"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Dal Bulletin 56, 1989 -
Saanen, Svizzera, agosto 1981.
L'amore per gli alberi è, o
dovrebbe essere, parte della nostra natura, come respirare. Gli alberi fanno
parte della terra come noi, pieni di bellezza, con quel loro strano distacco.
Così immobili, pieni di foglie, ricchi e luminosi, proiettano le loro lunghe
ombre e la loro gioia selvaggia quando soffia la bufera. Tutte le foglie, anche
quelle sul ramo più alto, danzano al minimo soffio di brezza, e l'ombra è
accogliente, quando il sole batte forte. Seduti con la schiena contro il tronco,
se rimanete in silenzio, stabilite un rapporto durevole con la natura. I più
hanno perso questo rapporto; quando passano in automobile o risalgono queste
colline chiacchierando, vedono tutte queste montagne, queste valli, i corsi
d'acqua e le migliaia di alberi, ma sono troppo assorbiti nei loro problemi per
guardarsi intorno e rimanere in silenzio. Un pennacchio di fumo si alza lungo la
valle, e sotto passa un autocarro, carico di tronchi appena recisi, non ancora
scortecciati. Un gruppo di ragazzi e di ragazze passa chiacchierando, facendo
fremere l'immobilità del bosco.
La morte di un albero, nel momento finale, a differenza di quella dell'uomo, è
bella. Un albero morto nel deserto, senza più corteccia, ripulito dal sole e dal
vento, con tutti i rami nudi spalancati al cielo, è una visione meravigliosa.
Una grande sequoia, vecchia di molte centinaia di anni, viene abbattuta in pochi
minuti per fare recinzioni e sedili, per costruire case o per arricchire la
terra in un giardino. Quel meraviglioso gigante è morto. L'uomo avanza nel cuore
delle foreste, distruggendole per creare pascoli e costruire case. Le regioni
vergini stanno scomparendo. C'è una valle, circondata da colline che forse sono
le più antiche della terra, dove i ghepardi, gli orsi e il daino, che un tempo
era possibile vedere, ora sono completamente scomparsi, perché l'uomo è arrivato
dappertutto. La bellezza della terra viene lentamente distrutta e inquinata.
Macchine e costruzioni a più piani stanno facendo la loro comparsa nei luoghi
più inaspettati. Quando perdete il rapporto con la natura e con i cieli immensi,
perdete ogni rapporto con l'uomo.
Arrivò insieme alla moglie e parlò quasi sempre lui. Lei era piuttosto timida, e
aveva l'aria intelligente. Lui era piuttosto arrogante, e aveva l'aria
aggressiva. Disse di essere stato presente a qualcuno dei miei discorsi dopo
aver letto uno o due libri e aver assistito a qualche dialogo. " In realtà,
siamo venuti a parlare con lei personalmente del nostro problema più grosso, e
spero di non averla disturbata. Abbiamo due figli, un maschio e una femmina che
vanno a scuola, fortunatamente per loro. Non vogliamo infliggergli le tensioni
che ci sono tra noi, anche se prima o poi le avvertiranno. Mia moglie e io siamo
molto innamorati; non userei la parola amore, perché ho capito che cosa
lei intende con questo termine. Ci siamo sposati abbastanza giovani; abbiamo una
bella casa e un piccolo giardino. Il denaro non rappresenta per noi un problema.
Lei sta bene di suo, e io lavoro, anche se mio padre mi ha lasciato qualcosa.
Non siamo venuti da lei come da un consulente matrimoniale, ma vogliamo
discutere con lei, se ce lo consente, il nostro rapporto. Mia moglie è piuttosto
riservata, ma io sono sicuro che fra poco parteciperà anche lei alla
discussione. Eravamo d'accordo che avrei incominciato io.
Abbiamo grossi problemi di rapporto. Ne abbiamo parlato spesso, ma non ne è
venuto fuori niente. Dopo questa premessa, la domanda che vorrei farle è la
seguente: che cosa c'è di sbagliato nel nostro rapporto, e che cos'è il rapporto
giusto?".
Che rapporto avete con queste nuvole, piene della luce della sera, o con questi
alberi silenziosi? Non è una domanda a sproposito. Vedete quei ragazzi che
giocano là, in quel campo, quella vecchia auto? Quando vedete tutto questo, vi
chiedo, qual è la vostra reazione? "Non lo so con esattezza. Mi piace vedere i
bambini che giocano. E anche a mia moglie piace. Per quelle nuvole o quell'albero
non ho sentimenti speciali. Non ci ho pensato; probabilmente non li ho neanche
mai guardati".
La moglie disse: "Io sì. Per me hanno un significato, ma non riesco a dirlo a
parole. I bambini là fuori potrebbero essere i miei figli. Dopo tutto, sono una
madre". Signore, guardi quelle nuvole e quell'albero, come se li vedesse per la
prima volta. Li guardi senza che il pensiero interferisca o divaghi. Li guardi
senza definirli 'nuvole' o 'albero'. Li guardi semplicemente con il cuore e con
gli occhi. Appartengono alla terra come noi, come quei bambini, e come quella
vecchia auto. Dar loro un nome fa parte del pensiero.
"Guardarli senza ricorrere alle parole sembra quasi impossibile. La forma è la
parola". Quindi le parole svolgono un ruolo molto importante nella nostra vita.
Sembra che la nostra vita sia un intreccio di parole complicate, legate tra
loro.
Le parole esercitano una grossa influenza su di noi: parole come dio,
democrazia, libertà, totalitarismo. Evocano tutte immagini familiari. Le
parole moglie e marito fanno parte delle nostre espressioni
quotidiane.
Ma la parola moglie non è in realtà la persona in carne e ossa, con le
sue complessità e i suoi problemi. Quindi la parola non è mai la realtà. Quando
la parola assume un'importanza totalizzante, la vita, la realtà , viene
trascurata.
"Ma non posso sfuggire alla parola e all'immagine che essa evoca". Non possiamo
separare la parola e l'immagine. La parola è l'immagine. Osservare senza
parola/immagine, questo è il problema.
"Ma è impossibile!". Se permette, lei non ha cercato di farlo seriamente. La
parola impossibile blocca in lei la possibilità di farlo. Non dica, la
prego, che è possibile o impossibile, ma lo faccia semplicemente.
Torniamo un
attimo alla sua domanda: che cos'è il rapporto giusto?
Quando noi avremo capito che cos'è il rapporto, sono sicuro che lei scoprirà da
solo che cosa è giusto. Che cosa significa per lei il rapporto? "Mi faccia
pensare. Significa tantissime cose, a seconda delle circostanze. Un giorno è una
certa reazione, il giorno dopo ha una portata completamente diversa. È
responsabilità, noia, irritazione, reazioni sensuali e il bisogno di fuggire da
tutto questo".
Questo è quello che lei chiama rapporto. Si tratta di livelli diversi di
reazioni sensoriali, di sentimenti - di romanticismo, se si è portati a quello -
di tenerezza, attaccamento, solitudine, paura e così via (apprensione, più che
paura reale). Questo è quanto viene definito rapporto con una persona o con
l'altra. Lei è in rapporto anche con i suoi ideali, le sue speranze, le sue
esperienze, le sue decisioni.
Tutto questo è lei e il suo rapporto con un altro; e l'altro è simile a lei,
anche se da un punto di vista biologico,
culturale e fisico può
essere diverso. Ciò non indica forse che lei si muove sempre all'interno
dell'egocentrismo e che l'altra persona agisce in maniera simile? Due vite
parallele che non si incontrano mai?
"Incomincio a capire che cosa lei intende, ma la prego, continui".
Diventa chiaro che non esiste un rapporto reale. Fondamentalmente ci
preoccupiamo di noi stessi, del nostro piacere, cedendo all'altro per ottenere a
nostra volta soddisfazione, e così via all'infinito. Diciamola in un altro modo.
Perché gli esseri umani sono così centrati su se stessi, o egoisti nei più
riposti recessi del loro essere? Perché? Gli animali selvatici non sembrano
tanto egocentrici quanto lo sono gli esseri umani.
Se noi dobbiamo scoprire in prima persona qual è il rapporto giusto, dobbiamo
approfondire questo interrogativo. È necessario sperimentare la percezione senza
movente. La maggior parte di noi trova difficile osservare senza un qualche tipo
di movente. Riusciamo a esaminare insieme, con obbiettività, quel che realmente
accade in un rapporto fra due persone, si tratti di un rapporto intimo o no?
Quasi tutte le reazioni, specialmente quelle dolorose o piacevoli, vengono
registrate nel cervello, nella coscienza o a un livello più profondo. Questa
registrazione, che inizia nel momento in cui nasciamo e continua fino alla
morte, costruisce lentamente un'immagine o un quadro che ognuno ha di sé. Quando
ci
sposiamo o viviamo con un altro per un mese o per anni , ciascuno dei due si
forma un'immagine dell'altro. Le ferite, le irritazioni, le parole dure, quelle
dolci, e così via, le reazioni sensuali, le osservazioni intellettuali, il
cameratismo e la tenerezza, la fantasia di realizzazione -e le associazioni
culturali: tutto questo forma le diverse immagini che si riattivano
nelle diverse circostanze. A parte i rapporti fisici reali, queste immagini
distorcono o ostacolano un rapporto d'amore profondo, la compassione con la
capacità di comprensione profonda che essa implica.
"E allora in che modo è possibile impedire la formazione di queste immagini?".
Non le pare di porre una domanda sbagliata? Chi è che impedisce?
Non le sembra che a porre la domanda siano ancora una volta un'immagine o
un'idea? Non sta forse ancora lavorando di fantasia, passando da un'immagine
all'altra? Questo tipo di indagine non porta da nessuna parte. Quando una
persona è colpita o ferita psicologicamente - il che accade fin dall'infanzia -
le conseguenze di quella ferita sono ovvie: la paura di subire altre ferite, un
ritrarsi costruendosi tutt'intorno una barriera, un ulteriore schermo isolante e
così via, un processo che alimenta la nevrosi. Se e quando si ha consapevolezza
di queste ferite, di questi conflitti, e li si osserva, allora istintivamente
viene fatto di chiedersi in che modo sia possibile evitare di venire feriti.
L'immagine ultima è l’io , il sé con la lettera maiuscola e minuscola. Quando si
arriva a cogliere il pieno significato del perché il cervello, il pensiero,
formi queste immagini, la verità del perché queste immagini esistano, questa
percezione stessa dissolve ogni processo di formazione delle immagini. Questa è
la libertà ultima.
"Per quale ragione il cervello - o il pensiero, come dice lei – forma delle
immagini?".
Forse per sentirsi protetto? Per essere al sicuro contro il pericolo? Per avere
certezze, per evitare la confusione? Anche la più piccola parte del cervello per
funzionare bene, in maniera efficiente, deve avere delle certezze, deve sentirsi
al sicuro. Se poi quelle certezze e quella sicurezza sono un'illusione o
un'invenzione del pensiero, come lo sono la fede o la credenza, in realtà non ha
alcuna importanza, purché quell'area agitata del cervello si senta al sicuro,
tranquilla, senza incertezze.
Noi moriamo in questa illusione. Accompagnato dalle immagini, come ad esempio il
nazionalismo, e le immagini che si trovano in tutti i templi del mondo, l'uomo
vive e porta avanti il conflitto, il piacere, il dolore.
Queste immagini vengono fabbricate a non finire.
Ma solo quando
noi percepiamo che esse ostacolano e gettano un'ombra sul rapporto reale e
rotondo tra noi e gli altri, tra noi e quella nuvola, tra quell'albero e quei
bambini, allora soltanto può tesserci amore.