"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Questa breve introduzione a
Krishnamurti, non ha alcuna pretesa di esaurire la narrazione della sua vita e
soprattutto di chiarire la straordinarietà della sua esistenza terrena e del suo
messaggio. Tanto meno vuole creare un'aura di mito o un'idealizzazione intorno
al suo personaggio, il che significherebbe tradire la sua stessa volontà.
Vorremmo soltanto rendervi partecipi dell'unicità del suo passaggio nel mondo e
dell'inesauribile ricchezza del suo insegnamento. Le pagine che seguiranno sono
una raccolta di "aforismi", di brevi frasi tratte dagli innumerevoli libri di
Krishnamurti. Generalmente non si può riassumere l'insegnamento di Krishnamurti,
semplicemente perché non si basa su un metodo, un sistema, ma è un invito all'autoconoscenza
attraverso la logica che deriva da un'osservazione seria. Qui abbiamo cercato di
raccogliere quelle frasi che, anche se prese isolatamente, sono particolarmente
chiare e il cui complesso significato appare intelligibile, seppure condensato
in poche righe.
Nulla di Krishnamurti è pienamente comprensibile ad una mente convenzionale. La
sua vita fu contrassegnata da una forza, un'energia incommensurabile della quale
neanche egli stesso conobbe la fonte, così come - affermava egli stesso -
l'acqua non può essere consapevole della sua natura, ma semplicemente è. Non
stiamo esagerando presi da devozione accecante. Tutt'altro. Chi scrive prova un
senso di turbamento, quasi di fastidio, di ostilità, per la dura necessità del
suo insegnamento e per quell'esistenza così abnorme, così lontana da quanto
conosciamo. Eppure non può fare a meno di riconoscerne la validità, attraverso
due facoltà presenti, in potenza, in ognuno di noi: la logica e la "serietà",
intendendo con quest'ultima la definizione dello stesso Krishnamurti, ossia
l'onestà nello scandagliare se stessi, senza cercare scappatoie o alibi per
evitare la paura e il dolore della scoperta del vuoto, delle frustrazioni e
delle fughe che ci caratterizzano in questa normalità assolutamente anormale.
Il primo impatto con i suoi libri può essere di infinita ammirazione oppure di
paura, repulsione: in entrambi i casi, per chi sia almeno un poco "serio", il
suo effetto è devastante. A volte sembra quasi che la mente non riesca ad
afferrare le sue parole, ma poi, osservandosi, si scopre che hanno messo radici
profonde, che sollevano lentamente ma inesorabilmente tutte le credenze, le
stratificazioni, le certezze, così come le radici degli alberi sollevano a poco
a poco, fino a disgregarlo, l'asfalto che le ricopre nelle vie delle nostre
città.
Forse Krishnamurti fu come Gesù e Buddha: il suo messaggio è ugualmente
rivoluzionario, profondo, essenziale, ugualmente difficile da comprendere e da
attuare, ugualmente indispensabile per un reale affrancamento dell'essere umano.
La sua vita fu altrettanto straordinaria e percorsa da eventi eccezionali per la
nostra ragione. Non ci importa tanto che questi eventi siano documentabili,
rispetto a quanto accadde 2000 o 2500 anni fa. Ci preme però sottolineare che
egli non volle organizzazioni religiose attorno a sé: sciolse quella che i suoi
"scopritori" gli avevano creato intorno e si preoccupò sempre di evitare la
possibilità di crearne le condizioni in futuro, curandosi soltanto di istituire
scuole per ragazzi, credendo fortemente nell'importanza dell'insegnamento,
condotto in modo da liberare l'essere piuttosto che a plasmarlo. Che sia stata
questa ferrea volontà, che sia stato il suo stesso insegnamento, che rifiutava
recisamente la figura del maestro, del guru ed ogni ritualità, che siano stati i
tempi diversi, fatto sta che attorno a lui non si è creata alcuna Chiesa o
religione, ed egli è restato e resta solo ciò che desiderava essere: uno
specchio, dove l'umanità poteva trovare riflessi i suoi reali processi mentali.
Non sono un lettore. Ma ho osservato intensamente per tutta la vita.
(Jiddu Krishnamurti)
Responsabilità e
serietà
Vedendo tutto ciò, la confusione, la grande infelicità, il senso di enorme
malessere, ogni serio indagatore direbbe che è possibile trasformare questa
società solo se l'individuo trasforma realmente se stesso, ovvero se si rigenera
dalle fondamenta. La responsabilità di questa trasformazione ricade
sull'individuo, non sulle masse o sui preti, sui templi o le chiese, ma su ogni
essere umano consapevole di questa spaventosa confusione politica, religiosa ed
economica.
(Un modo diverso di Vivere)
Quando i vostri interessi provati sono presenti, non ci può essere amore, ma
solo il processo di sfruttamento che nasce dalla paura.
(La ricerca della felicità)
La crescita è il fiorire della bontà
(Un modo diverso di vivere)
Il compito dell'educazione consiste proprio nel risvegliare l'individuo
(La ricerca della felicità)
Chi è realmente serio è vivo, ma il superficiale che cerca solo il
divertimento non è vivo.
(Un modo diverso di vivere)
L'intenzione, l'urgenza, la responsabilità e il senso di dover agire, il
'fare' e non il 'farò'. Tutto ciò è compreso nella parola serietà. (Un modo diverso di vivere)
Se lei si sente responsabile, si sente responsabile dell'educazione non solo
dei suoi figli ma di tutti i bambini. Intende educarli perché si adeguino alla
società, intende educarli perché siano in grado di avere un lavoro? Intende
educarli alla ripetizione di ciò che è stato? Intende educarli a vivere di
astrazioni, come stiamo facendo adesso? Qual è la sua responsabilità di padre o
madre, verso l'educazione di un essere umano? Ecco un problema. Qual è la sua
responsabilità, se l'avverte, rispetto alla crescita, alla cultura, alla bontà
dell'umanità? Qual è la sua responsabilità nei confronti della terra? Sentirsi
responsabili è tremendo. Ma con la responsabilità viene l'amore, la cura,
l'attenzione. (Un modo diverso di vivere)
Attenzione significa cura, affetto, considerazione, diligenza. Tutte cose che
vanno assieme alla responsabilità, che la società contemporanea nega
recisamente. (Un modo diverso di vivere)
Se siete veramente seri, allora quando osservate, il vecchio impulso - la
ripetizione di vecchi schemi, di vecchi modi di pensare, di vivere e di agire -
finisce. Siete abbastanza seri da voler scoprire un sistema di vita in cui non
esista tutto questo scompiglio, questa miseria e questo dolore? (La domanda impossibile)
Abbiamo tutti contribuito con la nostra personale violenza allo stato in cui
si trova il mondo.
(La domanda impossibile)
Affermiamo di non essere capaci di uccidere - che non andremo in Vietnam o in
altri posti a uccidere, ma non abbiamo niente in contrario all'uccisione degli
animali, se doveste uccidere con le vostre mani l'animale che mangiate, e
sentiste tutta la crudeltà di questa uccisione, mangereste lo stesso
quell'animale? Ne dubito fortemente. Ma non avete niente in contrario che il
macellaio lo uccida perché voi poi lo mangiate; che immensa ipocrisia che si
cela in questo atteggiamento! (La domanda impossibile)
Mi sembra che, prima di intraprendere qualunque viaggio alla scoperta della
realtà, alla ricerca di Dio, prima di poter agire, prima di poter avere rapporti
con gli altri - ciò che costituisce la società - è essenziale cominciare a
comprendere innanzitutto noi stessi. Io considero persone serie coloro per i
quali questa è l'esigenza principale e prioritaria, piuttosto che il fatto di
perseguire un particolare fine: se non comprendiamo noi stessi, infatti, come
possiamo con l'azione produrre un cambiamento nella società, nei rapporti, in
tutto ciò che facciamo? Questo non significa, ovviamente, che la conoscenza di
sé sia in contrasto con la socialità o che sia del tutto indipendente da essa.
Né significa porre l'accento sull'individuo, sull'io, in quanto opposto alla
massa, agli altri. Ma senza conoscere voi stessi, senza conoscere il vostro modo
di pensare e il perché pensate certe cose, senza conoscere le radici di vostri
condizionamenti e le cause delle vostre convinzioni sull'arte, sulla religione,
sul vostro paese, sui vostri simili e su voi stessi, come potete davvero
riflettere su qualunque altra cosa? (La ricerca della felicità)
Ciò che siete dentro è stato proiettato all'esterno, sul mondo; ciò che
siete, ciò che pensate e sentite, ciò che fate nella vostra esistenza
quotidiana, viene proiettato fuori di voi e va a costituire il mondo. (La ricerca della felicità)
Religione e tradizione Se vivo secondo una tradizione
tradisco il presente
(Un modo diverso di vivere)
Nel suo aspetto attuale, la religione è la negazione stessa della verità
(Un modo diverso di vivere)
Se un uomo vuole, come me, scoprire la verità, deve negare globalmente la
struttura della religione: l'idolatria, la propaganda, la paura, la divisione,
lei è cristiano e io sono induista. E' un'assurdità e bisogna essere luce a se
stessi. Non solo a parole, ma luce perché il mondo è nell'oscurità e un essere
umano deve trasformarsi, deve essere luce a se stesso. Questa luce non può
venire accesa da nessun altro. (Un modo diverso di vivere)
La religione - nel senso in cui stiamo usando la parola, che non abbia in sé
alcun genere di paura o di credenza - è la qualità per cui si tende a una vita
nella quale non vi sia alcuna frammentazione. Se dobbiamo indagare su questo,
dobbiamo non solo liberarci da ogni credenza, ma anche aver ben chiaro come ogni
sforzo, ogni direttiva e ogni scopo costituiscano un fattore di distorsione.
(La domanda impossibile)
Libertà e conoscenza
La libertà non significa la
negazione del conosciuto ma la sua comprensione, e questa comprensione induce
un'intelligenza che è l'essenza stessa della libertà. (Un modo diverso di vivere)
Una mente che semplicemente osserva non reagisce a ciò che osserva in
dipendenza dei propri condizionamenti. Ciò significa che non c'è osservatore,
e quindi non c'è divisione. (Un modo diverso di vivere)
Una persona seria, seria nel senso che si preoccupa e si impegna realmente,
deve dare tutta la sua attenzione al problema del rapporto, della libertà e
della conoscenza. (Un modo diverso di vivere)
Libertà significa responsabilità e attenzione infinita.
(Un modo diverso di vivere)
La libertà implica la totale rinunzia e il rifiuto di ogni autorità
psicologica interiore.
(La domanda impossibile)
Negazione
Attraverso la negazione, viene in
essere qualcosa di esclusivamente positivo
(Il risveglio dell'intelligenza)
Ottenere successo implica spietatezza, mancanza di amore, un'enorme
mancanza di considerazione per gli altri, conformismo, imitazione,
accettazione della struttura sociale. Negare il successo significa quindi
comprendere tutto ciò. Non è un atto di violenza; al contrario, è un atto di
estrema attenzione. (Un modo diverso di vivere)
Nella negazione c'è un'enorme energia verso un agire totalmente diverso che
non si esplica nel campo del successo, dell'imitazione e del conformismo.
Mediante la negazione, e intendo la negazione reale, non solo il suo ideale,
mediante la reale negazione di ciò che è immorale, si produce la moralità.
(Un modo diverso di vivere)
Azione e scelta La decisione presuppone una
scelta, e una scelta significa una mente che oscilla tra questo e quello. Una
mente che vede con chiarezza non ha scelta. Non decide, agisce. (Un modo diverso di vivere)
La scelta c'è dove c'è confusione. Per la mente che vede con chiarezza non
c'è necessità di scelta, c'è azione. Penso che molti problemi scaturiscano dal
dire che siamo liberi di scegliere, che la scelta significa libertà. Al
contrario, io direi che la scelta significa una mente confusa, e perciò non
libera.
(Un modo diverso di vivere)
La bellezza non è qualcosa di astratto, ma va assieme alla bontà. Bontà di
comportamento, bontà di condotta, bontà di azione. (Un modo diverso di vivere)
Possiamo fare cose straordinarie solamente quando ci sia grande passione e
grande energia, e solamente questa passione può generare un tipo di vita
assolutamente diverso dentro noi stessi e nel mondo. (La domanda impossibile)
L'immediatezza della percezione è azione totale
(La domanda impossibile)
Credenza, paura, desiderio
La mente, che di solito è pigra e
indolente, trova facile seguire quello che qualcun altro ha detto. Il seguace
accetta l'autorità come mezzo per ottenere ciò che viene promesso da un
particolare sistema filosofico o di pensiero; egli vi si aggrappa, ne dipende
e quindi ne rafforza l'autorità. Un seguace dunque, è un uomo di seconda mano;
e la maggior parte della gente è del tutto di seconda mano.
(La domanda impossibile)
Rinchiudersi e isolarsi all'interno di un ideale non libera dal conflitto.
(La ricerca della felicità)
Le idee sono sempre fonte di inimicizia, confusione, conflitto.
(La ricerca della felicità)
Dipendere da qualcosa genera paura; è qui la fonte della paura. Se per la
mia serenità io dipendo da voi, come evasione dalla mia solitudine e
meschinità, dalla mia futilità e piccolezza, allora quella dipendenza genera
paura. Dipendere da qualsiasi forma di immaginazione, di fantasia e di
conoscenza soggettiva, genera paura e distrugge la libertà. (La domanda impossibile)
Possiamo constatare che laddove c'è un processo di desiderio all'opera,
deve essere attivo anche il processo di isolamento attraverso una credenza,
poiché è evidente che crediamo al fine di garantirci la sicurezza economica,
spirituale e interiore. (La ricerca della felicità)
Siamo eternamente impegnati a passare da un oggetto di desiderio a un altro
che riteniamo essere più elevato, più nobile, più raffinato; ma, per quanto
raffinato, il desiderio è pur sempre desiderio, e in questo movimento del
desiderio c'è una lotta incessante, il conflitto degli opposti. (La ricerca della felicità)
L'idea è sempre vecchia, la sua ombra si proietta sul presente
costringendoci perennemente a cercare di colmare il divario fra azione e idea (La ricerca della felicità)
Le idee non sono la verità; la verità è qualcosa che deve essere
sperimentata direttamente, di momento in momento. (La ricerca della felicità)
E l'accettazione di una credenza non è, in definitiva, proprio questo: un
modo di mettere a tacere la paura di non essere nulla, di essere vuoti? Dopo
tutto, però, una tazza è utile soltanto quando è vuota; e una mente piena di
credenze, di dogmi, di asserzioni, di citazioni, non è certo una mente
creativa, è semplicemente ripetitiva. Sfuggire a quella paura - la paura del
vuoto, la paura della solitudine, la paura del ristagno, la paura di non
arrivare, di non riuscire, di non ottenere qualcosa, di non essere qualcosa,
di non diventare qualcosa - è certamente una delle ragioni per cui aderiamo
alle varie credenze con tanto entusiasmo, con avidità. E attraverso
l'accettazione di una credenza, comprendiamo forse meglio noi stessi? Al
contrario. Una credenza, religiosa o politica, ostacola ovviamente la
comprensione di noi stessi. Agisce come uno schermo attraverso cui ci
guardiamo. (La ricerca della felicità)
I più riflessivi, i più accorti, i più vigili sono forse quelli che credono
meno. Le credenze vincolano, le credenze isolano. (La ricerca della felicità)
Nelle vostre conclusioni su ciò che pensate sia giusto c'è potere; ogni
essere umano vuole un certo tipo di potere. Non attaccate dunque il potere che
è assegnato ad altri, ma liberatevi del desiderio di potere che è in voi; la
vostra azione sarà allora del tutto diversa […]allora generereste una società
assolutamente diversa. (La domanda impossibile)
In realtà non vogliamo conoscere noi stessi, i nostri impulsi e reazioni,
l'intero processo del nostro pensiero, il conscio e l'inconscio; siamo invece
piuttosto propensi ad abbracciare un sistema che ci assicuri un risultato. Ma
l'adesione a un sistema è invariabilmente il risultato del nostro desiderio di
sicurezza, di certezze, e ovviamente il risultati non è certo la comprensione
di sé. (La ricerca della felicità)
Sforzo e autorità
Se non comprendiamo il disordine, la sua natura e la sua struttura, non
sapremo mai cos'è l'ordine. L'ordine viene dalla comprensione del disordine.
Non dobbiamo cercare prima l'ordine, per poi sovrapporlo al disordine. (Un modo diverso di vivere)
Non si tratta di essere d'accordo con me, bisogna che vediate da voi la
verità o la falsità. Non dovete accettare mai in nessuna circostanza quello
che dice chi vi parla. Non vi è alcuna autorità, né voi né chi vi parla ha
alcuna autorità; stiamo entrambi indagando, osservando, guardando, imparando. (La domanda impossibile)
Virtù non è qualcosa che vada
coltivata, se è figlia de pensiero, della volontà, se è risultato di
repressione, allora non è più virtù. Ma se voi capite il disordine che è nella
vostra vita, la confusione, la totale mancanza di senso della vostra
esistenza, quando vedete questo con grande chiarezza, non soltanto
intellettualmente o a parole, non condannando, non fuggendo, ma osservando
questo disordine della vita, allora dalla consapevolezza e dall'osservazione
nasce l'ordine, naturalmente, ed è virtù. E' una virtù del tutto diversa da
quella della società, rispettabile e sancita dalle religioni con la loro
ipocrisia; ed è completamente diversa dalla disciplina auto-imposta. (La domanda impossibile)
Trovare rifugio presso
un'autorità, una guida, può dare un senso temporaneo di sicurezza, di benessere,
ma questa non è certo la comprensione del processo globale del sé. Per sua
stessa natura l'autorità impedisce la piena consapevolezza di sé e perciò, in
definitiva, distrugge la libertà, che è condizione essenziale perché possa
esserci creatività. E solo attraverso l'autoconoscenza può svilupparsi la
creatività. (La ricerca della felicità)
L'umiltà che si conquista attraverso uno sforzo cessa di essere umiltà. Una
mente che si fa umile non è più una mente umile. Solo quando si è umili, ma non
di un'umiltà coltivata, solo allora si è in grado di affrontare i tanti problemi
pressanti della vita, perché non ci si ritiene importanti, non si guarda alle
cose attraverso il filtro delle proprie urgenze e del proprio senso di
importanza; si considera invece il problema in sé e così si è in grado di
risolverlo. (La ricerca della felicità)
Lo sforzo è una distrazione da ciò che è. Nel momento in cui accetto ciò che
è, la lotta cessa. Qualunque forma di lotta o di conflitto è sintomo di
distrazione: e la distrazione, che si identifica con lo sforzo, sussiste
inevitabilmente fin tanto che psicologicamente coltivo il desiderio di
trasformare ciò che è in qualcosa di diverso. (La ricerca della felicità)
Lo sforzo non costituisce forse una lotta per cambiare ciò che è in ciò che
non è, oppure ciò che dovrebbe essere o dovrebbe diventare? In altri termini,
lottiamo costantemente per evitare di affrontare ciò che è, o cerchiamo di
allontanarcene, oppure ci sforziamo di trasformarlo o modificarlo. Un individuo
veramente contento è colui che comprende ciò che è e attribuisce ad esso il
giusto significato. (La ricerca della felicità)
Consapevolezza
Bisogna scoprire come guardare in modo da
riuscire a vedere tutte le cose che accadono all'esterno e all'interno di noi
come un processo unitario, un movimento totale. (La domanda impossibile)
Un problema sorge quando si vede la vita in modo frammentario. Vedetene la
bellezza. Quando vedete la vita come un intero non c'è assolutamente alcun
problema. Solo una mente e un cuore ridotti in frammenti possono creare
problemi. Il centro del frammento è l'io. L'"io" viene determinato dal pensiero;
preso isolatamente non ha alcuna realtà. (La domanda impossibile)
Bisogna capire il pensiero e chiederci se il pensiero può vedere qualcosa di
nuovo; o se invece il "nuovo" pensiero non sia sempre vecchio, e così quando
affronta un problema della vita - che è sempre nuovo - non ne può vedere la
novità perché cerca di interpretarlo nei termini del proprio condizionamento. (La domanda impossibile)
E' una delle cose più difficili comunicare qualcosa che non richiede solo
l'uso accurato delle parole, ma anche un'accuratezza di percezione che è al di
là delle parole, e un sentimento, una sensazione di intimo contatto con una
realtà. (La domanda impossibile)
La sensibilità implica una intelligenza che è al di là dell'interpretazione
intellettiva, al di là dell'emotività e degli entusiasmi. Quando si esamina, si
ascolta, si impara tutto sul tempo, sul piacere, sulla paura e sul dolore,
bisogna avere quella sensibilità che ci fornisce l'immediata percezione di
qualcosa come vera o falsa. E questo non è possibile se l'intelletto, nella sua
qualità di pensiero, divide e interpreta.
(La domanda impossibile)
Se cominciate a indagare, guardare, osservare come funziona il cervello,
allora vedrete che esso diventerà straordinariamente quieto; un silenzio che non
è sonno ma è straordinariamente attivo e quindi è quiete. Una grossa dinamo che
funzioni perfettamente quasi non fa rumore; soltanto quando c'è attrito c'è
rumore.
(La domanda impossibile)
Se osservate con un cervello che sia abbastanza quieto allora vedrete che
l'azione completa se stessa, è istantanea; non ci si porta dietro il problema,
non ci si porta dietro l'insulto o la lode, il problema cessa.
(La domanda impossibile)
Essere consapevoli senza divisione e scelta vuol dire non essere prigionieri
del movimento di diventare e di essere.
(La domanda impossibile)
Per vedere ciò che vi sta di fronte, bisogna avere una percezione
chiarissima, incontaminata, senza pregiudizi, in cui non ci sia il desiderio di
superarlo, ma solamente di osservarlo.
(La domanda impossibile)
Per riuscire a seguire se stessi, per apprendere il funzionamento del proprio
pensiero, bisogna essere straordinariamente vigili e iniziare così a sviluppare
una sensibilità sempre maggiore al complesso intrico dei propri pensieri e
reazioni e sentimenti, una maggiore consapevolezza non solo di se stessi, ma
anche degli altri, di coloro con cui si è in rapporto. Conoscere se stessi vuol
dire studiare se stessi nell'azione, che è rapporto.
(La ricerca della felicità)
Quanto meglio conoscerete voi stessi, tanto più c'è in voi chiarezza. La
conoscenza di sé non ha mai termine - non si arriva ad alcun conseguimento
tangibile, ad alcuna conclusione. E' come un fiume infinito. Man mano che lo
studio di sé procede e va sempre più in profondità, si trova la pace. Soltanto
quando la mente è tranquilla - attraverso la conoscenza di sé e non attraverso
un'autodisciplina imposta - solo allora, in quella tranquillità, in quel
silenzio, la realtà può venire alla luce.
(La ricerca della felicità)
Il pensiero è azione; e se ci si limita a perseguire l'azione a un
particolare livello di coscienza, quello esteriore, facendosi coinvolgere
nell'azione esterna senza comprendere l'intero processo dell'azione in sé, si va
inevitabilmente incontro a frustrazione e infelicità. (La ricerca della felicità)
Si arriva all'interno comprendendo l'esterno, scoprendo la sofferenza, la
lotta, il dolore che esistono nel mondo; e più si indaga, più, naturalmente, ci
si avvicina agli stati psicologici che producono i conflitti e le sofferenze
esteriori. (La ricerca della felicità)
Nel comprendere l'interiorità - non esclusivamente, non rifiutando la realtà
esterna, ma comprendendola e attraverso essa giungendo all'interiorità -
scopriremo che, mentre procediamo nell'esplorazione delle complessità del nostro
essere, diventiamo sempre più sensibili e liberi. (La ricerca della felicità)