"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Introduzione
Nel cosiddetto dopo-Freud la psicoanalisi si è trovata di fronte ad un punto di
biforcazione tra coloro che hanno inteso concepire la psicoanalisi seguendo le
orme di Freud (approccio che ha preso il nome di evolutivista), e coloro che da
Freud hanno preso le basi per costruire una nuova concezione di psicoanalisi
(approccio chiamato strutturalista). Secondo il modello evolutivista,
l’uomo è inteso come un organismo in potenza, capace ed in grado di svilupparsi
attraverso stadi, fasi di sviluppo evolutivo appunto; il modello
strutturalista, invece, intende l’uomo come immerso in una struttura che lo
anticipa e lo predetermina, e da questa dipendente per il suo sviluppo.
Ritroviamo nel modello evolutivista autori come lo stesso Freud, Spitz, Mahler,
Winnicott, mentre a capo del modello strutturalista troviamo Jacques Lacan, il
quale pur prendendosi l’onere di portare in Francia la parola di Freud, da
questo prende le mosse per la costruzione della sua teoria.
L’Inconscio, il Linguaggio e l’Altro
Il fondamento su cui è costruita l’idea di Lacan è: «l’inconscio è
strutturato come linguaggio». L’inconscio non è quindi l’istintuale, il
pre-verbale sul quale deve intervenire l’Io regolatore. L’inconscio è piuttosto
il luogo della ragione ed essendo strutturato come un linguaggio, questo
sottostà a delle regole, ad una struttura appunto. Lo dimostra l’organizzazione
logica e non casuale di produzioni inconsce quali il sogno, il lapsus, il
sintomo e l’atto mancato.
Allo stesso tempo il soggetto è immerso nella struttura, è a bagno nella
struttura, che lo predetermina, che lo attraversa, una struttura che Lacan
chiama Altro. Ed in virtù di questo, l’inconscio diventa «il discorso
dell’Altro». L’Altro di Lacan è il campo del linguaggio, entro le cui leggi
si trova preso il soggetto. È una rappresentazione che gli è necessaria a per
dimostrare la dipendenza dell’uomo dalla struttura, dalla Cultura. Ed il
soggetto, l’essere umano, vi si trova iscritto ancor prima della sua nascita,
Lacan dice che «nasce nel campo dell’Altro». L’Altro agisce quindi sul
bambino ancor prima di ogni possibile interazione della stessa madre, a causa
delle leggi dell’Altro, che anticipano la sua nascita.
Lo sviluppo del bambino avviene quindi all’interno della struttura, da cui
questo dipende. Ed essendo dipendente, il bambino chiede, chiede all’Altro
materno, l’Altro che gli è a più diretto contatto, che vengano soddisfatti i
suoi bisogni e che venga risposto alle sue domande, o meglio alla sua unica
domanda, mascherata da mille altre domande: è una domanda d’amore, di desiderio
dell’Altro, perché è il desiderio (che sta «al di là della domanda»)
dell’Altro che dà un senso al bambino, che lo fa riconoscere, che lo fa sentire
l’unico, insostituibile. Quindi il bambino domanda all’Altro che questo gli
riconosca la sua particolarità, che gli doni il suo desiderio: desidera il
desiderio di lui che sta nell’Altro. Ma perché il soggetto desidera proprio il
desiderio dell’Altro? Per il semplice fatto che potrebbe non essere desiderato.
Sotto questa luce, il desiderio risulta essere una mancanza di qualcosa,
ciò che Lacan definisce «mancanza ad essere».
Secondo il modello strutturalista, il corpo e la pulsione sono costantemente
subordinati all’azione primordiale del Significante, della struttura, in quanto
il soggetto è causato dal Significante, è il significato del Significante. Così
la pulsione, e quindi la libido, non risultano un qualcosa che si evolve nel
tempo: il corpo pulsionale si costituisce solo grazie all’azione del
Significante, il corpo si pulsionalizza solo entrando nel campo dell’Altro.
L’azione del Significante sul soggetto si esprime nelle sue abitudini culturali
e sociali, a partire dal neonato per arrivare all’adulto, attraverso tagli
simbolici (cordone ombelicale, capelli, educazione sfinterica) che
sottraggono godimento al corpo, a causa della mancanza d’oggetto. Questa
particolare azione del Significante singolarizza dunque il soggetto, per il
particolare e personale effetto che la perdita del godimento ha in lui -vedi
oggetto piccolo (a).
La costituzione del soggetto: alienazione e separazione
Secondo Lacan all’origine si ha la frammentazione, la scissione, dove il bambino
è un corpo in frammenti. Nei primi mesi di vita dipende in tutto e per tutto
dall’Altro ed è in balia del caos che attraversa il suo corpo.
Tra i 6 e i 18 mesi, nel cosiddetto «stadio dello specchio», il bambino
risponde in modo giubilatorio alla propria immagine riflessa nello specchio.
Nello stesso istante in cui si riconosce, si divide in due parti che si
costituiscono simultaneamente: l’Io si aliena oggettivamente in un sé. In questo
processo, chiamato di alienazione, l’io si costituisce come risultato
della mediazione dell’Altro, dell’immagine dell’Altro. E rispetto alla
frammentazione originaria, l’immagine nello specchio è un io ideale, che
salva il soggetto dalla disgregazione, permettendogli di riconoscersi come Io.
Questo tipo di identificazione primaria è il prototipo di tutte le altre
identificazione che costelleranno la vita dell’individuo.
Il soggetto può entrare nel campo dell’Altro, solo se perde del godimento,
se ne viene svuotato, perché entrare nell’Altro significa sottostare a delle
leggi, leggi che inevitabilmente lo privano di godimento: Lacan chiama questa «azione
letale del Significante».
Sotto quest’ottica l’Edipo risulta una limitazione del godimento, imposta dalla
legge del padre, il quale interviene come rappresentante della legge dell’Altro,
alla quale lui stesso è sottomesso. Accettando la legge paterna, il bambino si
identifica con il padre, detentore del fallo, cioè preleva dal campo dell’Altro
dei significanti, dei tratti che lo rappresentano (storia familiare, cultura,
modi, abitudini), ed assume il suo giusto ruolo nella triade familiare.
Successivamente, attraverso il processo di separazione, il soggetto si
stacca dall’Altro, non attraverso l’identificazione, ma grazie a ciò che Lacan
chiama oggetto piccolo (a), rappresentante del residuo del godimento,
prodottosi nelle prime esperienze libidiche infantili, e che prende il posto
dell’oggetto perduto, della prima esperienza di godimento totale (l’oggetto
materno).
L’esaurirsi di questa prima esperienza far nascere nel soggetto la mancanza
ad essere che lo costituisce, mancanza strutturale che rende il soggetto un
«soggetto desiderante», mosso dal principio di piacere verso il recupero
dell’oggetto perduto.
Ed è proprio attraverso la costituzione dell’oggetto piccolo (a) che il
soggetto si stacca dall’Altro, perché l’oggetto piccolo (a) non
appartiene al Significante, ma è un qualcosa di assolutamente personale, di
diverso tra soggetto e soggetto. Lacan chiama fantasma i diversi modi di
ognuno di articolare i propri rapporti di godimento con l’oggetto piccolo (a),
ed è quindi il fantasma che distingue un soggetto da un Altro.
Nell’oggetto risiede quindi, per Lacan, ciò che dà significato al soggetto.