Jiddu
Krishnamurti
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Biografia
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Il cuore dell'insegnamento di Krishnamurti
Biografia
Jiddu Krishnamurti nacque l'11
maggio 1895 a Madanapalle, un piccolo paese vicino Madras, nell'India
Meridionale. Nel 1905 perse la madre, Sanjeevamma, alla quale era molto legato,
e nel 1909 si trasferì con il padre Narianiah ed i quattro fratelli
sopravvissuti (pare che inizialmente fossero dieci) ad Adyar dove avrebbero
vissuto in una capanna in condizioni molto miserevoli (Krishnamurti si ammalò
spesso di malaria). Negli stessi luoghi si trovava il quartier generale della
Società Teosofica, un ricco movimento religioso diffuso nel mondo (fondato nel
1875 dall'americano Holcott e dall'occultista russa Helena Blavatsky) che
credeva nella venuta imminente di un nuovo Messia: il Maestro del Mondo. Un
giorno Charles Leadbeater, collaboratore di Annie Besant (presidentessa della
Società), al quale si attribuivano poteri psichici e di chiaroveggenza,
vedendolo, appena quattordicenne, mentre con il fratello Nitya faceva il bagno
sulla spiaggia di Adyar, si convinse di aver trovato il ragazzo attraverso il
quale la Divinità si sarebbe manifestata. Per questo motivo, nel 1910, la Besant
chiese ed ottenne da Narianiah la tutela legale di Krishnamurti e di Nitya. Nel
1911 fu fondato l'Ordine Internazionale della Stella d'Oriente (di cui
Krishnamurti fu messo a capo) il cui intento era quello di preparare l'avvento
del Maestro del Mondo. I due fratelli furono trasferiti in Inghilterra dove
vennero educati ed istruiti alla maniera inglese ed iniziati alle dottrine
esoteriche della Teosofia. Negli anni a seguire Krishnamurti cominciò a tenere
le sue prime conferenze e ad elargire i suoi insegnamenti ai membri dell'Ordine;
ben presto tuttavia iniziò a mettere in discussione i metodi Teosofici ed a
prenderne le distanze sviluppando un proprio pensiero indipendente. Nel 1922 si
trasferì, sempre accompagnato dal fratello, ad Ojai, in California dove per la
prima volta ebbe luogo quello che venne chiamato il "processo": per diversi mesi
Krishnamurti soffrì di svenimenti e dolori intensi alla nuca e lungo la colonna
vertebrale, eventi che vennero interpretati come necessari per la sua
trasformazione spirituale (In seguito, e soprattutto attorno al 1961, il così
detto "processo" continuò a verificarsi) . Nel 1925 Nitya, da tempo ammalato di
tubercolosi, morì, lasciando il fratello in un profondo sconvolgimento. In
questo periodo aumentò notevolmente l'insoddisfazione di Krishnamurti nei
riguardi della Teosofia e delle sue pratiche. Nel 1929, infine, in occasione di
un raduno della Stella tenutosi in Olanda, al quale presenziavano più di 3000
fedeli, Krishnamurti sciolse l'Ordine dopo aver declamato che "La verità è una
terra senza sentieri" e che non la si potrà mai ottenere attraverso nessuna
organizzazione, chiesa, maestro o guru. In seguito chiuse ogni suo rapporto con
la Società Teosofica e, anche se volle restituire tutte le donazioni ricevute
dagli adepti (si parla di ingenti somme di denaro e di diverse ville e terreni),
non gli fu difficile trovare il denaro (grazie ai finanziamenti di alcuni
benefattori ed alle vendite dei suoi primi libri) per iniziare la sua nuova
attività divulgatrice: aveva infatti ormai maturato la Verità ed era pronto per
diffonderla. Sempre in occasione del discorso per lo scioglimento dell'Ordine,
aveva detto: "Il mio unico scopo è rendere l'uomo assolutamente,
incondizionatamente libero". Per i successivi cinquantasette anni Krishnamurti
viaggiò in lungo e in largo per il mondo al fine di trasmettere il suo
insegnamento liberatorio, rifiutando sempre l'adulazione e lo status di guru.
Creò inoltre delle fondazioni che servirono ad organizzare le sue conferenze ed
a pubblicare i suoi scritti e fondò delle scuole (la formazione scolastica fu
sempre una delle sue maggiori preoccupazioni) in India, in Inghilterra ed in
America, dove "sia gli alunni, che gli insegnanti possono fiorire
interiormente.". Morì il 17 febbraio 1986 ad Ojai.
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Il cuore dell'insegnamento
di Krishnamurti
Ecco come Krishnamurti, su richiesta
della sua biografa Mary Lutyens, riassunse il proprio insegnamento:
Il cuore dell'insegnamento di
Krishnamurti è contenuto nell'affermazione fatta nel 1929: "La verità è una
terra senza sentieri". L'uomo non può raggiungerla attraverso nessuna
organizzazione, credo, dogma, clero, o rituali, né attraverso lo studio
filosofico, o le tecniche psicologiche. Deve trovarla attraverso lo specchio dei
rapporti, attraverso il riconoscimento dei contenuti della propria mente e
l'osservazione, e non mediante l'analisi intellettuale o la dissezione
introspettiva. Gli uomini hanno costruito in se stessi le immagini della propria
sicurezza, religiose, politiche e personali, che si esprimono come simboli idee
e credenze. Il loro peso domina il pensiero, i rapporti, la vita quotidiana
dell'uomo. Sono la causa dei nostri problemi, perché in qualunque rapporto
dividono le persone. La nostra percezione è modellata dai concetti già formati
nella mente. Il contenuto della nostra coscienza è la coscienza stessa, ed è
comune a tutta l'umanità. La personalità consiste soltanto nel nome, nella forma
e nella cultura ricavata dall'ambiente. La specificità dell'individuo non sta
nei fattori superficiali, ma nella totale libertà dal contenuto della coscienza.
La libertà non è una reazione, la libertà non è una scelta. E' una pretesa umana
pensare che la possibilità di scelta sia libertà. La libertà è pura osservazione
senza movente; la libertà non si situa alla fine dell'evoluzione umana, ma nel
primo momento della sua esistenza. L'osservazione porta a scoprire la mancanza
di libertà. La libertà risiede nella consapevolezza priva di scelta della vita
quotidiana. Il pensiero è tempo. Il pensiero nasce dalle esperienze e dalle
conoscenze, che sono inseparabili dal tempo. Il tempo è il nemico psicologico
dell'uomo. Il nostro agire si basa sul conosciuto e quindi sul tempo, e così
l'uomo è continuamente schiavo del passato. Diventando consapevoli del movimento
della coscienza, possiamo osservare la divisione tra il pensatore e il pensiero,
tra osservatore e osservato, tra il soggetto dell'esperienza e l'esperienza.
Scopriremo che questa divisione è illusoria. Allora rimane la pura osservazione,
che è intuizione senza residuo del passato. L'intuizione priva di tempo induce
un profondo e radicale cambiamento nella mente. La negazione totale è l'essenza
della positività. Dove c'è negazione di tutto ciò che non è amore (cioè
desiderio e piacere), allora c'è amore, con la sua compassione e intelligenza.
Jiddu Krishnamurti (Londra,
21 ottobre 1980)
Dal libro "Libertà Totale" Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma
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da "LA RETE DEL PENSIERO", di
J. Krishnamurti
discorsi a Saanen e ad Amsterdam 1981
ed. AEQUILIBRIUM - Milano
Primo discorso - domenica 12
luglio
Vedo che ci sono dei miei vecchi amici. Sono lieto di vedervi.
Siccome ci saranno sette discorsi per approfondire con estrema attenzione quello
che devo dirvi, spaziando su tutti gli aspetti della vita, prego quelli di voi
che mi hanno già ascoltato altre volte, di essere indulgenti per le ripetizioni
che ci potranno essere. Ripetere ha un certo valore.
I pregiudizi hanno qualcosa in comune con gli ideali, le fedi, i credi. Noi
dobbiamo essere capaci di pensare insieme; ma proprio i nostri pregiudizi e i
nostri ideali ci privano della capacità e dell'energia necessarie per pensare,
per osservare, per indagare insieme e scoprire così per conto nostro che cosa
c'è dietro tutta la confusione, l'infelicità, il terrore, la rovina e la
tremenda violenza che esistono al mondo. Per capire i fatti non solo in
superficie, ma nel loro significato profondo, dobbiamo essere capaci di
osservare insieme. Non serve che voi guardiate in una direzione e chi vi parla
guardi in un'altra: dobbiamo osservare insieme la stessa cosa.
Ma questo modo di osservare, di indagare, sarà impossibile se rimaniamo legati
ai nostri pregiudizi, alle nostre esperienze particolari e al nostro modo
personale di capire. Pensare insieme è enormemente importante perché dobbiamo
affrontare un mondo che sta andando rapidamente in rovina, che sta degenerando,
che sta perdendo ogni senso morale, un mondo dove non c'è nulla di sacro, dove
non c'è rispetto reciproco. Per capire tutto questo, non superficialmente,
distrattamente, dobbiamo penetrare a fondo la questione e scoprire cosa c'è
dietro. Dobbiamo chiederci perché dopo milioni e milioni di anni di evoluzione
l'uomo, cioè voi e il mondo intero, è diventato così violento, insensibile,
distruttivo, pronto a fare la guerra, a costruire bombe atomiche, a sostenere un
progresso tecnologico sempre più avanzato. E forse proprio questo progresso
tecnologico può essere uno dei fattori che hanno ridotto l'uomo in questo stato.
Così, per favore, pensiamo insieme, cioè non a modo mio o a modo vostro, ma
semplicemente usando la capacità di pensare.
Il pensiero è il fattore comune all'umanità intera. Il pensiero non è né
orientale né occidentale; c'è soltanto la capacità di pensare che è comune a
tutti. La persona più povera, la persona più raffinata che vive nella ricchezza,
il chirurgo, il falegname, il contadino o il grande poeta, tutti quanti hanno in
comune il pensiero. Sembra che non ci rendiamo conto che li pensiero è il
fattore che ci lega tutti quanti insieme. Voi pensate secondo la vostra
capacità, l'energia, l'esperienza e la conoscenza che avete. Altri penseranno
diversamente in base alla loro esperienza e ai loro particolari condizionamenti.
Tuttavia tutti quanti siamo presi nella rete del pensiero. Questo è un fatto che
non può essere messo in discussione. È così.
Siamo stati programmati a livello biologico, fisico, e anche a livello mentale,
intellettuale. Dobbiamo renderci conto di essere stati programmati come dei
computer. Gli specialisti programmano i computer in base ai risultati che
vogliono ottenere. E queste macchine supereranno l'uomo nella capacità di
pensare. I computer possono accumulare esperienza, imparare dall'esperienza
raccolta, e quindi essere programmati in base alla conoscenza che hanno
immagazzinato. A poco a poco supereranno in accuratezza e velocità la nostra
capacità di pensare. Naturalmente non potranno comporre come Beethoven o
scrivere come Keats; tuttavia sorpasseranno la nostra capacità di pensiero. E
allora che ne sarà dell'uomo?
Ci hanno programmati ad essere cattolici o protestanti, italiani o inglesi e
così via. Per secoli e secoli ci hanno programmati a credere, ad avere fede, a
seguire certi riti, certi dogmi; ci hanno programmati ad essere nazionalisti e a
fare la guerra. Il nostro cervello è stato trattato come un computer anche se
non è altrettanto veloce. Il nostro modo di pensare è limitato, e anche il
computer è limitato ma funziona a una velocità molto più elevata della nostra;
così ci sorpassa. Questi sono fatti. È quello che effettivamente accade.
Ma allora che cosa succederà all'essere umano? A che cosa si ridurrà? Se delle
macchine, come computer e robot, potranno fare praticamente tutto quello che
fanno gli esseri umani, dove andrà a finire la società umana? Quando robot e
computer costruiranno automobili, probabilmente facendolo molto meglio degli
uomini, dove andrà a finire tutta la struttura sociale che l'uomo ha costruito?
Sono questi e molti altri i problemi che ci stanno di fronte. Non potete più
permettervi di pensare come cristiani, buddisti, induisti o musulmani. Stiamo
affrontando una crisi tremenda. Una crisi come questa i politici non potranno
mai risolverla, perché anche loro sono stati programmati a pensare in un
determinato modo. Nemmeno gli scienziati potranno capire e risolvere questa
crisi; e neanche lo potranno gli uomini d'affari, il mondo del denaro. La sfida,
la svolta decisiva, la decisione da prendere, non è in politica, in religione o
nel mondo scientifico: è nella nostra coscienza. Deve essere capita la coscienza
dell'umanità, quella coscienza che ci ha portato fino a questo punto. Questa
faccenda deve essere affrontata con estrema serietà, perché siamo veramente di
fronte a un momento tremendamente pericoloso per il mondo, con tutte queste
bombe atomiche che continuano ad aumentare e che qualche pazzo potrebbe anche
mettersi in testa di usare. Tutti noi dobbiamo essere consapevoli di questa
situazione.
Bisogna essere estremamente seri, non superficiali e distratti, ma veramente
interessati, per comprendere il comportamento degli esseri umani, per capire
come ha potuto il pensiero umano portarci fino a questo punto. Dobbiamo essere
capaci di indagare con molta attenzione e cautela, e di osservare a fondo per
capire che cosa sta avvenendo fuori di noi e dentro di noi. L'attività
interiore, a livello psicologico, prende sempre il sopravvento sull'attività
esteriore. Per quanti sforzi facciate per imporre dall'esterno regolamenti,
sanzioni, decisioni, questi saranno sempre buttati all'aria dai vostri desideri,
dai vostri timori, dalle vostre preoccupazioni, dal vostro bisogno di sicurezza.
Se non capiamo che le cose stanno così, anche se creeremo esteriormente una
parvenza di ordine, il disordine che ci portiamo dentro avrà sempre il
sopravvento sui conformismi esteriori, sulle regole e sulla disciplina imposte
dall'esterno. Potranno esserci istituzioni politiche, economiche, religiose,
accuratamente realizzate, ma in qualunque modo queste funzionino, se la nostra
coscienza interiore non è completamente in ordine, il disordine che ci portiamo
dentro avrà sempre la meglio su quanto esiste esternamente. Questo lo abbiamo
visto accadere storicamente, e anche ora sta accadendo la stessa cosa davanti ai
nostri occhi. È un fatto.
La svolta decisiva è nella nostra coscienza. La nostra coscienza è una faccenda
molto complicata. In Oriente e in Occidente si sono scritti libri su libri che
la riguardano. Non siamo consapevoli della nostra coscienza; per esaminare tutte
le sue complicazioni, per renderci conto al di là di ogni scelta dei suoi
movimenti, dobbiamo essere liberi di guardare. Chi vi parla non intende affatto
darvi un orientamento particolare da cui guardare o ascoltare come si muove la
nostra coscienza. La coscienza è comune a tutta l'umanità.
Ovunque nel mondo la gente soffre, interiormente ed esteriormente. C'è angoscia,
incertezza, una disperata solitudine; c'è insicurezza, gelosia, avidità,
invidia, dolore. La coscienza umana è una sola, non c'è una coscienza che sia
vostra o mia. C'è soltanto la coscienza dell'umanità. Si tratta di un fatto
logico, sensato, razionale: sotto qualunque cielo vi troviate, che siate dei
miserabili o delle persone agiate, che crediate in Dio o in qualcos'altro,
scoprite che il bisogno di credere, di avere una fede, è comune all'umanità
intera. Le immagini potranno essere diverse, i simboli potranno differire
completamente gli uni dagli altri, tuttavia derivano sempre da qualcosa di
comune a tutto il genere umano. Questa non è un'affermazione superficiale. Se vi
sembra che si tratti solo di parole, di un'idea, di un concetto, allora vi
lascerete sfuggire il profondo significato che un'affermazione del genere
contiene. Questo significato è che la vostra coscienza è la coscienza
dell'umanità intera, perché voi soffrite, siete angosciati, soli, incerti,
confusi, proprio come lo sono coloro che vivono lontano diecimila miglia da qui.
Rendersi conto di questo fatto, sentirlo nelle proprie viscere, è del tutto
diverso dall'accettarlo semplicemente a parole. Quando vi rendete conto che
siete umanità, vi viene una straordinaria energia: avete varcato il solco
ristretto dell'individualismo, avete superato il cerchio soffocante in cui
esistiamo come io e voi, noi e loro.
Esaminiamo insieme questa coscienza umana così complessa: non la coscienza
dell'europeo, o dell'uomo che vive in Asia, in Medio Oriente, ma quel movimento
straordinario che è andato avanti per milioni di anni, il movimento della
coscienza umana nel tempo.
Per favore, non limitatevi ad accettare quello che dice chi vi parla. Sarebbe
una cosa senza senso. Se non cominciate a mettere in dubbio, a sollevare
questioni, ad avvertire quello scetticismo che vi spinge ad indagare, se vi
tenete strette le vostre fedi particolari, le esperienze che avete fatto, la
conoscenza che avete raccolto, allora ridurrete tutto a ben poca cosa senza
alcun significato. In questo caso non affronterete la tremenda emergenza che sta
di fronte all'essere umano.
Dobbiamo renderci conto di che cos'è effettivamente la nostra coscienza. Il
pensiero e tutte le cose che il pensiero ha creato sono parte della nostra
coscienza. La cultura in cui viviamo, i valori estetici, le pressioni
economiche, le eredità nazionali, le specializzazioni professionali del chirurgo
o del falegname, costituiscono una coscienza di gruppo che fa parte della vostra
coscienza. Se vivete in un paese che ha le sue proprie tradizioni e la sua
cultura religiosa, questa coscienza di gruppo nelle sue forme particolari
diventa parte della vostra coscienza. Questi sono fatti.
Se fate il falegname dovete aver acquisito una certa abilità; siete capaci di
trattare il legno, di capirne la natura, sapete usare degli strumenti. Così a
poco a poco entrate a far parte di un gruppo che ha coltivato questa attività
particolare e che ha acquisito la sua propria coscienza. Anche lo scienziato o
l'archeologo fanno parte di un gruppo che ha una sua propria coscienza, proprio
come accade agli animali. Se siete una donna di casa, avete la vostra coscienza
particolare che è simile a quella di tutte le altre donne di casa. Nel mondo si
sono diffusi modi di vivere molto permissivi. Questo fatto di costume è
cominciato in Occidente e quindi si è sparso dovunque. È un movimento che
avviene nella coscienza di gruppo. Vedete che cosa significa tutto questo;
cercate di capirne le implicazioni.
La nostra coscienza ha anche un aspetto molto più profondo, che contiene le
nostre paure. Per generazioni e generazioni l'uomo ha vissuto nella paura, nel
piacere, nell'invidia, nella pena della solitudine, nello scoraggiamento, nella
confusione. L'uomo ha vissuto in un profondo dolore; ha vissuto con quello che
lui chiama amore, e non è stato mai abbandonato dalla paura della morte. È
questa la sua coscienza, che è la stessa per l'umanità intera. Rendetevi conto
di che cosa significa questo: significa che non siete degli individui. Ma è duro
accettare che le cose stiano così, perché siamo stati programmati come dei
computer a pensare a noi stessi considerandoci degli individui. Le religioni ci
hanno programmato a pensare che abbiamo un'anima separata da tutte le altre. E
dopo secoli e secoli il nostro cervello continua a funzionare seguendo lo stesso
schema con con cui è stato programmato.
Così, se si capisce la natura della nostra coscienza, lo sforzo particolare che
l'ego sostiene nella sua sofferenza diventa qualcosa di globale e allora avrà
inizio un'attività del tutto diversa. È questa la crisi in cui siamo coinvolti:
siamo stati programmati e possiamo imparare solo in base a questi programmi. In
qualche rara occasione possiamo avere un momento di chiarezza, ma poi il nostro
cervello torna a ripetere senza sosta lo schema con con cui è stato programmato.
Vedete semplicemente come stanno le cose: uno è cristiano, buddista, indù,
anticomunista, comunista, democratico, e tutto si ripete, si ripete, si
ripete... E solo raramente c'è una sosta in questo ininterrotto ripetersi.
Allora, un essere umano, che non è affatto separato dal resto dell'umanità, come
affronterà questa crisi, questa svolta cruciale? Come l'affronterete voi, che
siete esseri umani da millenni abituati a considerarvi degli individui? E questa
è un'illusione! Come affronterete questa svolta? Vedrete realmente come stanno
le cose, per muovervi da questa stessa percezione in una direzione completamente
diversa?
Dobbiamo capire insieme che cosa significa guardare, guardare come
effettivamente funziona il pensiero. Tutti voi pensate; è questo il motivo per
cui siete qui. Tutti voi pensate, e il pensiero si esprime in parole, oppure si
esprime in un gesto, in uno sguardo, in un movimento del corpo. Le parole, che
sono usate da tutto il genere umano, ci servono per comunicare qualcosa, e tutto
il genere umano ha in comune il pensiero. È una cosa davvero straordinaria se
avete fatto questa scoperta, perché allora c'è soltanto pensiero, e non il
"vostro" pensiero. Dobbiamo imparare a vedere le cose come sono realmente, e non
come siamo stati programmati a vederle. Capite la differenza? Possiamo guardare,
liberi da qualsiasi programma che ci sia stato imposto?
Se continuiamo a guardare le cose considerandoci cristiani, cattolici,
protestanti, democratici, comunisti o socialisti, se guardiamo cioè con tutti
questi pregiudizi, allora non saremo in grado di capire quale enorme pericolo,
quale crisi tremenda ci sta di fronte. Se appartenete a un gruppo qualsiasi, se
siete seguaci di un guru, se vi dedicate a qualche attività particolare, allora,
siccome siete stati programmati, sarete incapaci di vedere le cose come
effettivamente sono. Solo quando non appartenete ad alcuna organizzazione, ad
alcun gruppo, ad alcuna religione, ad alcuna nazione particolare, potete
veramente osservare. Se avete imparato molte cose, accumulando conoscenza dai
libri o dall'esperienza, la vostra mente ormai è occupata, il vostro cervello è
colmo di conclusioni, di tendenze e così via. E tutto questo vi impedirà di
guardare. Possiamo essere liberi da tutto ciò e cominciare a guardare quello che
realmente accade nel mondo? Il terrore, le tremende divisioni settarie in campo
religioso, un guru che si oppone a un altro guru idiota, la vanità che tutto
questo implica, il potere, la posizione, le ricchezze di questi guru, tutto
questo è qualche cosa di spaventoso. Ora, potete guardare voi stessi, non come
esseri umani separati dagli altri, ma come esseri umani che sono effettivamente
la stessa cosa con tutto il resto dell'umanità? Nutrire un sentimento del genere
significa amare gli esseri umani di un amore tremendo.
Quando siete capaci di guardare con chiarezza, senza la minima distorsione,
allora potete cominciare a indagare la natura della coscienza, fino ai suoi
livelli più profondi. Dovete esaminare tutto il movimento del pensiero, perché è
il pensiero il responsabile di quel che la coscienza contiene a qualsiasi
livello di profondità. Se non pensate non ci sarebbe paura, non ci sarebbe il
senso del piacere, non ci sarebbe il tempo; perché il pensiero è il responsabile
di tutto questo. Il pensiero non è soltanto responsabile della costruzione di
meravigliose cattedrali, ma è anche responsabile di tutte le sciocchezze che
accadono dentro le cattedrali. Grandi dipinti, poemi, musica, sono attività del
pensiero. Percepire un suono, ascoltarne la straordinaria bellezza e scriverlo
sulla carta: è questo che fa il pensiero. il pensiero è responsabile di tutti
gli dei, dei salvatori, di tutti i guru e dell'obbedienza e della devozione che
vengono loro tributate. Tutto è conseguenza del pensiero, che cerca
soddisfazione e fugge dalla solitudine. Tutta l'umanità ha in comune il
pensiero. Il più povero abitante di un villaggio in India pensa, così come pensa
il dirigente d'azienda o il capo religioso. Si tratta di un fatto quotidiano. È
su questo terreno che si trova qualsiasi essere umano. Non potete sottrarvi a
questa situazione.
Il pensiero ha fatto cose meravigliose, che sono d'aiuto per l'uomo; ma ha anche
prodotto incredibili distruzioni, e ha portato il terrore nel mondo. Così
dobbiamo capire la sua natura, i suoi movimenti: perché pensate in un certo
modo; perché rimanete legati a certe forme di pensiero; perché vi tenete strette
certe esperienze; perché il pensiero non ha mai capito la natura della morte.
Dobbiamo prendere in esame la struttura stessa del pensiero. Non stiamo
prendendo in considerazione il vostro modo particolare di pensare, perché è
ovvio come pensate, dato che siete stati programmati. Ma se esaminerete
seriamente in che cosa consiste il pensiero, allora entrerete in una dimensione
del tutto diversa. Tale dimensione non è quella dei vostri piccoli problemi
quotidiani. Dovete capire la tremenda energia del pensiero e la natura del
pensiero, non dal punto di vista del filosofo, dell'uomo di religione, del
professionista, della casalinga, ma dovete rendervi conto di quale enorme
vitalità ci sia nell'atto di pensare.
Il pensiero è responsabile di ogni genere di crudeltà: le guerre, le macchine
per uccidere, le brutalità della guerra, le uccisioni, il terrore, il gettar
bombe, il prendere ostaggi in nome di una causa o senza di essa. Il pensiero è
anche l'artefice di cattedrali, delle loro meravigliose strutture, di poemi
incantevoli; è l'artefice di tutto lo sviluppo tecnologico, dei computer, con la
loro straordinaria capacità di imparare e di superare la capacità di pensare
dell'uomo. Che cosa significa pensare? Pensare è una risposta, una reazione
della memoria. Se non aveste memoria non sareste in grado di pensare. La memoria
si imprime nel cervello come conoscenza, che è il risultato dell'esperienza. È
questo il modo di funzionare del nostro cervello: prima c'è esperienza.
Esperienza può significare anche quella fatta dall'uomo all'inizio della sua
esistenza e che noi abbiamo ereditato. L'esperienza dà conoscenza, quindi la
conoscenza è immagazzinata nel cervello dando luogo alla memoria e dalla memoria
proviene il pensiero. In base a quello che pensate, voi agite. E dall'azione
imparate ulteriormente. Così il ciclo ricomincia. Esperienza, conoscenza,
memoria, pensiero, azione; l'azione determina altre esperienze e quindi il ciclo
torna a ripetersi. È così che siamo programmati.
Ci comportiamo sempre allo stesso modo: avendo il ricordo della sofferenza,
cerchiamo di evitarla in futuro, non facendo quelle cose che la provocano.
Questa diventa conoscenza, e ripetiamo sempre lo stesso schema. Con il piacere
sessuale non facciamo altro che ripetere. È così che si muove il pensiero.
Guardate la meccanicità con cui funziona il pensiero, vedetene la bellezza. Il
pensiero dice a sé stesso: "Sono libero di funzionare". Ma il pensiero non è mai
libero, perché si basa sulla conoscenza e la conoscenza è ovviamente sempre
limitata. La conoscenza deve sempre essere limitata perché fa parte del tempo.
Imparerò di più, ma per imparare altre cose devo avere tempo. Non conosco la
lingua russa e voglio impararla. Mi saranno necessari sei mesi, un anno o tutta
la vita. Così la conoscenza è un movimento nel tempo. Tempo, conoscenza,
pensiero, azione costituiscono il ciclo nel quale viviamo. Il pensiero è
limitato; perciò qualsiasi azione compiuta dal pensiero deve essere limitata. Ma
ogni limitazione del pensiero crea inevitabilmente divisione e conflitto.
Se dico di essere indù, se dico di essere indiano, pongo una limitazione e
questa limitazione porta con sé corruzione e conflitto, perché qualcun altro
dice: "Sono cristiano", "Sono buddista". Così c'è conflitto fra noi. Tutta la
nostra vita, dalla nascita fino alla morte, non è altro che una serie di sforzi,
di conflitti; e i tentativi per uscire da questa situazione a loro volta
generano altri conflitti. Così viviamo e moriamo in un conflitto senza fine e
non ci chiediamo mai quale sia la radice di tale conflitto.
Questa radice è il pensiero, perché il pensiero è limitato. Ora, per favore, non
dite: "Come faccio a fermare pensiero?". Non è questo il punto. Il punto è
osservare e capire la natura del pensiero.
"Domande e risposte" di J.
Krishnamurti - Saanen (CH) 1983
Edizioni AEQUILIBRIUM sito web:
www.ntsc.com/aeq
"Sento un tremendo bisogno
di amore... è diventato una continua angoscia; che cosa devo fare?"
La maggior parte di noi si
trova in questa situazione... tutti quanti vogliamo essere amati, soprattutto da
una persona in particolare.
Approfondiamo la questione ... abbiamo un quarto d'ora ...
E' un problema molto complesso ...
Perché vogliamo essere amati ? ... E perché questa pretesa diventa tanto
angosciosa? Qual'é la causa, la radice, il motivo di pretendere che qualcuno ci
ami? ... Capite la mia domanda?
Desidero che voi mi amiate. Io non "voglio", ma diciamo che lo desidero. Perché
?
E' perché mi sento solo?
E' perché sento che se nessuno mi ama non ho alcuna ragione d'essere, alcuna
ragione di vivere? E' perché sento che se sono amato posso crescere, fiorire,
essere felice?
...O è forse perché in me stesso non sono niente ?! Quel "me stesso" non è
niente, ma quando voi mi amate divento qualcosa, seguite?
Vi prego, questa è la vostra vita, non è la mia vita; perciò, per favore,
ascoltate!
C'è una causa che mi induce a chiedervi il vostro amore?
C'è una causa! C'è un motivo! C'è uno stato interiore che dice: "Devo avere
quella tal cosa!".
Abbiamo visto quali sono alcune di queste cause. Una disperata solitudine...
Tutti voi siete disperatamente soli, non è vero?
Sposati, non sposati, in mezzo a un gruppo: gli esseri umani, che si interessano
solo a se stessi, non fanno altro che generare solitudine.
E' questa una delle cause che ci fa desiderare che qualcuno ci ami. Finché c'è
la causa, questa avrà come effetto l'esigenza che qualcuno ci ami.
Ma, allora, posso capire la causa ed esserne libero?
Avete capito che cosa sto dicendo? Vi prego, signori, questa è la vostra vita!
Mi sento solo, depresso, isolato, mi sento disperatamente infelice e se voi mi
amate ... questo vostro amore... mi farà sembrare meravigliosa qualsiasi cosa.
Così... la mia esigenza, la mia sete di amore, il mio bisogno di compagnia, di
stare con qualcuno con cui possa parlare, spiegarmi e così via, tutto questo
scaturisce dalla mia solitudine, c'è una causa, capite?
Ora... mi accorgo di questa causa?, la vedo come qualcosa di attuale?
La causa è che sono solo.
Mi sento solo, e voglio, che, per amor del Cielo, voi mi amiate.
Ma voi non vi curate di me, ve ne andate per i fatti vostri...
e allora !?! ...e allora ...o mi uccido dalla disperazione, mi lascio prendere
dall'angoscia, mi lascio deprimere sempre di più...
oppure fuggo da me stesso, mi interesso di calcio, vado in chiesa, divento
seguace di un guru, mi interesso delle ultime novità di letteratura o di
pittura...
Ma...
si può vedere qual'é la causa della solitudine?
La solitudine è un senso di isolamento. Questo isolamento viene quando non
faccio altro che interessarmi a me stesso, pensare a me stesso: "...sono
infelice, voglio essere amato...", seguite?
Ho ridotto tutta quanta la mia vita -che è qualcosa di straordinario(!)-
ad una faccenda meschina, al bisogno che qualcuno mi ami. Capite?
E' una faccenda tanto insignificante!
Sentendomi isolato sono infelice, e allora spasimo dal desiderio che voi mi
amiate...
Capite?... Vedete la tremenda complessità di una questione tanto semplice?
"Voglio essere amato, ma nessuno mi ama e così sono pieno d'angoscia". Chi pone
la domanda chiede: "Che cosa devo fare?"
Quando il cervello è assalito da tanta angoscia non può pensare con chiarezza
-vi pare?-.
Non può nemmeno ascoltare, tormentato com'è da una disperazione profonda.
E come è possibile che esista un intervallo nel quale possiate ascoltare?...
Capite? Un breve periodo nel quale siate disposti ad ascoltare...
oppure continuerete a non essere disposti ad ascoltare perché preferite rimanere
col vostro tremendo senso di angoscia? -Capite?- E' questo che fa la maggior
parte della gente. Senza quel senso di angoscia voi non siete niente.
E' quel senso di angoscia che vi fa sentire vivi, non è vero?
Su avanti, signori, questa è comune psicologia, è psicologia infantile!
... Così allora,voi, con tutta la vostra angoscia, sarete disposti ad ascoltare
per qualche minuto,... oppure amate a tal punto la vostra angoscia da non avere
alcuna intenzione di ascoltare quello che stiamo dicendo?
...
Come stavamo dicendo l'altro giorno... se voi ascoltate realmente, col vostro
cuore, con la vostra mente, con tutto il vostro essere... allora avete spazio.
Il vostro cervello si acquieta, e allora potete ascoltare... allora proprio
quell'ascolto è come un seme caduto nel terreno. Voi non avete più niente da
fare perché il seme cresce per conto suo... e si moltiplica.
L'amore non è qualcosa che possiate chiedere, che possiate mendicare.
Questo significherebbe che voi state dipendendo da qualcuno. E quando dipendete,
in voi non c'è amore. Quando chiedete a qualcuno di amarvi, questo significa che
in voi non c'è amore . E' ovvio!
Se in voi ci fosse amore, non lo chiedereste a nessuno.
A nessuno chiedereste di amarvi.
Vedete,... ci siamo ridotti ad essere dei mendicanti. E' questo che accade.
Quando entrate in chiesa a pregare siete dei mendicanti. Quando vogliamo che
qualcuno ci aiuti siamo dei mendicanti. Quando dipendiamo dai libri siamo dei
mendicanti. Può non esserci nulla di male ad essere un mendicante, ma rendetevi
conto di quali sono le conseguenze: voi state sempre dipendendo da qualcun
altro.
E ci saranno sempre persone che vi aiuteranno. Che riempiranno la vostra ciotola
della loro spazzatura.
...
Così ..., guardate che cosa è accaduto ascoltando la domanda che ci siamo fatti,
"Voglio essere amato, ma non lo sono, e allora vivo in un'angoscia tremenda. Che
cosa devo fare?". Questo significa non avere amore in se stessi... E allora come
può amarvi un'altra persona? -capite?-... Se voi non avete amore siete incapaci
di riceverne. L'amore non è un senso di vuoto. Al contrario!
Se avete quel sentimento vibrante ... non sentimento, piuttosto... una qualità,
una profondità, una bellezza...
se lo avete non andrete a chiederlo a nessun altro, e con una tazza piena fino
all'orlo.
...
Se avete ascoltato attentamente, il problema è risolto.
Abbiamo finito per questa mattina.
Ci incontreremo di nuovo domani, se lo volete.
Da:
www.riflessioni.it
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