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Un guru moderno: Raimon Panikkar redazione on line a cura di Gianfranco Bertagni e Laura Cosci
Quando parla i suoi occhi ridono. E chi lo ascolta rimane ipnotizzato. È un sacerdote di 86 anni che ha insegnato nelle maggiori università del mondo. Una grande guida spirituale. Dice verità profonde e semplici. Come solo i saggi sanno fare. I suoi scritti sono impegnativi, pieni di parole difficili. Ma lui, di persona, sembra un angelo caduto dal cielo. La figura esile e al tempo stesso vigorosa, lo sguardo sorridente e profondo irradiano luce e serenità. Con la sua ironia apre la mente e penetra nel cuore. È così che Raimon Panikkar - nato a Barcellona nel 1918 e sacerdote cattolico dal 1946 - si è conquistato la fama di guida spirituale. Capace di ipnotizzare con la sua sola presenza le platee di ogni Paese e di ogni età. Da sempre sostiene con passione l'idea del dialogo tra le fedi e della fratellanza tra gli uomini. Lui, erede di culture così diverse e vero cittadino del mondo, è figlio di un grande "sogno d'amore". Quello che da Tolstoi a Karol Wojtyla, dal poeta Khalil Gibran al Dalai Lama attraversa tutto il Novecento, superando gli orrori delle guerre e dei genocidi. E che ha avuto in due indiani, il poeta Tagore e il Mahatma Gandhi, i suoi rappresentanti più famosi. Reverendo Panikkar, oggi siamo testimoni di un grande cambiamento a livello mondiale: razze e culture escono dai loro confini e si mescolano. Ho avuto la fortuna di avere una madre spagnola e cattolica e un padre indiano e induista. Per me è stato un meraviglioso arricchimento. Mi ha insegnato a guardare ogni realtà con l'occhio dell'apertura e dell'amore. Io sono un sacerdote cattolico, ma che cosa sarebbe il mio sacerdozio, se pensassi di appartenere esclusivamente a una setta religiosa nata solo duemila anni fa? Ogni uomo è il punto in cui si incontrano il divino e il creato. Ma oggi molti giovani respingono o ignorano il messaggio cristiano perchè in realtà non sanno che cos'è. "Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perchè saranno consolati. Beati i miti, perchè erediteranno la terra... Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio...": queste sono le parole dette da Gesù nel Sermone della montagna. Basta ripeterle ai giovani ed ecco che loro scoprono le radici e il significato eternamente valido del messaggio cristiano. Ma forse i giovani fanno fatica ad accogliere l'insegnamento religioso perchè la Chiesa difende posizioni un po' antiquate. Per esempio, nei confronti delle donne. È vero. Ma non possiamo dimenticare che nella cultura occidentale è ben radicata l'idea che la donna sia la radice del male. Per gli induisti è il dio Indra che genera il male. Per loro la fonte del peccato è maschile, non femminile. Forse noi cattolici dovremmo ripensare la figura di Maria: è la madre di Dio, e questo fatto, probabilmente, non è stato capito ancora fino in fondo in tutta la sua portata rivoluzionaria. Anche per quanto riguarda il celibato dei sacerdoti, la posizione della Chiesa viene giudicata superata. San Pietro non era celibe e gli apostoli nemmeno. In molte chiese cristiane i preti si possono sposare. Dare un bacio con amore è come dare pace a tutto il mondo. Che cos'è il male? È una sfida. E in quanto tale è qualcosa di utile, che ci aiuta a progredire, ad aprire gli occhi. Noi oggi con questa idea ossessiva del comfort, della sicurezza, della vita facile, stiamo cercando invano di sottrarci ad una sfida che invece è necessaria e fatale. Alla domanda: "C'è qualcosa di peggio dell'inferno?" Santa Caterina da Genova risponde: "Sì, che non ci sia". E il peccato, che cos'è? È perdere la visione dell'invisibile, perdere la speranza. Per questo il peggiore dei peccati è la tristezza, la malinconia che può trasformarsi nelle forme patologiche della depressione. Un male che tanto affligge il mondo contemporaneo. D'accordo, ma qual è il rimedio? Liberarsi dall'egocentrismo. Liberarsi dalla prigione dell'Io. Sì, oggi siamo tutti chiusi in noi stessi e nei nostri mondi. Forse è per questo che anche l'Islam ci fa paura? C'è un proverbio spagnolo che dice: "Del enemigo el consejo". E cioè: "Dobbiamo trarre consiglio dal nemico". In questo modo il nemico non è più nemico. Io credo che oggi l'Islam sia più occasione di crescita che di rischio. Non dimentichiamo che è sempre esistito un fondamentalismo cristiano, forse ancora più potente e pericoloso di quello islamico. In generale, la regola di base dovrebbe essere quella di considerare il diverso non come "alius" ma come "alter": alius è lo straniero visto come nemico, alter è invece il diverso visto come l'altra parte di noi stessi. Lei è un maestro e una guida spirituale. Ci regali un pensiero per aiutarci a vivere meglio. Non dire mai una sola parola che non sia nata dalla nostra viva esperienza e sofferenza. Nel 1922 il Mahatma Gandhi viveva in un ashram indiano, dove s'era accollato il compito di pulire le latrine. Tutti sapevano che era un saggio. Un giorno una madre lo pregò di dire a sua figlia di non mangiare troppi dolci. Lui non rispose. Dopo una settimana la madre tornò a chiedergli la stessa cosa. Lui confessò di non avere parlato per nulla con la ragazza, per il semplice fatto che lui stesso amava i dolci. Lo ha detto anche Gesù: "Vi sarà chiesta ragione di ogni parola oziosa".
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