"La conoscenza di Dio non si può ottenere
cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano
la trovano" (Bayazid al-Bistami)
"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un
accattone"
(Yun Men)
Stampato Privatamente presso THE STOURTON PRESS CAPE TOWN SOUTH
AFRICA (1952)
Primo Atto
L'azione si svolge in una grande città commerciale in Oriente.
La piazza del mercato dove varie strade e vicoli s’incontrano: attorno negozi e
bancarelle con ogni varietà di merce - sete, terrecotte, spezie; botteghe di
sarti e ciabattini.
Sulla destra una fila di bancarelle con frutta: case a tetto piatto a due e tre
piani con molti balconi, alcuni con tappeti appesi e altri con bucato.
Sulla sinisra, su tetto, un negozio di tè; più avanti, bambini che giocano: due
scimmie si arrampicano sui cornicioni.
Dietro le case si vedono strade che si arrampicano serpeggiando sulla montagna;
case, moschee, minareti, giardini, palazzi, chiese cristiane, templi indù, e
pagode.
In lontananza, sulla montagna si vede la torre di un’antica fortezza.
Tra la folla che si muove nei vicoli e la piazza del mercato, è possibile
incontrare tipi di quasi ogni popolo asiatico, abbigliati nei loro costumi
tradizionali: un Persiano con barba tinta; un Afgano tutto in bianco, con
un'espressione fiera e audace; un Belucistano in turbante bianco a punta e una
giacca corta senza maniche e un'ampia cintura, dalla quale spuntano parecchi
coltelli; un Indù Tamil mezzo nudo, sulla fronte rasata una forca bianca e
rossa, il segno di Vishnu, è dipinto; un nativo di Khiva che indossa un cappello
di pelliccia largo e nero e un cappotto fittamente imbottito; un monaco buddista
vestito di giallo, con la testa rasata e una ruota da preghiera in mano; un
Armeno vestito di un 'chooka' nero con una cintura d'argento e un colbacco nero
un russo nero con un cappello a busta; un Tibetano in un costume che assomiglia
a un Cinese, orlato di pelliccia pregiata; inoltre Bucariani, Arabi, Caucasici e
Turcomanni.
I mercanti bandiscono le loro merci, invitando i clienti i mendicanti con voci
piagnucolanti chiedono l'elemosina; un gelataio diverte la folla con una canzone
spiritosa.
Un barbiere di strada, rasando la testa di un venerabile vecchio 'hadji',
racconta le notizie e i pettegolezzi della città ad un sarto che pranza nel
ristorante a fianco. Un funerale passa attraverso uno dei vicoli; davanti c'è un
‘mullah’ e dietro di lui il cadavere è trasportato su una bara coperta da un
drappo funebre, seguito da donne piangenti. In un altro vicolo c'è una rissa e
tutti i ragazzini accorrono a guardare. A destra, un fachiro a braccia aperte,
gli occhi fissati su un punto, è seduto su una pelle d’antilope. Un mercante
ricco e importante passa ignorando la folla, lo seguono i suoi servi,
trasportando cesti carichi d’acquisti. Poi appare qualche mendicante esausto,
mezzo nudo e impolverato, evidentemente appena arrivato da qualche zona colpita
da carestia. In un negozio, cachemire e altri tessuti e materiali sono banditi e
mostrati ai clienti.
Dalla parte opposta del negozio del tè, è seduto un incantatore di serpenti
circondato da una folla curiosa. Passano asini carichi di ceste. Donne
passeggiano, alcune indossano lo 'chador' altre a viso scoperto. Una vecchia
donna con la gobba ferma davanti al fachiro, con aria devota, mette soldi nella
ciotola di cocco per l'elemosina davanti a lui. Tocca la pelle sulla quale egli
è seduto e va via, premendo le proprie mani sulla propria fronte e occhi. Passa
una processione nuziale; davanti ci sono bambini vestiti allegramente, dietro di
loro buffoni, musicisti e tamburini. Passa il banditore, urlando più che può. Da
un vicolo si sente il martellare di fabbri ramaioli. Ovunque c'è rumore, suono,
movimento, risate, sgridate, preghiere, affari - la vita ribolle.
Due uomini si dipanano dalla folla. Entrambi vestiti riccamente. Uno di loro,
Gafar, è un attraente, ben fatto, ricco Parsi di circa trenta o trentacinque
anni, ben rasato tranne per un paio di baffetti e i capelli corti. Indossa una
giacca di seta giallo chiaro cinta da una sciarpa rosa pallido, e pantaloni blu;
sopra di questi un abito di broccato, la gonna, polsini e risvolti della quale
sono ricamati d'argento; ai piedi ha stivali alti di pelle gialla, alle gambe
ricami in oro e pietre preziose; la sua testa è ricoperta da un turbante of a
evidente tessuto Indiano, dal colore predominante turchese: alle sue dita ci
sono anelli con grandi smeraldi e diamanti. L'altro uomo è il suo confidente,
Rossoula, vestito anche lui in modo ricco, ma più trascuratamente. Egli è basso,
forte, fine e astuto, il capo assistente del suo padrone in tutti i suoi affari
di cuore e intrighi. Egli è sempre d’umore attento e gaio. In testa ha un
copricapo rosso avvolto da un turbante giallo; in mano ha un rosario rosso e
corto.
Gafar guarda qualche articolo e si ferma occasionalmente a parlare con qualche
suo conoscente, ma evidentemente niente lo interessa. In tutti i suoi movimenti
si possono notare il vanto di un uomo sazio di piaceri. Con i suoi eguali egli è
contenutamene civile, ma verso gli altri guarda con disprezzo o avversione. Egli
ha provato tutto, visto tutto, e le cose per le quali altra gente lotta e si
sforza, non esistono per lui.
In questo momento, due donne spuntano da un lato della strada a sinistra, nella
piazza. Una di loro, Zeinab, è una ragazza di circa venti ventidue anni di tipo
Indo Persiano, più alta della media e molto bella. È vestita di una tunica
bianca con una sciarpa verde alla vita: i suoi capelli lisci con la riga in
mezzo sono legati con un fermaglio d'oro; tirato sulla testa porta uno 'chador',
ma il suo viso è scoperto. L'altra è la sua confidente, Haila. E’ una donna di
mezza età bassa e grassoccia. Indossa una giacca di velluto blu sotto uno 'chador'
viola. La sua bocca è coperta con un fazzoletto.
Zeinab stringe un rotolo di pergamena avvolto in un fazzoletto di seta. Passa
lungo la piazza dando graziosamente l'elemosina ai mendicanti che incontra.
Gafar la nota e la segue con lo sguardo. Il suo viso lo interessa poiché sembra,
ad un primo sguardo, ricordargli qualcuno o qualcosa. Egli s’informa con
Rossoula e altri conoscenti su chi lei sia, ma nessuno lo sa.
Appena dopo, Zeinab va da una mendicante vicino alla quale si trova un bambino
di circa otto anni mezzo vestito con una ferita aperta sul suo braccio nudo.
Appena datagli l'elemosina, Zeinab nota la ferita, e curvatasi su di lui parla
amichevolmente alla mendicante riguardo al ragazzo. Infine le dice qualcosa,
indicando un lato della strada e poi il bambino. È chiaro dai suoi gesti che sta
consigliando alla donna di portare il bambino dove possa essere curato.
Per tutto il tempo, Gafar non smette di osservare Zeinab.
Zeinab vuole bendare il braccio del bambino, ma non ha niente con cui
avvolgerlo, allora sfoglia il fazzoletto di seta nel quale è avvolto il rotolo
di pergamena e fascia la ferita. Poi, accompagnata da Haila, lascia la piazza
per una strada laterale.
Gafar consulta in fretta Rossoula. È chiaro che gli sta dando istruzioni per
seguire Zeinab e scoprire il possibile su di lei. Quando Zeinab sparisce,
Rossoula prende la stessa strada. Gafar resta a guardarlo, poi con calma
raggiunge la mendicante e comincia a parlare con lei. Riconoscendo il fazzoletto
al braccio del bambino come il dono di Zeinab, lui, senza sapere perché,
desidera acquistarlo. Offre alla donna del denaro, ma lei rifiuta di
venderglielo. Gafar, getta una manciata di denaro e prende quasi con forza il
fazzoletto dal bambino, poi va lentamente verso il centro della piazza. La donna
stupita raccoglie il denaro e alzando le mani al cielo, ringrazia Gafar. Poi,
prendendo il bambino per mano, va verso il vicolo che le aveva indicato Zeinab.
Rossoula ritorna e con gesti deprecanti, dice a Gafar che ha scoperto che Zeinab
non è una donna che è possibile avvicinare casualmente. Poi, parlando ancora
insieme, vanno per una strada sulla sinistra.
Cala la sera. In uno dei vicoli c'è molto movimento, un derviscio esce fuori da
quello accompagnato da una folla tra cui ci sono molte donne e bambini. Questo
derviscio è stato molto onorato nella terra degli ultimi ('in the country of
late' nel testo, n.d.t.), e gode grande rispetto tra tutte le diverse etnie.
Recita alcuni versi sacri e al ritmo dei versi esegue certi movimenti che
somigliano a ginnastica o danza.
Il significato dei versi è:
Dio è uno per tutti,
Ma è trino.
Gli uomini sbagliano, poiché è settuplo.
Nella sua totalità è unisono.
Nella sua divisione è molte voci.
E in un altra divisione è contraddittorio.
Egli è ovunque in tutte le forme.
Quando gli uomini lo vedono
dipende dalle loro qualità
Quale parte essi toccano.
Ma chi tocca, se è ignorante,
Vede nella parte che tocca, tutto di sé,
E senza dubbio, prega per sé.
Egli già pecca
Poiché agisce contro
Le leggi imposte
Nei comandamenti degli Altissimi.
Il comandamento è questo:
Io sono verità.
La tua incredulità ti attira (Your unbelief draws you)
Nella vicinanza con me
Poiché colui che mi vede. ...
La fine dei versi si perde nei colpi forti di tamburo intorno a un ciarlatano
che vende medicine.
Il crepuscolo s’infittisce. Uno ad uno i mercanti raccolgono la loro roba e
chiudono i loro negozi. Nel momento in cui il muoversi della folla è al suo
culmine, cala il sipario.
Secondo Atto
Nella scuola del Mago Bianco.
Una stanza ampia che sembra un laboratorio o un osservatorio con qua e là
scaffali sui quali ci sono alambicchi, provette e oggetti di forme fantasiose
che ricordano un laboratorio moderno, inoltre parecchi rotoli di pergamena e
libri.
Nel retro, un’enorme finestra con tende. A sinistra, una porta conduce ad una
stanza interna. A destra, una porta che conduce all'esterno.
Nell'angolo a destra c'è una clessidra. Dalla parte sinistra ci sono tavolini
sui quali ci sono molti alambicchi, vetri e libri aperti.
Davanti alla finestra si trova un telescopio di strana forma, e a sinistra su un
piccolo tavolo, c'è un aggeggio simile ad un microscopio.
A destra c'è una poltrona che sembra un trono, con uno schienale alto su cui è
dipinto il simbolo dell'enneagramma, e a sinistra c'è una piccola sedia per
l'assistente del Mago.
Quando si apre il sipario ci sono parecchi allievi, sia uomini che donne, già
sul palcoscenico e altri si vedono entrare di tanto in tanto. Essi sono
benfatti, piacevoli giovani con una buona e gioiosa espressione sui loro visi.
Indossano tuniche bianche; quelle delle ragazze sono lunghe, quelle degli uomini
arrivano al ginocchio. Ai loro piedi hanno dei sandali. Le ragazze hanno capelli
raccolti con fermagli d'oro, gli uomini li hanno d'argento. Alla vita hanno
tutti sciarpe; le ragazze gialle, arancione e rosse, quelle degli uomini sono
verdi, blu e azzurre.
Sono tutti impegnati. Alcuni stanno sistemando e pulendo gli oggetti, alcuni
stanno leggendo e altri stanno mescolando i liquidi nelle provette. Adesso, il
numero degli allievi aumenta.
Dalla porta esterna entra l'assistente del Mago. È un vecchio di media statura,
indossa occhiali e ha una barbetta grigia. Indossa un soprabito giallo sopra un
soprabito corto e bianco con una sciarpa viola alla cintola. Ha dei sandali ai
piedi; sulla sua testa un copricapo bianco con una sciarpa viola attorno. In
mano ha un lungo rosario di madreperla e sul petto, pendente da una catenella
d'argento, c'è il simbolo dell'heptagramma - una stella a sette punti in un
cerchio.
Gli allievi salutano l'assistente del mago che risponde gentilmente mentre passa
da uno all'altro esaminando e correggendo il loro lavoro. Gli allievi continuano
a radunarsi. È evidente che i rapporti tra loro sono gentili, benevoli e
amichevoli.
Un inserviente entra dalla porta interna e dice qualcosa; dal movimento dei
presenti, è ovvio che attendono qualcuno.
Entra il Mago Bianco. È un vecchio alto e benfatto con un viso benigno e
piacevole e una barba lunga e bianca. Veste un abito bianco e lungo con maniche
ampie e risvolti dai quali si vede una sottoveste color crema. Ha dei sandali ai
piedi. In mano un lungo bastone dal pomello d'avorio, e al petto, pendente da
una catenella d'oro, c'è il simbolo dell'enneagramma lavorato in pietre
preziose.
Al grande inchino degli allievi il Mago risponde con un sorriso gentile come se
li benedicesse. Poi cammina lentamente verso il trono, e dopo aver ancora
benedetto gli allievi, si siede. (In questo momento il simbolo sul trono si
accende.) Gli allievi ognuno a turno, vanno da lui e gli baciano la mano,
dopodichè tornano ai loro posti e riprendono l'occupazione che avevano sospeso.
In questo momento entra Zeinab. È in ritardo e ha il fiatone per la fretta. Va
subito dal Mago e gli bacia la mano. Dal modo in cui il Mago la saluta, è
evidente che è una delle sue allieve preferite. Poi lei va dagli altri allievi e
apparentemente li informa del suo recente incontro con la mendicante e con il
bambino.
Uno degli allievi va dal Mago, che sta parlando col suo assistente, e gli chiede
di spiegargli qualcosa. Evidentemente la risposta del Mago interessa tutti, così
a poco a poco si radunano attorno a lui e ascoltano. Continuando la spiegazione
il Mago si alza (in questo momento il simbolo sul trono si spegne) e andando al
microscopio comincia qualche dimostrazione. Gli allievi a turno vanno al
microscopio e guardano dentro. Dopodichè, va alla finestra e apre la tenda. Si
vede il cielo limpido e stellato. Il Mago punta il telescopio verso il cielo.
Gli allievi a turno vanno al telescopio e guardano dentro, allo stesso tempo
ascoltano la spiegazione del Mago.
L'idea principale dell'esposizione è la seguente: Ciò che è in alto è simile a
ciò che è in basso, e ciò che è in basso è simile a ciò che è in alto. Ogni
unità è un cosmo. Le leggi che governano il Megalocosmo governano anche il
Macrocosmo, il Deuterocosmo, il Mesocosmo, il Tritocosmo e altri, comprendendo
in basso il Microcosmo. Avendo studiato un cosmo, conoscerai gli altri. Il cosmo
più vicino di tutti per i nostri studi è il Tritocosmo, e per ognuno di noi il
più vicino soggetto di studio è sé stessi. Conoscendo sé stesso completamente
uno conoscerà tutto, perfino Dio, dal momento che gli uomini sono creati a sua
somiglianza.
Detto questo, il Mago torna lentamente al suo trono.
Entra il servitore e si avvicina al Mago, informandolo che qualcuno sta
chiedendo di entrare. Avendo ricevuto il permesso, l'inserviente conduce la
mendicante col bambino. Ella si prostra ai piedi del Mago e chiede aiuto,
indicando il bambino. Anche Zeinab va dal Mago e intercede per il bambino.
Il Mago, dopo aver guardato la ferita, parla a due degli allievi che poi vanno
nella stanza interna e ritornano, uno portando un cuscino su cui è appoggiata
una bacchetta d'avorio con una grossa palla d'argento all'estremità, e l'altro
un fazzoletto, una tazza e un barattolo contenente un liquido. Il Mago prende il
barattolo e versa il liquido nella tazza, imbeve il fazzoletto e lo stende sulla
ferita. Poi con grande cura prende la bacchetta e, senza toccare la ferita,
passa parecchie volte la bacchetta sul braccio del bambino. Quando il Mago
toglie il fazzoletto, la ferita non c'è più.
La mendicante, ammutolita e stupefatta, cade in ginocchio e bacia l'orlo
dell'abito del Mago. Il Mago arruffa il bambino carezzevolmente e poi li
congeda.
Gli allievi tornano ai loro posti e riprendono le loro occupazioni. Il Mago
cammina nella stanza, andando da qualche allievo per esaminarne il lavoro e dare
istruzioni adatte. Poco dopo dice qualcosa a tutti gli allievi e ritorna al suo
trono.
Immediatamente gli allievi lasciano il loro lavoro e si mettono in fila, e al
segnale del Mago fanno vari movimenti che somigliano a danze. L'assistente del
Mago si aggira tra loro e corregge le loro posture e movimenti.
Queste ' danze sacre ' sono considerate essere uno dei soggetti principali di
studio in tutte le scuole esoteriche d'Oriente, sia nell'antichità che al giorno
d’oggi. I movimenti in cui consistono queste danze hanno un duplice scopo:
esprimono e contengono un certo sapere e, allo stesso tempo, servono da metodo
per raggiungere uno stato armonico dell'essere. Le combinazioni di questi
movimenti esprimono diverse sensazioni, producono varie gradazioni di
concentrazione del pensiero, creano sforzi necessari in diverse funzioni e
mostrano i limiti possibili di forza individuale.
Durante un intervallo, uno degli allievi indica la clessidra, dopodichè il Mago
dice a tutti loro di terminare le occupazioni precedenti e prepararsi per quello
che seguirà. Nel mentre egli stesso va alla finestra e scosta la tenda.
È mattina presto e il sole si sta alzando sull'orizzonte. appena appare il primo
raggio, il Mago Bianco con il suo assistente e i suoi allievi dietro a lui
cadono in ginocchio. Pregano.
Il sipario scende lentamente.
Terzo Atto
Nella casa di Gafar.
Una stanza con un'alcova nell'angolo a destra, nel quale - dietro colonne
intagliate - si intravede una fontana con un bacino di marmo.
A sinistra una porta conduce agli appartamenti interni, e alle spalle un'altra
porta conduce al giardino.
La stanza è arredata in stile Indo Persiano. A destra, panche ricoperte di
tappeti e cuscini sono disposte in parecchie file contro il muro Mindari.
Nell'angolo a sinistra c'è un divano basso vicino al quale ci sono parecchi
tavoli intagliati. Su uno c'è un narghilé e altri oggetti per fumare, su un
altro un servizio da sorbetto, su un terzo un piccolo gong e su un quarto una
brocca e bacinella di raffinata e costosa fattura per lavarsi le mani.
Gafar cammina per la stanza. Egli è senza giacca ma sulla testa ha un copricapo
ornato di pietre preziose. Ogni suo movimento, ogni suo sguardo mostra che sta
aspettando con impazienza. Ogni tanto si siede sul divano e diventa assorto in
pensieri. Sente che gli stanno accadendo cose completamente nuove. Lui che è
sempre stato così superbamente calmo e indifferente ora è agitato e preoccupato
da sciocchezze che prima non avrebbero attratto la sua attenzione. Ultimamente è
diventato irritabile, sospettoso e impaziente.
Proprio adesso sta aspettando Rossoula che gli porta notizie su Zeinab, la donna
che ha incontrato al bazar un mese fa, e che Rossoula - in spregio a tutte le
sue capacità ed esperienza in tali materie - non è ancora riuscito a attrarre
nell'harem di Gafar. Ieri Gafar ha ordinato a Rossoula di porre rimedio a questo
ad ogni costo e quel che lo agita così tanto ora è l'attesa del risultato degli
sforzi finali di Rossoula. Ma nello stesso tempo, egli sente che tutto questo è
semplicemente ridicolo. Molte volte prima era stato attratto da qualche donna
ma, mentre Rossoula si occupava della faccenda, o si dimenticava delle donna
oppure lei cessava di interessarlo. Ma ora, non solo non dimentica, ma per tutto
il giorno, pensa più e più a Zeinab.
Rossoula entra dalla porta nel retro. Sembra molto distratto - e questo è
proprio innaturale per lui. Porta notizie molto scoraggianti. Dice a Gafar che
tutti gli sforzi per eseguire i suoi ordini sono falliti e non sa più cosa fare.
Entrambi riflettono seriamente. Ogni mezzo di sedurre Zeinab è stato provato;
ogni cosa che poteva essere fatta in questo senso è stata fatta.
Le hanno mandato i più svariati regali: stoffe indiane antiche ricamate d'oro; i
cavalli più belli - arabi, cinesi e persiani; pellicce siberiane; una rarità
inestimabile quale una collana di smeraldi - il dono del Rajah di Kolhapur al
nonno di Gafar; la famosa perla blu di Gafar, la 'Lacrima di Ceylon'; e infine,
le hanno offerto per sua esclusiva proprietà - come un harem separato con servi
e serve – l’appena restaurato castello dei Gafar, l'orgoglio della loro
famiglia, il 'Soffio di Paradiso'. Ma tutto è stato inutile. Zeinab ha rifiutato
ogni cosa e non ha voluto sentirne.
Gafar è perplesso. Si convince sempre di più che non ha la forza per
riconciliare se stesso all'incomprensibile testardaggine di Zeinab e capisce
che, in verità, lei è stata la causa del suo insolito stato mentale durante
questo periodo. È evidente che in questa donna c'è qualcosa d’eccezionale. I
modi in cui lui, Gafar, prende tutti i fallimenti di Rossoula affascina lui
stesso. In ogni altro caso si sarebbe semplicemente indignato, ma ora sebbene è
incapace di reprimere la propria rabbia, nel suo cuore è quasi contento che in
questo caso tutti i metodi di Rossoula siano insufficienti.
Le cose strane che osserva in se stesso portano la sua attenzione sui suoi
rapporti con le donne in generale.
Grazie alla sua ricchezza, la sua eminenza e le sue circostanze di nascita, la
sua vita è stata così organizzata che, già a diciassette anni, era già
circondato da donne e - in osservanza con le usanze della sua zona - aveva già
il proprio harem. Ora ha trentadue anni ma è ancora scapolo, nonostante il fatto
che per un lungo tempo ha desiderato di sposarsi, specialmente per compiacere la
sua anziana madre che sogna sempre che lui si sposi. Ma fino ad ora non ha mai
incontrato una donna che, dal suo punto di vista, è adatta per essere sua
moglie. Molte donne lo hanno attratto e all'inizio sembravano devote e
meritevoli della sua fiducia, ma alla fine tutte dimostravano che il loro amore
e devozione mascherava soltanto insignificanti sentimenti egoistici. Per alcune
è stata la passione per un bel ragazzo, con altre la sete di lussuria che poteva
instillare loro, con altre ancora, la vanità di essere la favorita di un
nobiluomo e così avanti.
Tutto quello che ha visto lo ha totalmente disincantato. Non ha mai conosciuto
una donna per cui potesse provare la fiducia e stima che, dal suo punto di
vista, avrebbe dovuto provare per una moglie. Egli si abituò a vedere su tutte
le belle parole sull'amore e la comprensione delle anime come le mere fantasie
da poeti, e gradatamente le donne sono diventate più o meno tutte uguali per
lui, distinguendosi solo nel loro tipo di bellezza e nelle loro varie
manifestazioni della passione. Il suo harem è diventato parte della sua
collezione d’oggetti preziosi. Non può più vivere senza le sue donne quanto non
può vivere senza fumare, senza musica, o senza tutti i lussi che lo hanno sempre
circondato. Ma ha da tempo cessato di cercare qualcosa in una donna altro che
non sia il momentaneo godimento di una cosa bella.
E ora, improvvisamente sorge in lui questa strana curiosità verso questa donna
incomprensibile. E’ possibile che lei sia veramente così totalmente diversa
dalle altre? L'aspetto di Zeinab lo ha colpito al primo sguardo, ma cosa sa di
più di lei? Secondo le informazioni avute da Rossoula, Zeinab è la figlia unica
di un ricco khan di una lontana città. Ha ventuno anni e completamente libera,
non promessa ad alcuno, e vive tranquillamente da sola, con qualche servitore e
una vecchia serva di nome Haila. Al suo paese si occupa di scienze ed è venuta
qui per studiare alla scuola di un celebre mago. Va ogni giorno a questa scuola
e il tempo rimanente lo passa a casa sua impegnata nei suoi studi. In tutto
questo c'è molto di strano, diverso da quello a cui è sempre stato abituato. Ma
il pensiero di Zeinab non gli da tregua; non riesce a smettere di pensarla ed è
pronto ad ogni sacrificio pur di possederla.
Ancora pensando profondamente, Gafar si alza e cammina per la stanza. Poi,
evidentemente preso da un nuovo pensiero, si siede di nuovo sul divano.
È ora chiaro che è impossibile sedurre Zeinab con i mezzi che attraggono altre
donne e conquistano la loro resistenza. Stando così le cose, rimane una sola
cosa da fare - sposarla. Presto o tardi dovrà prendere moglie, e più belle di
Zeinab non ne ha mai trovate. E se lei provasse d’essere una moglie tale come
l'ha sognata lui, potrebbe essere la felicità di lui e la gioia di sua madre.
Gafar ci pensa per un po' e infine parla della sua decisione a Rossoula. Poi
chiama un servitore e gli da un ordine. Il servitore esce dalla porta a
sinistra.
Subito dopo un'anziana donna entra dalla stessa porta. È una dei parenti più
stretti di Gafar. Le spiega la sua decisione e le chiede di fare da tramite.
L'anziana signora dice che accetta il suo compito con piacere e non ha dubbi sul
successo. È risaputo che le più famose bellezze della zona considererebbero
diventare sua moglie una felicità, sapendo della sua ricchezza e posizione. Ella
torna nelle stanze interne e subito ritorna accompagnata da altre due donne.
Tutte e tre, velate dal 'chador', si dirigono verso la casa di Zeinab.
Gafar, con espressione pensosa, è ancora seduto sul divano. Rossoula cammina per
la stanza e di tanto in tanto si rivolge a Gafar suggerendo varie distrazioni.
Ma il pensiero di Gafar è distante e niente lo attira. Ascolta Rossoula in modo
assente e infine, solo per sbarazzarsi di lui, accetta uno dei suoi
suggerimenti.
Immediatamente ad un ordine di Rossoula, entrano dei musicisti che formano
un'orchestra di strumenti musicali assortiti Afgani, Indiani e Turkestani.
Questi strumenti sono: una zitera (una specie di balalaica a manico lungo con
sette corde, suonato con un archetto), un adoutar (una specie di balalaica a due
corde, suonata con le dita), un rabab (con tre corde di budello e tre corde di
rame, suonato con uno stecchetto), un atarr (una specie di mandolino a manico
lungo e sette corde, suonato come un mandolino), un asaz (anch'esso una specie
di mandolino con tre corde di seta e tre di budello, suonato come un mandolino),
un caloup (una specie di zitera con molte corde d'acciaio e rame, suonato con un
ossicino agganciato al pollice), una zourna (una specie di piffero), un gydjabe
(una specie di violino), un daff (tamburello), un davul (una specie di tamburo),
un gaval (una specie di flauto), un galuk (una specie di clarinetto), e altri. I
musicisti si siedono sul Mindari e cominciano a suonare.
Appena inizia la musica, le ballerine dell'harem fanno la loro entrata in
coppie, danzando.
Queste ballerine sono state comprate in vari paesi. Per la loro bellezza, come
per le loro capacità e agilità, sono considerate le meglio del paese. Le persone
vengono da lontano per vedere quello che solo da Gafar può essere visto. Nessun
estraneo che le vede ballare in gruppo può evitare di esserne avvinto, e quando
ognuna balla la danza del proprio paese, i giudici più severi vanno in estasi.
Ci sono dodici ballerine, ognuna vestita nel proprio costume nazionale. Oggi,
sarà perché sentono l'umore del loro padrone o sarà che da molto tempo non
danzano per lui, ma ballano con eccezionale abbandono.
Per prima, una Tibetana fa una danza della sua misteriosa patria. Poi un'Armena
di Mousha balla, accompagnata da una musica lenta, una danza d’amore della sua
regione, quasi addormentata, ma piena di fuoco nascosto. È seguita da una
Osetinka del Caucaso in una danza leggera come l'aria. Poi una Zingara, una
figlia del popolo che ha dimenticato la propria patria, in una focosa, roteante
danza che sembra parlare della libertà delle steppe e il fuoco lontano
dell’accampamento. Dopo di lei un Araba, inizia lentamente e accellera e
accellera i suoi movimenti, fino a raggiungere una passo folle, rilassandosi
improvvisamente e gradualmente viene rapita dall’estasi. Poi una Bulicistan, una
Gerogiana, na Persiana, un Indiana danzatrice nauch, ognuna delle quali
attraverso i suoi movimenti – manifesta l’anima, la natura, il temperamento ed
il carattere della sua terra.
Gafar, indifferente a tutto, si è sempre deliziato delle sue ballerine, ma oggi
le guarda quasi senza vederle tanto completamente è immerso nei suoi pensieri e
sentimenti.
Durante una danza di gruppo le donne uscite ritornano. Con sguardo contrito
l'anziana signora dice a Gafar che la sua proposta non è stata accettata. Gafar
diventa pazzo di rabbia, manda tutti via e rimane da solo con Rossoula. Sono
entrambi zitti.
Gafar cammina a grandi passi per la stanza. Si aspettava di tutto ma non questo.
È stato superato il limite. Mai in vita sua ha subito una tale umiliazione.
Rossoula non è meno abbattuto di Gafar. Pensa profondamente, evidentemente
tormentato. Ad un certo punto il suo volto si rischiara, va da Gafar e gli
parla.
Gafar ascolta con una faccia cupa. Quello che Rossoula propone va contro il suoi
sentimenti più profondi, ma è offeso e indignato e vuole a tutti i costi trovare
un modo. Il suo desiderio per Zeinab è quasi diventato odio, e il desiderio di
vendetta per la sua umiliazione lo sovrasta. Rossoula continua a persuaderlo.
Infine, dopo una breve lotta con se stesso, Gafar acconsente.
Chiamano un servo e lo mandano con un messaggio.
Gafar si risiede sul divano con un'espressione tetra e adirata. Rossoula vaga
per la stanza rallegrandosi della sua inventiva e risorse.
Poco dopo, una vecchia megera entra accompagnata dal servo.
È bassa e curva con un gran naso ad uncino, capelli grigi scompigliati e vivaci
occhi vaganti, faccia scura con un grosso foruncolo peloso sulla guancia
sinistra; le sue lunghe, magre e nodose mani hanno unghie lunghe e sporche.
Indossa un corto e lurido abito viola e pantaloni neri, ai piedi pantofole
turche. È coperta con uno 'chador' sporco e nero rattoppato in vari punti con
pezze colorate: in mano ha un bastone liscio.
Gafar chiede alla megera se può stregare una donna per farla innamorare di lui.
La megera con espressione confidenziale, risponde affermativamente, ma quando
sente il nome della donna, trema di paura e dice che in quel caso lei non può
niente. Essi le offrono dell'oro, ma questa volta l'oro non aiuta.
La megera non può fare niente da sola, ma dice loro che c'è una persona che, se
vuole, può stregare Zeinab. È possibile persuaderlo, ma sarà necessario dargli
molto, molto oro.
Gafar e Rossoula si consultano: chiedono alla megera ed evidentemente decidono
di procedere. La megera acconsente a guidarli.
Il servo entra e li aiuta con i soprabiti. Nel mentre, su ordine di Gafar, dei
servi portano dalle stanze interne borse piene di doni. Poi, accompagnati dai
servi che portano le borse, Gafar e Rossoula escono dalla porta sul retro.
Sipario.
Atto Quarto
La scuola del Mago Nero.
Una grande caverna. La parete di fondo ha una proiezione in mezzo; a destra una
rampa per l'entrata, un passaggio conduce a una grotta più interna.
A sinistra in un recesso buio c'è una specie di camino o stufa nel quale arde un
fuoco. Nel camino un calderone dal quale ogni tanto escono fumi verdastri. Di
fronte al camino siete un’ispida creatura mezza nuda che attizza il fuoco con un
forchettone a tre denti di strana forma e che di quando in quando getta un
ciocco di legno nel camino. In una nicchia sopra il camino, uno scheletro umano
e altri forchettoni di forme curiose poste al lato. Nel centro della caverna,
verso la parte posteriore, si trova una grande pietra dalla forma di trono. Su
di uno stendardo al di sopra vi è il simbolo del pentagramma.
Appesi al soffitto ci sono vari animali sofferenti, un gufo, un rospo,
pipistrelli, e anche teschi umani e animali.
Qui e là si trovano tavolini bassi con vari oggetti sparsi, alambicchi,
bicchieri, libri e rotoli di pergamena sono sparsi disordinatamente nella
caverna.
Un serpente boa striscia introno liberamente, e un gatto nero cammina avanti e
indietro.
Questa è la scuola del celebre Mago Nero.
Quando le tende si aprono qualcuno dei suoi studenti, passa attraverso la
caverna; altri sono seduti. Alcuni stanno estraendo delle carte per prevedere la
fortuna: qualcuno sta studiando le linee della mano di altri, a qualcuno –
riunito in un angolo – sta preparando delle pozioni.
Gli studenti sono uomini e donne di differenti età. Alcuni giovani, altri più
vecchi, ma tutti di aspetto sgradevole. Uno o due sono deformi, con disgustosi
occhi strabici, capelli arruffati e verruche. I movimenti di tutti sono sottili,
angolari e a scatti. Il loro atteggiamento verso gli altri è ostile e derisorio.
Sono vestiti in una corta trascurata tunica violetta e pantaloni neri. Ai loro
piedi vestono sandali Turchi. L’unica differenza tra il vestito degli uomini e
delle donne, e che le donne vestono una cintura nera e hanno fazzoletti neri
sulle loro teste. Alcuni sono tatuati sulle facce e mani.
Uno degli studenti vicino al trono inizia lentamente a fare strani, ritmici
movimenti che apparentemente fanno piacere agli altri, perché ad uno ad uno essi
lasciano le loro occupazioni e si uniscono a lui. A mano a mano che il loro
numero aumenta i movimenti si fanno veloci e diventano più e più vari e
gradualmente si distribuiscono formando un anello che ruota intorno al trono. Al
momento di maggiore eccitazione un rumore e un battere si ode alla sinistra
della caverna.
Istantaneamente l’anello si rompe. Seguono movimenti disordinati e scompiglio.
Sgomitando l’un l’altro con paura, gli studenti corrono ai loro posti e
riprendono repentinamente le loro occupazioni cercando di dare l’impressione di
non averle mai interrotte.
Dalla parte interna della caverna il Mago Nero entra. Egli è un uomo di altezza
media, snello, con una barba corta mezza grigia, occhi neri con folte
sopracciglia e capelli scompigliati. I suoi movimenti sono precisi e con una
maniera caratteristica sua propria, il suo sguardo e arrogantemente penetrante.
E’ vestito con una tunica al di sotto della quale si intravede una raggiante
sottoveste cremisi poco più lunga della tunica. Ai suoi piedi dei sandali
Turchi: sulla testa una papalina nera. Nella sua mano un lungo scudiscio, e sul
petto, appeso ad un cordone si seta nero un pentacolo doro.
All’ingresso del mago tutti si prostrano faccia a terra. Lui va al trono senza
guardare nessuno ; nel suo cammino passa addirittura sopra uno dei suoi
studenti. Si siede (Il simbolo sopra il trono si illumina in questo momento).
Apre la sua tunica, mostrando il suo petto e ventre. Gli studenti a turno vanno
da lui e baciano la sua pancia. Con un calcio egli allontana uno di loro. Gli
altri con vigliacca malevolenza indicano quello caduto.
Quando la cerimonia del bacio al ventre è finita gli studenti agli ordini del
Mago si mettono in riga alla sua sinistra ed ad un suo segno iniziano ad
eseguire vari movimenti.
Durante uno degli intervalli una vecchia fattucchiera entra attraverso l’entrata
esterna con una candela in mano. Va lentamente e con timore del Mago Nero, lo
bacia sulla pancia e gli dice qualcosa in maniera tremante, puntando verso
l’entrata.
Dopo un momento di riflessione il Mago fa un cenno di consenso con il capo. La
vecchia fattucchiera esce camminando all’indietro e velocemente rientra con
Gafar. Rossoula e i due servitori portano una borsa con doni. I servitori
avanzano tremanti di paura e si guardano intorno con stupore ed orrore. Quando
raggiungono il centro della caverna lasciano andare il sacco e corrono via in
volata. Rossoula e anche Gafar provano altrettanta paura che i servitori.
Gafar va dal Mago e gli dice ciò che desidera. Il Mago ascolta ma quando Gafar
menziona il nome di Zeinab, egli rifiuta assolutamente di fare qualsiasi cosa,
conoscendo come la fattucchiera, che Zeinab è uno studente del Mago Bianco.
Gafar insiste. Indicando la borsa tira fuori il suo borsello, sfila un anello
dal suo dito, prende preziosi gioielli e getta tutto di fronte al Mago.
Alla vista dell’oro e dei gioielli il Mago esita, e finalmente acconsente a fare
l’incantesimo se Gafar può portargli qualcosa che è stato recentemente in
contatto con la persona di Zeinab. Gafar riflette, poi improvvisamente ricorda
il fazzoletto di seta che egli ha comprato dalla mendicante, e tritandolo fuori
lo dà al Mago. Il Mago indica un angolo della caverna e gli dice di attendere.
Quindi con voce potente da alcuni ordini agli studenti.
Alcuni di loro spostano un tavolo al centro della caverna e lo coprono con una
stoffa nera ricamata in rosso ai bordi con i segni dello Zodiaco e segni
Cabalistici. Altri vanno nella parte interna della caverna e portano vari
oggetti tra cui una bacchetta di ebano con una sfera d’oro alla sommità e un
pezzo informe di argilla che posano sul tavolo. Accanto all’argilla posizionano,
aperto, un grosso libro con strani geroglifici ed il simbolo dell’esagramma e un
urna, fuori della quale spunta la sommità di un osso umano.
Il Mago si toglie i suoi vestiti, riceve degli unguenti da uno dei suoi
studenti, se lo spalma sul corpo, si rimette i vestiti e sopra i suoi abituali
vestiti indossa una toga con lunghi lembi. La toga è tutta bordata con i segni
dello Zodiaco; nella parte posteriore è ricamato il simbolo del pentacolo, e sul
petto uno teschio e ossa incrociate. Sulla testa pone un alto cappello a punta
ricamato con stelle di diverse dimensioni.
Poi prende il fazzoletto di seta di Zeinab e me mescola alcuni pezzetti con
l’argilla, da cui modella una figura dall’aspetto umano. La one sul tavolo. Poi,
nel pavimento accanto al tavolo, disegna un largo cerchio dove riunisce tutti
gli studenti. Essi immediatamente di uniscono come una catena, alternativamente
uomini e donne alla sinistra, incrociando fra loro le braccia all’altezza dei
gomiti tenendo le mani libere. Alcuni degli studenti rimangono fuori dalla
catena.
Il Mago prende la bacchetta nella mano destra e con la sinistra fa certi
movimenti e sussurra incantesimi.
Si vede che gli studenti nella catena si contorcono, facendo movimenti convulsi;
alcuni diventano deboli e cadono. Il loro posto e velocemente preso da quelli al
di fuori della catena così che la catena non si rompa.
La figura di argilla sul tavolo gradualmente inizia a illuminarsi, all’inizio
debolmente, poi sempre più forte e più luminosa. Due studenti stanno lavorando
al calderone; uno costantemente gettando legna nel camino, l’altro rimescolando.
Il fuoco nel camino cresce forte, e lunghe lingue di fiamma sprizzano fuori.
Il tempo passa, il movimento degli studenti nella catena diventa ancora più
violento e terribile; essi stanno evidentemente usando le loro orza residua.
La figura di argilla si illumina con sempre più forza, e ad intervalli emana
chiari fasci di luce. Sopra il calderone si ode un suono che aumenta
gradualmente, e nel momento in cui il suono diventa molto forte, la luce nella
caverna diventa bassa e improvvisamente – sopra il camino – l’ombra di Zeinab
appare e lentamente si illumina. Allo splendere maggiore dell’ombra il vapore
che fuoriesce dal calderone diminuisce. Le fiamme bel camino sono ancora più
forti. La sfera nella bacchetta del Mago manda flash intermittenti. Il Mago a
tutti gli studenti nella catena sono terribilmente convulsi. Il suono nella
caverna aumenta e diventa come battere di tuono e , ad una delle terribili
esplosioni, la caverna piomba nel buio.
A poco a poco la luce riappare. L’ombra di Zeinab sopra il calderone non si vede
più. Le fiamme nel camino si sono spente. Gli studenti, completamente esausti,
sono stesi sul pavimento. Il Mago è ricurvo sul trono, debole e spento. Uno all
volta gli studenti inizano ad alzarsi. Il meno esausti fra di loro danno ai più
deboli qualcosa da bere e li aiutano ad alzarsi.
Il Mago, avendo parzialmente recuperato, prende la figura di argilla, la avvolge
un un tessuto e la da a Gafar con alcune istruzioni.
Tutto quello che è accaduto ha prodotto un così grande e opprimente impressione
in Gafar e Rossoula che all’inizio essi non si possono muovere. Comunque, dopo
un pò, con passi strascicati escono, accompagnati dalla vecchia fattucchiera.
Il Mago, che adesso ha recuperato completamente, prende la borsa con i doni e la
sparpaglia sul pavimento. Gli studenti si lanciano si di essi e li raccolgono
voracemente, dopo di che danzano ad anello intorno al Mago.
Nella nebbia della danza selvaggia danza il sipario cala.
Atto Quinto
La stessa scena del Secondo Atto.
Quando il sipario si alza il Mago Bianco e tutti i suoi studenti eccetto Zeinab
sono presenti.
Il Mago ed il suo assistente, con cui sta parlando, guardano uno studente che,
nel gruppo, sta esibendosi in movimenti che sembrano danza.
Improvvisamente Halia corre dentro, e cade sui ginocchi di fronte al Mago e con
gesti concitati dice rapidamente quello che è accaduto a Zeinab.
Quello che dice è così inaspettato che alla prima il Mano può a malapena
comprendere quello che Halia sta cercando di dirgli. E’ stupito, Riflette
profondamente si alza e cammina intorno alla stanza. Gli studenti, anche, sono
stupiti. Di quando in quando si rivolge alla vecchia donna per domandarle altri
dettagli riguardo la situazione.
In fine prende una decisione e, rivolgendosi a suoi studenti fa una proposta.
Molti di loro accettano, Il Mago, avendo scelto uno di loro, lo pone su una
sedia, prende entrambe le sue mani e lo guarda negli occhi. Sembra che
gradualmente egli cada addormentato. Quando i suoi occhi sono chiusi il Mago fa
diversi passaggi su di lui da testa a piedi. Lo studente adesso è in un sonno
ipnotico. Il Mago domanda diverse cose all’uomo addormentato. Dal movimento
delle labbra s’intende che lo studente sta rispondendo. La stanza diventa mezza
buia.
Il significato delle risposte sono riprodotte in una serie di immagini che
appaiono sul muro nero.
La stanza di Zeinab. Lei è da sola. Ogni sua posizione e movimento, ogni
espressione della sua faccia, mostrano chiaramente una profonda lotta in lei.
Qualche volta si solleva e cammina nervosamente nella stanza; ad un certo punto
sembra che sia in grado di conquistare quello che la tormenta, e quello
successivo, dominata da qualcosa di più forte della sua ragione, crolla sul
divano.
Sta soffrendo terribilmente; questo è evidente dai gesti che sono pieni
d’angoscia e disperazione. In certi momenti sembra che si stia difendendo da
qualcosa; la sua mente sta ostinatamente resistendo ad una strana emozione o
desiderio che è entrato in lei.
Halia, entrando, non riconosce la sua signora, così profondamente è ella
cambiata nei suoi confronti. Vagamente nota Halia, e non presta nessuna
attenzione, o risponde con gesti impazienti, alle parole e suppliche della
vecchia donna. La vecchia donna esce con un espressione di mortificazione sul
volto.
La tortura di Zeinab non ha fine; la lotta in lei cresce e cresce. Emozioni
differenti di paura, desiderio, curiosità, vergogna, si alternano sempre più
rapidamente. Un momento diventa eccitata, poi improvvisamente di fa debole, si
precipita da un punto all’altro senza trovare posa.
Al momento di massima agitazione Rossoula entra, portando un vassoio di gioielli
da parte di Gafar. Zeinab non è minimamente sorpresa da questa visita insolita,
al contrario , sembra come se la stesse aspettando.
Rossoula, dopo aver presentato i doni, parla a Zeinab, che con nervosa
agitazione gli pone domande. Prende i gioielli, e in un impeto di eccitazione e
di movimenti automatici li prova di fronte allo specchio, Rossoula, nel
frattempo, cerca di convincerla di fare qualcosa a cui in fine ella accetta.
Haila entra ancora. E’ stupita e non può comprendere, tutto questo è
completamente insolito per lei. Realizzando alla fine quello che sta accadendo
si getta in ginocchio ai piedi di Zeinabm implorandola di non cedere alle
insistenze di Rossoula. Ma Zeinab sembra completamente cambiata. Tamburella con
i piedi impazientemente, ordina alla anziana donna di fare silenzio, ed esce con
Rossoula.
Haila rimane confusa, non sapendo cosa fare. Alla fine prende una decisione, si
mette il suo scialle, ed esce di corsa.
L’immagine svanisce. La luce ritorna.
Il Mago si allontana dallo studente addormentato e cammina nella stanza, molto
perplesso. I suoi assistenti, fanno diversi passaggi su quello addormentato da
piedi a testa svegliandolo, e uno di essi gli porge qualcosa da bere.
Il Mago adesso comprende quello che è successo. E’ indignato ed allo stesso
tempo allarmato. Dopo aver camminato in maniera agitata su e giù per la stanza
diverse volte, si siede sulla sedia e riflette profondamente. Alla fine si alza
e da ordini all’assistente e agli studenti.
Essi eseguono le sue istruzioni rapidamente. Spostano un tavolo al centro della
stanza e puliscono lo spazio intorno ad esso. Dalla stanza interna portano vari
oggetti; alcuni abiti, veri accessori, e la bacchetta su un cuscino. Coprono la
tavola con un tessuto bianco ricamato ai bordi con simboli astronomici e formule
chimiche.
Il Mago si veste. Mette il manipolo sulle mani; prende una speciale cintura e un
peculiare tipo di copertura per piedi, rassomigliante alla gomma. Sulla testa
mette un tipo di corona, ampia ornata con tre coni, dalla sottile punta rivolta
in alto. Sulla sua tunica mette un soprabito che ricorda un pianeta. Nel
frattempo gli studenti, sotto la direzione dell’assistente del Mago si preparano
mettendo coperture simili sui loro piedi e vestono una fascia ai loro fianchi.
Si lavano le mani scuotendole per qualche momento, e poi prendo un qualche tipo
di bevanda.
Il Mago è pronto. Prende un contenitore dalla forma di una grande scodella e la
pone di fronte a se; un altro contenitore simile ma più piccolo, lo pone alla
parte opposta del tavolo. I due contenitori sono collegati da una barra di rame.
Gli studenti gli danno un liquido che versa nel contenitore. Intorno al primo
contenitore pone nove candele, sei sono allineate e tre sono disallineate.
Prende la bacchetta nella mano destra e pronuncia delle parole incomprensibili.
Nello stesso momento quattro studenti, due uomini a destra e due ragazze a
sinistra, fanno passaggi sopra il contenitore piccolo. Si nota come velocemente
diventano esausti facendo questo. Immediatamente sono sostituiti da altre
coppie. Gradualmente il contenitore largo inizia ad emettere. Al momento della
prima apparizione della luce, le tre candele spente di accendono. Ogni volta che
il Mago porta la bacchetta vicina al contenitore una scintilla si accende, e con
il passare del tempo la scintilla grasce sempre più. Le candele e i simboli
sopra il trono bruciamo con maggiore intensità. La cerimonia diventa più
energetica e intensa. Il rumore nel contenitore cresce e al momento in cui è al
massimo rimbombo si ode un terribile suono di rottura nel contenitore, e
un’esplosione furiosa si scaturisce.
Immediatamente piomba il buio, dopo il quale gradualmente la luce parziale
ritorna, e sul muro dietro una immagine appare mostrando una porzione della
caverna del Mago Nero, che, seduto su suo trono si contorce, facendo movimenti
convulsi. Il Mago Bianco continua la sua manipolazione. Ancora si ode una
terrificante esplosione, accompagnata da un eco dietro la scena, e accompagnata
da uno stridulo fischio e da n grande boato. Il Mago Nero cade scosso dalle
convulsioni dal suo trono. C’è ancora un momento di buio completo ed un silenzio
oppressivo dopo il quale la luce ritorna e l’immagine della caverna scompare.
Il Mago Bianco è molto esausto; gli studenti che lo hanno assistito sono spenti
come lui, ma il lavoro continua. Velocemente portano via il contenitore e le
candele dal tavolo. Tolgono il tavolo e al suo posto portano una poltrona sulla
quale il Mago si siede. Intorno a lui sono i suoi studenti. Il Mago, tenendo la
bacchetta nella mano, chiude gli occhi e sussurra delle parole con
concentrazione. Gradualmente la luce cala di nuovo. Un'altra immagine appare.
Mostra parte della stanza di Gafar. Egli è semisdraiato sul divano con un
espressione di gioia e di auto gratificazione guardando alla stanza interiore.
Apparentemente egli aspetta qualcuno.
Zeinab entra con una donna, che, si inchina di fronte a Gafar fa cenno con la
mano verso Zeinab e immediatamente ella esce camminando all’indietro.
Gafar si alza, prende Zeinab per la mano e la porta a sedersi sul divano quando
tutto d’un tratto entrambi sono incollati al punto nell’esatta posizione in cui
erano. Dopo una breve pausa, si girano come un automa, e escono dalla stanza.
Si vedono flash delle strade e i vicoli in cui passano come persone
addormentate. L’immagine svanisce. La luce ritorna e in quel momento Gafar e
Zeinab entrano. Entrambi sono in uno stato sunnabolico. Alla loro apparizione il
Mago, con un segno di sollievo, si alza e si toglie la tunica. L’assistente con
degli studenti fanno sedere Gafar e Zeinab su delle sedie, e svegliano Zeinab.
Zeinab, tornando in se, domanda a chi si trova intorno a lei cosa sia successo.
Gli spiegano cosa è accaduto indicando Gafar addormentato. Lei ricorda
all’improvviso ed esplode in singhiozzi, ed in gesto di penitenza getta si getta
ai piedi del Mago.
Egli, avendo finito di spogliarsi, si china verso di lei e carezzandole i
capelli la fa alzare da terra. Poi va verso Gafar che è tornato in se. Gafar è
inizialmente stupito e perplesso, ma, conoscendo quello che è accaduto si altera
e quasi minaccia il Mago. Quest’ultimo con un calmo sorriso gli risponde. Gafar
ascolta e gradualmente si ricompone. Il Mago continua a parlare, accompagnando
le sue parole con gesti e indicando la parte posteriore della stanza dove
un’altra volta un’immagine appare.
Si vede una strada con una folla di persone; sono donne, bambini e persone
anziane. Da una strada laterale arriva Gafar; egli è vecchio, ricurvo e flebile.
E’ seguito da alcuni esseri luminosi. A dispetto della sua età, Gafar è
evidentemente molto contento e allegro. Nella folla è salutato da tutti, donne e
uomini si inchinano a lui e i bambini gli portano fiori. Tutto è gioia, felicitò
e benedizione.
Il Mago continua a parlare. L’immagine cambia.
La stessa strada con una folla di persone. Appare ancora Gafar, ma questa volta
è accompagnato da un terribile essere di colore rosso scuro. Chi lo incontra si
sposta a lato con avversione e sputa sui suoi passi; i bambini gli gettano
pietre; il loro disgusto e palese, ed è evidente che ognuno è in rivolta alla
sola sua vista.
L’immagine svanisce. Il Mago continua a parlare Gafar è evidentemente turbato e
turbato da una lotta interiore.
Il punto principale di quello che il Mago ha detto è questo:
Come tu hai visto, questo è quello che puoi mietere. Le azioni del presente
determinano il futuro; tutto quello che è bene e tutto quello che è male;
entrambi sono il risultato del passato. E’ il dovere di ogni uomo in ogni
momento del presente preparare il futuro, migliorando il passato. Questa è la
legge del fato. E ‘Possa la sorgente di tutte le leggi essere benedetta ’.
A questo momento la luce ancora diminuì; si vede qualche movimento . Quando la
luce ritorna, l’assistente è in piedi alla destra del Mago e Zeinab alla sua
sinistra; sta baciando la mano del Mago. Gafar è ai suoi piedi in un
atteggiamento di reverenza. Intorno al trono e nella stanza gli studenti si
trovano in vari atteggiamenti.
Il Mago alza la mano destra in aria. Guarda verso l’alto e sussurra queste
parole come in una preghiera:
‘Signore Creatore, a tutti i Suoi assistenti, aiutateci ad essere capaci a
ricordarci di noi tutto il tempo per fare si che possiamo, evitare azioni
involontarie perché solo attraverso di esse può il male manifestarsi.
Tutti cantano ‘Forze trasformatevi per essere ’.
Il Mago ancora li benedice con entrambe le mani e dice ‘Possa la rencociliazione,
speranza, diligenza e giustizia essere sempre con voi tutti ’.
Tutti cantano ‘Amen’.
Sipario