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Chi era George Ivanovitch Gurdjieff? Uno Scrittore? Un Coreografo? Uno psichiatra? Un musicista? Un medico? Uno chef? Egli sfida ogni categoria: sebbene sia vero che abbia riunito segmenti di conoscenza "acroamatica", raccolti in venti anni di ricerche in Asia; e portato in occidente una metodologia per la possibile evoluzione della coscienza, in una cosmologia che incute timoroso rispetto. Il suo richiamo fu radicale: Svegliatevi! Svegliatevi dal vostro insospettato sonno ipnotico, verso la consapevolezza e coscienza.
Più di cento anni fa, Gurdjieff era un ragazzo povero nella oscura città di Kars, al confine russo-turco: oggi il suo nome sta diventando un’immagine discorsiva alla moda, (come Darwin, Marx, Freud, Einstein) assurdamente concepito come autoesplicativo. Quelli che volessero angustamente appropriarsi di lui come "l'ispiratore del movimento ecologista" o "l'iniziatore di terapie eupsichiche contemporanee" - sebbene intravedano aspetti - non comprendono nè la sua scala, tanto meno la traiettoria delle tradizioni religiose.
Per una più vera prospettiva su Gurdjieff dobbiamo rivolgerci alla cerchia di devoti seguaci, che pagarono per le loro intuizioni con sforzo. Questi ultimi erano uomini e donne magnetizzati, non da un sistema di nozioni astratte che si auto-supportano, ma da un essere umano di statura rabelaisiana, dalle energie sottili a sua disposizione, dalla sua compassione e dall'abilità di trasmettere una pratica. I loro diari ed autobiografie costituiscono una ricca e singolare letteratura: gurdjieff viene assegnato alla sua inevitabile storicità, tuttavia in qualche modo se ne divincola, per emergere con la coesione e la presenza di un mito.
Incontri con Gurdjieff
Non esiste una biografia definitiva di Gurdjieff ne è lontanamente in previsione.(1) Nacque ad Alexandropol nel 1866 circa ed appare in scena per la prima volta nel 1912 a Mosca. Incontrarlo era sempre una prova: il primo incontro, - certamente per quelli che divennero i suoi discepoli, - era l'asse intorno a cui ruotava un’intera vita; poi negli anni successivi, un essere umano con tutta la sua intrinseca fragilità avrebbe risposto, più o meno sinceramente, alla insistente domanda di Gurdjieff. Qui giaceva il dramma. Così per noi, possiamo solo vivere qui e adesso; tuttavia nella misura in cui entrassimo nell'esperienza degli allievi attraverso un atto interiore di compassione, le loro memorie trattengono un valore che va al di la della pura storicità.
Il compositore Thomas de Hartmann (1886-1956) e la moglie Olga furono intimi discepoli e compagni di Gurdjieff per dodici anni, ed è grazie a lui se la musica di Gurdjieff è arrivata fino a noi. In Our life with Mr. Gurdjieff *( titolo in italiano: La nostra vita con il signor Gurdjieff ) condividono con noi il viaggio che fecero con lui: da Pietrogrado, nel pieno della crisi del 1917, attraverso le montagne del Caucaso a Tblisi, per giungere a Parigi nel 1922. Una semplicità che sfiora talvolta l'ingenuità, caratterizza la loro scrittura, ma l'impressione su Gudjieff è solo più sorprendente. Lo vediamo muoversi imparzialmente, quasi invisibile, attraverso scene di confusione e tumulto fratricida, salutando ogni difficoltà e pericolo come una nuova occasione di insegnamento pratico.
Nell'ottobre del 1922 Gurdjieff prese il Prieuré a Fontainebleau-Avon, un castello in 200 acri di terreno. Qui creò rapidamente condizioni per lo studio di sé senza precedenti in Europa. Gurdjieff ebbe un rapporto speciale con i figli dei suoi allievi, prendendosi cura della loro educazione nel senso reale della parola. Talvolta li sfidava, talvolta li guidava con estrema delicatezza attraverso un'intuizione vitale; il suo insegnamento ebbe sempre un elemento di sorpresa e l'impronta della praticità. Dagli undici ai quindici anni Fritz Peters (1913-1980) visse al Prieuré e in Boyhood with Gurdjieff: * ( titolo in italiano: La mia fanciullezza con Gurdjieff) le sue vivide e talvolta chiassosamente divertenti memorie, egli rivive quella speciale esperienza.
Nella primavera del 1924 visitò gli USA accompagnato da allievi esperti, per dare dimostrazioni pubbliche delle sue danze sacre: la loro influenza su noti intellettuali fu vasta. Le danze si espressero nettamente anche al giovane inglese Stanley Nott (1887-1978)che aveva un più semplice bagaglio culturale, che aveva viaggiato il mondo lavorando duro in molti commerci e i cui sentimenti erano stati snervati dalla sofferenza nelle trincee. "Qui", scrisse Nott, "c'è quello che andai a cercare alle estremità della terra". La sua fedeltà a Gurdjieff si dimostrò a lunga vita e senza divisioni. Passò molte estati al Prieuré e in Teachings of Gurdjieff *(titolo in italiano: Insegnamenti di Gurdjieff) trasmette sia l'esperienza interiore che quella esteriore con vigore boswelliano. Egli incarna appieno il penetrante (anche se non definitivo) commento sul libro di Gurdjieff Belzebub ( titolo italiano: Racconti di Belzebù al suo piccolo nipote) del suo amico A. R. Orage.
Nel decennio 1925-1935 Gurdjieff si dedicò ai suoi scritti, portati a termine nelle distraenti condizioni del Caffè de la Paix. Qui, nella nella primavera del 1932, avvenne l'incontro con l'autrice americana Kathryn Hulme (1900-1981), che più tardi coglierà il successo col romanzo The Nun's Story* (titolo italiano: Storia di una suora)e che bramò di diventare la sua allieva personale, ma circa quattro anni passarono prima che la sua persistenza fosse ricompensata. La sua autobiografia, Undiscovered Country ( paese sconosciuto), rievoca con richezza di dettagli la sua esperienza in un gruppo di quattro donne (tutte sofisticate, legate all'avanguardia e "single" - e alcune apertamente lesbiche) che s'incontravano quotidianamente nell'appartamento di Gurdjieff in Rue Labie. Lo stile è stucchevole nei momenti peggiori: vibrante nei migliori. L'umanità e la capacità di Gurdjieff di lavorare con diversi tipi sono vividamente descritte, così come il coinvolgimento emotivo del gruppo, sia reciproco sia nei confronti dell'insegnante. Chiamarono il piccolo gruppo "La corda" nell'intento di non dimenticare la mutua dipendenza nell'ascesa.
Esortato a lasciare Parigi, prima dell'arrivo dei tedeschi nel 1940, Gurdjieff scelse di restare nel modesto appartamento al n° 6 di Rue des Colonels-Rénard. Nonostante fosse già avanti nei suoi settant'anni, non risparmiava energie dando consigli individuali, insegnando nuove serie di Danze o Movimenti alla sala Pleyel e in qualche modo mantenendo in rari momenti, la patriarcale ospitalità delle sue insolenti feste. L'interesse francese per Gurdjieff - fino ad allora debole - ora germogliava, attraendo molti intellettuali, tra di loro René Zuber, regista cinematografico (1902-1979). Il suo volumetto Who Are You Monsieur Gurdjieff ? * (titolo italiano: "Monsieur Gurdjieff ma lei chi è ?") è una calma e meticolosa meditazione: confrontatosi con l'enigma di Gurdjieff e profondamente interessato a situarlo in relazione al cristianesimo, Zuber viene ripetutamente portato a porre se stesso in discussione.
Quindici mesi prima della morte di Gurdjieff, J.G. Bennett (1897-1974), che lo aveva brevemente incontrato negli anni venti, stabilì un più serio - sebbene necessariamente intermittente - contatto con lui. Elizabeth Mayall (1918-1991), che doveva più tardi diventare moglie di Bennett, dal gennaio 1949 potè vivere a Parigi e condividere più pienamente il mondo unico di Rue des Colonels-Rénard. Qui, alle ultime cene di Gurdjieff, il suo misterioso rituale del "Brindisi agli Idioti" servì da veicolo a un insegnamento finale intensamente individuale. Idiots in Paris * (titolo italiano "Idioti a Parigi"), diari dei Bennett senza un edizione critica, catturano con quasi dolorosa onestà ed immediatezza gli ultimi cento giorni della vita di Gurdjieff e l'intensa lotta degli allievi per la comprensione. Gurdjieff morì a Neuilly il 29 ottobre 1949.
L'insegnamento
Allora quale era precisamente l'insegnamento di Gurdjieff ? Sebbene la domanda sembri promettere chiarimenti, è viziata dal suo stesso rigore: il tempo uccide le versioni autorizzate come la cicuta, ma Gurdjieff non ne rilasciò mai uno. "Io insegno" egli disse sentenziando, "che quando piove i marciapiedi si bagnano". Il potere vivificante delle sue idee implica il momento, la circostanza, il tipo e lo stato dell'allievo. La sua costante domanda è Conosci te stesso, attraverso la quale egli conduce ad una metafisica, una metapsicologia ed una metachimica che assolutamente scoraggiano una definizione sintetica. Una tipologia umana, una fenomenologia della coscienza e una scala quasi matematica che unisce microcosmo e macrocosmo. Questo complesso apparato è illuminato da un'idea maestra: che l’Uomo è chiamato a lottare per l’autoperfezione, in servizio al nostro sacro vivente Universo.
Riusciamo a cogliere gli echi di Pitagora, Platone, Cristo o Milarepa? Vedere alcuni limitati paragoni con moderni come Mendeleïev, Sheldon, Vernadsky, Watson? E’ facile smarrirsi in un labirinto di paragoni e nella filogenesi di idee. Gurdjieff stesso non era soddisfatto delle parole: i suoi Movimenti e danze sacre erano allo stesso tempo un simbolo di leggi universali ed un campo per la ricerca individuale. Quando avvicinandosi ai sessant’anni prese a scrivere, le sue produzioni furono euristiche piuttosto che espositive e la loro forma totalmente inaspettata: prima un’epica cosmologica, poi un’autobiografia di un genere speciale.
Belzebub’s tales to his grandson* (titolo ital: Racconti di Belzebù al suo piccolo nipote) è il capolavoro di Gurdjieff e nessun altro libro ci porta più vicino a lui. I lettori che vorranno affrontare la doppia sfida della sua profondità e la sua abbastanza deliberata difficoltà stilistica, che potranno richiamarsi ancora e ancora la necessaria acuta attenzione, - troveranno qui codificate tutte le idee psicologiche e cosmologiche di Gurdjieff ed una critica fondamentale.
In un lungo viaggio in astronave, un Belzebù di buon umore trasmette la sua comprensione di “tutto ed ogni cosa” al suo nipote Hassin. Attraverso i suoi occhi imparziali e compassionevoli vediamo la vita sulla terra come da una grande distanza, con microscopica chiarezza. Giù per i millenni e attraverso i continenti, vediamo l’Uomo profondamente addormentato, ciecamente e senza scopo lottare e soffrire, piegato da guerra e passione, guastare tutto ciò che tocca; e tuttavia, attraverso una strana pecca nella sua natura, aggrappandosi ingegnosamente proprio agli strumenti che feriscono, agli ideali che tradiscono.
Un’immagine desolata? Innegabilmente. E in mani differenti da quelle di Gurdjieff avrebbe potuto essere crudelmente nihilistica; ma Gurdjieff ci chiama alla vita. E’ il suo genio a portare a galla una speranza oggettiva come un’Arca su queste acque scure. Ci tramanda la grande figura di Belzebù, la cui presenza rappresenta l’uomo come potrebbe essere: consapevole e grato della scintilla divina dentro di lui e lottante attraverso lavori coscienti verso il raggiungimento del suo vero posto nello schema cosmico.
Nel libro successivo Meetings with Remarkable Men* (titolo italiano: Incontri con uomini straordinari) evoca il primo e meno noto periodo della sua vita, la sua fanciullezza a Kars sotto la benigna influenza del padre e del primo tutore, il decano Borsh. Poi la sua prima maturità, dedicata, in molti modi, all’instancabile ricerca di una conoscenza universale e reale. Srotolando terre della Transcaucasia e l’Asia centrale davanti a noi, il linguaggio è parco e vivido, anche quando allude a una geografia parallela della psiche dell’Uomo e la via che seguì per penetrarla.
Viaggiamo nella nostra interiorità in compagnia degli amici di giovinezza di Gurdjieff: principi, ingegneri, dottori, preti - Uomini straordinari non per le loro disposizioni superficiali, ma dalla loro risolutezza, l’auto-moderazione e la compassione. E’ come se li vedessimo faccia a faccia; le loro parole si pongono in noi come se dette in un momento di intima quiete.
Così Gurdjieff, avendo spazzato il terreno con la grandiosa critica del Belzebù, ci offre ora il materiale per una nuova creazione - nient altro che la nostra dura vita diurna, ma spinta in quesito e posta al servizio di uno scopo che, per intelligenza ed elevatezza è certamente umano.
Tra il 1915 e il 1918, Gurdjieff diede liberamente ai suoi discepoli russi uno stupefacente corpo di dati esatti, che gli erano costati vent’anni di ricerca. Prominente tra i suoi allievi di quel tempo, fù Piotr Demianovich Ouspensky(1878-1947), giornalista, matematico e intellettuale, già famoso per il suo libro Tertium Organum*. Proprio quell’epoca, distruzioni di massa e selvagge contraddizioni, acuì la sua sete di tutta una vita per dei valori ed una conoscenza di ordine differente. In search of the miraculous * ( titolo ital.: Frammenti di un insegnamento sconosciuto) fu pubblicato postumo. Consiste per tre quarti di parole di Gurdjieff, conservate da quei giorni e brillantemente arrangiate. Approvata da Gurdjieff in persona, quest’opera offre indubbiamente il resoconto più accessibile delle sue idee psicologiche e cosmologiche, portandoci al tempo stesso più vicino di qualsiasi altro libro al clima speciale di un gruppo. La travolgente sensazione di shock, l’eccitazione e rivelazione che elettrizzarono Ouspensky nel 1915, saranno trasmesse attraverso queste frasi e diagrammi a persone di ogni generazione, che (qualunque siano le condizioni esterne con cui dovranno mescolarsi) sono segretamente alla ricerca.
Jeanne de Salzamann divenne allieva di Gurdjieff a Tblisi nel 1919, e all’interno di trent’anni partecipò in ciascuna amministrazione del suo Lavoro, persino portandosi la responsabilità per i suoi gruppi durante gli utimi dieci anni della sua vita. In Views from the real world* (titolo Ital. Vedute sul mondo reale) ella ha raccolto più di quaranta conversazioni tenute da Gurdjieff tra il 1917 e il 1930. Dobbiamo la loro conservazione proprio alle coltivate memorie dei suoi seguaci, a cui era proibito prendere appunti. Se queste non sono parole di Gurdjieff in ogni sillaba, è chiaramente la sua autentica voce che emette una sfida inconfondibile.
Approcci a Gurdjieff
Nessuno, - che lo approvi o lo neghi, - può misurare il voltaggio dell’intelligenza di Gurdjieff senza ricevere un certo shock. La sua è una delle poche voci efficaci che “passando attraverso molte eco, mantiene la propria risonanza e il potere d’azione”(2). Allora ascoltiamo brevemente alcuni riassunti “approcci”, nuove dichiarazioni tematiche e liriche - riconoscendole per il loro riverbero, pur riconoscendone la loro profonda legittimità in una tradizione vivente, confidata a uomini viventi.
Dopo quattro anni passati come uno degli allievi più vicini a Gurdjieff, P. D.Ouspensky espose le sue idee in Inghilterra e America per un quarto di secolo. In The Psychology of Man’s Possible Evolution* (titolo ital.: L’evoluzione interiore dell’uomo) egli distilla dall’insegnamento integrale di Gurdjieff la sua essenza psicologica, presentandola senza sapore né aroma in sole 92 pagine. Questa formulazione, basata sugli appunti per le letture di Ouspensky, è così lucida ed equilibrata che si candida a rimanere per sempre ineguagliata come introduzione o promemoria.
IL sentimento della reale esperienza di un allievo, - palpabilmente mancante dal sommario di teoria di Ouspensky - è fornito da Venture with Ideas * (Titolo italiano: Viaggio nella Quarta Via) di Kenneth Walker (1882-1966). Questa calda memoria umana abbozza leggermente l’insegnamento psicologico e cosmologico di Gurdjieff, nel contesto biografico dei 24 anni di studio dell’autore con Ouspensky in Inghilterra. Il bagaglio scentifico di Walker (tre volte Professore hunteriano di chirurgia al Royal College di Chirurgia) accresce l’interesse per il suo assorbimento delle idee esoteriche.
Gli uomini sono tragicamente divisi, ma chi vuole può condividere gli interrogativi esistenziali primordiali: chi sono io, e qual è il significato e lo scopo della vita umana? Il grande edificio dell’Insegnamento di Gurdjieff riposa sulle incrollabili fondamenta di questi innocenti interrogativi. Il tema è quietamente sviluppato in Toward Awakening (verso il risveglio) di Jean Vaysse (1917-1975): pioniere della chirurgia a cuore aperto e dei trapianti, stretto discepolo di Gurdjieff a Parigi. Nel capitolo finale, illustra per la prima volta gli esercizi gurdjieffiani che legano l’attenzione alla sensazione corporea.
La montagna, radicata nella terra, la cui sommità raggiunge il cielo, è un antico simbolo delle aspirazioni e degli sforzi dell’uomo. René Daumal (1908-1944), che studiò con Gurdjieff a Parigi durante la guerra, scrisse con sottigliezza e humor la sua allegoria Mount Analogue* (titolo ital: Il Monte Analogo) con il linguaggio di un poeta ed alpinista, per ricordarci della strana ascesa interiore a cui siamo chiamati. Sebbene sia morto giovane, il suo lavoro mantiene il suo impatto nella letteratura moderna francese.
Gli anni a venire innalzeranno inevitabilmente l’interesse agli studi di Gurdjieff. Poichè il suo Insegnamento è esperienziale, poichè c’è il pericolo che si confondano i livelli, e che un accademico con una fondamentale incomprensione o pregiudizio possa ricamarci su - questa prospettiva non è del tutto benvenuta. Eppure alcuni pronostici sono buoni. Michael Waldberg in Gurdjieff: An approach to his ideas (Gurdjieff un’approccio alle sue idee) ritrae intelligentemente tutti i maggiori testi, escogitando un lavoro di sintesi e commenti che stabilisce un reale standard.
Ed Ora?
Gurdjieff preferiva Oggi a Ieri; Egli non ci invitò a dissezionarlo né a idolatrarlo, ma a cercare noi stessi. Tornando di nuovo e poi di nuovo al Belzebù (Racconti di...) ci sembra di cogliere la ricca e umana voce dell’Autore proiettata verso i suoi “Nipoti”, - allievi della New Age; generazioni crescenti che non potranno incontrarlo ma che portano i semi delle sue idee in un futuro ignoto. E tuttavia nessun pellegrinaggio tra i libri è sufficiente: nessun testo, neppure un libro sacro, può sostituire l’insondabile momento quando, nella reale presenza dell’insegnante, la comprensione dell’allievo è ampliata e approfondita.
Allora, dove guardare oggi? Tutto il talento di un uomo: discriminazione e sincero buonsenso son qui sollecitati, perche ci sono molte voci di sirene ed autopromozioni. Eppure non per niente Gurdjieff preparò gli allievi, non per niente egli diede indicazioni per il futuro. Dopo la sua morte, non per niente gli amati Movimenti sono stati sviluppati per decenni ed un responsabile nucleo dolorosamente formatosi, per mantenere la corrente che era stata creata.
Dove Allora?Per quelli per cui l’aproccio a Gurdjieff è pratico, questa è la domanda che deve prevalere. C’è per prima cosa un contatto esterno da cercare: poi un contatto interiore da essere rinnovato ed approfondito.
Gurdjieff; scelta bibliografica(3)
* Ndt: I testi contrassegnati all’interno della traduzione risultano pubblicati in italiano; gli altri sono disponibili solo in lingua inglese.
The Teaching (L’insegnamento)
Beelzebub’s Tales to His Grandson by G. I.
Gurdjieff (1950)
Approaches to Gurdjieff (Approcci a Gurdjieff)
The Psychology of Man’s Possible Evolution by P.D.
Ouspensky (1978)
Encounters with Gurdjieff (Incontri con Gurdjieff)
Our Life with Mr. Gurdjieff by
Thomas and Olga de Hartmann (1964, Revised 1983 and 1992)
Note (1) Si invita all’attenzione della successiva biografia di Gurdjieff scritta da James Moore: Gurdjieff: the Anathony of a Myth (Titolo Italiano: “ Gurdjieff: Anatomia di un mito”) (2) Jeanne de Salzmann, Prefazione a “Views from a real world” (titolo italiano Vedute sul Mondo reale) (3) Gli studiosi interessati a un approfondito studio su Gurdjieff sono caldamente indirizzati a “Gurdjieff:an annotated bibliography” di J.Walter Driscoll e la Fondazione Gurdjieff in California (New York: Garland Publishing, 1985)
Da: http://www.gurdjieff.org.uk/gs8ita.htm
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