in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Non occorre fare nulla di U.G. Krishnamurti
- Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici.
tratto da: Il coraggio di essere se stessi (versione per internet)
traduzione di: Pierluigi Piazza
Versione italiana completa: Edizioni AEQUILIBRIUM www.ntsc.com/aeq/

Domanda: Sei d'accordo se dico che vivi in uno stato dove non ci sono tensioni? 

U.G: ........ Non sono in conflitto con la società. Il mondo, esattamente così com'è, è la sola realtà che conosco. La realtà ultima è un'invenzione dell'uomo e non ha assolutamente nessuna relazione con la realtà di questo mondo. 
Più cercherete di capire la realtà (che chiamate realtà ultima) più vi sarà difficile vivere la realtà delle cose come sono. In pratica sono i vostri tentativi per sfuggire la realtà del mondo così com'è che vi rendono difficile vivere in armonia con le cose che vi circondano. 

Noi abbiamo una nostra idea di armonia. "Come vivere in pace con se stessi." Questa è solo un'idea. C'è già una pace straordinaria presente qui, dentro di noi. E' proprio la creazione di questa idea di pace, la quale è totalmente avulsa dall'armonioso funzionamento di questo corpo, che vi rende difficile vivere in pace. 
Quando vi libererete dal desiderio di raggiungere, o sperimentare quella realtà che collocate fuori di voi, troverete non solo che è difficile comprenderla, ma anche che non vi è possibile farne esperienza; ma almeno sarete fuori da questo assurdo. Accetterete il fatto che non c'è niente, proprio niente, che possiate fare per sperimentare la realtà, eccetto la realtà delle cose come ci sono imposte dalla società. 
Noi dobbiamo accettare le cose come sono, perché è essenziale per noi agire in questo mondo in modo intelligente e sano. Se non lo facciamo siamo persi. Finiremo al manicomio. Allo stesso tempo dobbiamo capire che non c'è alcuna possibilità di sperimentare la realtà. A quel punto non saremo più in conflitto con la società, e anche il desiderio di voler essere diversi da ciò che siamo avrà fine. 

Il traguardo che vi siete preposti, la meta che avete accettato come ideale da raggiungere e la domanda di essere qualche cosa di diverso da ciò che siete non ci saranno più. 
Parimenti cesserà lo sforzo per perseguire quelle mete che la cultura ha posto davanti a voi e che voi avete accettato come desiderabili. Voi siete come siete. 

Quando la richiesta di essere diversi da come siete non c'è più, voi cessate di essere in conflitto con voi stessi; di conseguenza, non potete essere in conflitto con la società attorno a voi, mentre, se non siete in pace con voi stessi, non potete essere in pace nemmeno con gli altri. 
Anche in questo caso non ci sono garanzie che i vostri vicini saranno in pace con voi; a quel punto però la cosa non vi disturberà più. 
Nello stesso tempo, se siete in pace con voi stessi, diventate una minaccia per la società come funziona oggi. Sarete una minaccia per chi vi sta vicino perché anche loro, che stanno cercando quella buffa cosa chiamata pace, si sentiranno indotti ad accettare la realtà del mondo così com'è. Diventerete una minaccia alle loro esistenze come le conoscono e le sperimentano. 

Voi siete tutti soli - non parlo della solitudine che la gente vuole evitare - voi siete realmente soli. 

Non è la realtà ultima ciò che vi interessa realmente, non gli insegnamenti dei guru, non quelli dei santi, non il mucchio di tecniche che conoscete; niente di ciò vi darà l'energia che state cercando. 
Quando il movimento del pensiero finirà, quello creerà le condizioni per rilasciare le energie che sono già in voi. Non deve essere l'insegnamento dei santi. Non deve essere nessuna tecnica inventata dall'uomo - perché non c'è attrito là. Voi davvero non avete idea. 

Il movimento là (indicando l'ascoltatore) ed il movimento qui (indicando se stesso) sono uno e identico. La macchina umana non è diversa dalle macchine là fuori. Entrambe girano all'unisono. Qualsiasi sia l'energia che sta agendo all'esterno di voi, è la stessa che sta agendo qui, all'interno di voi. Quindi qualsiasi energia voi sperimentiate attraverso la pratica delle vostre tecniche è un' energia provocata dall'attrito. Quell'energia è prodotta dall'attrito del pensiero. - I tentativi che fate per sperimentare quell'energia sono i responsabili delle vostre esperienze. Ma la vera energia è qualche cosa di cui non potete fare esperienza. E' giusto un'espressione della vita, una manifestazione della vita. Non occorre fare proprio nulla. 

Tutti i vostri sforzi per sperimentare quell'energia prevengono la possibilità che l'energia che è già presente, e che è una manifestazione ed un'espressione della vita, esprima se stessa. 
Non possiamo valutare queste cose nei termini che usiamo di solito per le cose che facciamo: le tecniche di meditazione, lo yoga e tutto il resto. Non sono contro queste cose, non fraintendetemi, ma tutto ciò non è il mezzo per raggiungere il traguardo che vi siete prefissi. Il traguardo stesso è falso. Se è un corpo flessibile ciò che vi interessa, probabilmente le tecniche yoga vi aiuteranno. Ma certo lo yoga non è lo strumento per raggiungere ciò che chiamate illuminazione o trasformazione o qualunque altra parola vogliate usare. 
Anche le tecniche di meditazione sono azioni basate su se stesse. Sono meccanismi di auto- perpetuazione. Voi mancate l'obiettivo nella vostra ricerca della realtà ultima proprio a causa di tutte queste tecniche, che non sono altro che stratagemmi che usate allo scopo di rendere permanente il vostro io. 
Voi realizzerete all'improvviso, o albeggerà in voi, la comprensione che la ricerca stessa della realtà ultima è un meccanismo di auto- perpetuazione. Non c'è nulla da raggiungere, nulla da guadagnare, nulla da ottenere. 

Il vostro stesso impegno per perseguire gli obiettivi che vi siete preposti è ancora un meccanismo per dare continuità al vostro sé. Usando le parole "meccanismo per dare continuità al vostro sé", non intendo affermare che esista un sé o una entità. Devo usare la parola sé perché non ci sono altre parole. Ogni cosa vogliate raggiungere nasce dal vostro "io", ed è quindi un'attività basata sull'ego
Quando uso i termini: "Attività basata sull'ego", voi interpretate come qualche cosa che dovrebbe essere evitato, perché l'assenza di egoismo è il vostro traguardo. Ma più a lungo fate cose per essere senza egoismo, più a lungo rimanete individui egoisti. Quando questa spinta a voler essere persone altruiste viene meno, allora sparisce anche l'egoismo e sparisce l'attività basata sull'ego. Le tecniche, i sistemi, i metodi che voi state usando per raggiungere il vostro obiettivo di assenza di ego sono tutti prettamente egoistici. 

Sfortunatamente la società ha posto davanti a noi quel traguardo ideale, in quanto un uomo altruista sarà un grande bene per la società; e la società è interessata solo nella propria continuità - Lo "status quo" - Tutti i valori che noi accettiamo come valori da coltivare, sono inventati dalla mente umana per auto-mantenersi, auto-perpetuarsi. 

Il fatto di avere un obbiettivo è poi ciò che vi rende possibile continuare a questo modo, ma voi non otterrete proprio nulla. La speranza che un giorno, attraverso qualche miracolo o attraverso l'aiuto di qualcuno, voi potrete raggiungere le vostre mete è ciò che vi tiene in movimento, ma, di fatto, voi non otterrete nulla. 
Voi realizzerete in qualche modo, durante questo percorso, che qualsiasi cosa stiate facendo per raggiungere i vostri obbiettivi non vi sta portando da nessuna parte. Allora vorrete provare altri sistemi. Ma se ne provate uno e vedete che non funziona, dovreste capire che anche gli altri sistemi sono esattamente la stessa cosa. Questo deve essere molto, molto chiaro. 

Qualsiasi sforzo stiate facendo durante questo, dovrebbe albeggiare in voi la comprensione che non state andando da nessuna parte. Fintanto che dureranno i vostri desideri voi farete qualcosa per perseguirli. Ma voi dovete essere molto chiari con voi stessi sulla natura dei vostri desideri. Cosa volete? Vi faccio continuamente questa domanda. Voi dite, "voglio essere in pace con me stesso." Questa è una cosa impossibile perché tutto quello che state facendo per essere in pace con voi stessi è ciò che distrugge la pace, che è già presente lì in voi. 
Avete messo in moto il movimento del pensiero, e questo sta distruggendo la pace che è già presente. Vedete, è molto difficile comprendere che è proprio ciò che fate che crea gli ostacoli, e nel contempo disturba l'armonia e la pace che ci sono già. 

Qualsiasi movimento del pensiero, in ogni direzione, ad ogni livello, è una cosa molto distruttiva per il funzionamento, pieno di pace, di questo organismo vivente; il quale non è per nulla interessato alle vostre esperienze spirituali. Esso non ha veramente nessun interesse nelle vostre esperienze per quanto straordinarie possano essere. 
Quando vi succede di avere una di queste esperienze, nasce subito l'esigenza di averne altre e altre ancora, e da ultimo voi desiderate essere in quello stato permanentemente. Ma la felicità, la beatitudine eterna, sono cose che non esistono. Voi pensate che esistano, a causa di tutti quei libri che leggete e che parlano di felicità, di beatitudine eterne. Ma nello stesso tempo sapete molto bene che quella ricerca non vi sta conducendo da nessuna parte. 
Il meccanismo coinvolto in questo processo, lo strumento che state usando, sono la causa della vostra ricerca senza fine perché essi non conoscono nient'altro. Questo meccanismo è il prodotto di tante migliaia di anni di sforzi e di volontà. 
Il vostro tentativo di raggiungere uno stato privo di tensioni attraverso lo sforzo non avrà successo. State dimenticando che quello stato di assenza di sforzo non esiste per nulla. Volete raggiungere uno stato dove non ci sia sforzo con lo sforzo, come diavolo potrà succedere una cosa del genere? Dimenticate che ogni cosa che state facendo, ogni movimento, ogni desiderio che sono in voi, sono essi stessi sforzo. 

L'assenza di sforzo è qualche cosa che non può essere raggiunta con lo sforzo. Tutto ciò che fate per fermare lo sforzo è inevitabilmente uno sforzo. È realmente una cosa pazzesca. Non vi siete mai messi veramente in quel vicolo cieco. Se lo fate diventerete pazzi; ma voi siete spaventati da una cosa del genere. 
Dovete comprendere che ogni cosa che state facendo per essere in quello stato di assenza di sforzo, indipendentemente dal perché la stiate facendo, è comunque ancora sforzo. Anche la volontà di abbandonare lo sforzo è ancora sforzo. Uno stato senza sforzo è la totale assenza di volontà e di sforzo, di ogni tipo e sempre, ma è qualche cosa che non può essere raggiunto attraverso un atto volitivo. 

Dovreste comprendere che ciò che state facendo è totalmente privo di significato. Potete cambiare le tecniche, potete cambiare i maestri, ma di base ed essenzialmente gli insegnamenti che state usando per raggiungere la vostra meta sono essi stessi l'ostacolo; non importa quale sia il maestro che state seguendo. 
Se voi mettete in discussione gli insegnamenti, sfortunatamente dovete mettere in discussione anche i maestri stessi, 
- ma a quel punto sorge il dubbio: "Sono io che sto sbagliando qualche cosa, un giorno riuscirò a capire". Io dico che se non vi è possibile capire oggi, non capirete nulla neanche domani. La vera comprensione è l'assenza della richiesta di comprendere - ora o domani. 

Nel presente non c'è necessità di comprensione. La comprensione è sempre proiettata nel futuro. Nell'istante attuale non avete necessità di comprendere. 

Può sembrarvi ridicolo, ma questo è esattamente come stanno le cose. Cosa state cercando di capire? Non potete neanche comprendere ciò che sto dicendo ora. Sono 20 giorni che sto parlando e posso andare avanti, ma voi non comprenderete nulla. Non è così difficile. È veramente semplice. Il problema reale è che la struttura (la mente) che è implicata in questo processo è così complicata che non accetta la semplicità delle cose. 
Questo è realmente il problema. "Non può essere così semplice" è il vostro pensiero. Siccome quella struttura è così complessa, si rifiuta di prendere in considerazione l'ipotesi che le cose siano così semplici. 
Così voi capirete domani, non oggi, non ora. E domani è la stessa storia, e anche fra dieci anni sarà la stessa storia. Che cosa fate in questa situazione? Noi tutti stiamo attraversando questa esperienza. O la superate, o sballate. Le possibilità di sballare sono veramente tante se vi cacciate in quel vicolo cieco. Ma voi non farete una cosa del genere. 

Cosa volete capire? Non sto dicendo nulla di profondo. Sto ripetendo le stesse cose giorno dopo giorno. Può sembrarvi molto contraddittorio. - Vi sfugge ciò che sto facendo - Sto esponendo un concetto, ed il secondo concetto nega il precedente. Qualche volta vedete delle contraddizioni in quello che dico. Ma in realtà non ci sono contraddizioni. Se il primo concetto non ha espresso quello che sto tentando di esprimere, il secondo concetto lo nega. Il terzo concetto negherà i primi due, ed il quarto i precedenti tre. Non con il proposito di dimostrare qualche cosa, non con la pretesa di comunicarvi niente. C'è solo questa serie di negazioni. Non c'è niente che debba essere comunicato. Non c'è assolutamente la volontà di arrivare a nulla. La vostra meta è capire. Voi volete comprendere, vedete. Ma non c'è nulla da comprendere qui. Ogni volta che voi cercate di ricavare qualche senso da quanto diciamo, io provo a dimostrarvi che questo senso in realtà non esiste. Non è la dottrina del "neti-neti". 

In India hanno sviluppato questo approccio negativo. Ma questo così detto approccio negativo è ancora un approccio positivo, perché loro sono ancora interessati nel raggiungere qualche meta. Siccome hanno fallito con l'approccio positivo, hanno inventato quello che è chiamato approccio negativo. "Non questo, non quello". L'ignoto non può essere né raggiunto né, sperimentato attraverso un approccio positivo. 
Il così detto approccio negativo in realtà non è negativo perché c'è ancora la meta positiva di voler conoscere o sperimentare l'ignoto, ma ciò è qualche cosa che non può essere sperimentato. È solo un trucco, una presa in giro di se stessi. Se l'obbiettivo, indipendentemente da quale sia, è positivo, anche l'approccio lo è. Va bene come gioco, è interessante, ma, là, non esiste qualche cosa come l'oltre, non esiste una cosa come l'ignoto. Se voi accettate che esista l'ignoto, farete una cosa o l'altra per conoscerlo. Il vostro interesse è "Conoscere". Quest'assurdo tentativo di sperimentare una cosa che non può essere sperimentata, non finirà mai. 

L'ignoto non esiste! Voi scoprirete come io posso fare una asserzione così dogmatica. Fino a quando inseguirete l'ignoto, questo movimento continuerà ad esistere. Il pensiero che ci sia qualche cosa che potete fare vi da la speranza. Magari un giorno riusciremo a fare l'esperienza dell'ignoto. Ma come può l'ignoto diventare noto? Non avete nessuna possibilità! Anche supponendo per un istante che questo movimento (il desiderio di conoscere l'ignoto) non ci sia, quello che rimane non lo conoscerete mai. Non avete modo di conoscerlo, di catturarlo, di sperimentarlo, o di esprimerlo. 

Parlare di beatitudine, amore, sono solo romanticherie, perché non c'è modo di catturare, contenere od esprimere quell'amore. Albeggerà in voi la comprensione che questo (il pensiero) non è lo strumento che vi può aiutare a comprendere, e che non esiste nessun altro strumento. 

Non sono venuto qui a tenere un discorso, voi dovreste aiutarmi. 

Se interpretate ciò che sto dicendo nei termini dei vostri valori, o di qualche codice di condotta, rischiate realmente di mancare l'obbiettivo. Non che io sia contro i codici morali o etici. Questi hanno un valore sociale, sono essenziali per il buon funzionamento della società. Voi avete bisogno di questi codici di condotta per funzionare nel mondo in modo intelligente. Altrimenti ci sarebbe il caos totale. Questo è un problema sociale. Non un problema etico, né religioso. Dovete separare le due cose perché il mondo in cui viviamo oggi è cambiato. Dobbiamo trovare un altro modo per convivere in armonia con il mondo attorno a noi. Se voi siete in conflitto con voi stessi, non potete essere in armonia con la società. La responsabilità è vostra. 

Temo che se interpretate quello che dico in termini religiosi voi mancherete realmente l'obbiettivo. Ciò che dico non ha niente a che fare con la religione. Non vi sto suggerendo di essere diversi da quello che siete. Cosa impossibile, d'altro canto. Non sto provando a liberarvi da niente. Non penso che ci sia qualche scopo in questi miei discorsi. Voi potete spazzare via quanto dico asserendo che è un nonsenso, è un vostro diritto. Ma magari potete accorgervi che l'immagine che avete dei vostri obbiettivi, o l'idea di come cambierete un giorno attraverso gli sforzi e la volontà, non hanno assolutamente nessuna relazione con "quello" che sto descrivendo. Quello di cui parlo non è realmente ciò che vi interessa. 
Vi stavo dicendo l'altro giorno che mi piacerebbe darvi giusto un assaggio di quello stato. Non un assaggio nel senso in cui voi usate il termine. Giusto un tocco. Non vorreste più averne a che fare per nessun motivo. E d'altro canto quello che volete, quello che vi interessa, non esiste. 

Voi potete avere un mucchio di piccole esperienze, se quello è ciò che vi interessa. Fate le vostre meditazioni, fate tutto quello che volete, sperimenterete un mucchio di cose. È molto facile fare queste esperienze attraverso l'uso delle droghe. Non vi sto raccomandando questo, ma le esperienze sono le stesse, esattamente le stesse. 

I dottori dicono che le droghe danneggiano il cervello, ma anche la meditazione se è fatta seriamente danneggia il cervello. C'è gente che è impazzita, gente che si è buttata nel fiume, che ha fatto un mucchio di stranezze; si sono rinchiusi in una caverna perché non potevano più fronteggiare le loro esperienze. 

Vedete, non vi è possibile guardare i vostri pensieri, come non è possibile essere consapevoli di ogni passo che fate; se farete una cosa del genere, impazzirete. Non sarete più in grado di camminare. Quando si dice che uno dovrebbe essere consapevole di ogni cosa, non si intende una cosa del genere. Come può essere possibile guardare ogni pensiero, e perché dovreste farlo? Per avere autocontrollo? Non potete avere quel controllo, è una cosa tremenda. 

Quando vi capita di immaginare che state controllando i vostri pensieri, e sperimentate un vuoto tra quei pensieri, o qualche stato di assenza di pensiero, sentite che state raggiungendo qualche cosa. Quello è uno stato di assenza di pensiero indotto dal pensiero stesso, solo un vuoto tra due pensieri. Il fatto che voi possiate sperimentarlo dimostra che il pensiero è ancora estremamente attivo in voi. 
Vi pongo questa analogia: il pensiero si comporta come il fiume Rodano che attraversa la Francia, scompare sotto terra per poi riapparire ancora. È andato sottoterra ma è ancora presente. Non potete usarlo per navigare, ma alla fine torna in superficie. Allo stesso modo tutte queste cose che voi state respingendo nelle regioni remote del vostro cervello, (illudendovi di sperimentare qualche cosa di straordinario) ritornano poi in superficie. E voi le troverete addirittura aumentate dentro di voi. 

Adesso voi non siete consapevoli del vostro respiro. Non vi serve esserlo. Perché volete essere consapevoli di quel respiro? Se mi dite che lo fate per espandere i vostri polmoni, per avere un torace possente, - allora è un altro paio di maniche, Ma perché volete essere consapevoli del movimento del respiro dall'origine alla fine? Il pensiero e il respiro sono due cose strettamente correlate. Questo è il perché voi volete controllare il vostro respiro. Osservarlo è anche un modo per controllarlo per qualche momento. Ma se trattenete il respiro a lungo, vi soffocherete e morirete allo stesso modo per cui ogni cosa che fate per trattenere o bloccare il flusso del pensiero vi condurrà alla morte, letteralmente alla morte, o al meglio danneggerete qualche organo. Il pensiero è una vibrazione straordinaria. È come il vibrare di un atomo. Non potete giocare con queste cose. 

Non raggiungerete mai il vostro obbiettivo di controllare il pensiero. Il pensiero deve funzionare nel modo che gli è proprio, nel suo modo disgiunto e scollegato, e questo modo di funzionare non può essere raggiunto attraverso uno sforzo volitivo. Deve ritornare al suo ritmo naturale. Il vostro sforzo per ricondurlo a quel ritmo non fa altro che togliergli naturalezza. 
Il pensiero ha una sua vita propria che sfortunatamente è diventata qualche cosa di parallelo rispetto al movimento della vita stessa. Questi due movimenti sono sempre in conflitto, e questo conflitto terminerà solo alla morte del corpo. 

Il pensiero è diventato il padrone di questo corpo. Esso si è impadronito di tutto quanto. Sta ancora provando a controllare ogni cosa dentro di voi. E voi non potete più, per usare una metafora, "buttare fuori il servo dalla casa", per quanto ci possiate provare. Se lo fate con la forza, lui brucerà l'intera casa, anche sapendo bene che con la casa brucerà anche lui. È una cosa folle per lui. Ma questo è quello che succederà se ci provate. 
Non spingete queste similitudini alle loro logiche conclusioni, ma capite da voi stessi quando fate queste cose, e non prendetele alla leggera. Oppure pigliatele veramente alla leggera e giocate con esse; se usate queste cose come giocattoli, va bene. 

D: Stai suggerendo di lasciarci semplicemente andare? nessun conseguimento, solo fluire? 

U.G: Anche quel "fluire" non è qualche cosa di volontario da parte vostra. Voi non dovete fare nulla. Non siete separati dal pensiero. Questo è ciò che enfatizzo. Voi non potete separarvi dal pensiero e dire: "questi sono i miei pensieri". Una cosa del genere è una vostra illusione, e voi non potete restare senza illusioni. Rimpiazzate continuamente un'illusione con un altra. Sempre. 

D: Sono d'accordo con quanto dici. 

U.G.: Se tu accetti il fatto che rimpiazzi continuamente un' illusione con un' altra illusione, allora hai capito che il tuo volere essere libero dalle illusioni è impossibile ; che quel volere stesso è un' illusione. Perché vuoi essere libero dalle illusioni? Sarebbe la tua fine..... 
Non sto cercando di spaventarvi, sto solo sottolineando che non è un gioco divertente da giocare. Quell'assembramento di illusioni siete voi stessi, come vi conoscete. Quando la conoscenza che voi avete di voi stessi svanisce, finisce con essa anche la conoscenza che avete del mondo. Non può rimanere nulla. Ma quella conoscenza non finirà tanto facilmente, essa tenterà di rimpiazzare sempre una illusione con un'altra. 

Voi non accettate di essere persone normali, persone ordinarie. Quello è il vero problema. È molto difficile essere una persona ordinaria. La cultura vi chiede di essere qualche cosa di diverso da ciò che siete. Questo ha creato una sorta di spinta, - un movimento potentissimo e tremendo del pensiero, - il quale vi spinge ad essere diversi. Il pensiero serve nell'ambito materiale, altrimenti è inutile. 

Il solo scopo del pensiero è di sovrintendere al nutrimento del corpo ed alla riproduzione. Quello è tutto l'uso che potete fare del pensiero. Null'altro. Non può essere usato per speculare. 

Voi potete costruire una struttura di pensiero filosofico tremenda, ma non avrebbe assolutamente valore. Potete interpretare tutti gli eventi della vostra vita e costruire altre strutture di pensiero, ma non servirà; Lo scopo del pensiero non è questo. 

Nello stesso tempo tempo dimenticate che tutte le cose attorno a voi sono create dal pensiero. Voi stessi siete nati dal pensiero, altrimenti non sareste qui. In quel senso il pensiero ha un valore tremendo, e nello stesso tempo è ciò che vi distruggerà. 

Questo è il paradosso. Tutto ciò che avete creato in questo mondo è stato fatto grazie al pensiero, ma sfortunatamente il pensiero è diventato il nemico dell'uomo; perché l'uomo sta cercando di usare il pensiero per scopi per i quali non è adatto. Può essere usato per risolvere problemi tecnici, molto bene ed efficacemente, ma non potete usarlo per risolvere i problemi della vita. 

Pensiero positivo, qualità della vita positiva, cose molto interessanti sapete. Non potete sempre essere positivi. Come potete esserlo sempre? Tutto ciò che non vi induce dei pensieri positivi voi lo chiamate negativo. Ma il positivo e il negativo esistono solo nell'area del vostro pensiero. Quando il pensiero non c'è, quello che rimane non è né positivo, né negativo. Come stavo dicendo, non esiste (questa cosa come) l'approccio negativo. È una contorsione. 

Vi sto incoraggiando ad ergervi da soli - potete camminare, potete nuotare, non annegherete. Questo è quello che posso dire. Se c'è la paura, quasi certamente affonderete. Altrimenti c'è sempre una zattera di salvataggio là nell'acqua che vi tiene a galla. 
La paura di andare a fondo è la cosa che vi rende impossibile lasciare che il movimento della vita si esprima nel suo modo naturale. Capite, non ha scopi, è giusto un movimento senza direzioni. Voi state tentando di manipolarlo e di canalizzarlo lungo una particolare direzione in modo da trarne qualche beneficio. Ma in voi esiste solo questo movimento senza direzioni. 

D: Attualmente noi come esseri umani siamo piuttosto affezionati al pensiero. Ma perché pensiamo tutto il tempo? 

U.G.: Ti farò io una domanda. Dimmi quando pensi? Non perché pensi, questa non è la domanda, ma quando pensi? 

D: Per quello che posso sapere, tutto il tempo. 

U.G.: Bene, tutto il tempo, e perché? Cos'è responsabile per il tuo pensare tutto il tempo? Facci caso. Tu pensi quando vuoi qualche cosa, in quel caso tu pensi. Mi è molto chiaro questo. 

D: Non necessariamente. 

U.G.: Naturalmente, non ti rendi neppure conto che stai pensando. Sei cosciente che stai pensando ora? È un meccanismo automatico. 

D: Si è automatico, questo è vero. 

U.G.: Se non sei cosciente del fatto che stai pensando, perché vuoi capire la causa del tuo pensare? Io non sono cosciente del fatto che sto parlando. Anche tu stai parlando e mentre parli non pensi: "Sto parlando". Quando tu formuli la domanda "Sto pensando?" la tua risposata dovrebbe essere "Si". Quel "Si" è ancora un pensiero automatico. 

D: Non importa se è automatico. 

U.G.: Tutto in noi sta funzionando in modo automatico. Qualsiasi cosa (è) dentro di te quando è stimolata viene fuori. Nel gergo del linguaggio dei computer, l'input deve essere stato caricato, e questo caricamento dell'input è andato avanti per lungo tempo. Quando c'è uno stimolo, esso viene fuori. Se non ci sono stimoli, il pensiero cessa. Questa è la ragione per la quale vai avanti ad acquisire questa conoscenza, nutrendola continuamente con nuove nozioni. 

Cosa conoscete? Voi sapete un mucchio di cose. Avete raccolto tutta questa conoscenza da varie fonti e vi siete riempiti con essa. La maggior parte non vi serve. Conoscete già un mucchio di cose e volete saperne sempre di più per usarle. 
Non esiste la conoscenza per amore della conoscenza. Vi serve perché vi dà potere. "Io conosco; l'altro no". Ciò vi dà potere. Potete non essere coscienti che il fatto di sapere più degli altri vi dà potere. L'acquisizione di sempre maggiore conoscenza, molta di più di quella che è essenziale per la sopravvivenza, è al fine di acquisire maggior potere sugli altri. 

La conoscenza tecnologica, pratica che vi serve per vivere, è comprensibile. Questo è tutto. Io devo avere qualche conoscenza tecnica. La società non mi retribuirà a meno che io abbia qualche cosa da dare in cambio. Allora voi dovete dare quello che gli altri chiedono, non ciò che avete da dare. Cosa avete da dare? Voi non avete nulla da dare, in ogni caso. 

Altrimenti che valore ha questa conoscenza per voi? Volete maggiore conoscenza di cose che realmente non conoscete. 

Noi stiamo sempre parlando del pensiero e dell'atto di pensare. Cos'è il pensiero? Avete mai guardato i vostri pensieri? Lasciate perdere il controllare il pensiero,il manipolare il pensiero, lasciate perdere l'uso del pensiero per raggiungere qualche cosa di materiale o altro. Voi non potete guardare i vostri pensieri, perché non potete separarvi da essi. Non esiste pensiero a parte la conoscenza che voi avete del pensiero stesso, a parte la vostra definizione del pensiero. Se qualcuno vi chiede "Cos'è il pensiero?" potete solo rispondere enunciando il concetto che avete imparato riguardo al pensiero; potete solo usare una risposta che gli altri hanno già dato. 

L'unica possibilità che avete di enunciare un pensiero che sia vostro è attraverso la manipolazione dei pensieri che esistono già. Esattamente come quando, mescolando colori differenti, create migliaia di altri colori, ma in pratica quelle migliaia di colori possono essere riportati ai sette colori principali presenti in natura. Quindi i pensieri che voi reputate essere vostri non sono altro che una rielaborazione dei pensieri esistenti, proprio come i colori. Quello è ciò che chiamate pensiero. 
Io dico che non c'e' pensiero altro che ciò che conoscete riguardo al pensiero. Se capite questo, l'insignificante tentativo di guardare i vostri pensieri finisce. Tutto quello che c'è è solo la vostra conoscenza, che a sua volta non è altro che l'insieme delle definizioni date dagli altri. Ed è da queste definizioni che eventualmente, se siete abbastanza intelligenti, create le vostre idee, le vostre definizioni. 

Quando guardate un oggetto non vedete quello, bensì vedete la conoscenza che avete dell'oggetto stesso. C'è l'illusione che il pensiero sia qualche cosa di diverso dall'oggetto, ma siete voi che create l'oggetto. L'oggetto può essere realmente là, ma ciò che percepite voi è solo la conoscenza che avete riguardo all'oggetto. Oltre quella conoscenza, indipendentemente da quella, voi non avete modo di conoscere nulla. Non avete possibilità di fare un' esperienza diretta di nulla. 
Usando la parola "diretta", non voglio dire che ci siano altri modi di avere esperienza delle cose oltre il modo nel quale le state sperimentando. Esiste solo la conoscenza delle cose, e quello è tutto quanto potete sperimentare. Realmente non sapete cosa sia. 

E' lo stesso procedimento quando volete sapere qualche cosa o sperimentare qualche cosa riguardo al pensiero. Non esiste dentro o fuori. Quello che esiste è solo il riflusso di quella conoscenza. E' chiaro che non potete separarvi dal pensiero e guardarlo. 

Quando insorgono in voi queste domande, dovrebbe sorgere anche la comprensione che non esistono risposte sensate, perché tutto è acquisito dall'esterno. Così quel movimento, quella domanda, si fermano. Non c'è più necessità di rispondere alla domanda, non più necessità di conoscere nulla riguardo ad essa. Tutto il conosciuto finisce, non ha più spazio, ed in voi albeggia la comprensione che è senza significato provare a rispondere a domande per le quali non esistono risposte. Ci sono le risposte date dagli altri. Voi non dovete dire nulla sul pensiero, perché tutto quello che potete dire è ciò che avete raccolto da altre fonti. Non potete avere risposte vostre proprie. 

D: Possiamo comunque avere sempre una conversazione. 

U.G.: Sì certo. 

D: Oltre le domande...... 

U.G.: Sì va bene. 

D: Ci sono comunque cose concrete attorno a noi, e quello che sappiamo e conosciamo riguardo a queste. 

U.G.: Ma le cose concrete come le conoscete sono irreali. Voi non conoscete nulla circa le persone o le cose, eccetto le vostre idee proiettate sugli oggetti o sulle persone. La vostra conoscenza deriva dall'esperienza e continua sempre allo stesso modo, sempre la stessa, all'infinito. Non avete modo di sperimentare la realtà. 

D: Ciò che ho compreso è questo. Quando noi parliamo della realtà noi possiamo solo parlare della nostra conoscenza e chiamare questa conoscenza realtà. 

U.G.: Allora tutto ciò diventa una discussione accademica, o un dibattito, dove ognuno cerca di dimostrare che sa o conosce più degli altri. A cosa vi porta ciò? Ognuno cerca di avere ragione e di convincere gli altri del suo punto di vista. 

D: La mia domanda è questa: c'è qualche possibilità - capisco che non ci sono modi - ma c'è almeno una possibilità di passare da questa conoscenza della realtà alla realtà stessa? 

U.G.: Se sei abbastanza fortunato (è solo fortuna) da trovarti fuori da questa trappola della conoscenza, il problema della realtà per te è risolto. La domanda sorge da questa stessa conoscenza, che è interessata a trovare la realtà ed a sperimentare direttamente cosa sia questa realtà. Quando questa conoscenza non c'è più, svanisce anche la domanda. A quel punto finisce anche il bisogno di avere delle risposte. Questa domanda che voi fate a voi stessi, ed a me, è nata dall'assunto che esiste una realtà, e l'assunto è nato dalla conoscenza che avete riguardo a questa realtà ..... La conoscenza è la risposta che è già in voi. Questo spiega anche il perché voi ponete la domanda. La domanda sorge automaticamente. 

Ciò che è necessario non è ottenere una risposta, ma è comprendere che la domanda che state facendo a voi stessi, o a qualcun'altro, nasce dalla risposta che è già in voi, che, a sua volta, è ancora conoscenza. 
Se indugiate a lungo in questo meccanismo di domanda e risposta, esso diviene un rituale senza senso. Se voi siete realmente interessati nel trovare la realtà, deve nascere in voi la comprensione che il meccanismo da cui nascono le domande trae origine a sua volta dalle risposte che avete già. Altrimenti non ci potrebbero essere domande. 
Prima di tutto c'è l'assunto da parte vostra che ci sia la realtà, e poi che ci sia qualche cosa che voi potete fare per sperimentare quella realtà. Se non ci fosse la conoscenza della realtà, voi non potreste avere nessuna esperienza della realtà stessa, questo posso assicurarvelo. 
Se questa conoscenza non è presente, ci può essere qualche altro modo di sperimentare la realtà? Voi ponete la domanda. La domanda esiste assieme alla risposta. Così non c'è nessuna domanda e non c'è bisogno di risposte. 

Non voglio fare un ragionamento profondo. Sto solo provando ad evidenziare cosa è coinvolto nel meccanismo di domanda e risposta. Di fatto non sto rispondendo alle vostre domande. Sto solo sottolineando che voi non potete avere domande quando non ci sono risposte. 

D: Capisco, ma vorrei continuare questo gioco. 

U.G.: Va bene. Magari a te piace giocare; a me, no. In ogni caso vediamo cosa si può fare. 

D: Tu conosci il nostro interesse per la conoscenza, stai parlandoci della realtà e della possibilità di accettare questa realtà. 

U.G.: Così com'è. 

D: Così com'è? 

U.G.: Come ci è imposta dalla cultura al fine di vivere in modo intelligente e sano in questo mondo; ed al fine di comprendere che non c'è altro al di là di un fine funzionale. Altrimenti saremmo nei guai, vedete. Se non chiamate questo microfono col suo nome e decidete di chiamarlo scimmia, noi tutti dovremmo reimparare, e ogni volta che guardiamo il microfono dovremmo chiamarlo scimmia invece di microfono. Il pensiero ed il linguaggio sono molto comodi ai fini della comunicazione. 

D: Allibisco al pensiero di cosa succederebbe se chiamassimo questa sedia lampada e questo tavolo cappello, perché la nostra conoscenza e la nostra filosofia sono tutte collegate a questi nomi. 

U.G.: È interessante costruire una struttura filosofica. Questo spiega il perché noi abbiamo così tanti filosofi. 

D: Per quanto posso capire c'è solo una cosa per la quale merita sforzarsi ed è la capacità di accettare. 

U.G.: Non vedi la contraddizione in queste parole? Se tu accetti, dove è la necessità di uno sforzo? Lo sforzo svanisce. Se accetti una cosa, non puoi più parlare di sforzo. Se accetti, se credi in qualche cosa, tu l'accetti come un atto di fede; e questa è la fine dello sforzo. Se tu lo metti in questione, significa che non l'hai accettata, che non sei sicuro di quella cosa. 

D: Ho dovuto acquisire le conoscenze necessarie prima di poter ottenere questo lavoro d'avvocato. 

U.G.: Tu hai dovuto combattere, e sforzarti molto, per acquisire la conoscenza necessaria per avere il lavoro. Questo è comprensibile. È il solo modo, non ve ne sono altri. Ma tu stai applicando lo stesso principio per raggiungere i tuoi così detti "traguardi spirituali". Questa è la differenza che io sottolineo. 
Come avvocato sai cosa succede nei tribunali. Devi istruirti sulle cause precedenti. Durante le cause entrambe le parti citano i giudizi precedenti. Il giudice accetta i tuoi argomenti o quelli della controparte, e dà un giudizio in favore del cliente dell'uno o dell'altro. Allora tu ricorri in giudizio, presso la corte superiore. Là è la stessa cosa. In fine si arriva alla corte suprema dove il giudice dà il verdetto finale. Tu puoi non essere d'accordo con il giudice, il cliente può fare tutto quanto è in suo potere per rifiutare il verdetto, ma il giudizio viene fatto rispettare dalla legge. Se è una causa civile, il cliente perderà quello che reclamava; se è una causa penale, il cliente finirà in prigione. Da ultimo, è il modo con cui si dice il falso o il vero quello che fa la differenza. In ultima analisi è arbitrario. 

Così è molto importante per te essere preparato su tutto quello che riguarda la legge. E' essenziale acquisire la conoscenza che il tuo lavoro richiede. Più sei efficiente, migliori sono le tue possibilità. Più sei intelligente, maggiori sono le tue prospettive. Questo è comprensibile. 

Devi metterci grande sforzo e combattività, usare la tua volontà per arrivare al successo. In ogni caso poi vorrai avere sempre di più. 

Ma tu stai usando gli stessi strumenti per raggiungere i tuoi obbiettivi spirituali. Questo è ciò che evidenzio. 

Voi non potete concepire la possibilità che esista qualche cosa al di fuori del tempo. Tutto richiede tempo. Ci sono voluti così tanti anni per voi per arrivare dove siete oggi, e continuate a muovervi ed a lottare per raggiungere una posizione sempre più alta. 
Lo strumento, cioè la mente, che voi state usando, non concepisce la possibilità di raggiungere niente senza sforzo, senza impegno, senza produrre risultati. Ma i problemi che voi dovete affrontare nella vita sono i problemi del "come vivere". La mente non ci ha aiutato a risolvere questi problemi. 
Voi potete trovare qualche soluzione temporanea, ma quella soluzione inevitabilmente crea altri problemi, e questo va avanti all'infinito. Questi sono i problemi della vita. Lo strumento che stiamo usando, il pensiero, è una cosa morta, e non può essere usato per comprendere niente di vivo. Non succederà, ma voi pensate con lo sforzo e col tempo di raggiungere le vostre mete spirituali esattamente come avete raggiunto gli obbiettivi materiali che vi siete preposti. 

D: Stai dicendo che c'è qualche tipo di conoscenza che può risolvere i nostri problemi riguardo al "come vivere?" 

U.G.: Assolutamente no. La conoscenza non può aiutarvi a capire o a risolvere i problemi della vita, perché non ci sono problemi in quel senso. Noi abbiamo solo soluzioni. 
Voi siete interessati solo alle soluzioni, ma queste soluzioni non hanno risolto i vostri problemi. Così state cercando di trovarne di nuove. Ma la situazione sarà esattamente uguale. Rimane qualche speranza che magari voi troverete la soluzione che risolva i vostri problemi. 

Il vostro problema non è il problema stesso, bensì la soluzione. Se la soluzione va con essa, se ne va anche il problema. Se ci fosse la soluzione, il problema dovrebbe cessare. Se le risposte date da altri, "i vostri saggi", fossero state le risposte, allora le domande avrebbero dovuto finire. Ovviamente quelle non sono le risposte. 

Se fossero state le risposte, le domande avrebbero dovuto cessare. Perché non mettete in dubbio le risposte? Se le metteste in dubbio, dovreste mettere in dubbio anche coloro che ve le hanno date. Ma voi siete sicuri che loro sono tutti saggi, che sono spiritualmente superiori a tutti noi e che conoscono quello di cui stanno parlando. Non sanno un bel niente! 

Perché state facendo queste domande? - Se posso farvi io una domanda, da dove escono queste domande, prima di tutto? Dove hanno origine dentro di voi? Vorrei che capiste chiaramente l'assurdità di chiedere queste cose. Le domande sono essenziali per costruirsi delle competenze tecniche. In quell'ambito c'è sempre qualcuno che vi può aiutare; per esempio, se avete la televisione rotta, c'è qualcuno che con le sue conoscenze tecniche può fare qualche cosa. Questo è comprensibile, non sto parlando di ciò. Ma le domande che fate voi, vedete, sono di tipo diverso. 

Da dove pensate nascano queste domande? Come si originano dentro di voi? Sono tutte domande meccaniche. Sto cercando di sottolineare come sia essenziale, per voi, comprendere quanto le cose siano meccaniche. 

Non c'è nessuno che sta ponendo queste domande. Non c'è un' entità interrogante. C'è l'illusione che ci sia questa entità che formula le domande, le sottopone a qualcuno, e si aspetta che questo qualcuno dia delle risposte. 

Le risposte che ottenete non sono realmente le risposte, perché la domanda continua ad esserci a dispetto delle risposte che gli altri vi hanno dato. La domanda è ancora là. Quella che voi pensate sia la risposta (soddisfacente o no) in realtà non è la risposta; se lo fosse, la domanda avrebbe dovuto andarsene una volta e per sempre. 
Tutte le domande sono varianti di una stessa domanda. Voi avete già le risposte, e tutte quelle domande sono domande per le quali non vi interessa nulla ottenere le risposte. Se la risposta svanisce con la domanda, anche l'entità non esistente che pone la domanda dovrebbe finire. Non so se sono chiaro. 

Avete domande che possiate rivendicare come vostre originali? Se potete formulare una domanda che sia realmente vostra, qualche cosa che non sia mai stato chiesto prima, in questo caso ci sarebbe un senso a discutere. Capite che non dovete sedervi e chiedere niente a nessuno perché queste domande sono inesistenti. 
Una domanda che sia realmente vostra non sarebbe mai stata formulata prima. Tutte le risposte sono pronte per una tale domanda. Voi probabilmente non comprendete che tutte le domande che state facendo sono nate dalle risposte che sono già in voi, e che queste non rispondono assolutamente alle vostre domande. Sono risposte che vi sono state inculcate. 

Perché state facendo queste domande? perché non siete soddisfatti dalle risposte che vi sono già state date? Questa è la mia domanda. Perché? Se voi foste soddisfatti andrebbe bene, allora direste: "Non mi servono più risposte". Ma le domande sono ancora là dentro di voi. Il fatto che voi continuiate a fare domande dimostra che le domande ci sono ancora. Perché sono ancora lì? 

Cosa succede se la domanda finisce? Voi finite con essa. Voi non siete altro che le risposte. Questo è tutto ciò che enfatizzo. Se comprendete che non c'è l'interrogante che sta ponendo le domande, la vostra identità, ciò che voi siete, è in grande pericolo. Questo è il perché non volete nessuna risposta. Una vera risposta è la fine delle risposte che voi già possedete e che non sono vostre. 

Cosa diavolo resta a quel punto? Le vostre risposte sono cose morte, sono state date da persone morte. Chiunque ripete quelle risposte è una persona morta. Una persona viva non può dare una risposta a quelle domande; perciò ogni risposta che voi ottenete da chicchessia è una risposta morta, perché la domanda stessa è una cosa morta. Questa è la ragione per cui non vi sto dando nessuna risposta. Il vostro è un mondo di idee morte. 

Tutti i pensieri sono cose morte Essi non sono vivi. Non potete dar loro la vita. Questo è ciò che cercate continuamente di fare. Li rivestite di emozioni, ma essi non sono cose vive. Essi non possono mai toccare niente di vivo. I problemi spirituali e psicologici che pensate di avere sono problemi reali. 

Le soluzioni che avete non sono adeguate per questi problemi. Vanno bene come discussione accademica, o in qualche sorta di rituale in cui si facciano domande e risposte, dove si ripetano le stesse vecchie idee, ma tutto ciò non può in nessun modo toccare niente di vivo, perché una cosa viva brucerebbe in modo completo e totale tutto quanto. 

Voi non toccherete mai nulla di vivo. Finché userete il pensiero per capire e per sperimentare, non vedrete, né entrerete in contatto con niente di vivo. Quando il pensiero non c'è più, svanisce anche la necessità di vedere o di capire. Tutto quello che sperimentate serve solo ad aggiungere forza a quell'io. 

Non c'è nulla che potete rivendicare come vostro. Io non ho domande di nessun tipo. Come fate voi ad avere così tante domande? Né vi sto dando risposte. Ripeto le stesse cose giorno dopo giorno. Che voi comprendiate o no, non ha nessuna importanza per me. 

Cosa vuole dire la gente quando parla della coscienza? Non esiste una cosa come la coscienza. La tecnologia medica può dire perché una persona è incosciente, ma l'individuo che è incosciente non ha modo di sapere il perché. Quando esce da quello stato di incoscienza, ridiventa cosciente. Pensate di essere coscienti ora? Pensate di essere svegli? Pensate di essere vivi? 
È solo il vostro pensiero che vi fa credere di essere vivi, di essere coscienti, di essere svegli. Succede quando entra in gioco la conoscenza che avete delle cose. Voi non avete nessun modo di conoscere o di sapere se siete vivi o morti. Voi divenite consci delle cose solo quando la conoscenza entra in azione. Quando la conoscenza è assente, al pensiero, il quale finisce prima che la morte abbia luogo, non importa se la persona è viva o morta. 

Veramente non conta nulla se uno è vivo o morto. Naturalmente la cosa è importante per chi gli sta vicino, per coloro che hanno contatti ed affetti per quella persona, ma voi non avete modo di sapere se siete vivi o morti, o se siete coscienti o no. Voi diventate coscienti solo attraverso l'aiuto del pensiero. Ma sfortunatamente esso è sempre presente. Il mio suggerimento che non sia possibile sperimentare niente per voi non ha senso, perché non avete nessun punto di riferimento. Quando manca il movimento del pensiero, tutte le domande circa la coscienza finiscono. Questo è ciò che intendo dicendo che le domande sono assenti. 

Come potete voi ottenere un cambiamento nella coscienza che non ha limiti, non ha confini, non ha frontiere? Gli scienziati possono spendere milioni e milioni di dollari, fare tutti i tipi di ricerche per trovare dove sia collocata la coscienza umana, ma non troveranno niente. Ci possono provare - stanno già spendendo miliardi per cercare il luogo dove la coscienza è collocata, ma le possibilità che ci riescano sono nulle. Non esiste quel posto negli individui; ciò che c'è, è solo pensiero. 

Ogni volta che un pensiero nasce, voi create un' entità, un centro, e quel centro vi serve come riferimento per sperimentare le cose. Se non c'è il pensiero, non è possibile per voi sperimentare nulla, e non potete mettere in relazione nulla con la cosa inesistente che voi stessi siete. 

Ogni volta che nasce un pensiero, voi nascete con lui. Il pensiero per sua natura ha vita breve, e quando è passato è realmente finito. Questo è probabilmente ciò che la tradizione vuole significare con i termini morte e rinascita. E non che muoia e rinasca quell'entità non esistente che pensate di essere. La fine della nascita e della morte è lo stato di cui parlano tutti quei saggi. 

Ma quello stato non può essere descritto nei termini di beatitudine, amore, compassione e tutti quei nonsensi ben noti, perché non può essere sperimentato. 

Anche l'esperienza del mondo attorno a voi trae origine dallo stesso principio. Ci deve essere un punto ed è questo punto che crea lo spazio. Se questo punto non c'è, non c'è neanche lo spazio. Così tutte le vostre esperienze sono illusorie. 

Non sto dicendo che il mondo è un' illusione. Tutti i filosofi Vedanta in India, particolarmente chi studia Shankara, sono soliti indulgere in questi frivoli nonsensi. Il mondo non è un'illusione, ma tutto ciò che sperimentate in riferimento a questo centro, il quale è esso stesso illusorio, è condannato ad essere un' illusione; questo è tutto. 
La parola Sanscrita "maya" non significa illusione nei termini in cui usate la parola inglese. "Maya" significa misurare. Voi non potete misurare nulla, a meno che abbiate un punto. Se manca il centro, non ci sarà circonferenza. Questa è semplice aritmetica. 

Questo punto non ha continuità. Nasce in risposta alla domanda di una data situazione, è la situazione che dà origine a questo punto. Il soggetto non esiste là. È l'oggetto che crea il soggetto. 
Quanto dico va contro l'intero pensiero filosofico indiano. Il soggetto viene e va in risposta alle cose che stanno succedendo là fuori. È l'oggetto che crea il soggetto, e non viceversa. Questo è un semplice fenomeno che può essere sperimentato. Per esempio: se non c'è oggetto là, non c'è nemmeno il soggetto qui. Ciò che crea il soggetto, è l'oggetto. 

C'è la luce; se non ci fosse, non avreste modo di vedere nulla. La luce illumina l'oggetto, ed il riflesso di quella luce attiva il nervo ottico che a sua volta attiva le cellule della memoria. Quando le cellule della memoria sono stimolate, entra in gioco tutta la conoscenza che avete dell'oggetto. È quel processo che sta avvenendo, che crea il soggetto. Ed il soggetto è solo la conoscenza che voi avete dell'oggetto. La parola microfono è l'occhio. Non vi è altro là, a parte la parola microfono. 
Se riducete le cose a questo modo, vi rendete conto dell'assurdità di parlare del "Se", "Se alto", "Se basso", auto- conoscenza; è tutta spazzatura. Non potete indulgere in tali assurdi nonsensi e costruire teorie filosofiche. Non c'è un soggetto che crea l'oggetto. 

Non solo l'io, ma tutte le sensazioni fisiche sono coinvolte in questo. La vista, l'udito, il gusto, l'olfatto, il tatto, l'attività di ognuno di questi sensi necessariamente crea il soggetto. Non è lo stesso unico soggetto che sta provando queste sensazioni collezionandole in un insieme che gli fa dire: "questo sono io"; ma sono tanti soggetti senza continuità, né connessione. Il suono è uno, la vista è una, l'odorato è uno. (Sfortunatamente l'uomo, dicono abbia sviluppato 4000 sfumature del senso dell'olfatto, che sono inutili per lo scopo della sopravvivenza di questo organismo vivente). 

Il senso del tatto indica le vibrazioni che creano il soggetto là in voi. E questo soggetto viene e va, viene e va. Non c'è nessuna entità permanente. Ciò che esiste là (quello che voi chiamate io) è solo il pronome di prima persona. Niente altro, non c'è un'entità permanente in voi. 

Mentre siete vivi, la conoscenza che c'è in voi non vi appartiene. Perché siete interessati a cosa succederà dopo che quell'entità che chiamate "io" non ci sarà più? L'organismo fisico lavora di momento in momento, perché quello è il modo di funzionare delle percezioni fisiche. 
Parlare di vivere di momento in momento, riferendosi ad uno stato della mente indotto dal pensiero, non ha senso per me. Se c'è un senso, esso è nei termini del funzionamento fisico di questo corpo. 

Quando non c'è il pensiero, quello che rimane è un vivere di momento in momento. Sono tutte immagini, milioni e milioni di immagini, per dirla con il linguaggio dei film. Non c'è continuità, non c'è movimento là. Il pensiero non può mai, dico mai, catturare quel movimento. Neanche se lo investite col movimento stesso, il pensiero riuscirà mai a catturare il movimento attorno a voi. 

Il movimento della vita si svolge fuori e dentro di noi. Sono sempre insieme. 

Il pensiero è essenziale solo per la sopravvivenza di questo organismo vivente. Quando serve, esso è presente. Quando non serve, la domanda se sia presente o meno non ha nessuna importanza. Non potete parlare di quello stato in termini poetici e romantici. 

Se ci fosse una persona in quello stato, non se ne starebbe nascosta da qualche parte. Egli sarebbe qui brillante come una stella. Voi non potete occultare una tale persona sotto una stuoia. Essere un individuo non è una cosa facile, vedete. Questo significa che voi siete ordinari. È molto difficile essere ordinari, sapete. Voi volete essere qualche cosa di diverso da ciò che siete. Essere se stessi è molto facile, non occorre fare nulla. Nessuno sforzo è necessario. Non dovete usare la volontà, non dovete fare assolutamente nulla per essere voi stessi. Invece per essere qualche cosa di diverso da quello che siete, dovete fare un mucchio di sforzi.

 

Da: http://www.riflessioni.it/testi/nulla.htm

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