"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
«Tutte le vie interiori tendono
all'amore puro e disinteressato. Questo amore puro è il più alto grado della
perfezione cristiana. È il termine di tutte le vie conosciute dai santi. Il
disinteresse non può mai escludere la volontà di amare Dio senza limiti né
per quanto riguarda il grado né per quanto riguarda la durata dell'amore;
non può mai escludere la conformità alla volontà di Dio, che vuole la nostra
salvezza e che vuole che noi la desideriamo con lui per la sua gloria.
Questo amore disinteressato, sempre inviolabilmente legato alla Legge
scritta, compie tutti gli atti ed esercita tutte le virtù distinte
dell'amore interessato, con l'unica differenza che le esercita in una
maniera semplice, pacata e lontana da ogni motivo di interesse personale. La
santa indifferenza tanto lodata da san Francesco di Sales non è che il
disinteresse di questo amore, che è sempre indifferente e senza volontà
interessata per se stesso, ma sempre determinato e desideroso in maniera
positiva di tutto ciò che Dio ci fa volere tramite la sua Legge scritta e
tramite l'attrazione della sua grazia. Per arrivare a questo stato bisogna
purificare l'amore, e tutte le prove interiori non sono che la sua
purificazione. Perfino la contemplazione più passiva non è che l'esercizio
pacato e uniforme di questo puro amore. Si passa insensibilmente dalla
meditazione, in cui si fanno degli atti metodici e discorsivi, alla
contemplazione, i cui atti sono semplici e diretti, nella misura in cui si
passa dall'amore interessato a quello disinteressato.»
«La santa indifferenza, che non è altro
che il disinteresse dell'amore, diventa nelle prove più difficili ciò che i
santi mistici hanno chiamato abbandono; cioè l'anima disinteressata si
abbandona totalmente e interamente a Dio per tutto ciò che riguarda il suo
interesse proprio, ma non rinuncia mai né all'amore, né a nessuna delle cose
che riguardano la gloria e la volontà del beneamato. Quest'abbandono non è
altro che l'abnegazione o rinuncia a noi stessi che Gesù Cristo ci chiede
nel Vangelo (Mt 16,24-25) dopo che abbiamo abbandonato tutto
all'esterno. Questa abnegazione di noi stessi non è relativa che
all'interesse proprio e non deve mai impedire l'amore disinteressato che
dobbiamo a noi stessi come al prossimo per amore di Dio. Le prove estreme in
cui questo abbandono deve essere esercitato sono le tentazioni con le quali
Dio geloso vuole purificare l'amore, facendogli vedere che non c'è nessuna
possibilità né speranza per il suo interesse proprio, neanche eterno. Di
solito è la resistenza segreta delle anime alla grazia con bei pretesti, e
il loro sforzo interessato e desideroso di conservare i sostegno sensibili
di cui Dio vuole privarle, a rendere le loro prove così lunghe e dolorose:
infatti Dio non fa soffrire la sua creatura per farla soffrire inutilmente.
Lo fa soltanto per purificarla e per vincere le sue resistenze. Le
tentazioni che purificano l'amore da ogni interesse proprio non hanno niente
a che fare con le altre tentazioni comuni.»
«Lo stato passivo di cui tutti i santi
mistici hanno tanto parlato, è passivo come lo è la contemplazione passiva,
cioè esclude non gli atti pacati e disinteressati, ma soltanto l'attività o
gli atti inquieti e solleciti del nostro interesse proprio. Lo stato passivo
è quello in cui un'anima, non amando più Dio di un amore misto, fa tutti i
suoi atti deliberati con una volontà piena ed efficace, ma tranquilla e
disinteressata. A volte fa gli atti semplici e indistinti che chiamiamo
quiete o contemplazione, altre volte fa gli atti distinti delle virtù
convenienti al suo stato. Ma compie gli uni e3 gli altri in maniera
ugualmente passiva, cioè pacata e disinteressata. Questo stato è abituale,
ma non completamente invariabile. Giacché, oltre al fatto che può decaderne
in maniera assoluta, l'anima commette in questo stato delle colpe veniali.
Questo stato passivo non presuppone alcuna ispirazione straordinaria. Non
racchiude che una pace una docilità infinita dell'anima nel lasciarsi
muovere da tutti gli impulsi della grazia. Una piuma ben asciutta e molto
leggera, come dice Cassiano, è mossa senza resistenza dal minimo soffio di
vento e questo soffio la spinge in ogni senso con rapidità, mentre, se fosse
bagnata e appesantita, il suo peso la renderebbe meno mobile e meno facile
da sollevare. L'anima, nell'amore interessato che è il meno perfetto, ha
ancora una rimanenza di timore interessato che la rende meno leggera, meno
docile e meno mobile, quando il soffio dello spirito interiore la spinge.
L'acqua che è agitata non può essere chiara né riflettere l'immagine degli
oggetti vicini, ma un'acqua tranquilla diventa come il vetro puro di uno
specchio. Essa riflette senza alterazione tutte le immagini dei differenti
oggetti e non ne conserva alcuna.»