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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

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(Yun Men)

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Che cos'è lo yoga (Aurobindo - Mère)


 

Parole dagli Scritti

Pubblicato da <Domani>
Trimestale in lingua di yoga filosofia e cultura


Titolo originale:"What is Yoga"

Compilazione originale di Vijay

Revisione e Traduzione di Adriano Baldo e Lucio Bergamaschi


Sri Aurobindo Ashram Trust, Pondicherry



- Che Cos'è lo Yoga –


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Se si osserva attentamente la vita da una parte e lo yoga dall'altra, ci si accorge che tutta la  vita è, in modo cosciente o subcosciente, yoga. Con questo termine, infatti, intendiamo uno
sforzo metodico di perfezione di sè, attraverso il manifestarsi di potenzialità latenti nell'essere e la ricongiunzione dell'individuo umano con l'Esistenza universale e trascendente, che vediamo parzialmente espressa nell'uomo e nel Cosmo. Se spingiamo lo
sguardo oltre le apparenze, la vita intera è un immenso yoga della Natura; è la Natura che
cerca di realizzare la sua perfezione, lasciando emergere sempre di più le proprie potenzialità segrete per fondersi nella stessa reatà divina. Con l'uomo, che ne è la manifestazione pensante, essa ha per la prima volta ottenuto su questa Terra strumenti coscienti e attivi, atti a realizzare più rapidamente e più potentemente questo alto destino. Lo yoga, come ha detto lo Swami Vivekananda, può considerarsi come il mezzo per  realizzare tale evoluzione in una sola vita o in qualche anno, se non in qualche mese di una sola vita.

I diversi sistemi di yoga non hanno quindi altro compito che di selezionare, o accelerare ciò che la grande Madre già compie nel suo immenso sforzo ascensionale su larga scala, ma senza ordine, e una profusione di materiali e di energie, attraverso un'infinita varietà di combinazioni. Solamente questo modo d'intendere lo yoga può fornirci la base d'una sintesi razionale e sana dei metodi dello yoga. Solo così infatti esso cessa di apparirci come una cosa mistica e anormale senza nessun rapporto con i processi ordinari dell'Energia Cosmica e gli scopi che quest'Energia si propone di raggiungere col suo duplice movimento grandioso soggettivo ed oggettivo, rivelandosi invece come una valorizzazione intensa ed eccezionale dei poteri che l'Energia cosmica ha già manifestato o che sta progressivamente organizzando nelle sue operazioni meno raffinate,di carattere più generale.

Fra metodi dello yoga e le funzioni psicologiche abituali dell'uomo, il rapporto è all'incirca il medesimo che intercorre fra la manipolazione scientifica delle forze naturali, quali l'elettricità o il vapore, ed il loro funzionamento. I metodi si fondano su una conoscenza, verificata e confermata da esatte esperienze, da analisi pratiche e da risultati ripetuti (...).
Tuttavia, l'utilità vera dello yoga e il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell'uomo, incosciente nella Natura, coincide con la vita stessa, così che si possa ancora dire, in un senso perfetto e luminoso, guardando insieme il cammino e l'adempimento: " Tutta la vita è lo yoga."

Ogni yoga è, per la sua natura, una nuova nascita; è una nascita fuori della vita ordinaria, della vita materiale mentalizzata, in una superiore coscienza spirituale, una più grande e più divina esistenza. Nessun metodo yoga può iniziarsi e seguirsi con successo senza un possente risveglio alla necessità di un'esistenza più ampiamente spirituale. L'anima che senta l'appello verso questa grande e profonda palingenesi può giungere per varie vie al punto di partenza. Può avvenire che si arrivi, seguendo lo sviluppo naturale che la porta inconsciamente verso il risveglio; può pervenirvi attraverso una religione o una filosofia; può avvicinarvisi attraverso una graduale illuminazione, o giungervi di slancio per un contatto o un'inattesa emozione; può essere indotta dalla pressione degli avvenimenti esterni, o da una necessità interiore, da una sola parola che rompa i suggelli della mente, da lunghe riflessioni, dall'esempio lontano di qualcuno che ha già percorso il medesimo cammino o da un'influenza e contatto quotidiani. Per ognuno si modella secondo la natura e le circostanze una sua particolare chiamata.

Ma, in qualunque modo avvenga, l'evento deve essere seguito da una decisione della mente e della volontà e, conseguentemente, da una consacrazione vera e integrale di se stessi. L'accettazione di una nuova idea-forza spirituale, di un orientamento dell'essere verso l'alto, d'una illuminazione,d'un cambiamento di rotta a cui aspirino intensamente il cuore e la volontà, è l'atto decisivo che contiene in germe tutti risultati che lo yoga finirà in seguito per produrre. La semplice idea, o la pura ricerca intellettuale del fine superiore, per quanto intenso possa essere l'interesse che suscita nella mente, rimane inefficace se non viene assunta dal cuore divenendone l'unico desiderio, e dalla volontà quale unico vero fine. La verità dello Spirito non deve solamente essere pensata, ma vissuta; e per viverla, è indispensabile un orientamento totale dell'essere. Ina palingenesi come quella dello yoga non può essere realizzata con una volontà divisa, con una scarsa energia o con un pensiero vacillante. Colui che cerca il Divino deve consacrarsi interamente e unicamente a Dio...
Ma se vogliamo trarre il massimo vantaggio dall'occasione che questa vita ci offre, se vogliamo rispondere adeguatamente all'appello ricevuto, non solamente avanzando di qualche passo, ma raggiungendo la mèta intravista, è essenziale il dono integrale di se stessi. Il segreto del successo nello yoga risiede nel considerarlo non come uno degli scopi da perseguire nella vita, ma come la vita stessa.



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I Sistemi dello Yoga


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L'essenza dello yoga è il contatto della coscienza umana individuale con la coscienza divina.
Lo yoga è l'unione tra ciò che nel giuoco dell'universo è stato separato dal suo vero Sè, e dalla sua stessa origine ed universalità. Il contatto può aver luogo in qualsiasi punto di questa coscienza varia e complessa che chiamiamo la nostra personalità. Può effettuarsi nel fisico, per mezzo del corpo; nel vitale, attraverso il gioco delle funzioni che determinano lo stato e le esperienze del nostro essere nervoso; nella mente, sia attraverso le emozioni del cuore; o la volontà attiva, sia attraverso le emozioni del cuore o la volontà attiva e l'intendimento; sia, in modo più ampio, con la conversione della coscienza mentale in tutte le sue attività. Può anche compiersi attraverso un risveglio diretto alla Verità e alla Beatitudine universali o trascendenti quando nella mente l'ego centrale si converte. Il punto di contatto che scegliamo determina il tipo di yoga che praticheremo.

In effetti, se lasciamo da un lato la complessità dei procedimenti particolari per fissare il nostro sguardo sul principio centrale delle principali scuole di yoga ancora diffuse in India, vediamo che queste si presentano secondo un ordine ascendente che parte dal gradino più basso della scala - il corpo - ed arriva in alto fino al contatto diretto dell'anima individuale con il Sè trascendente e universale. Lo Hatha yoga sceglie il corpo e le funzioni vitali come strumenti di perfezione e di realizzazione; la sua attenzione è rivolta al "corpo grossolano".
La triplice via delle Opere, dell'Amore e della Conoscenza prende come punto di partenza una parte qualsiasi dell'essere mentale - la volontà, il cuore o l'intelletto - e cerca con la loro conversione di raggiungere la Verità liberatrice, la Beatitudine e l'Infinità che sono la natura stessa della vita spirituale. Il metodo consiste nello stabilire una relazione diretta fra il Purusha (Il Signore - l'anima cosciente - testimone distaccato del gioco di Prakriti, la Natura attiva) umano nel corpo individuale e il Purusha divino che dimora in ogni corpo, ma che trascende tutte le forme e tutti i nomi.

Il principio che sta alla base di ogni yoga è quello di utilizzare uno o tutti i poteri a disposizione della nostra esistenza umana e di farne un mezzo per raggiungere l'Essere divino.

Nello yoga ordinario si utilizza uno solo di questi poteri o un gruppo di essi; nello yoga sintetico invece tutti entrano in giuoco, vengono combinati e inclusi nella trasmutante strumentazione.
Nello Hatha Yoga, lo strumento è il corpo e la vita. Tutti i poteri del corpo vengono calmati, fusi, purificati, sollevati e concentrati sino a raggiungere i più estremi limiti ed oltre, mediante le asana ( Posture del corpo nell'Hatha yoga ) e altri processi fisici; il potere vitale viene esso pure purificato, accresciuto, concentrato dalle asana e dal pranayama. (Esercizi di respirazione. Da " Prana", energia di vita che pervade l'universo). Con il Pranayama si porta la forza universale ad agire nel fisico). Infine questa concentrazione di poteri viene proiettata su quel fisico del corpo umano in cui la coscienza divina si trova nascosta. (Il "muladhara", situato alla base della colonna vertebrale). Il potere di Vita, il potere della Natura, arrotolato su se stesso nel più basso dei plessi nervosi dell'essere terrestre, con tutte le forze segrete assopite - solo una minima parte viene utilizzata nella nostra attività di veglia, per quel poco di cui abbisognano le limitate attività della vita umana – si risveglia e salendo di centro in centro (Nell'ordine ascendente: muladhara, svadhishtana, manipura, anahata, vishuddha, ajnachakra e sahasradala) risveglia al suo passaggio le forze contenute in ogni centro successivo - la vita nervosa, il centro emotivo, la mente ordinaria, la parola, la visione, la volontà, la conoscenza divina in cui si fonde.

Nel Raja Yoga, lo strumento scelto è la mente. Dapprima la mente viene disciplinata, purificata e diretta verso l'Essere divino; poi, mediante un sommario procedimento di asana e pranayama, la forza fisica del nostro essere viene calmata e concentrata, mentre la forza vitale liberata assume un movimento ritmico ascendente, che può essere arrestato e concentrato in un potere di azione superiore finchè la mente, sostenuta e integrata da tale intensificata azione e concentrazione del corpo e della vita su cui riposa, si depura delle sue agitazioni, emozioni e abitudini di pensiero, liberandosi dalle distrazioni e dispersioni, e in virtù di tale superiore forza di concentrazione sfocia in una trance di completo assorbimento. Con questa disciplina si ottengono due risultati: uno temporale e uno esterno. In virtù della concentrazione il potere mentale acquisisce capacità supernormali di conoscenza ed efficace volontà, una profonda e luminosa virtù ricettiva e una potente luce irradiante tutto il pensiero, che superano di gran lunga le facoltà concesse alla mente normale; ottiene infine poteri yoghici e occulti, intorno ai quali si è avvolto tanto gratuito e tuttavia forse salutare mistero.

Però, lo scopo finale, la conquista veramente importante, è rappresentarlo dal fatto che la mente, calmata e immersa in un assorta trance, può perdersi nella coscienza suprema, e l'anima liberata può unirsi al Divino.

La triplice Via sceglie come strumento nell'essere umano i tre poteri principali della vita mentale dell'anima. La via della Conoscenza sceglie la ragione e la visione mentale e mediante la purificazione, la concentrazione ed una certa disciplina nella ricerca di Dio, trova il mezzo per raggiungere la conoscenza e la visione supreme: conoscenza di Dio e visione di Dio.

Il suo scopo è di vedere, conoscere ed essere il Divino stesso. La vita delle Opere sceglie per suo strumento la volontà dell'artefice delle opere, fa della vita un'offerta sacrificale alla Divinità, e mediante la purificazione, la concentrazione ed una certa disciplina di sommissione alla Volontà la rende un mezzo di contatto e di crescente unità dell'anima dell'uomo col divino Maestro dell'universo. La via della Devozione predilige i poteri emotivi ed estetici dell'anima e volgendoli verso il Divino con perfetta purità e intensità e con infinita passione di ricerca, ne fa il mezzo per possedere Dio in uno o più rapporti di unità con l'Essere divino. Tutte queste vie tendono, ciascuna a suo modo, all'unione o all'unità dell'anima umana con lo Spirito supremo.

Ogni yoga, nel suo processo, assume i caratteri dello strumento che usa: così il procedimento dello Hatha yoga è quello psico - fisico; il procedimento del Raja yoga quello mentale e psichico; la via della Conoscenza è spirituale e conoscitiva; la via della devozione è spirituale, emotiva ed estetica; e quella delle Opere è spirituale e dinamica nella sua azione.
Ogni yoga si conforma a modo proprio al suo potere caratteristico. Ma in realtà tutti i poteri si fondono in uno solo,ed ogni potere è in fondo un potere dell'anima.
La debolezza dello Hatha yoga deriva dal fatto che questi laboriosi e difficili procedimenti esigono una quantità così grande di tempo e di energia, e obbligano a separarsi così completamente dalla vita umana, che l'impiego dei suoi risultati nella vita ordinaria si dimostra impossibile e straordinariamente limitato. Se, in compenso di questa perdita, guadagniamo un'altra vita in un altro mondo interiore ( il mondo mentale, il mondo dinamico ), i medesimi risultati si sarebbero potuti ottenere con altri sistemi - il Raja yoga, i Tantra - molto meno laboriosi e oppressivi. D'altra parte i risultati fisici, la vitalità accresciuta, la gioventù prolungata, la salute, servono a poco se devono essere posseduti per immiserirci, separati dalla vita comune e fini a se stessi, senza utilizzarli, e donarli al gioco comune delle attività del mondo. Lo Hatha yoga raggiunge risultati considerevoli, ma di non grande utilità e a prezzo esorbitante. (...)

Come quindi lo Hatha yoga, con le sue manipolazioni della vita e del corpo, tende ad una perfezione sopranormale della vita fisica e delle sue capacità, per tendere al perfezionamento altresì della vita mentale, il Raja yoga mira ad una perfezione sopranormale ed un ampliamento delle capacità della vita mentale, per salire poi ai regni dell'esistenza spirituale. Senonchè, la debolezza di questo sistema proviene dal fatto che dipende in troppo larga misura dagli stati anormali delle trance. Questa limitazione conduce ad un certo allontanamento dalla vita fisica, che è la nostra base e la nostra sfera e in cui occorre far penetrare le nostre conquiste mentali e spirituali. La vita spirituale in questo sistema è troppo strettamente legata allo stato di samadhi (Trance yoghica). Il nostro obiettivo è, invece, quello di rendere la vita spirituale e le sue esperienze totalmente attiva e utilizzabile allo stato di veglia, e perfino nell'uso normale delle nostre facoltà. Col Rajayoga, la vita spirituale tende a ritirarsi in un secondo piano arretrato rispetto alle nostre esperienze normali, invece di permeare tutta la nostra esistenza.

La triplice via della Devozione, della Conoscenza e delle Opere tenta di sviluppare il settore lasciato inesplorato dal Rajayoga. Essa differisce dal Rajayoga in quanto non si affida ad una disciplina minuziosa dell'intero sistema mentale come condizione di perfezione, ma si attiene ai principi centrali - l'intelletto, il sentimento, la volontà - e cerca di convertire le loro normali operazioni, sottraendole alle preoccupazioni, alle attività abituali ed esteriori per concentrarle sul Divino. In un altro punto essa ne differisce ( dal punto di vista dello yoga integrale sembra che ciò costituisca un difetto ): la triplice via rimane indifferente davanti alla perfezione mentale e corporea, puntando unicamente sulla purezza di cui fa la condizione della divina realizzazione. Inoltre, come viene effettivamente praticata, presenta un altro difetto; sceglie ogni volta una delle tre vie parallele escludendo le altre due, e quasi opponendole,invece di armonizzarle integralmente in una sintesi dell'intelletto del sentimento e della volontà.

Se, tuttavia, anche in questo caso, lasciamo da parte i metodi così come vengono praticati, per ricercarne il principio centrale, si vede subito che il Tantra si differenzia in modo deciso dai metodi vedici dello yoga. In un certo senso, tutte le scuole di cui abbiamo parlato sono vedantiche nei loro princìpi - la loro forza risiede nella conoscenza, il loro metodo è la conoscenza, anche se non sempre di ciò si avvede l'intelletto, ma piuttosto la conoscenza del cuore esprimentesi attraverso l'amore e la fede, o la volontà che si manifesta con l'azione. Per tutte queste scuole il signore dello yoga è il Purusha, l'anima Cosciente che sa,osserva, ama, governa; nel Tantra è invece Prakriti, l'anima della Natura, l'Energia, la Volontà - che - ha - potere, la realizzatrice nell'universo. Imparando ed applicando i segreti intimi di questa Volontà - che - ha - Potere e i suoi metodi, il suo "Tantra", lo yoghi tantrico realizza a scopi della sua disciplina: dominio di sè, perfezione, liberazione, beatitudine. Anzichè ritrarsi dalla Natura manifestata e dalle sue difficoltà, l'affronta, l'afferra e le conquista. Senonchè, per la tendenza generale di Prakriti, molti princìpi dello yoga tantrico si sono col tempo perduti nel meccanismo, divenendo una raccolta di formule e tecniche occulte, ancora potenti se correttamente usate, ma scadute dalla loro chiarezza e dalle loro  intenzioni originali. (...)

Se poi il nostro solo scopo fosse quello di sfuggire al mondo per andare verso Dio, una sintesi non sarebbe necessaria e sarebbe una perdita di tempo; in tal caso basterebbe scoprire una strada, una sola fra le migliaia che esistono per condurre fino a Dio, e scegliere la più corta fra tutte le scorciatoie possibili, senza indugiare ad esplorare le diverse vie che portano alla medesima meta. Ma se il nostro fine è quello di trasformare integralmente il nostro essere secondo un'esistenza divina, allora una sintesi diviene necessaria.



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Lo Yoga Integrale

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Lo scopo dello yoga è di entrare nella Presenza e nella Conoscenza divine ed esserne posseduti, amare il Divino solamente per il Divino, essere in accordo nella nostra natura con la natura del Divino e, nella nostra volontà, nelle nostre attività e nella nostra vita, essere gli strumenti del Divino. Lo scopo non è diventare un grande yoghi o un superuomo (benchè ciò possa accadere ), o di possedere il Divino per alimentare il potere, l'orgoglio o il piacere dell'ego. Non è per moksha (Liberazione spirituale. E' lo scopo della maggior parte degli yoga ); anche se lo yoga si ottiene la liberazione e anche tutto il resto, non devono essere questi i nostri scopi. Il Divino soltanto è il nostro scopo.

Non ho mai detto che il mio yoga fosse qualcosa di assolutamente nuovo in tutti suoi elementi.  L'ho chiamato Yoga Integrale e ciò significa che riprende l'essenza e molti procedimenti dei vecchi yoga; la sua novità sta nel suo scopo, nel suo punto di vista e nella globalità del suo metodo. Nei primi stadi, che sono quelli che o trattato in libri come l'Enigma o le Luci o nel nuovo libro che deve essere pubblicato ( Le Basi dello Yoga ), non c'è niente che lo distingua dai vecchi yoga se non lo scopo che ne sottolinea il carattere globale, lo spirito dei suoi movimenti, il significato finale sempre presente e anche lo schema della psicologia e dei suoi metodi; ma siccome ciò non era nè poteva essere sviluppato sistematicamente o schematicamente in queste lettere, non è stato compreso da quelli che ancora non si sono familiarizzati con esso mentalmente o attraverso una certa pratica. I particolari o il metodo degli stadi ulteriori dello yoga che entrano in regioni poco conosciute o inesplorate non li ho resi pubblici, nè per ora intendo renderli tali. So anche benissimo che ci sono stati ideali e anticipazioni apparentemente similari: la perfettibilità della razza, certe sadhana ( Pratiche di yoga, per ottenere la "siddhi") tantriche, lo sforzo verso una siddhi (Realizzazione spirituale. Vi sono diverse "siddhi" sul sentiero dello yoga. "Moksha", liberazione, è sovente considerato l'ultimo stadio ) fisica completa da parte di certe scuole di yoga, ecc., Io stesso ho alluso a queste cose e ho espresso il concetto che il passato spirituale della razza è stato una preparazione della Natura non semplicemente per raggiungere il Divino al di là del mondo ma anche per questo vero e proprio passo in avanti che l'evoluzione della coscienza terrestre deve ancora fare. Non mi preoccupo affatto quindi ( anche se questi ideali erano fino a un certo punto paralleli, tuttavia non identici ai miei ) se questo yoga, il suo scopo e il suo metodo siano accettati o no come nuovi; questo, in sè, è un problema marginale. L'unica cosa importante è che sia riconosciuto vero in sè da quelli che possono accettarlo o praticarlo e la sua verità dimostrata dai risultati; non ha importanza se viene detto nuovo o una ripetizione o un rinnovamento di un vecchio yoga dimenticato. Ho insistito sulla sua novità nelle mie lettere a certi sadhaka ( chi pratica lo yoga ) per spiegar loro che una ripetizione dello scopo e dell'idea dei vecchi yoga non è secondo me abbastanza, e che non stato ancora realizzato, non ancora chiaramente visualizzato, anche se è il risultato naturale, ma ancora segreto, di uno sforzo spirituale del passato.  E' nuovo raffrontato ai vecchi yoga:

1. Perchè mira non a un abbandono del mondo e della vita per entrare in Paradiso o Nirvana, ma un cambiamento della vita e dell'esistenza che non sia qualcosa di subordinato o incidentale, ma uno scopo distinto e centrale. Se anche in altri yoga è contemplata una discesa, non è tuttavia che un avvenimento causale lungo il cammino, una conseguenza dell'ascesa; l'ascesa è la cosa reale. Qui l'ascesa è il primo passo, ma un mezzo per ottenere la discesa. L'impronta caratteristica, il segno della sadhana è la discesa della nuova coscienza raggiunta dall'ascesa. Anche il Tantra e il Vishnuismo finiscono in una liberazione dalla vita; qui lo scopo è la realizzazione divina della vita.

2. Perchè lo scopo ricercato non è il raggiungimento individuale della realizzazione divina per l'individuo in sé, ma qualcosa da ottenere per la coscienza terrestre, qui, cioè un compimento cosmico, non esclusivamente al di là del cosmo. La cosa da ottenere è anche la discesa di un Potere di Coscienza ( la Supermente ) che non è ancora organizzato o attivo nella natura terrestre, e neanche nella vita spirituale, ma che dev'essere organizzato e reso direttamente attivo.

3. Perchè è stato raccomandato un metodo, per raggiungere questo scopo, che è totale e integrale quando il fine che serve, ossia la trasformazione totale e integrale della coscienza e della natura; utilizzando sì i vecchi metodi, ma solo parzialmente e come  aiuto immediato. Non ho trovato questo metodo ( nel suo insieme ), o niente di simile, professato o realizzato nei vecchi yoga. Se l'avessi trovato, non avrei sprecato il mio tempo ad aprire faticosamente una strada e fatto trent'anni di ricerca e di creazione interiori quando avrai potuto procedere in fretta e senza rischi verso la meta su sentieri già tracciati, segnati, perfettamente rilevati, lastricati, resi sicuri e pubblici. Il nostro yoga non è un ripercorrere vecchi cammini, ma un'avventura spirituale.

Il nostro yoga è un doppio movimento di ascesa e di discesa; ci si eleva a livelli sempre più alti di coscienza, ma allo stesso tempo si fa discendere il loro potere non solo nella mente e nella vita, ma alla fine persino nel corpo. E il più alto di questi livelli, a cui il nostro yoga mira, è la Supermente. Solo quando questa potrà essere fatta discendere sarà possibile una trasformazione divina nella coscienza terrestre.

Con lo yoga possiamo elevarci oltre la falsità verso la verità, oltre la debolezza verso la forza, oltre il dolore e la sofferenza verso la beatitudine, oltre la schiavitù verso la libertà, oltre la morte verso l'immortalità, oltre l'oscurità verso la luce, oltre la confusione verso la purezza, oltre l'imperfezione verso la perfezione, oltre la divisione di sé verso l'unità, oltre Maya ( L'illusione del mondo.) verso Dio. Ogni altro uso dello yoga è per vantaggi specifici e frammentari non sempre degni di essere perseguiti. Solo ciò che ha come scopo di possedere Dio in tutta la sua pienezza è Purna Yoga; ( Nome dato da SRI aurobindo al suo Yoga Integrale. Da "Purna" completo, perfetto ). il Sadhaka della Perfezione Divina è il Purna Yoghi. Nostro scopo è di essere perfetti come Dio è perfetto nel Suo essere e nella Sua beatitudine, puri come Lui lo è, come Lui beati e, quando siamo noi stessi siddha ( Perfettamente realizzati.) nel Puerna Yoga, portare all'umanità intera la stessa perfezione divina. Poco importa se per il momento siamo ancora lontani dalla meta, fintantochè ci diamo interamente e con tutto il cuore al tentativo e viviamo costantemente in esso e per esso riusciamo a progredire anche di pochi centimetri sul cammino; anche questo contribuirà a portare l'umanità fuori dalla lotta e dalle ombre nelle quali ora dimora, verso la gioia luminosa che Dio vuole per noi. Tuttavia, qualunque sia il nostro successo immediato, nostro immutabile scopo deve essere di perseguire l'intero viaggio e non di indugiare contenti a mezza strada o in qualche imperfetto luogo di riposo. Ogni yoga ci porta completamente fuori dal mondo, è una specializzazione elevata ma ristretta della divina tapasya ( Forza spirituale proveniente da pratiche ascetiche.). Dio nella sua perfezione abbraccia ogni cosa; anche noi dobbiamo divenire capaci di tutto abbracciare.
Lo scopo del nostro yoga è l'auto-perfezione, non la l'auto-annullamento. Ci sono due sentieri per il cammino di uno yoghi: il ritiro dall'universo e la perfezione nell'universo; il primo è il risultato dell'ascetismo, il secondo della tapasya; nel primo perdiamo Dio nell'Esistenza, nel secondo adempiamo l'Esistenza in Dio. Che il nostro sia il sentiero della perfezione, non dell'abbandono; che il nostro scopo sia la vittoria nella battaglia, non la fuga da tutti i conflitti.

Lo scopo e la stessa concezione di uno yoga integrale ci proibiscono di adottare un procedimento di così evidente semplicismo e allo stesso tempo così ardito nel risultato che vuole raggiungere. La speranza di una trasformazione integrale non ci consente di prendere una scorciatoia e di alleggerirci a buon mercato, abbandonando tutto ciò che ci è di impedimento.  Vogliamo invece conquistare, il nome del Signore, la totalità di noi stessi e del mondo, donandogli il nostro divenire e il nostro essere, non offrendo semplicemente uno spirito puro e nudo a una attività segreta e lontana, segregata in un cielo remoto, o annullare tutto ciò che siamo in olocausto a un immobile assoluto. Il Divino che adoriamo non è solamente una realtà extra-cosmica e lontana, ma una realtà velata, e che ci è tuttavia presente e vicina nell'universo. La vita è il campo di una divina presenza non ancora pienamente realizzata, e qui, in questa vita, in questa terra, in questi nostri corpi ihaiva, come dicono insistendo le Upanishad occorre togliere il velo alla divinità; è qui che dobbiamo svelare la grandezza, la luce, e la trascendentale dolcezza; è qui che dobbiamo possederla ed esprimerla quanto più possibile. E' necessario quindi accettare la vita trasfigurandola; non evitare le difficoltà che possono derivarne. Il frutto, anche se il cammino è più aspro e lo sforzo più complesso e forse di una sconcertante difficoltà, consiste nel fatto che, dopo aver raggiunto un certo livello, il guadagno è grande, perchè una volta che la nostra mente sia giunta a concentrarsi nella visione centrale, e la nostra volontà a convertirsi all'unico fine, la vita stessa ci aiuta a salire. Con chiara attenzione, vigilanti, integralmente coscienti, possiamo fare di ogni dettaglio delle sue forme e di ogni accidente dei suoi movimenti un alimento per il fuoco del sacrificio che brucia dentro di noi. Se vittoriosi nella lotta,questa terra ci condurrà verso la perfezione, e arricchirà la nostra realizzazione delle prede che strapperemo alle potenze che ci combattano.

 

Da: http://it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana/

 

 

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