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A proposito del mentire
D. Se non siamo consci, come possiamo essere capaci di giudicare ciò che per noi è utile e ciò che è dannoso? R. Ho detto che l'osservazione di sé non può essere impersonale in quanto noi siamo personalmente interessati. nel corretto funzionamento della nostra macchina. Il giusto funzionamento dell'organismo è vantaggioso per noi, quello sbagliato è dannoso. Bisogna avere un semplice atteggiamento commerciale verso la propria vita e le funzioni interiori e bisogna sapere ciò che è profitto e ciò che è perdita, così è possibile osservare se stessi affatto imparzialmente, come eventi storici che sono accaduti mille anni fa. Quando un uomo adotta quest'atteggiamento verso se stesso egli è pronto a iniziare lo studio pratico di sé, in quanto studio,pratico di sé significa studio delle cose più meccaniche. Alcune funzioni in noi possono divenire consce, altre non possono mai divenire consce. Le funzioni istintive, ad esempio, non hanno bisogno di divenire consce;ma n'e esistono parecchie altre ‑ tutta la nostra vita ne è piena ‑ che è importantissimo rendere consce o che, se non possono divenire consce, è necessario arrestare o eliminare, poiché sono veramente dannose. Queste non sono meramente meccaniche nel senso che sono automatiche; esse sono dovute al funzionamento sbagliato della macchina che si è protratto per lungo tempo. Perciò esse hanno già causato danni evidenti; le cose o si sono rotte o contorte o lacerate. D. Cercando di studiare me stesso non posso trovare nulla di reale, nulla di tangibile. R. Studiate ciò che è in voi, sia esso reale o irreale. Non potete studiare soltanto ciò che è reale, dovete studiare ciò che è là. Non è un ostacolo allo studio di sé il. non trovare nulla di reale: dovete studiare ciò che trovate. In realtà avete completamente ragione che nulla è reale, ma uno deve studiare se stesso e studiare gli ostacoli. Il principale ostacolo al raggiungimento della consapevolezza di sé è che pensiamo di averla. Non avremo mai consapevolezza di noi stessi finché crederemo di averla. Ci sono parecchie altre cose che pensiamo di avere e che per questa ragione non possiamo avere. C'è l'individualità o unità: noi crediamo di essere uno, indivisibili. Crediamo di aver volontà, o che se anche non l'abbiamo sempre, possiamo averla, e altre cose. Esistono molti aspetti di ciò perché, se non abbiamo una cosa, non possiamo averne un'altra. Crediamo di avere queste cose e ciò accade perché non conosciamo il significato delle parole che, usiamo. Esiste un ostacolo ben definito, una ragione ben precisa per cui non possiamo avere consapevolezza così come siamo. Questo ostacolo principale sulla via dello sviluppo è il mentire. Ho già accennato al mentire, ma dobbiamo parlarne più diffusamente in quanto non sappiamo cosa significhi mentire perché non abbiamo studiato seriamente questo problema. Eppure la psicologia del mentire è veramente la parte più importante dello studio dell'essere umano. Se un uomo potesse essere descritto come un tipo zoologico, sarebbe definito l'animale bugiardo'. Lascerò da parte il mentire esterno e mi atterrò soltanto all'uorno che mente a se stesso su se stesso. Questa è la ragione per cui ci troviamo nello stato in cui siamo attualmente e perché non possiamo conoscere la verità in quanto questa può essere raggiunta soltanto in uno stato di consapevolezza obiettiva. Perciò non possiamo definire ciò che è verità; ma se assumiamo che mentire è l'opposto di verità, possiamo definire il mentire. Il mentire più serio è quando sappiamo perfettamente bene di non sapere, e di non poter sapere, la verità sulle cose e tuttavia non agiamo conseguentemente Pensiamo e agiamo sempre come se conoscessimo la verità. Questo è mentire. Quando io so di non sapere qualcosa e al tempo stesso dico di saperlo, o agisco come se lo sapessi, ciò è mentire. Per esempio, non sappiamo nulla di noi stessi, e veramente sappiamo di non saper nulla, tuttavia non riconosciamo mai o ammettiamo questo fatto; non lo confessiamo mai nemmeno a noi stessi, agiamo, pensiamo e parliamo, come se sapessimo chi siamo. Questa è l’origine, il principio del mentire. Quando comprendiamo questo e seguiamo questa linea, e quando tentiamo di collegare quest'idea con tutto ciò che pensiamo, vediamo, facciamo, cominceremo a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al cammino verso la consapevolezza. Ma la psicologia del mentire è assai più difficile di quanto pensiamo, perché esistono parecchi tipi differenti di mentire e alcune forme assai sottili, difficili da scoprire in noi. Negli altri le vediamo con relativa facilità, non in noi stessi.
D. Se non sappiamo cos'è verità, come sappiamo quando mentiamo? R. Voi sapete.di non poter conoscere la verità, e se diceste di saperlo, o di poterlo sapere, questa sarebbe una bugia, perché nessuno può sapere la verità nello stato in cui siamo. Non pensate filosoficamente, prendete ciò in relazione ai fatti. La gente parla di tutto come se sapesse. Se domandate a un uomo se c'è gente sulla luna, egli avrà un'opinione su ciò. E così su qualsiasi altra cosa. Abbiamo opinioni su tutto, e tutte queste opinioni sono bugie, specialmente riguardo a noi stessi. Non sappiamo sugli stati di consapevolezza, o sulle differenti funzioni, o sulla velocità delle funzioni, o sulle loro reciproche relazioni. Non sappiamo nulla, eppure pensiamo di sapere circa noi stessi. Tutto ciò che abbiamo sono opinioni, e queste sono tutte bugie. D. Se tutte le opinioni sono bugie. dovremmo evitare le opinioni?
R. Dovete conoscere il loro valore. La prima bugia che diciamo a noi stessi è quando diciamo 'io'. È una bugia perché, dicendo 'io', presumiamo determinate cose: presumiamo una certa unità e un certo potere. E se io dico 'io' oggi e dico 'io' domani, questo è supposto essere lo stesso 'io' mentre in realtà non c'è rapporto tra loro. Ci troviamo nello stato presente a causa di certi ostacoli o certi fatti in noi stessi e il fatto più importante che non comprendiamo è che non abbiamo il diritto di dire 'io' perché sarà una bugia. Quando cominciate ad osservare voi stessi vedrete che è proprio così: esistono 'io' in voi che non si conoscono l'un l'altro e non vengono mai a contatto. Per esempio, cominciate a studiare le vostre simpatie e antipatie e vedrete che vi può piacere una cosa in un dato momento ed un'altra in un altro momento, e che le due sono talmente opposte tra loro da farvi capire immediatamente che questi 'io' non si incontrano mai. Se osservate le vostre decisioni, vedrete che un 'io' è quello che decide ed un altro 'io' è quello che esegue la decisione, e questUtimo o non vuole eseguirla o non ne ha mai sentito parlare. Se scoprite una sola cosa sulla quale non mentite a voi stessi, sarete eccezionalissimi. Noi, circondati da queste bugie, nati ed educati in queste bugie, non possiamo essere diversi da come siamo; siamo proprio il risultato, il prodotto, di queste mienzogne. D. Se cerco di scoprire la verità e mi accorgo che è impossibile, non dovrei separare me stesso dal mondo quotidiano? R. In tal caso voi studiereste un essere artificiale, non uno reale. Potete studiare voi stessi soltanto nelle condizioni in cui vi trovate, in quanto siete il risultato di tali condizioni. Non potete studiare voi stessi prescindendo dalle vostre condizioni. D. Non c'è nulla di comune a tutti gli 'io'? R. Soltanto una cosa. Sono tutti meccanici. Essere meccanico significa dipendere dalle circostanze esterne. D. Da ciò che avete detto sembra difficilissimo studiare se stesso senza mentire a se stesso. R. No, il mentire deve cessare. Dovete ricordare il principio: le bugie possono produrre soltanto bugie. Soltanto quando conoscete i principali tipi di mentire sarete capaci non dico di lottare con essi, ma di osservarli. La lotta. viene dopo. Sono necessarie parecchie cose al fine di lottare con qualcosa in noi; per lungo tempo possiamo soltanto studiare. Quando conosciamo il generale ordinamento e la classificazione delle cose in noi stessi, soltanto allora viene la possibilità di lottare con qualcosa. Così come siamo, non possiamo cambiar nulla, perché l'uomo è una macchina assai bene equilibrata: equilibrata nel senso che una cosa cose appaiono sconnesse ma nella realtà dei fatti ogni cosa è equilibrata da parecchie altre cose, condiziona l'altra. Le sono connesse, perché D. Vi dispiacerebbe precisare cosa intendete per macchina? R. Le macchine non possono avere potenzialità, esse non possono avere la speranza di ottenere consapevolezza in quanto non possono essere portate avanti indefinitivamente. Anche questa è una limitazione alla nostra mente o, se preferite, una limitazione alla nostra consapevolezza. 'Quindi il paragone con la macchina non può essere portato avanti in qualsiasi direzione. Ma l'uomo è una macchina in un senso del tutto reale, ben preciso; egli non può produrre alcuna azione da solo; è soltanto una stazione trasmittente, niente di più, e come tale è una macchina. Se un uomo potesse avere un'idea o potesse far qualcosa senza che cause esterne agissero per lui, allora egli non sarebbe una macchina, o non sarebbe completamente una macchina. Così com'è, è completamente una macchina, particolarmente nello stato di consapevolezza in cui ci troviamo. E il fatto che riteniamo di essere in uno stato completamente diverso ci rende ancor più meccanici. La nostra macchina non funziona nemmeno bene, così se un uomo vuol creare delle condizioni favorevoli per la possibilità di crescita interiore che è in lui, egli deve dapprima divenire una macchina normale perché, così come è, non è una macchina normale. Quando sentiamo parlare di meccanicità spesso pensiamo che, sebbene l'uomo sia una macchina, non tutte le sue funzioni sono egualmente meccaniche, né che tutte le attività umane sono egualmente meccaniche. Ognuno scopre qualcosa che egli ritiene meno meccanica, a seconda dei suoi punti di vista e dei suoi gusti. In realtà tutte le attività umane sono egualmente meccaniche; non esiste differenza sotto questo punto di vista tra strofinare un pavimento e scrivere poesie. In termini generali, bisogna comprendere che è necessaria una completa rivalutazione di tutti i valori sotto il profilo della loro utilità; senza rivalutazione non possiamo mai spostarci dal punto in cui ora ci troviamo. Abbiamo parecchi valori sbagliati: dobbiamo essere coraggiosi e cominciare questa rivalutazione.
D. Comprendo che dobbiamo creare un 'io' dal nulla. Cosa crea I"io'? R. In primo luogo, la conoscenza di sé. Esiste un'ottima allegoria orientale che tratta della creazione dell"io'. L'uomo è paragonato a una casa piena di servitori, senza padrone o maggiordomo che li controlli. I servi perciò fanno quello che vogliono; nessuno fa il proprio lavoro. La casa è in uno stato di caos completo, perché tutti i servi cercano di fare il lavoro di qualcun altro senza essere capaci di farlo. Il cuoco lavora nelle stalle, il cocchiere in cucina e così di seguito. L'unica possibilità che le cose migliorino è se un certo numero di servi decide di eleggere uno di loro maggiordomo interinale dandogli in tal modo il controllo degli altri servi.
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