"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
J. Krishnamurti: Come pensate di
scoprirlo? Accetterete le indicazioni di qualcun altro? O cercherete di scoprire
da soli che cosa è Dio? Fare domande è facile, ma fare esperienza della verità
richiede una grande intelligenza, una grande quantità di indagini e ricerche.
La prima domanda è: accetterete ciò che un altro dice su Dio?
Non importa chi sia costui, se Krishna, Buddha, o Cristo, perché potrebbero
essersi tutti sbagliati, così come può sbagliarsi il vostro stesso guru.
Certamente, per trovare la verità, la nostra mente deve essere libera di
indagare, il che significa che non può semplicemente accettare o credere. Potrei
darvi una descrizione della verità, ma non sarebbe mai uguale alla vostra
personale esperienza della verità. Tutti i testi sacri danno una descrizione di
Dio, ma quelle descrizioni non sono Dio. La parola “Dio” non è Dio, non è forse
così?
Per trovare ciò che è vero, non dobbiamo mai accettare, non dobbiamo mai farci
influenzare da quello che i libri, i maestri e chiunque altro possano dirci. Se
ci facciamo influenzare da loro, troveremo soltanto quello che loro vogliono
farci trovare. Dobbiamo sapere che la nostra mente può creare l’immagine di ciò
che desidera; può immaginare Dio con la barba, o con un occhio solo; vederlo blu
o viola. Dobbiamo quindi essere consapevoli di avere dei desideri personali e
non farci ingannare dalle proiezioni dei nostri stessi bisogni e desideri.
Se desideriamo vedere Dio sotto una certa forma, l’immagine che ne avremo sarà
conforme ai nostri desideri, e quell’immagine non sarà Dio, non è così? Se siamo
afflitti e vogliamo essere confortati, o tendiamo al sentimentalismo e al
romanticismo nelle nostre aspirazioni religiose, finiremo per creare un Dio che
soddisfi le nostre aspettative, ma ancora non sarà Dio.
Pertanto la nostra mente deve essere completamente libera; solo allora possiamo
trovare ciò che è vero, e non accettando una qualche superstizione, né leggendo
un cosiddetto testo sacro o seguendo qualche guru. Solamente quando siamo
liberi, quando siamo realmente liberi dalle influenze esterne come dai nostri
desideri e dalle nostre aspirazioni così che la mente sia completamente sgombra,
solo allora è possibile trovare cosa è Dio. Ma se ci fermiamo a fare congetture,
allora le nostre supposizioni valgono quanto quelle del nostro guru, e sono
altrettanto illusorie.
Domanda: Vi sono vari concetti di Dio nel mondo di oggi. Qual è il suo
pensiero riguardo a Dio?
J. Krishnamurti:
Prima di tutto dobbiamo scoprire cos’è che noi intendiamo per concetto. Che cosa
intendiamo per processo del pensiero? Perché, dopo tutto, quando formuliamo un
concetto, diciamo di Dio, la nostra formula o concetto deve essere il risultato
dei nostri condizionamenti, non è così? Se crediamo in Dio, indubbiamente il
nostro credo è il risultato dell’ambiente che ci circonda. Vi sono coloro che
vengono educati a negare Dio sin dall’infanzia e coloro che vengono educati a
credere in Dio, come è per la maggior parte di voi. Dunque noi formuliamo un
concetto di Dio a seconda della nostra educazione, delle nostre esperienze
passate, delle nostre avversioni, di quello che ci piace o non ci piace, delle
nostre speranze e paure. Ovviamente dunque, fino a quando non comprendiamo il
meccanismo del nostro stesso pensiero, i meri concetti di Dio non hanno nessun
valore, non è così? Perché il pensiero può proiettare quello che vuole. Può
creare e negare Dio. Ognuno di noi può inventare o distruggere Dio in base alle
proprie inclinazioni, ai propri piaceri e dolori. Quindi, fintanto che il
pensiero rimane attivo, inventando, formulando, non potremo mai scoprire ciò che
è al di là del tempo. Dio, o il reale, può essere scoperto solo quando il
pensiero giunge alla fine.
Adesso, quando lei mi chiede: “Qual è il suo pensiero riguardo a Dio?”, lei ha
già formulato un suo proprio pensiero, non è vero? Il pensiero può creare Dio e
fare esperienza di ciò che esso stesso ha creato. Ma certamente questa non è
vera esperienza. Il pensiero sta sperimentando soltanto la propria proiezione,
dunque non è reale. Ma se lei e io possiamo vedere la verità di tutto ciò,
allora forse avremo esperienza di un qualcosa molto più grande che non una mera
proiezione del pensiero.
Al giorno d’oggi, mentre all’esterno vi è una sempre maggiore insicurezza,
cresce ovviamente un intenso desiderio di sicurezza interiore. Dal momento che
fuori non possiamo trovare sicurezza, la cerchiamo in un’idea, nel pensiero, e
così creiamo ciò che chiamiamo Dio, e quel concetto diventa la nostra sicurezza.
Adesso, una mente che cerca la sicurezza certamente non può trovare ciò che è
reale, vero. Per capire quello che è al di là del tempo il pensiero deve porre
fine alle proprie invenzioni. Il pensiero non può esistere senza le parole, i
simboli, le immagini. Soltanto quando la mente è quieta, affrancata dalle sue
stesse creazioni, vi è una possibilità di scoprire ciò che è reale. Quindi il
semplice chiedere se vi sia o no Dio è una risposta immatura al problema, non è
così?
Formulare opinioni su Dio è davvero infantile.
Per avere esperienza, per capire ciò che è al di là del tempo, dobbiamo
ovviamente capire il processo del tempo. La mente è il risultato del tempo, è
basata sui ricordi di ieri. Ed è possibile liberarsi da quella moltiplicazione
di ieri che costituisce il processo del tempo?
Questo è
certamente un problema molto serio; non è questione di credere o non credere. Il
credere o non credere sono processi dell’ignoranza, mentre la comprensione della
qualità vincolante del tempo nel pensiero porta a quella libertà soltanto nella
quale la scoperta è possibile. Ma la maggior parte di noi vuole credere solo
perché è più comodo; ci dà un senso di sicurezza, un senso di appartenenza a un
gruppo. Indubbiamente questa convinzione ci separa; voi credete in una cosa e io
in un’altra. Così le credenze agiscono da barriera; è un processo di
disintegrazione.
Quello che è quindi importante non è credere o non credere, ma comprendere il
processo della mente. E la mente, è il pensiero che crea il tempo. Il pensiero è
tempo, e qualsiasi cosa progettata dal pensiero deve appartenere al tempo; per
tale ragione il pensiero non ha alcuna possibilità di andare oltre se stesso.
Per scoprire quello che è al di là del tempo il pensiero deve giungere alla
fine, e questa è una cosa estremamente difficile perché la fine del pensiero non
giunge attraverso una disciplina, né attraverso il controllo, o il diniego, o la
repressione. Il pensiero finisce solo quando comprendiamo l’intero processo del
pensare, e per comprenderlo è necessaria la conoscenza di sé. Il pensiero è il
sé, è la parola che identifica se stesso come il 'me`, e qualunque sia il
livello, basso o alto, in cui è posto il sé, si troverà sempre nell’ambito del
pensiero.
Per trovare Dio, ciò che è oltre il tempo, dobbiamo comprendere il meccanismo
del pensiero - vale a dire, il processo di se stessi. Il sé e molto complesso;
non si trova a un livello qualunque, ma è costituito da molti pensieri, molte
entità, ognuna in contraddizione con le altre. E necessaria una costante
consapevolezza di tutto, una consapevolezza senza scelta, né condanna o
paragoni; ciò significa che vi deve essere la capacità di vedere le cose così
come sono, senza distorcerle o interpretarle. Nel momento in cui giudichiamo o
traduciamo ciò che abbiamo visto, lo distorciamo in base alla nostre esperienze
precedenti. Per scoprire la realtà o Dio non dobbiamo avere credenze, perché
l’accettazione o il diniego sono barriere che poniamo alla scoperta. Noi tutti
vogliamo essere sicuri sia esteriormente sia interiormente, ma la mente deve
capire che la ricerca della sicurezza è un’illusione. E soltanto la mente
insicura, la mente completamente libera da ogni forma di possesso, quella che
può scoprire - e questo è un arduo compito. Non significa che bisogna ritirarsi
nei boschi o in un monastero, o isolarsi in qualche credo particolare; al
contrario, nell’isolamento non può esistere nulla. Esistere è porsi in
relazione; è soltanto nelle relazioni che possiamo spontaneamente scoprire noi
stessi così come siamo. È proprio questa scoperta di noi stessi come veramente
siamo, senza alcun senso di condanna o giustificazione, che porta a una
fondamentale trasformazione in ciò che siamo. Questo è l’inizio della saggezza.
Domanda: La funzione della mente è pensare.
Ho passato molti anni pensando a quelle cose che noi tutti sappiamo — affari,
scienza, filosofia, psicologia, arte, e via dicendo — e adesso penso molto a
Dio. Studiando le testimonianze di un grande numero di mistici e di altri
scrittori religiosi, mi sono convinto dell’esistenza di Dio, e posso dare al
riguardo il contributo del mio pensiero. Cosa c’è di sbagliato in questo? Il
pensare a Dio non aiuta a portare alla Sua realizzazione?
J. Krishnamurti: Può
pensare a Dio? Può essere convinto dell’esistenza di Dio perché ha letto tutte
le testimonianze? Anche l’ateo ha le sue testimonianze; probabilmente l’ateo ha
studiato tanto quanto lei, e dice che Dio non esiste. Lei crede che vi sia Dio,
e lui crede il contrario; entrambi avete le vostre convinzioni, entrambi avete
passato del tempo pensando a Dio. Ma prima di pensare a qualcosa che non
conoscete, dovete scoprire cosa sia il pensare, non è vero? Come potete pensare
a qualcosa che non conoscete? Potete aver letto la Bibbia, la Bhagavad Gita, o
altri libri in cui vari studiosi eruditi hanno abilmente descritto cosa è Dio,
asserendo una cosa e smentendone un’altra; ma fintantoché non conoscete i
meccanismi del vostro stesso pensiero, qualsiasi cosa pensiate di Dio potrebbe
essere stupida e meschina, e generalmente lo è. Potete accumulare una grande
quantità di prove sull’esistenza di Dio, e scrivere articoli davvero
intelligenti sul tema, ma sicuramente la prima domanda sarà: come sapete che ciò
che pensate è vero? Può il pensare portare all’esperienza di ciò che è
inconoscibile? Il che non significa che voi dobbiate accettare
emotivamente o sentimentalmente delle sciocchezze su Dio. Quindi non sarebbe
importante scoprire se la vostra mente è condizionata, piuttosto che cercare ciò
che è non condizionato? Certamente se la vostra mente è condizionata, e lo è,
per quanto possa indagare la realtà di Dio, potrà solo mettere insieme
conoscenze o informazioni a seconda del proprio condizionamento. Perciò il
vostro pensare a Dio è una completa perdita di tempo, un congetturare senza
valore. È come il mio stare seduto in questo boschetto desiderando di essere
sulla cima di quella montagna alle mie spalle. Se
voglio davvero scoprire cosa c’è sulla cima della montagna e oltre, devo
scalarla. Starmene seduto qui a fare ipotesi, costruire templi, chiese, ed
emozionarmi a proposito di tutto ciò, non serve a niente.
Quello che devo fare è alzarmi, camminare, lottare, sforzarmi, arrivare li e
scoprire; ma poiché la maggior parte di noi non vuole farlo, ci accontentiamo di
starcene qui seduti facendo congetture su qualcosa che non conosciamo. E io dico
che questo congetturare è un ostacolo, un deterioramento della mente, non ha
assolutamente alcun valore; conduce soltanto l’uomo a una maggiore confusione, a
una maggiore sofferenza.
Dio è qualcosa di cui non si può parlare, che non può essere tradotto in parole,
perché deve rimanere per sempre il non conosciuto. Nel momento in cui il
processo di riconoscimento ha inizio, siete ritornati nell’ambito della memoria.
Avete capito? Diciamo, per esempio, che voi avete un’esperienza momentanea di
qualcosa di straordinario. In quel preciso istante non vi è nessuno che pensa:
“Devo ricordarmi di questo”, vi è soltanto lo stato in cui si sperimenta. Ma non
appena quel momento passa, il processo di riconoscimento si manifesta. Vi prego
di seguirmi. La mente dice: “Ho avuto un’esperienza meravigliosa e vorrei che si
ripetesse”, e così comincia la lotta per avere di più. L’istinto di
acquisizione, il perseguimento del possesso, dell’ottenere di più, si manifesta
per vari motivi: perché vi procura piacere, prestigio, sapere, perché vi fa
diventare un’autorità, e tutte le altre sciocchezze del genere.
La mente persegue ciò di cui ha avuto esperienza, ma ciò di cui ha avuto
esperienza è già passato, morto, andato. Per scoprire ciò che è, la mente deve
morire a ciò di cui ha avuto esperienza. Non si tratta di qualcosa che può
essere nutrito giorno per giorno, messo
insieme, accumulato, trattenuto, per poi parlarne e scriverci sopra.
Tutto quello che possiamo fare è vedere che la mente è condizionata, e
comprendere il meccanismo del nostro stesso pensare attraverso la consapevolezza
di sé. Devo conoscere me stesso non come mi piacerebbe essere idealmente, ma
come sono realmente, per quanto brutto o bello, per quanto geloso, invidioso,
avido. Ma è molto difficile vedere quello che siamo senza provare il desiderio
di cambiario, e lo stesso desiderio di cambiamento è un’altra forma di
condizionamento; ed è così che procediamo, andando da un condizionamento a un
altro, senza mai fare esperienza di qualcosa che sia al di là di ciò che è
limitato.