta saggezza e applicazione allo studio simbolico, di poter percorrere
quel cammino che possa aprirci alla visione iniziatica del Supremo, alla
Luce della Conoscenza, alla parola perduta nella Aghartha della
nostra epoca. Il libro, prezioso strumento per la completa maturazione e
intima comprensione dei ‘motori spirituali’ iniziatici rappresenta quindi un
fondamentale testo di ricerca dei significati profondi sottesi ai Rituali
Iniziatici Tradizionali, significati spesso misconosciuti anche da chi
questi Rituali li compie e li esercita nelle società iniziatiche occidentali
attuali, che secondo l’Autore, conservano ancora nell’antico simbolismo e
nelle proprie tradizioni il messaggio iniziatico gnostico dei costruttori
operativi medievali. Tale approfondita analisi del cammino iniziatico rivela
spesso sorprendenti collegamenti con Riti Iniziatici molto lontani nel
tempo, che Guénon ipotizza anteriori addirittura alla comparsa dell'Uomo
sulla Terra (i cosiddetti elementi ''non-umani'' delle istituzioni
iniziatiche). Quelle frasi , egli tiene a sottolineare, che spesso si dànno
per scontate e si recitano leggendole sui manuali dei Rituali attuali celano
inaspettate colleganze e corrispondenze con Culture e Esoterismi lontani,
tutte figlie, a detta dell'Autore, di quello Stato Primordiale , di
quell'Età Iperborea ed anti-Atlantidea dove l'uomo non aveva la necessità di
acquisirle da depositari di una Scienza Misterica ma che facevano parte del
suo bagaglio di esperienza innata: una sorta di ricchezza esoterica
inconscia.
Dell'Iniziazione
L'iniziazione appartiene
all'individuo; l'iniziativa di una 'realizzazione' che si perseguirà
metodicamente, sotto un controllo rigido ed incessante, e che dovrà condurre a
superare le possibilità stesse dell'individuo come tale. E' indispensabile
aggiungere che questa iniziativa non basta, poiché è evidente che l'individuo
non può superare se stesso solo con i suoi mezzi propri, ma, ed è ciò che ci
interessa, è questa iniziativa a costituire obbligatoriamente il punto di
partenza di ogni 'realizzazione' per l'iniziato.
Ogni realizzazione iniziatica è dunque
essenzialmente e puramente 'interiore', contrariamente a quella 'uscita da sé'
che costituisce 'l'estasi' nel senso esatto ed etimologico della parola. E in
questo consiste non certo la sola differenza, ma almeno una delle grandi
differenze esistenti tra gli stati mistici, interamente appartenenti al
dominio religioso, e gli stati iniziatici.
...Vi sono certi ignoranti i quali si
immaginano che ci 'si inizi' da sé, il ché è in qualche modo una
contraddizione dei termini; dimenticando, seppur l'hanno mai saputo, che la
parola initium significa 'entrata' o 'principio' ; essi confondono
il fatto stesso dell'iniziazione, intesa nel senso strettamente etimologico,
col lavoro da compiersi ulteriormente affinché questa iniziazione, da
virtuale nel primo momento, divenga più o meno completamente
effettiva. L'iniziazione, compresa in tal modo, è ciò che tutte le
tradizioni si accordano nel designare come 'seconda nascita'; come un essere
potrebbe agire da se stesso prima ancora di essere nato?... non siamo più in
un'Epoca Primordiale, quando tutti gli uomini possedevano normalmente e
spontaneamente uno stato spirituale che oggi può dipendere solo da un alto
grado di iniziazione...stato spirituale e sviluppo spirituale che si compiva
in essi tanto naturalmente quanto lo sviluppo corporeo.
Nell'iniziazione è di fondamentale
importanza un collegamento ad una Organizzazione Tradizionale ,
che non può, beninteso , dispensare in alcun modo dal lavoro interiore che
ognuno deve compiere da se stesso, ma che è richiesto come condizione
preliminare perché questo lavoro stesso possa effettivamente dare i suoi
frutti.
Bisogna capire fin da ora che coloro
che sono stati costituiti depositari della Conoscenza Iniziatica, non possono
comunicarla in maniera più o meno paragonabile a quella di un professore che
nell'insegnamento profano comunica ai suoi allievi formule attinte dai libri,
formule che essi dovranno soltanto immagazzinare nella loro memoria; si tratta
qui di una cosa che, nella sua essenza stessa, è propriamente
incomunicabile, poiché sono Stati dell'Essere da realizzare
interiormente. Si possono insegnare invero soltanto certi metodi
preparatori per ottenere questi Stati; a tale riguardo, dal di fuori, non può
essere fornito che un aiuto, un appoggio per facilitare grandemente il lavoro
da compiersi, ed anche un controllo per allontanare gli ostacoli ed i
pericoli che possono presentarsi.
Nella iniziazione occorre sviluppare
la virtualità che essa costituisce; ma altresì è anche necessario, in
primo luogo, che questa virtualità preesista.
L'INFLUENZA SPIRITUALE
E' dunque in un modo diverso che deve
essere intesa la trasmissione iniziatica propriamente detta, e non sapremmo
meglio caratterizzarla che dicendola essenzialmente la trasmissione di
un'influenza spirituale.
Le fasi dell'iniziazione riproducono
quelle del processo cosmogonico; una tale analogia , basantesi direttamente su
quella del 'microcosmo' e del 'macrocosmo', permette meglio di ogni altra
considerazione di chiarire la questione . Infatti si può dire che le
attitudini o possibilità incluse nella natura individuale non sono in un primo
momento in se stesse che una materia prima, vale a dire una pura
potenzialità, in cui non v'è niente di sviluppato o di differenziato; è
quindi lo stato caotico e tenebroso, che il simbolismo iniziatico fa
corrispondere precisamente al mondo profano, e nel quale si trova l'essere non
ancora pervenuto alla 'seconda nascita'. Perché questo Caos possa cominciare a
prendere forma ed a organizzarsi, è necessario che gli sia comunicata una
vibrazione iniziale dalle potenze spirituali che la Genesi ebraica designa
come gli Elohim; questa vibrazione è il Fiat Lux che illumina il
Caos, e che è il punto di partenza necessario per tutti gli sviluppi
ulteriori.
Dal punto di vista iniziatico, questa
illuminazione è rappresentata precisamente dalla trasmissione dell'influenza
spirituale di cui si è detto più sopra.
In virtù di questa influenza le
possibilità spirituali dell'essere non sono più la semplice potenzialità che
erano prima; esse sono diventate una 'virtualità' pronta a svilupparsi in atto
nei diversi stadi della realizzazione iniziatica.
L'iniziazione, quindi, implica 3
condizioni che si presentano in modo successivo, e che si potrebbero far
corrispondere rispettivamente ai 3 termini di 'potenzialità' , di 'virtualità'
e di 'attualità' : 1) la potenzialità è la qualificazione costituita da certe
possibilità inerenti alla natura propria dell'individuo, e che sono la materia
prima su cui il lavoro iniziatico dovrà effettuarsi; 2) la virtualità è la
trasmissione, per il tramite di un collegamento ad un'organizzazione
tradizionale regolare, di un'influenza spirituale che dia all'essere la
illuminazione , che gli permetterà di ordinare e di sviluppare quelle
possibilità che porta con sé; 3) l'attualità è il lavoro interiore
per cui, con l'aiuto di 'cooperanti' o di 'appoggi' esteriori, se è il caso ,e
soprattutto nei primi stadi , questo sviluppo sarà realizzato gradualmente,
facendo passare l'essere, di gradino in gradino, attraverso i differenti gradi
della gerarchia iniziatica, per condurlo allo scopo finale della 'Liberazione'
o dell 'Identità Suprema' .
Lo scopo essenziale e finale
dell'iniziazione oltrepassa il dominio dell'individualità e le sue possibilità
particolari. Da un tale semplice rilievo, e senza nemmeno andare al fondo
delle cose, si può dunque immediatamente concludere che sia necessaria la
presenza di un elemento non umano, e tale è proprio infatti il
caratteredell'influenza spirituale la cui trasmissione
costituisce l'iniziazione propriamente detta.
Le Organizzazioni Tradizionali
Possiamo dividere le organizzazioni
tradizionali in exoteriche ed esoteriche ; per
exoteriche intenderemmo le organizzazioni che in una certa forma di
civiltà sono aperte a tutti indistintamente; sono invece esoteriche
quelle riservate ad una élite, o, in altri termini, dove sono
soltanto ammessi coloro che posseggono una particolare qualificazione.
Queste ultime sono propriamente le organizzazioni iniziatiche.
....E' facile capire come 'la parte'
dell'individuo che conferisce l'iniziazione ad un altro individuo (profano)
sia invero una parte di trasmettitore, nel senso più esatto
della parola; questi infatti non agisce in quanto individuo, ma in quanto
appoggio di una influenza non appartenente all'ordine individuale; è
unicamente un anello della "catena " il cui punto di partenza è al di
fuori e al di là dell'umanità. In tal modo, egli non può agire in nome
proprio, ma in nome dell'organizzazione cui è collegato e da cui
detiene i suoi poteri, o, ancora più esattamente, in nome del Principio
che questa organizzazione rappresenta visibilmente. Ciò spiega d'altronde come
1'efficacia del Rito compiuto da un individuo è indipendente dal valore stesso
di quest'individuo in quanto tale; se l'individuo non possiede il grado di
conoscenza necessario per comprendere il senso profondo del Rito e la ragione
essenziale dei suoi diversi elementi, questo rito non per tal motivo avrà
meno il suo pieno effetto se, essendo regolarmente investito della
funzione di 'trasmettitore' , egli lo adempirà osservando tutte le regole
prescritte, e con una intenzione che sia sufficientemente determinata dalla
coscienza del suo collegamento all'Organizzazione Tradizionale.
Di contro, la conoscenza anche
completa del Rito, se è stata ottenuta al di fuori delle condizioni regolari,
è interamente sprovvista di ogni valore effettivo; e così diremo, per prendere
un esempio semplice (poiché il Rito si riduce essenzialmente nella pronuncia
di una parola o di una formula), che, nella Tradizione Indù, se il Mantra
non è appreso dalla bocca di un Guru autorizzato, è senza alcun
effetto, poiché non è 'vivificato' dalla presenza dell'influenza
spirituale di cui è unicamente destinato ad essere il veicolo.
La consacrazione dei Templi, delle
immagini, degli oggetti rituali, ha lo scopo essenziale di farne il
ricettacolo effettivo delle influenze spirituali senza la cui presenza i Riti
, ai quali debbono servire, sarebbero sprovvisti di efficacia.
Le ''formule ritmate, corrispondenti
esattamente ai Mantra Indù, sono formule la cui ripetizione ha lo
scopo di produrre un'armonizzazione dei diversi elementi dell'essere, e di
determinare vibrazioni suscettibili, con la loro ripercussione attraverso la
serie degli stati in gerarchia infinita, di aprire una comunicazione con gli
Stati Superiori, che è d'altronde, in generale, la ragione d'essere
essenziale e primordiale di tutti i riti".
Ogni organizzazione
iniziatica è altresì "inafferrabile" dal punto di vista del suo segreto,
quest'ultimo essendo tale per natura e non per convenzione, e non potendo per
conseguenza in alcun caso essere penetrato dai profani,..., poiché il vero
segreto iniziatico non è altro che l'incomunicabile, e
l'iniziazione sola può dare accesso alla sua conoscenza.
DEI RITUALI INIZIATICI
I Riti hanno sempre lo scopo di
mettere l'essere umano in rapporto, direttamente od indirettamente, con
qualche cosa che supera la sua individualità e che appartiene ad altri stati
di esistenza. Non è necessario in tutti i casi che la Comunicazione così
stabilita sia cosciente per essere reale, poiché si opera abitualmente
mediante certe modalità sottili dell'individuo, modalità in cui la maggioranza
degli uomini è attualmente incapace di trasferire il centro della propria
coscienza.
Ad ogni modo, sia l'effetto apparente
o no, sia immediato o differito, il Rito porta sempre in se stesso la sua
efficacia, a condizione beninteso, che sia compiuto in conformità alle regole
tradizionali che ne assicurano la validità, e al di fuori delle quali , non
sarebbe più che una forma vuota ed un vano simulacro. Questa Efficacia non ha
niente di ''meraviglioso'', né di ''magico'', come talora pensano e dicono
alcuni con una palese intenzione di denigrazione e di negazione, poiché
risulta semplicemente dalle leggi nettamente definite secondo cui agiscono le
Influenze Spirituali, leggi di cui la Tecnica Rituale non è
insomma che l'applicazione e la messa in opera (N.d.T. : un po'' come accade
nella Tecnica dell'Ipnosi Medica ove la semplice lettura del manuale da parte
del Medico, ritmando e modulando opportunamente la voce, induce lo stato di
coscienza particolare denominato 'stato ipnotico').
E' a questa tecnica concernente il
maneggio delle influenze spirituali che si riferiscono propriamente
espressioni come quelle di ''arte sacerdotale'' ed ''arte reale''
designanti le applicazioni rispettive delle iniziazioni corrispondenti (vedi
più oltre); d'altra parte, si tratta qui di Scienza Sacra e Tradizionale, ma
che, pur essendo sicuramente di un ordine del tutto diverso dalla scienza
profana, non è perciò meno ''positiva'', anzi lo è realmente molto di più
se si prende questa parola nel suo significato vero, che invece è abusivamente
svisato dagli ''scientisti'' moderni.
E' dunque un errore grave usare, come
abbiamo spesso visto fare da uno scrittore massonico francese, apparentemente
molto soddisfatto di questa " trovata" piuttosto disgraziata, 1'espressione di
"giocare al rituale" parlando dell'adempimento dei riti iniziatici da
parte di individui che ne ignorano il senso e che non cercano nemmeno di
penetrarlo; una tale espressione non può convenire che nel caso di profani i
quali simulassero i riti, non avendo qualità per adempierli validamente; ma,
in un'organizzazione iniziatica regolare, per quanto degenerata possa essere
in riguardo alla qualità dei suoi membri attuali, il rituale non è qualche
cosa con cui si giochi; è e resta sempre una cosa seria e realmente
efficace, seppure all'insaputa di coloro che vi partecipano.
Un altro punto di importanza capitale
è il seguente: l'iniziazione, a qualsiasi grado, rappresenta per l'essere che
l'ha ricevuta, un'acquisizione permanente, uno stato che, virtualmente od
effettivamente, egli ha raggiunto una volta per sempre, e che ormai nulla può
togliergli.
Il Legame stabilito dal carattere
iniziatico non dipende affatto da contingenze quali possono essere quelle di
una dimissione o di una esclusione, che sono semplicemente d'ordine ''amministrativo'',
come già detto, e non toccano che le relazioni esteriori; se nell'ordine
profano tutto si riduce a queste relazioni, per cui un'associazione non può
dare altro ai suoi membri, queste stesse relazioni esteriori non sono invece
nell'ordine iniziatico che un mezzo del tutto accessorio e non necessario,
relativamente alle realtà interiori che soltanto interessano in
verità.
Per prendere, come applicazione di
quanto abbiamo detto in ultimo, l'esempio più semplice , in riguardo alle
organizzazioni iniziatiche, è del tutto inesatto parlare di un ''ex-Massone'',
come si fa comunemente; un Massone dimissionario od anche escluso non fa più
parte di una Loggia né di una Obbedienza, ma non per tal motivo è meno
Massone; lo voglia o no, nulla cambia. Prova ne sia che , se in seguito viene
reintegrato non lo si inizia nuovamente, e non lo si fa ripassare per i gradi
già ricevuti. Così l'espressione inglese di unattached Mason è la
sola che si addica correttamente a casi simili.
La forma del linguaggio è per
definizione stessa 'discorsiva' al pari della ragione umana di cui lo stesso
linguaggio è il principale strumento e di cui segue o riproduce il
procedimento quanto più esattamente è possibile; invece il simbolismo
propriamente detto è veramente 'intuitivo', vale a dire è, in modo del tutto
naturale, incomparabilmente più adatto del linguaggio per servire da punto di
appoggio all'intuizione intellettuale e sopra-razionale, ed è
precisamente questo il motivo per cui costituisce il modo d'espressione per
eccellenza di ogni insegnamento iniziatico.
La Filosofia non è propriamente che
'sapere profano' e non può pretendere a nulla di più; mentre il simbolismo,
inteso nel suo VERO significato , fa parte essenzialmente della 'Scienza
Sacra'.
A Proposito Dei Riti
...In un tal fatto risiede la
confusione, veramente strana per chi abbia pretese più o meno confessate di
servire da 'guida' ad altri in un dominio dove sono precisamente i riti ad
avere una parte essenziale e della più grande importanza, essendo ' veicoli'
indispensabili delle influenze spirituali senza le quali non può essere
questione del minimo contatto effettivo con realtà di ordine superiore, ma
solamente d'aspirazioni vaghe ed inconsistenti, d' ''idealismo'' nebuloso e di
speculazioni nel vuoto.
Se si risale alle Origini, il Rito non
è altro che 'ciò che è conforme all'ordine', secondo l'accezione del termine
sanscrito rita; dunque è ciò che soltanto è realmente normale .
Il Rito comporta in sé stesso sempre,
relativamente alla sua essenza, un elemento 'non umano'.
Colui che adempie un rito, se ha
raggiunto un certo grado di conoscenza effettiva, può e deve anche avere
coscienza che vi è qualche cosa che lo supera, che non dipende in alcun modo
dalla sua iniziativa individuale.
Le Prove Iniziatiche
Le prove iniziatiche costituiscono un
insegnamento dato sotto forma simbolica e destinato ad essere meditato
ulteriormente, e contengono in sé un significato che appartiene ad ognuno di
approfondire secondo la misura delle proprie capacità.
Per maggior precisazione, diremo che
le prove sono riti preliminari o preparatori all'iniziazione propriamente
detta; esse ne costituiscono il preambolo necessario, sicché l'iniziazione
stessa è come la loro conclusione o il loro scopo immediato. E' da rilevare
che esse rivestono spesso la forma di ' viaggi simbolici'; non facciamo che
notare questo punto di sfuggita, poiché non possiamo pensare a dilungarci qui
sul simbolismo del viaggio in generale, e diremo soltanto che, sotto questo
aspetto, esse si presentano come una ''ricerca'' (o meglio una ''questua''
come si diceva nel linguaggio del medio evo) conducente l'essere dalle ''tenebre''
del mondo profano alla luce iniziatica; ma anche questa forma, che si
comprende in tal modo da se stessa, non è in qualche maniera che accessoria,
per quanto possa essere appropriata a ciò di cui si tratta. In fondo, le prove
sono essenzialmente 'dei riti di purificazione' , ed è in un tal fatto che si
trova la vera spiegazione di questa parola stessa di ''prove'', che ha qui un
significato nettamente alchemico, e non quello volgare che ha dato
luogo agli equivoci segnalati precedentemente.
Si può comprendere ora perché, quando
le prove rivestono la forma di ''viaggi'' successivi, questi siano messi
rispettivamente in rapporto con i differenti elementi della natura; e
ci resta soltanto da indicare in quale senso, dal punto di vista iniziatico,
il termine stesso di ''purificazione'' debba essere inteso. Si tratta di
ricondurre l'essere ad uno stato di semplicità indifferenziata, paragonabile,
come abbiamo detto in precedenza, a quello della materia prima (intesa
naturalmente qui in senso relativo), alfine che sia atto a ricevere la
vibrazione del Fiat Lux iniziatico; è necessario che l'influenza
spirituale, la cui trasmissione gli darà questa prima ''illuminazione'',
non incontri in lui alcun ostacolo dovuto a ''preformazioni'' disarmoniche
provenienti dal mondo profano; e perciò deve essere ridotto in primo luogo a
questo stato di materia prima, il che, se si vuole riflettere un poco,
mostra abbastanza chiaramente come il processo iniziatico sia la conquista
della Luce divina che è l'unica essenza di ogni spiritualità.
La ''seconda nascita'', intesa come
corrispondente alla prima iniziazione, è propriamente, come abbiamo detto, ciò
che può chiamarsi una rigenerazione psichica; ed è infatti nell'ordine
psichico, vale a dire nell'ordine in cui si situano le modalità sottili
dell'essere umano, che debbono effettuarsi le prime fasi dello sviluppo
iniziatico; ma queste ultime non costituiscono uno scopo in se stesse e non
sono ancora che preparatorie in rapporto alla realizzazione delle possibilità
di un ordine più elevato, vogliamo dire dell'ordine spirituale nel vero senso
di questa parola. II punto del processo iniziatico cui abbiamo alluso è dunque
quello che segnerà il passaggio dall'ordine psichico all'ordine spirituale.
DEL SEGRETO DEI NOMI INIZIATICI
Valuteremo ora , parlando dei diversi
generi di segreti di ordine più o meno esteriore che possono esistere in certe
organizzazioni iniziatiche, del segreto riferito ai nomi dei costituenti tali
organizzazioni. A prima vista può sembrare che sia da classificare fra le
semplici misure precauzionali destinate a garantirsi contro i pericoli che
possono provenire da un nemico qualsiasi. In realtà in questo segreto
coesistono ragioni ben più profonde. Questo segreto, come vedremo, in
realtà riveste un carattere veramente simbolico. L'interesse moderno
di voler insistere su questo punto è accresciuto dal fatto che la curiosità
dei nomi è una delle manifestazioni più ordinarie dell'individualismo moderno,
e che, quando pretende di applicarsi alle cose del dominio iniziatico,
testimonia di un grave disconoscimento della realtà di quest'ordine e di una
deprecabile tendenza a volerle ridurre al livello delle contingenze profane.
Il cosiddetto 'storicismo' dei nostri
contemporanei è insoddisfatto se non attribuisce nomi propri ad ogni cosa,
vale a dire se non li attribuisce ad individualità umane determinate, secondo
la concezione più ristretta possibile, quella che ha corso nella vita profana
e non tiene conto che della sola modalità corporea. Tuttavia, il fatto che
l'origine delle organizzazioni iniziatiche non può mai essere riferita a tali
individualità dovrebbe già far riflettere a tal riguardo; e, quando si tratta
delle organizzazioni dell'ordine più profondo, i loro stessi membri non
possono essere identificati, non perché si dissimulino, il che, per quante
precauzioni si possano prendere, non può essere sempre efficace, ma perché, a
stretto rigor di termini, non sono ''personaggi'' nel senso che vorrebbero gli
storici; chiunque credesse dunque di poterli nominare sarebbe inevitabilmente
e proprio per tal motivo in errore.
Quando l'essere passa ai ''grandi
misteri'', vale a dire alla realizzazione di stati sopra-individuali, passa
per tale motivo oltre il nome e la forma, poiché, come insegna la dottrina
indù, questi ultimi (nama-rupa) sono le espressioni
rispettive dell'essenza e della sostanza dell'individualità. Un tal essere in
vero non ha dunque più nome, trattandosi di una limitazione di cui egli si è
ora liberato; occorrendo, egli potrà prendere un nome qualsiasi per
manifestarsi nel dominio individuale, ma questo nome non lo toccherà in alcun
modo e gli sarà ''accidentale'' al pari di un semplice abito che si può
lasciare o cambiare a volontà. Questa è la spiegazione di quanto dicevamo in
precedenza: allorché si tratta di organizzazioni di quest'ordine, i loro
membri non hanno nome, e d'altronde neppure esse stesse ne hanno; in tali
condizioni, da che cosa può ancora essere suscitata la curiosità profana? Se
anche le capita di scoprire dei nomi, questi ultimi non avranno che un valore
del tutto convenzionale.
INIZIAZIONE VIRTUALE E
INIZIAZIONE EFFETTIVA
La distinzione fra l'iniziazione
effettiva e l'iniziazione virtuale è tanto importante da indurci a precisarla
meglio; a tal riguardo, faremo rilevare in primo luogo che, tra le condizioni
dell'iniziazione enunciate in precedenza, il collegamento ad una
organizzazione tradizionale regolare (collegamento che naturalmente
presuppone la qualificazione) è sufficiente per l'iniziazione
virtuale, mentre, il lavoro interiore che ne consegue concerne
proprio l'iniziazione effettiva; insomma, questa è a
tutti i suoi gradi lo sviluppo '' in atto'' delle possibilità cui
l'iniziazione virtuale dà accesso. Questa iniziazione virtuale è dunque
l'iniziazione intesa nel significato più stretto del termine, vale a dire come
una '' entrata '' o un '' principio''; il che, bene inteso, non significa
minimamente che essa possa essere considerate come qualche cosa di sufficiente
a se stessa, ma soltanto come il punto di partenza necessario per tutto il
resto; quando si è entrati in una via, bisogna altresì sforzarsi di seguirla,
ed anzi, se è possibile, di seguirla fino in fondo. Si può riassumere tutto in
poche parole: entrare nella via è l'iniziazione virtuale; seguire la via è
l'iniziazione effettiva; disgraziatamente, di fatto, molti restano sulla
soglia, non sempre per colpa della loro incapacità nel procedere oltre, ma
anche, nelle condizioni attuali del mondo occidentale soprattutto, a causa
della degenerescenza di certe organizzazioni che, divenute troppo ''
speculative '', come abbiamo spiegato precedentemente (...), non possono per
tal motivo aiutarli in alcun modo nel lavoro '' operativo'', fosse pure nei
suoi stadi più elementari, e nulla forniscono di ciò che almeno possa
permettere ad essi di avere il semplice sospetto dell'esistenza di una
qualsiasi '' realizzazione''. Epperò, anche in queste organizzazioni, si parla
è vero ad ogni istante di '' lavoro '' iniziatico, o almeno di qualche cosa
che si considera tale; ma ci si può porre allora legittimamente la questione:
in qual senso e in qual misura ciò corrisponde ancora a qualche realtà? . Per
rispondere ad una tale questione, ricorderemo che l' iniziazione è
essenzialmente una trasmissione, ed aggiungeremo che un tal fatto può
intendersi in due modi differenti:da una parte, trasmissione di una influenza
spirituale,e, d'altra parte, trasmissione di un insegnamento tradizionale. E'
la trasmissione dell'influenza spirituale che dev'essere soprattutto
considerata, non soltanto perché deve logicamente precedere ogni insegnamento
( il che e' troppo evidente quando si comprende la necessità del collegamento
tradizionale), ma anche e principalmente perché proprio questa trasmissione
costituisce essenzialmente l'iniziazione in senso stretto, sicché, se
non dovesse trattarsi che di iniziazione virtuale, tutto si potrebbe insomma
limitare a ciò, senza nemmeno porsi la questione di aggiungervi ulteriormente
un insegnamento qualsiasi.
In effetti, l'insegnamento iniziatico
non può essere altro che un aiuto esteriore apportato al lavoro
interiore di realizzazione, alfine di appoggiarlo e guidarlo per quanto
possibile; donde in fondo la sua unica ragion d'essere, ed è solo in ciò che
può consistere il lato esteriore e collettivo di un vero ''lavoro'' iniziatico,
se si intende realmente quest'ultimo nel suo significato legittimo e normale.
I SIMBOLI E L'INSEGNAMENTO
INIZIATICO
I Simboli sono essenzialmente un mezzo
d'insegnamento, e non soltanto di insegnamento esteriore, ma anche di qualche
cosa di più, dovendo soprattutto servire da ''appoggio'' alla meditazione, che
è almeno il principio di un lavoro interiore; ma questi stessi simboli, in
quanto elementi dei riti e in ragione del loro carattere ''non-umano'', sono
pure ''appoggi'' della stessa influenza spirituale. Del resto, è sufficiente
riflettere sul fatto che questo lavoro interiore resta inefficace senza I'azione,
o, se si preferisce, senza la collaborazione di questa influenza
spirituale, per comprendere come la meditazione sui simboli prenda
essa stessa in certe condizioni il carattere di un vero Rito, e di un Rito
che questa volta non conferisce più soltanto l'iniziazione virtuale, ma
permette di raggiungere un grado più o meno avanzato d'iniziazione
effettiva.
Dobbiamo ritornare a parlare dei
caratteri propri all'insegnamento iniziatico, per i quali quest'ultimo si
differenzia profondamente da ogni insegnamento profano; si tratta qui di ciò
che si può chiamare l'esteriorità di questo insegnamento, vale a dire dei
mezzi d'espressione mediante i quali esso può trasmettersi in una certa misura
e fino ad un certo punto, alla stregua di preparazione al lavoro puramente
interiore, lavoro che permetterà all'iniziazione, da virtuale che era, di
diventare più o meno completamente effettiva. Abbiamo già spiegato in
precedenza che il simbolismo, che è come la forma sensibile di ogni
insegnamento iniziatico, è di fatto un linguaggio realmente più universale
delle lingue volgari, e non è permesso dubitarne, quando si consideri che ogni
simbolo è suscettibile di molteplici interpretazioni, in alcun modo
contraddittorie, ma invece completantisi le une con le altre, e tutte
parimenti vere, pur procedendo da differenti punti di vista; ed è in tal modo,
perché questo simbolo non è tanto l'espressione di una idea nettamente
definita e delimitata (nel modo delle ''idee chiare e distinte'' della
filosofia cartesiana, supposte interamente esprimibili con parole) quanto la
rappresentazione sintetica e schematica di tutto un insieme di idee e di
concezioni che ciascuno potrà afferrare secondo le sue proprie attitudini
intellettuali e nella misura in cui è preparato alla loro comprensione. II
simbolo, per chiunque pervenga a penetrarne il significato profondo, potrà
fare concepire incomparabilmente più di quanto sia possibile esprimere
direttamente; ed esso è anche il solo mezzo per trasmettere, nella misura del
possibile, tutto quell'inesprimibile costituente il dominio
propriamente iniziatico, o meglio, a più stretto rigor di termini, per
depositare le concezioni di quest'ordine in germe nell'intelletto
dell'iniziato, che in seguito dovrà farle passare dalla potenza all'atto,
svilupparle, ed elaborarle col suo lavoro personale.
Nessuno infatti può fare altro che
prepararlo a tal lavoro, tracciandogli con formule appropriate il piano che
dovrà in seguito realizzare in se stesso alfine di pervenire al possesso
effettivo dell'iniziazione, ricevuta dall'esteriore soltanto virtualmente.
D'altronde, non bisogna dimenticare che, se l'iniziazione simbolica, da
considerarsi soltanto come la base e I'appoggio dell'iniziazione effettiva, è
necessariamente la sola che possa essere data esteriormente, può almeno essere
conservata e trasmessa anche da coloro che non ne comprendono ne il senso ne
la portata; è sufficiente che i simboli siano mantenuti intatti perché siano
sempre suscettibili di svegliare, in colui che ne è capace, tutte le
concezioni di cui figurano la sintesi. In tal fatto, ricordiamolo ancora una
volta, risiede il vero segreto iniziatico che è inviolabile per natura e che
si difende da se stesso contro la curiosità dei profani, e di cui il
segreto relativo di certi segni esteriori è soltanto una figurazione simbolica;
ciascuno potrà più o meno penetrate questo segreto secondo I'estensione del
proprio orizzonte intellettuale, ma anche se riuscisse a penetrarlo
integralmente non potrebbe mai comunicare ad un altro ciò che egli stesso avrà
compreso; tutt'al più potrà aiutare a far pervenire a questa comprensione
coloro soltanto che ne sono attualmente atti.
L'insegnamento iniziatico, esteriore e
trasmissibile in certe forme, non è in realtà e non può essere, I'abbiamo già
detto e vi insistiamo ancora, che una preparazione dell'individuo per
acquistare la vera conoscenza iniziatica mediante I'effetto del suo
lavoro personale. Si può indicare in tal modo ad un determinato
individuo la via da seguire, il piano da realizzare, e disporlo a prendere I'atteggiamento
mentale e intellettuale necessario per pervenire ad una comprensione effettiva
e non semplicemente teorica; si può anche assisterlo e guidarlo, controllando
II suo lavoro in modo costante, ma è tutto, poiché nessuno,
fosse pure un ''Maestro'' nell'accezione più completa del termine, può fare
questo lavoro in sua vece. Ciò che l'iniziato deve necessariamente acquisire
per se stesso, nessuno e niente di esteriore potendo comunicarglielo, è
insomma il possesso effettivo del segreto iniziatico propriamente detto;
ma, perché egli possa giungere a realizzare questo possesso in tutta la sua
estensione e con tutto ciò che implica, bisogna che l'insegnamento, occorrente
in qualche modo come base ed appoggio per il suo lavoro personale, sia
costituito in maniera tale da aprirsi su possibilità realmente illimitate per
permettergli di estendere indefinitamente le sue concezioni, in pari tempo in
larghezza e in profondità, invece di chiudergliele, come fa ogni punto di
vista profano, nei limiti più o meno ristretti di una teoria sistematica o di
una qualsiasi formula verbale.
I LIMITI DEL MENTALE
E' il caso di insistere sulla
insufficienza del mentale in riguardo ad ogni conoscenza di ordine
propriamente metafisico ed iniziatico; siamo costretti ad usare questo termine
di 'mentale' a preferenza di altri, come equivalente del sanscrito manas,
poiché vi si ricollega per la radice; intendiamo con questo termine
l'insieme delle facoltà di conoscenza specificatamente caratteristiche
dell'individuo umano, la cui principale è la cosiddetta ragione.
Ricorderemo che soltanto la conoscenza
metafisica, nel vero significato della parola (meta ta fusika : dopo le
cose fisiche), essendo di ordine universale, sarebbe impossibile se non
vi fosse nell'essere una facoltà del medesimo ordine, dunque trascendente in
rapporto all'individuo: questa facoltà è propriamente l'intuizione
intellettuale.
L'uomo in quanto tale, con i suoi
propri mezzi umani non può superare se stesso. Ma l'essere che in
questo mondo appare come un uomo , è in realtà una cosa del tutto differente,
in virtù del principio permanente ed immutabile che lo costituisce nella sua
essenza profonda.
Ogni conoscenza che può dirsi
veramente iniziatica risulta da una comunicazione stabilita coscientemente con
gli stati superiori; ed è ad una tale comunicazione che si riferiscono
nettamente termini come quelli di ''ispirazione'' e di ''rivelazione'', se li
si considera nel loro significato più autentico.
La conoscenza diretta dell'ordine
trascendente, con la certezza assoluta che implica, è in se stessa
evidentemente incomunicabile ed inesprimibile...
i simboli, in virtù del loro carattere
essenzialmente ''sintetico'' sono particolarmente adatti a servire da punto
di appoggio all'intuizione intellettuale. Bisogna altresì aggiungere che i
simboli , in virtù del loro lato ''non umano'' , o meglio, ''ultra-umano'' ,
portano in se stessi una influenza la cui azione è suscettibile a risvegliare
direttamente la facoltà intuitiva in coloro che li meditano nel modo voluto.
L'insegnamento iniziatico non deve mai
prendere una forma ''sistematica'', ma deve invece aprirsi sempre su
possibilità illimitate, in modo da poter far rilevare la parte
dell'inesprimibile, che in realtà è veramente l'essenziale; in tal maniera il
linguaggio stesso, quando è applicato alle Verità di quest'ordine, partecipa
in qualche modo al carattere dei simboli propriamente detti.
La conoscenza effettiva avviene
mediante lo Spirito e l'Anima, vale a dire mediante l'Essere intero.
Soltanto la rinuncia al ''mentale''
permette di valicare. Colui che si attacca al ragionamento, e non se ne
disimpegna al momento voluto, resta prigioniero della forma, vale a dire della
limitazione che definisce lo stato individuale; mai egli potrà dunque
oltrepassare quest'ultimo, e non andrà mai oltre l'esteriore, vale a
dire resterà legato al ciclo indefinito di ciò che si manifesta nel visibile.
II passaggio dall'esteriore all'interiore è anche il passaggio
dalla molteplicità all'unità, dalla circonferenza al centro,
al punto unico da dove è possibile all'Essere Umano, restaurato nelle sue
prerogative dello '' Stato Primordiale'', elevarsi agli Stati Superiori e, con
la realizzazione totale della sua vera essenza, essere infine effettivamente
ed attualmente quello che è potenzialmente dall'eternità. Colui che conosce se
stesso nella verità dell'essenza eterna ed infinita, conosce e
possiede tutte le cose in se stesso e per se stesso, poiché è pervenuto allo
stato incondizionato che non lascia al di fuori di sé alcuna possibilità, e
questo stato, in rapporto al quale tutti gli altri, per quanto siano elevati,
non sono realmente che stadi preliminari senza alcuna comune misura con esso,
questo stato, che è lo scopo ultimo di ogni iniziazione, è propriamente ciò
che si deve intendere come I'Identità Suprema.
DELLA COSIDDETTA CULTURA PROFANA
Bisogna finirla col pregiudizio troppo
diffuso secondo cui si vuole che la cosiddetta ''cultura'', nel senso profano
e ''mondano'' del termine , abbia un qualsiasi valore, fosse pure soltanto a
titolo preparatorio, in confronto alla conoscenza iniziatica, mentre non ha,
né può in vero avere, alcun punto di contatto con quest'ultima.
Ogni studio libresco fa parte
incontestabilmente dell'educazione più esteriore; vi insistiamo ad evitare che
si possa equivocare quando questo studio verta su libri il cui contenuto è di
ordine iniziatico. Colui che legge tanti libri al modo stesso della gente 'colta',
od anche colui che li studia al modo stesso degli 'eruditi' , e secondo i
metodi profani, non sarà per tale motivo più vicino alla vera conoscenza,
poiché vi porta disposizioni che non gli permettono di penetrarne il senso
reale, né di assimilarlo ad un qualsiasi grado.
Già abbiamo detto che tutto quanto
appartiene alla conoscenza iniziatica non può essere minimamente l'oggetto di
una qualsiasi discussione, e che d'altronde la discussione in generale è, se
così si può dire, un procedimento profano per eccellenza.
L'insegnamento iniziatico per essere
realmente giovevole, richiede naturalmente un atteggiamento mentale ''ricettivo'',
ma ''ricettività'' non è sinonimo di passività: invece questo insegnamento
esige, da parte di chi lo riceve, uno sforzo costante di assimilazione, vale a
dire proprio qualche cosa di essenzialmente attivo, ed anzi di attivo
al più alto grado.
L'iniziato non è un ''soggetto'', anzi
ne è il contrario; ogni tendenza alla passività non può essere che di ostacolo
all'iniziazione, e , quando è predominante, costituisce una ''squalificazione''
irrimediabile.
L'iniziazione deve precisamente
condurre alla coscienza pienamente realizzata ed effettiva del ''Sé''. La
catena iniziatica non esiste per legare l'essere, ma esiste per fornirgli un
appoggio che gli permetta di elevarsi indefinitamente e di oltrepassare le
limitazioni dell'essere individuale e condizionato.
QUALCHE RIFLESSIONE SUI ROSA-CROCE
Coloro che a partire dal XIV secolo
furono chiamati i Rosa-Croce in Occidente, e che ricevettero diverse
denominazioni in altri tempi e in altri luoghi, (poiché il nome ha qui soltanto
un valore puramente simbolico e deve esso stesso essere adattato alle
circostanze), non formarono mai una associazione qualsiasi; essi sono la
collettività degli esseri pervenuti ad uno stesso stato superiore a quello
dell'umanità ordinaria, ad uno stesso grado di iniziazione effettiva, di cui
abbiamo indicato uno degli aspetti essenziali, e posseggono così gli stessi
caratteri interiori, il che è sufficiente per riconorscersi fra loro senza aver
bisogno di alcun segno esteriore. Per tale motivo, non hanno altro luogo di
riunione che '' il Tempio dello Spirito Santo, che è dovunque '', sicché le sue
descrizioni date talvolta non possono essere intese che simbolicamente; ed è
anche per un motivo simile che restano necessariamente sconosciuti dai profani
fra cui vivono, esteriormente simili a loro, sebbene in realtà interamente
differenti da questi ultimi; infatti i loro soli segni distintivi sono puramente
interiori e non possono essere percepiti che da quelli che hanno raggiunto lo
stesso sviluppo spirituale; in tal modo, la loro influenza, più legata ad una
''azione di presenza'' che ad un'attività esteriore qualsiasi, si esercita per
vie totalmente incomprensibili agli uomini comuni.
Quello che esso rappresenta è ciò che
può chiamarsi la perfezione dello stato umano, poiché il simbolo stesso
della Rosa-Croce figura, per i due elementi da cui semplicemente è composto, la
reintegrazione dell'essere al centro di questo stato e la piena espansione delle
sue possibilità individuali a partire da questo centro; esso designa dunque
molto esattamente la restaurazione dello '' stato primordiale '', o, ed è lo
stesso, il compimento dell'iniziazione in senso stretto.
Dopo la distruzione dell'Ordine dei
Templari, gli iniziati all'esoterismo cristiano si riorganizzarono, d'accordo
con gli iniziati dell'esoterismo islamico per mantenere, nella misura del
possibile, il legame apparentemente rotto da questa distruzione; ma una tale
riorganizzazione dovette farsi in modo più nascosto, in qualche maniera
invisibile, e senza prendere appoggio in una istituzione esteriormente
conosciuta, che , come tale avrebbe potuto essere distrutta ancora una volta. I
veri Rosa-Croce furono propriamente gli ispiratori di questa riorganizzazione, o
se si vuole, furono i possessori del grado iniziatico di cui abbiamo parlato,
considerati specialmente in quanto rappresentarono questa parte che si continuò
fino al momento in cui, in seguito ad altri avvenimenti storici, il legame
tradizionale considerato fu definitivamente rotto per il mondo Occidentale, il
che si produsse durante il XVII secolo. E' detto che i Veri Rosa-Croce si
ritirarono in Oriente, vale a dire, da quel momento, non vi fu più in Occidente
alcuna iniziazione atta a far raggiungere effettivamente questo grado; in
conseguenza l'azione che vi si era esercitata fino ad allora, per il
mantenimento dell'insegnamento tradizionale corrispondente, cessò di
manifestarsi almeno in modi regolare e normale.
INIZIAZIONE SACERDOTALE E
INIZIAZIONE REALE
Possiamo distinguere le iniziazioni in
ambito esoterico in iniziazioni di tipo Sacerdotale o contemplativo,
in uso specialmente nelle tradizioni orientali, ed iniziazioni di tipo
Reale, o guerriero o attivo, tipiche delle tradizioni occidentali.
Dobbiamo sottolineare che la
Conoscenza è sempre superiore all'Azione, perché il dominio 'metafisico' è
sempre superiore al dominio 'fisico', come il principio è sempre
superiore a ciò che ne deriva. Da ciò proviene la distinzione fra i ''grandi
misteri'' costituenti propriamente l'iniziazione di tipo contemplativo o
sacerdotale, ed i ''piccoli misteri'' costituenti propriamente
l'iniziazione di tipo Reale.
Stando le cose in tale maniera, ogni
Tradizione, per essere regolare e completa deve comportare
ugualmente, nel suo aspetto esoterico, le 2 iniziazioni, o più esattamente le
due parti dell'iniziazione, vale a dire i Grandi Misteri ed i
Piccoli Misteri.
Comunque ciò che non bisogna mai
perdere di vista, e che è alla base stessa di ogni insegnamento veramente
iniziatico, è che ogni realizzazione degna di questo nome è di ordine
essenzialmente interiore, anche se è suscettibile di avere all'esterno
ripercussioni di qualsiasi genere. L'uomo può trovare i principi soltanto in
se stesso e lo può perché porta in se la corrispondenza di tutto ciò che
esiste; infatti non bisogna dimenticare che, secondo una formula dell'esoterismo
islamico, 'l'uomo è il simbolo dell'Esistenza Universale' ; e se arriva a
penetrare fino al centro del suo proprio essere, egli raggiunge la Conoscenza
Totale, con tutto ciò che implica per sovrappiù: ''Colui che conosce il suo
SE' conosce il suo Signore'', ed allora conosce tutte le cose nella suprema
unità del Principio stesso in cui ogni realtà è ''eminentemente'' contenuta.
L'iniziazíone, nella la sua
prima parte, quella che riguarda propriamente le possibilità dello stato umano
e costituisce quelli che vengono chiamati i " piccoli misteri ", ha appunto
come scopo la 'restaurazione dello " stato primordiale "; in altre parole,
grazie a questa iniziazione, se effettivamente realizzata, l'uomo è
ricondotto, dalla condizione " decentrata " che presentemente è la sua,
alla posizione centrale che normalmente gli compete, e reintegrato in
tutte le prerogative inerenti a questa posizione centrale. L'" uomo vero "
è perciò quello pervenuto effettivamente al termine dei " piccoli misteri ",
ossia alla perfezione dello stato umano; in virtù di ciò, egli è ormai
definitivamente insediato nell'" Invariabile Mezzo " (Tchoung-young) e
sfugge così alle vìcissitudini della " ruota cosmica ", perché il centro
non partecipa al movimento della ruota, ma è il punto fisso e immutabile
intorno al quale si effettua il movimento. L'" uomo vero ", essendo
passato dalla circonferenza al centro, dall'" esterno " all'" interno ",
svolge realmente, rispetto a questo mondo che è il suo," la funzione del "
motore immobile ", la cui "azione di presenza " imita, nel proprio àmbito,
l'attività - "non agente " del Cielo.
Il fatto è che l'unico punto
dell'asse che si situi nell'àmbito dello stato umano è il centro di tale
stato, sicché per chi non sia giunto al centro l'asse non è percettibile
direttamente, ma solo attraverso questo punto che è la sua "traccia " sul
piano rappresentativo di tale àmbito; ciò equivale, in altri termini, a quanto
abbiamo già detto, e cioè che una comunicazione diretta con gli stati
superiori dell'essere, effettuandosi lungo l'asse, è possibile unicamente dal
centro; per il resto dell'àmbito umano, può esserci soltanto una comunicazione
indiretta, mediante una specie di rifrazione a partire da tale centro. Così,
da un lato, l'essere che si trova al centro, senza essersi identificato con
l'asse, può svolgere realmente nei confronti dello stato umano quel ruolo di
"mediatore " che l'" Uomo Universale " svolge per la totalità degli stati; e,
dall'altra, colui che ha superato lo stato umano, innalzandosi lungo l'asse
agli stati superiori, è ormai "perduto di vista ", se possiamo esprimerci
così, per tutti coloro che si trovano in tale stato e non sono ancora
pervenuti al suo centro, compresi quelli che possiedono gradi iniziatici
effettivi, ma inferiori al grado di " uomo vero " cioè di uomo pervenuto alla
conoscenza dei "piccoli misteri". Costoro non hanno perciò alcun mezzo per
distinguere l'" uomo trascendente " dall'" uomo vero ", in quanto dallo stato
umano l'" uomo trascendente " può essere scorto solo attraverso la sua "
traccia ", e questa "traccia " si identifica con la figura dell'" uomo vero" ;
da tale punto di vista, dunque, l'uno è realmente indiscernibile dall'altro.
DELLA GERARCHIA INIZIATICA
Ogni organizzazione iniziatica è in se
stessa essenzialmente gerarchica, tanto che si potrebbe scorgere in un tal
fatto uno dei suoi caratteri fondamentali. La gerarchia iniziatica ha qualche
cosa di speciale in se che la distingue da tutte le altre gerarchie
nell'ordine profano:ed è che essa è formata essenzialmente da gradi di ''conoscenza'',
con tutto quello che implica questa parola intesa nel suo vero significato. (e
quando la si prende nella pienezza di quest'ultimo si riferisce in realtà alla
conoscenza effettiva).
Alcuni hanno rappresentato i gradi
iniziatici come una serie di recinti concentrici che devono essere superati
successivamente; una tale immagine è esatta, poiché infatti si tratta di
avvicinarsi sempre più proprio ad un ''centro'' da raggiungere infine
all'ultimo grado.
L'INFALLIBILITA' DELLA TRADIZIONE
La Dottrina iniziatica è
infallibile perché è una espressione della Verità, che in se stessa è
assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e la comprendono.
La garanzia della Dottrina risiede in definitiva nel suo carattere ''non-umano''.
La Verità non è fatta dall'uomo, come
vorrebbero i ''relativisti'' ed i ''soggettivisti'' moderni, ma essa invece
gli si impone , non tuttavia dal di fuori come una imposizione ''fisica'',
bensì in realtà ''dal di dentro'', perché l'uomo non è evidentemente obbligato
a ''riconoscerla'' come verità se prima non la ''conosce'', vale a dire se
essa non è penetrata in lui e se egli non l'ha realmente assimilata.
Ne consegue che l'uomo sarà
infallibile se esprime una verità che conosce realmente, vale a dire a
cui sarà identificato; ma non sarà allora infallibile in quanto individuo
umano, bensì in quanto, in virtù di questa identificazione, rappresenta, per
così dire, questa verità stessa.
L'interprete autorizzato della
Dottrina Esoterica, in quanto esercita la sua funzione come tale, non può
parlare mai a nome proprio, ma unicamente a nome della Tradizione che allora
rappresenta, e in qualche modo ''incarna'', e che è essa soltanto
realmente infallibile; finché è così, l'individuo non esiste che come
semplice ''appoggio'' della formulazione dottrinale, ''appoggio'' che in se
stesso non rappresenta una parte attiva, come non ne ha la carta su cui un
libro viene stampato, nei confronti delle idee cui serve da veicolo. Se poi
gli capita di parlare a proprio nome nell'esercizio della sua funzione, ed
allora non esprime che semplici opinioni individuali, per cui non è più
infallibile, non più infallibile di un altro individuo qualsiasi; egli non
gode dunque per se stesso di alcun ''privilegio'', poiché , appena la sua
individualità riappare e si afferma, cessa immediatamente di essere il
Rappresentante della Tradizione, e non è più che un uomo ordinario come
qualsiasi altro, che, nel rapporto dottrinale, vale soltanto nella misura
della conoscenza da lui posseduta realmente in proprio, e che, in ogni caso,
non può pretendere di imporre ad alcuno la sua autorità.
L'infallibilità di cui abbiamo
trattato è dunque legata unicamente alla funzione e non all'individuo
in quanto tale.
COSA E' INFINE L'INIZIAZIONE
Con l'iniziazione l'essere passa
dunque dalle ''tenebre alla luce'', come il mondo alla sua stessa origine (e
il simbolismo della ''nascita'' è ugualmente applicabile ai due casi) vi è
passato per l'atto del Verbo creatore ed ordinatore. E così l'iniziazione è
veramente, secondo un carattere d'altronde molto generale dei riti
tradizionali, un'immagine di ''ciò che è stato fatto in Principio''.
Lo stato dell'essere anteriormente
all'iniziazione costituisce la sostanza ''indistinta'' di tutto quello che
egli potrà diventare effettivamente in seguito, poiché, come abbiamo detto in
precedenza, l'iniziazione non può avere per effetto d'introdurre in questo
essere possibilità prima inesistenti (questa è d'altronde la ragione d'essere
delle qualificazioni richieste come condizione preliminare), al pari del
Fiat Lux cosmogonico che non aggiunge ''sostanzialmente'' nulla alle
possibilità del mondo per cui è proferito; ma queste possibilità non vi si
trovano che ancora allo stato ''caotico e tenebroso'', ed è necessaria ''l'illuminazione''
perché possano cominciare ad ordinarsi ed a passare dalla potenza all'atto.
Si deve infatti comprendere che questo
passaggio non si effettua istantaneamente, ma si continua durante tutto il
lavoro iniziatico, come, dal punto di vista '' macrocosmico '', esso si
persegue durante tutto il ciclo di manifestazione del mondo considerato; il ''cosmos''
o ''l'ordine'' non esiste che solo virtualmente, per il fatto del Fiat
Lux iniziale (che d'altronde in se stesso deve essere considerato come avente
un carattere propriamente ''intemporale'', poiché precede lo svolgimento del
ciclo di manifestazione e non può quindi situarsi all'interno di
quest'ultimo), e parimenti l'iniziazione non è compiuta che virtualmente con
la comunicazione dell'influenza spirituale di cui la luce è in qualche maniera
''I' appoggio'' rituale.