in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Risposta di Jiddu Krishnamurti alla domanda: "Perché lei parla?"


 

Conversazione ad Ojai ( California) del 23 luglio 1949.

Domanda: Perché lei parla?

Risposta: Credo che sia una domanda molto interessante a cui rispondere sia da parte mia che da parte vostra. Non si tratta infatti solo del perché io parlo, ma anche del perché voi venite ad ascoltarmi. Se io parlassi per esprimere me stesso vi sfrutterei. Se il parlare fosse per me una necessità per sentirmi lusingato, potente e tutto il resto allora dovrei servirmi di voi; allora non ci sarebbe alcuna convivenza, infatti sarebbe una necessità per il mio egoismo. In questo caso io avrei bisogno di voi per sentirmi esaltato, arricchito, libero, applaudito avendo così tanta gente che mi ascolta. Mi servirei dunque di voi; ci sarebbe mutuo utilizzo. Non ci sarebbe convivenza tra voi ed io, perché voi mi sareste di qualche utilità. Quando mi avvalgo di voi, che convivenza c’è tra di noi? Nessuna. E se parlo perché ho una serie di idee che desidero trasmettervi, allora le idee acquisiscono una tremenda importanza; e io non credo che  le idee possano mai produrre un cambiamento radicale, una vera rivoluzione nella vita. Le idee non sono mai nuove; non possono produrre una trasformazione, un’ondata creativa, perché le idee sono solo risposte – modificate o alterate – di un passato che continua; e continuano ad essere del passato. Se io parlassi perché voglio che cambiate, o perché desidero che accettiate il mio modo di pensare o che apparteniate ad una mia società, che vi convertiate in miei discepoli, allora come individui sareste inesistenti, perché in tal caso mi interesserebbe unicamente trasformarvi secondo una idea determinata. Allora voi non sareste importanti, ma lo sarebbe questo ideale.

Perché allora sto parlando? Se non è per questi motivi, perché parlo? Risponderemo a questo subito. La domanda è allora: perché venite ad ascoltarmi? Non è ugualmente importante il perché ascoltate? Forse lo è di più. 

Se ascoltate per acquisire nuove idee o un modo nuovo di affrontare la vita resterete delusi perché io non vi darò nuove idee. Se ascoltate per sperimentare qualcosa che credete io abbia già sperimentato non fareste che imitare sperando di catturare quel qualcosa che secondo voi io ho. Sicuramente le cose reali della vita non possono sperimentarsi per interposta persona. Oppure per il fatto di trovarvi in difficoltà, di soffrire o di avere innumerevoli conflitti venite ad ascoltarmi per cercare come liberarvi da questi. Anche in questo caso non posso aiutarvi. Tutto quello che posso fare è segnalarvi la vostra difficoltà e allora possiamo parlarne, ma sta a voi vederla. E’ perciò molto importante che scopriate da soli perché venite ad ascoltarmi. Perché se avete un proposito, un’intenzione ed io un’altra, non ci capiremo mai. Non c’è convivenza tra di noi. Voi volete andare al nord ed io al sud. Ci ignoreremo a vicenda. Non è certo questo lo scopo di queste riunioni.

Quello che si cerca di fare in queste riunioni è intraprendere un viaggio insieme, convivere mentre proseguiamo insieme; non che io insegni e che voi ascoltiate, ma che insieme esploriamo se è possibile. Così sarete non solo discepoli, ma anche maestri, scoprendo e comprendendo. Allora non esiste la divisione tra superiore ed inferiore, tra la persona colta e l’ignorante, tra chi è realizzato e chi sta per realizzarsi. Queste divisioni falsano e contaminano la vita di relazione; e se non si comprende la convivenza non può comprendersi la realtà.

Vi ho detto perché io parlo. Forse penserete che ho bisogno di voi per poter esplorare. Non è così. Io ho qualcosa da dire; voi potete accettarlo o rifiutarlo. E se lo accettate, non lo accettate da me. Io agisco semplicemente come uno specchio nel quale potete riflettervi. Può darsi che non vi piaccia lo specchio e per questo lo rifiutate; però riflettendovi nello specchio, guardatevi semplicemente senza emozione, senza che lo appanni il sentimentalismo.

Risulta importante senza dubbio scoprire perché venite ad ascoltarmi, non è così? Se è per passare un pomeriggio o una serata, se venite qui invece di andare al cinema, allora non ha alcun significato. Se è solo con l’obiettivo di discutere, di apprendere nuove idee che potrete utilizzare quando parlate in pubblico o per scrivere un libro o per discutere, ugualmente non ha valore.

Però se davvero venite a scoprirvi nella vita di relazione – e questo potrebbe aiutarvi nella relazione – allora ha un significato, vale la pena; non sarà come una delle tante riunioni a cui partecipate.

Queste riunioni non hanno per scopo che voi mi ascoltiate, ma quello di riflettervi nello specchio che io descrivo. Non dovete accettare quello che vedete; sarebbe stupido. Tuttavia se guardate lo specchio come se ascoltaste una musica, come se vi sedeste sotto un albero ad osservare le ombre della sera, senza giudicare, condannare o giustificare – osservare e niente di più – questa percezione passiva avrà un effetto straordinario, sempre che non ci sia resistenza. Questo senza dubbio, è ciò che facciamo in queste riunioni. E’ così che arriva la verità, non attraverso lo sforzo; questo non potrà mai portare la libertà. Lo sforzo può solo portare alla sublimazione, alla sostituzione, alla soppressione; e ciò non è libertà. La libertà arriva solo quando non c’è lo sforzo per essere qualcuno. Allora la verità, “ ciò che è” agisce; e questo è liberazione.

 

Da: http://www.pangea-locarno.ch/2005_krishnamurti.htm

 

 

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