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UN ROGO, UNA LUCE: LO SPECCHIO DELLE ANIME SEMPLICI DI MARGUERITE PORETE GIOVANNA FOZZER A Parigi, cuore della cultura medievale, poco dopo il rogo di 54 Templari al Mulino Saint-Antoine, il primo giugno 1310 Margherita Porete veniva arsa insieme al suo libro, Lo specchio delle anime semplici, uno dei vertici del pensiero religioso speculativo, sorta di manifesto della nobiltà dell’anima. /1 In Paris, at the heart of medieval culture, shortly after the burning of fifty-four Templars at Moulin Saint-Antoine, 1 June 1310, Marguerite Porete was burned together with her book, the Mirror of Simple Souls, one of the greatest works of speculative religious thought, a manifesto of the nobility of the soul. La scomunica comminata ai detentori del libro che non lo avessero consegnato al Tribunale dell’Inquisizione non ebbe molto effetto, se dell’originale piccardo e della versione latina si salvarono diversi esemplari. Non si sa di altri scrittori medievali in volgare che abbiano goduto una diffusione internazionale pari a quella avuta dal libro di Porete fino a tutto il Cinquecento. /2 The excommunication demanded of those who had the book if they did not consign it to the Tribune of the Inquisition did not have much effect, whether of the original version in Piccard French or of the version in Latin. One does not know of other medieval writers who enjoyed such an international spread similar to that of Porete's book up to the sixteenth century. Gli anni in cui Margherita scrive il Miroir sono gli stessi nei quali Dante scrive la sua Commedia e Meister Eckhart, magister alla Sorbona, redige l’Opus tripartitum , gli anni in cui la civiltà cristiana sta dando il meglio di se stessa, toccando culmini di pensiero e d’arte difficilmente raggiunti in seguito. Scrive Marco Vannini /3 che questo libro è un testo di filosofia nel senso forte della parola, di quella attività del pensiero cioè che ha in comune con la religione l’oggetto d’indagine, Dio. Il terreno comune è quello di Platone, Agostino, Eckhart, Cusano, Spinoza, Hegel, filosofi il cui pensiero approda a una gioia infinita tutta al presente, come appunto quello di Porete, per cui la realtà di Dio non è ‘altra’, bensì presente qui ed ora; è un essere nell’essere. The years in which Marguerite wrote the Mirror are the same as those in which Dante wrote his Commedia and Meister Eckhart, Master at the Sorbonne, compiled the Opus tripartium, the years in which Christian civilization was at its peak, reaching heights in thought and art scarcely attained afterward. Marco Vannini writes that this book is a philosophical text in the strong meaning of the word, where that activity of thought, as in religion, has as its object the study of God. The common ground is Plato, Augustine, Eckhart, Cusano, Spinoza, Hegel, philosophers whose thought arrives at an infinite joy all at once, as with that of Porete, for whom the reality of God is not as 'Other', but present here and now, which is being within being. Altre contiguità sono riscontrabili, in ambiti storici contemporanei o di poco posteriori agli anni di Margherita Porete, solo che si tenga presente fin d’ora che il Miroir risulta copiato in medio-inglese, insieme a pagine di Matilde di Hackeborn, Ruusbroec, Suso, nel ms di Amherst di Giuliana di Norwich. /4 Other connections are to be found in her historical ambience and a little later than the years of Marguerite Porete, in that the Mirror came to be copied out in Middle English by the scribe of Mechtilde von Hackeborn's Herald of Grace and in his pages of the Amherst Manuscript giving Julian of Norwich, Jan van Russbroec and Henry Suso. Volendo usare una definizione del pensiero poretiano, si potrebbe parlare di una mistica dell’essenza, almeno per distinguerla da quella sponsale, psicologico-sentimentale, di cui solo qualche immagine è presente nel libro di Margherita. L’itinerario della liberazione dell’anima a partire dallo stato di peccato avviene – come in altri testi anteriori e posteriori – attraverso vari stadi, ma i contenuti del Miroir non rientrano facilmente nello schema didattico dell’itinerario, e giustamente il titolo contiene la parola specchio: capire, conoscere, scrive Margherita fin dal primo capitolo, è divenire la cosa stessa, dunque specchiarsi nel simile o esserne rispecchiato. Desiring to use a definition from Porete's thought, one could speak of a mysticism of being, at least to distinguish it from the psychological-sentimental nuptial mysticism, of which there are only some images present in Marguerite's book. The journey of the freeing of the soul from the state of sin comes about - as in other earlier and later texts - through various paths, but the contents of the Mirror do not easily fit those of the didactic scheme of the journey, and the title rightly contains the word 'mirror', to know, to understand, writes Marguerite at the end of the first chapter, is to become the same thing, therefore to mirror oneself into likeness and to be reflected back in it. L’autrice affida le sue argomentazioni, che sono per gran parte del libro in forma di dialogo, principalmente a tre ‘attori del dramma’, Anima, ossia l’autrice stessa, Amore, ossia Dio-amore, e Ragione: quest’ultima rappresenta il punto di vista della “Chiesa piccola”, ossia della Chiesa come comunità giuridico-sociale, contrapposta alla Santa Chiesa Grande, la grande comunità di spiriti che vivono nell’amore di Dio e che adorano Dio in spirito e verità (Gv 4,21), alla quale l’autrice sente di appartenere. E l’Anima-Margherita sa che seguendo il cammino d’amore, di Amore, si giunge a quell’Assoluto che solo è perfetta gioia e libertà. E’ questo il percorso della migliore tradizione spirituale cristiana, distante da quella “mistica” fatta principalmente di “doni “ sensibili, visioni audizioni godimenti, cui erano rivolte anche molte mistiche contemporanee a Margherita Porete. /5 Il percorso che l’Anima, o la persona spirituale, deve seguire, è adeguarsi a riconoscere il dominio della necessità, acquisire diversi stati di coscienza, sapendo che lo spirituale è ricco del sensibile, non opposto ad esso. Tutte le cose sono senza sforzo al nostro servizio, se siamo in armonia con esse, se non abbiamo volontà appropriativa rispetto ad esse. La meta raggiunta dall’Anima-Margherita sarà amare senza desiderare, nulla volere, essere in perfetta pace nella volontà di Dio, senza alcun impulso della propria volontà. Giungendo lei a niente essere, niente volere, niente sapere, neppure la volontà di Dio, sarà Dio ad agire per l’Anima, “per lei senza di lei”. Amata prima di ogni inizio da Dio, dal solo, per sua sola bontà, l’Anima ottiene così la sua vera forma, ossia è trasformata in Dio. L’umiltà più profonda, la coscienza di essere niente in sé, le ha dato il tutto; /6 e “senza alcun perché” è una delle cifre del pensiero di Margherita. The author entrusts her arguments, which are for the major part of the book in the form of a dialogue, to the three 'dramatic actors', Anima, or the author herself, Love, or God/Love, and Reason: this last represents the perspective of the 'little Church', or the Church as a judicial/social body, in opposition to the Great Holy Church, the great community of spirits who live in the love of God and who worship God in spirit and truth (John 4.21), to whom the author senses she belongs. And Anima-Marguerite knows that following the road of love, of Love, is to attain that Absolute that only is perfect joy and freedom. And this is the course of the best Christian spiritual traditions, distant from that mysticism made up principally of sensible gifts, enjoying auditory visions such as were had by many of Marguerite Porete's contemporaries. The course that the Anima, or the spiritual person, ought to follow, is to adapt oneself to recognize the dominion of necessity, to acquire different states of awareness, knowing that the spiritual is rich with the sensible, not opposed to it. All things are to our service without being forced, if we are in harmony with them, if we have no wilful designs with respect to them. The goal reached by Anima-Marguerite would be to love without desire, without will, being in perfect peace in God's will, without any impulse of one's own will. She would reach being nothing, willing nothing, knowing nothing, but the will of God, would be God acting for the Anima 'for her without her'. Loved first in each beginning by God, by him alone, by his generosity only, the Anima obtains thus its true form, and thus is transformed in God. The most profound humility, the awareness of being nought in itself, has given it all, and 'without any why' is one of the keys of Marguerite's thought. Nel suo libro – vero capolavoro spirituale – non vi è traccia di quella religiosità (ad esempio di tipo francescano) che insiste sul dolore come strumento privilegiato di pietà: all’esperienza dell’autrice è chiaro che la pietas è l’altra faccia del pathos, e il dolore una forma di sensualità e di legame. Nel libro di Margherita nulla più turba la gioia dello spirito, che è la pace del pensiero, per cui l’anima è “sempre pensosa senza tristezza, gioiosa senza dissolutezza.” /7 In her book - a true spiritual masterwork - there are no traces of that religiosity (for example, of the Franciscan sort) that insist on sorrow as a privileged instrument for piety. In the experience of the author it is clear that Piety is its other face, Pathos, and the sorrow a form of sensuality and of bondage. In Marguerite's book nothing more disturbs the joy of the spirit, which is the peace of thought, for which the soul is 'always thoughtful without sadness, joyous without dissolution'. Parafrasando i pensieri di Margherita Porete ci troviamo subito in presenza della negazione, dell’opposizione dei contrari e al suo superamento, ovvero alla dialettica, la forma stessa dello spirituale. Porete chiama “nobile Amore” quello che Meister Eckhart chiama principalmente distacco, Gelassenheit: comprendere la verità di ogni contenuto, di ogni forma di vita, accettarlo e superarlo pensandolo dialetticamente, significa eliminare l’attaccamento al male. Essere nel distacco del nobile amore vuol dire comprendere il profondo legame che tutto tiene. Rimossa ogni oggettività, è nell’atto di conoscere/amare che ci si unisce a Dio, ovvero è in noi che si genera il Verbo. /8 L’amore-distacco passa attraverso la distruzione dell’io e della sua autoaffermatività, ciò che si ottiene non negando l’io, ma portandone ad esaurimento la brama di essere, avere, potere: è questa la strada della nobiltà e dell’amore, già delineata nel Convito platonico. Andare sempre oltre la finitezza, non essere 'encombrez' di se stessi, è il gesto stesso dell’uomo nobile, l’uomo della dialettica, dell’intelligenza che brucia tutti i contenuti; intelletto e amore sono i due occhi dell’anima, che la rendono semplice e pura. L’emprise di Margherita è questa avventura d’amore, che non consiste – citiamo da Marco Vannini /9 - “nel dare la caccia alla verità come se fosse un oggetto da possedere, da catturare, o magari da 'sapere'. Non si deve pensare che Dio sia altro, forse così o forse cosà , ma si tratta invece di essere in un modo: abbandonare i modi dell’interesse, che crea l’oggettività e l’appropriazione, ed assumere il modo 'senza modo' dell’amore/distacco, che si sbarazza di ogni immagine, e si sbarazza di ogni immagine perché rifiuta ogni finitezza. La nobiltà dello spirito non vuole catturare nulla, ma essere l’essere, e perciò fa il nulla di sé medesimo, in quanto accidentale complesso di determinazioni”. Paraphrasing Marguerite Porete's though
we often find ourself in the presence of negation, of the opposition of
contraries and their overcoming, or of dialectic, the form itself of the
spiritual. Porete calls 'Noble Love' what Meister Eckhart calls principally
detachment, 'Gelassenheit', comprehening the truth of each content, of each form
of life, accepting it and overcoming it thinking dialectically, meaning the
elimination of the attachment to evil. To be in the detachment of noble love is
so to say to understand the profound bond between the two. It removes all
objectivity, in the act of knowing/loving which unites one to God, or is in us
what gives birth to the Word. Love-detachment passes through the destruction of
the I and its self affirmation, to what it can attain without negating the I,
but carrying to exhaustion the lust for being, having, power. It is this road of
nobility and of love, already described in Plato's Symposium. To go
always without caring, not being encumbered - 'encombrez' - with oneself, is the
gesture itself of the noble man, the man of dialectic, of the intelligence that
burns away all its content. Intellect and love are the two eyes of the soul,
which render it simple and pure. Marguerite's task is that adventure of love,
that does not consist - we cite Marco Vannini - 'in giving chase to truth as if
it were an object to possess, to seize, or even to "know". One ought not to
think that God would be other, perhaps this or perhaps that, but it treats
itself of being in a way: of abandoning behaving according to one's own
interests, which create objectivity and appropriation, and assuming the attitude
'without caring' of love/detachment, strips itself of all images, and that
strips itself of all images because it refuses all finiteness. The nobility of
the spirit cannot capture anything, but is its being, and therefore it does
nothing of itself, since it is an accidental complex of determinations'.
The concept of God present in Porete's book - continues Vannini - is such a personal concept, in the sense of a reality not purely the fruit of our thought, but of an infinite person, absolute, 'without care', that infinitely appears in the many, and that cannot seem but alien, unless it falls into the finiteness - and so it appears as if it were the essence of yourself: 'Who sees me, sees the Father'. Marguerite insists, the person of God is love, therefore the one knowing this is so, knows this and generates this. Eckhart writes that God is a being only for whom, in sin, is determined as such and such. Rimandiamo al saggio di M. Vannini, dal quale citiamo, anche per il tema del rapporto tra il pensiero di Margherita e quello di Meister Eckhart; e inoltre per il tema del superamento della mediazione, /12 connesso all’accusa di panteismo, spesso rivolta ai pensatori spirituali di quest’ambito. Assolutamente diversa dal panteismo, come dal suo presunto opposto, ovvero da ogni pensiero oggettivistico, chiuso in se stesso, è l’esperienza spirituale di Margherita, nella quale la dialettica è componente essenziale. In essa Dio è chiamato significativamente il Lontanovicino: così come, al tempo stesso, tutte le cose sono divine e nessuna lo è. /13 Returning to the essay by Marco Vannini, from which we quote, even for the theme of the relationship between Marguerite's thought and that of Meister Eckhart; and also for the theme of the overcoming of mediation, connected with the accusation of pantheism, often resorted to for the spiritual thinkers of this ambience. Absolutely different from pantheism, indeed its opposite, or of all objective thought, closed in itself, is Marguerite's spiritual experience, in which dialectic is the essential component. In this God is called significantly the Far-near: thus, at the same time, all things are divine and nothing is. Il Miroir è un’opera letteraria di grande valore, di grande ricchezza inventiva, che alterna prosa e versi, come nella tradizione dell’epoca, si pensi solo alle opere minori dantesche. Novità è anche l’uso della lingua volgare, in origine probabilmente il piccardo. /14 Nei volgari si era scritto e raggiunto dignità letteraria specie nei generi della lirica amorosa e del romanzo, importanti per i laici e soprattutto per le donne. Avviata al declino, la letteratura cortese lasciava quella mistica erede di un linguaggio e di forme che, anche in quanto ponevano un ideale, un assoluto di perfezione, ben si prestavano ad essere trasferiti nell’ambito dello spirituale. Prima di Margherita, la cui lingua è il francese, intinto di fiamminghismi e piccardismi, avevano scritto la loro esperienza interiore e la loro dottrina spirituale, nelle rispettive lingue germaniche, le beghine Hadewijch d’Anversa, Beatrice di Nazareth e Matilde di Magdeburgo. Degli andamenti liberi, della freschezza e del vigore dei primi testi spirituali in volgare, in una lingua viva che si veniva via via creando, ha scritto tra gli altri, con la consueta finezza, J.-B. Porion. /15 The Mirror is a literary work of great value, of great inventive richness, which alternates prose and verse, as in the tradition of the period, if one thinks only of Dante's minor works. New is also the use of the vernacular language, in origin probably the Piccard dialect of French. Literary writing in the vernacular came to have dignity in the love lyric and romance genres, important for the laity and above all for the women. Towards its end, court literature left its mystic inheritance in a language and a form that, inasmuch as it placed an ideal, an absolute of perfection, that was borrowed and transferred to the spiritual context. Before Marguerite, whose language is French, tinted with Flemish and Piccard elements, the Beguines Hadewijch d'Anversa, Beatrice of Nazareth and Mechtilde of Magdebourg, had written of their interior experience and of their spiritual teaching in their respective Germanic languages. Of the freedom, of the freshness and of the power of the first spiritual texts in the vernacular, in a living language that was coming into being, J.-B. Porion, among others, has written with his usual delicacy and depth. La scrittura di Margherita risuona di giochi di ripresa e ripetizione, d’accoppiamento o di contrasti lessicali, d’assonanza e di ricorrenza (ad esempio assembramenti d’identiche parole, o di parole dalla medesima radice), che tendendo all’iperbole fissano e conservano, facilitando l’ascolto agli “uditori”, che immaginiamo sulla via, o in qualche riparo dalle intemperie, ascoltare l’autrice-predicatrice. /16 “Se la parola non si ripetesse, sparirebbe”, scriveva Ibn Rachiq./17 Mentre, per una qualche completezza d’informazione sullo stile di Porete, rimandiamo al saggio di chi scrive questa nota e alla relativa bibliografia, /18 accenniamo ancora solo alla frequenza della litote, della negazione, dell’antitesi e del ‘senza’: non si tratta tanto di ornamenti retorici, ma di una forma di pensiero negativo che si affaccia fin dall’attributo delle Anime del titolo (“annichilate”), e che concerne anzitutto Dio, “incomprensibile tranne che da se stesso” (cap. 5,51), che “non fu mai detto né mai lo sarà” (cap. 30,21). E gli esempi si potrebbero moltiplicare. Marguerite's writing resounds with games of repetition and mirroring, of lexical contrasts and opposites, of assonance and recurrence (for example, the yoking of identical words, or of words of the same root), that tend to fix and conserve hyperbole, enabling the hearing of the 'audience', whom we imagine in the road or in some sheltered spot, listening to the author-preacher. 'If the word is not repeated, it disappears' wrote Ibn Rachiq. While, for more completeness of information on the style of Porete, I recommend my earlier essay and its bibliography, noting here just the frequency of litotes, of negations, of antitheses and of 'nought': one does not so much heed these as rhetorical ornamentation, but as the form of negative thought which confronts even the attribute of the Anima of the title ('annihilate') and which concerns God above all, 'incomprehensible except to himself alone' (Chapter 5,51), who 'never was said and never will be' (Chapter 30,21). And the examples can be multiplied. Del libro abbiamo cercato di dire per cenni, dell’autrice vorremmo pure dire, ma possiamo solo risalire ai documenti processuali,/19 che riferiscono minutamente ricerche e giudizio riguardante un libro di cui tacciono autore, titolo e contenuto. Sono i cronisti presenti al processo e al rogo a dire della dolorosa vicenda di una beghina, ovvero pseudomulier ,/20 del Nord-est della Francia, Margherita Porete di Hainaut, persona colta, letterata e valente teologa (en clergrie moult suffisant), e a registrare altresì la commozione per il suo pentimento e fervore nell’avviarsi tra la folla verso il rogo. Occorre notare che qualche dubbio sulla appartenenza della scrittrice all’ambiente beghinale è sollevato da lei stessa, quando nel cap. 122, 86-90, cita anche le beghine, insieme a religiosi di diversi Ordini, tra coloro che non comprendono la dottrina esposta nel suo libro. We have sought for clues in the book what we would like to say of the author, but we can only turn to the trial documents which furnish minutely research and judgments regarding a book of which it silences author, title and content. It was the chroniclers present at the trial and the burning who spoke of the sad end of a Beguine, or pseudomulier, of the North East of France, Marguerite Porete of Hainault, an educated and cultivated person and a valiant theologian ('en clergrie moult suffisant'), and to record besides the commotion for her penance and her fervour while going amongst the crowd to her burning. We should note that some doubt about the writer belonging to the Beguine ambience is raised by herself, when in chapter 122, 89-90, she cites even the Beguines, together with the Religious of the different Orders, as amongst those who do not understand the doctrine shown in her book. La diffusione del quale fu eccezionale, notevolissima l’influenza che esercitò sulla letteratura devota europea. Tramandato, nella versione francese (il ms di Chantilly, Condé F XIV 26 ) e nelle varie traduzioni, in tredici mss, pur disgiunti dal nome dell’autore, o ad altri attribuito. Ritiene Guarnieri che dell’originale piccardo /21 come della versione latina coeva si dovettero salvare diversi esemplari. Ed è sicuro che il dossier del processo parigino contro Porete, portato al Concilio di Vienne (1311-12), fu utilizzato abbondantemente nella stesura della condanna dei begardi. The spread of this was exceptional, notably the influence which it had on European devotional literature. Handed down, in the French version (the Chantilly manuscript, Condé F.XIV.26) and in the various translations, in thirteen manuscripts, but lacking the name of the author or of other attributes. Guarnieri maintains that the Piccard original, like the coeval Latin version ought to yield various versions. And it is certain that the legal dossier of the Paris trial of Porete, carried to the Council of Vienne (1311-1312), was abundantly used in the written charges against the condemned Begards. Cinque traduzioni del libro furono condotte in epoca ancora medievale, una prima latina, unica e identica nonostante le variazioni del testo, condotta direttamente sul francese, si legge nei tre mss della Biblioteca Vaticana: Rossiano 4 (Vat. Lat.1041), Vat. Lat. 4355, Chigiano C IV 85, e inoltre in un frammento di due sole colonne di un ms di Oxford, il Bodl. Laud. lat. 46. Trenta passi tra i più discussi del testo poretiano si leggono infine nel Vat.Lat. 4953. Su quest’unica versione latina, coeva all’autrice,/22 furono condotte nel corso del XIV secolo due traduzioni italiane, di cui ignoriamo l’autore, come lo ignoriamo dei numerosi annotatori-correttori attivi con cancellature, note a margine e simili. /23 La prima versione è più colta, più vicina al latino, con qualche francesismo di misteriosa origine: in molti passi oscura; ci è giunta in un unico codice, appunto il Riccardiano 1468, che Romana Guarnieri ha trascritto in appendice al volume edito dalle Edizioni San Paolo, contenente la prima traduzione italiana moderna del Miroir , a cura di chi scrive queste note. Dell’altra versione italiana dal latino, di poco successiva, si conoscono tre codici, che contengono una sorta di rielaborazione e correzione del precedente, con coloriture dialettali della lingua e molte soluzioni linguistiche diverse (e non poche alternative, introdotte da “ovvero”). Probabilmente si rivolgeva ad un pubblico non particolarmente preparato, ed è sicuramente nato /24 a servizio di un pubblico di laici, Fraticelli o Gesuati. /25 R. Guarnieri ipotizza che il traduttore del Riccardiano di Firenze, o il rielaboratore, sia Giovanni Tavelli da Tossignano (1368-1446), ottimo volgarizzatore di testi devoti, a uso e consumo dei suoi confratelli Gesuati – per lo più gente semplice, illetterata – tra i quali era vissuto per molti anni, prima di salire sulla cattedra episcopale di Ferrara, dove ospiterà l’omonimo Concilio, indetto dal suo fraterno amico Eugenio IV./26 Five translations of the book were carried out in the Middle Ages, the first into Latin, despite the variations in the text, directly from the French, as can be read in the three manuscripts in the Vatican, Rossiano 4, Vat. Lat. 4355, Chigiano IV.85 and a fragment of only two columns in an Oxford manuscript, Bodl. Laud. lat. 46. One can read the thirty most controversial passages of Porete's text in Vat. Lat. 4953. From this unique Latin version, coeval with the author, were carried out in the course of the fourteenth century two translations into the Italian, of which we do not know the author, as we do not know the author of the numerous annotations and corrections with cancellations, notes in the margin and such like. The first version is more cultivated, closer to the Latin, with some French idioms, and often obscure, and comes down to us in one manuscript, that of Riccardian 1468, which Romana Guarnieri transcribed in an appendix to the volume published by the Paulist Press, containing the first modern Italian translation of the Mirror, discussed in this presentation. Of the other versions from Latin into Italian that followed later, three manuscripts are known which contain a sort of re-elaboration and correction of the earlier, with different dialectal colours and many different linguistic solutions (and often introduced with 'ovvero', or). Probably it was intended for an unprepared public, and born to service a lay public, such as the Fraticelli or the Gesuati. Romana Guarnieri hypothesizes that the translator of the Florentine Riccardian manuscript, or its re-elaborator, was Giovanni Tavelli da Tossignano (1368-1446), the best translator of devotional texts, for use and consumption by his fellow Gesuati, who for the most part were simple illiterate people, amongst whom he lived for many years, before ascending the Bishop's throne in Ferrara, where he hosted the Council of that name, thanks to his Gesuato friend, Eugenio IV. Che la seconda versione avesse diffusione relativamente maggiore si deve forse al fatto che il testo circolava sotto il manto della beata domenicana Margherita d’Ungheria; di lei esso contiene in appendice un breve racconto sul modo presunto in cui la Beata avrebbe ricevuto le stimmate. Fu F. Banfi, venuto a conoscenza dell’edizione inglese del Mirror, a dimostrare definitivamente il carattere apocrifo di tale attribuzione. /27 That the second version spread relatively widely is perhaps due to the fact that the text circulated under the mantle of the Dominican Blessed Margaret of Hungary. An appendix includes a brief account about her receiving the Stigmata. F. Banfi, when he came to know the English version of the Mirror, was able to show the apocryphal nature of this attribution. Due le traduzioni in medio-inglese, la prima, perduta, siglata M.N. come la successiva. La seconda è attenta a interpretare e glossare in senso ortodosso i passi più audaci. Nel 1491 questa seconda versione inglese fu a sua volta tradotta in latino dal noto cultore della mistica e volgarizzatore in latino del Cloud of Unknowing , dom Richard Methley (1451-1528), vicario della Certosa di Mount-Grace nello Yorkshire. Se ne conservano tre mss, tutti del secondo Quattrocento. Of the translations in Middle English, the first one was lost, signed M.N. like the one that took its place. This second version is careful to interpret and gloss in an orthodox way the most audacious passages. In 1491 this second version in English was in turn translated into Latin by dom Richard Methley (1451-1528), prior of Carthusian Mount Grace in Yorkshire and the famous cultivator of mysticism and the translator into Latin of The Cloud of Unknowing. There are three extant Middle English manuscripts, all of the second half of the fifteenth century. Forse, scrive sempre Guarnieri, non è un caso che nel XX secolo il Miroir sia riemerso, ancora adespota, proprio in Inghilterra, nella modesta edizione curata nel 1927 dalla Kirchberger; /28 nella quale lo lesse e lo apprezzò nel 1942 Simone Weil, che, nel Taccuino di Londra, del pensiero di Porete significativamente annotò: “Chi è quel che crede, crede davvero”. Perhaps, as Guarnieri writes, it was not chance that in the twentieth century the Mirror re-emerged, still anonymously, in England, in the modest book edited in 1927 by Kirchberger, which Simone Weil read and appreciated in 1942, noting in her London Notebook of the thought of Porete, 'The one who believes, believes truly'. Chiudiamo questi cenni con alcune notizie sul Riccardiano 1468, che fa parte – lo dice la segnatura – della Biblioteca antica, probabilmente quella nobilitata nel Settecento dalle competenze e dalla passione del suddecano Gabriello Riccardi, “il più raffinato bibliofilo della casata.”/29 Con una legatura in cuomade renownedio bruno con impressioni, restaurata, del tardo Quattrocento o d'imitazine, scritto su pergamena, il codice misura mm 146 per 100 ed è rilegato su fettucce di capra allumata; aggiunto all’inizio del volume un bifolio, diversamente rilegato, incollato per la prima faccia al piatto della legatura come controguardia, mentre l’altra faccia costituisce la carta di guardia. Sul bifolio, parrebbe da altra mano, o comunque da mano d’epoca diversa, sono trascritti passi di Origene, come altresì sul verso del foglio 88 in fondo, dopo quella che R. Guarnieri definisce nella sua Nota "una preghierina del copista". E’ toccante la presenza dei testi di Origene, specialmente attento alla religiosità femminile, in questo testo di altissima spiritualità, e di un pensiero pagato con la condanna e con il rogo, che forse anche per questo ci illumina ancora potentemente. I end these observations with some comments about Riccardian 1468, which was part, so says the cataloguing, of the original Riccardian Library, probably that made renowned in the eighteenth century through the competence and passion of the Subdeacon Gabriello Riccardi, 'the most refined bibliophile of the family'. Bound with brown stamped leather of the late fifteenth century or seeming to be so, and restored, the manuscript is written on parchment, measures 146 by 100 millimetres and is sewn to strips of whitened goatskin. A bifolium is joined to the beginning of the volume, glued to the first part of the binding as protection, while the other side gives the end paper. On the bifolium, seemingly in another hand, or perhaps even of a different period, are transcribed passages from Origen, as also on the back of folio 88 at the bottom, which Romana Guarnieri defines in her Note as a 'copyist's prayer'. The presence of material from Origen, for he was especially attentive to women's spiritual needs, is touching in this text of the highest spirituality, and of a thought paid with condemnation and flame, that can perhaps for this illumine us even strongly. NOTES 1 Nello
stesso anno 1310, moriva in odore di santità a Firenze, dov’è sepolta in Santo
Spirito di Bagno a Ripoli, chiesa del convento da lei fondato, la beata Umiltà
da Faenza, analfabeta fondatrice delle Vallombrosane. Devo a Julia Bolton
Holloway questa ed altre notizie, di cui le sono molto grata. Aggiungo la sua
riflessione che Firenze fosse all’epoca più favorevole che Parigi o Valenciennes
alle donne spirituali. Umiltà è raffigurata in San Pietro in San Salvi dalla
statua dell’Orcagna, ed agli Uffizi altresì nel polittico di P. Lorenzetti.
Da: http://www.florin.ms/beth4.html#fozzer
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