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Introduzione - 2 (Maurice Nicoll) Traduzione dallo spagnolo di Buffa Claudio Casa Editrice Kier S.A. Argentina OTTAVA EDIZIONE DELLA VERSIONE SPAGNOLA della quarta edizione inglese Autore Dr. Maurice Nicoll COMMENTARI PSICOLOGICI SULL’INSEGNAMENTO DI GURDJIEFF E OUSPENSKY VOLUME 12° branoThe Knapp – Birdlip – Gloncestershire 27 aprile 1941Egregio Bush Siccome il tema che abbiamo posto nella riunione tenuta qui in Birdlip, sabato 25 aprile è importante, desidero farle un resoconto di questo argomento. Esso si riferisce al modo in cui la gente affronta questo lavoro e come e con quale spirito si realizza il lavoro su di se. Incomincerò con me stesso. Fui educato con delle idee religiose e la cosa più risaltante era solo la convinzione del peccato: in poche parole, tutto era peccato. Di conseguenza la religione era un assunto molto triste e personalmente l’aborrivo. La moralità si riferiva solo al sesso. La continenza era la sola virtù, e così via, e, in generale, il peccato e il sentimento di essere peccatore era la principale idea nella religione, Non compresi null’altro sulla religione nella mia fanciullezza, e per questo la temevo, o mi preoccupava o odiavo quanto si riferiva ad essa. Cominciai a balbettare in una forma molto atroce. Sfogliavo le scritture, quasi sempre estratte dall’Antico Testamento, e mi apparivano sempre orribili. Dio era una persona violenta, gelosa, cattiva, accusatrice e così via. E quando sfogliai il Nuovo Testamento, mi fu impossibile capire il significato delle parabole. Ma una volta, in una classe dei domenicani, dove si parlava del Nuovo Testamento in greco, tenuto dal direttore, mi arrischiai a domandare, a dispetto delle balbuzie, cosa significasse una delle parabole. La risposta fu tanto sconcertante che in verità sperimentai il mio primo momento di coscienza; cioè mi resi conto subito che nessuno sapeva nulla.. Questa fu un’esperienza definitiva e la mia prima esperienza nei confronti del ricordo di se – essendosi ripetuta la subitanea comprensione che nessuno sapeva cosa significasse – e da quel momento cominciai a pensare da solo o meglio compresi che ero capace di farcela. Come sapete, tutti i momenti di vero ricordo di se, risaltano per sempre nella nostra vita interiore, e la nostra vera vita non consiste in eventi esteriori, ma di stati interiori. Ricordo con molta chiarezza la classe, le finestre molto alte, costruite in modo tale che non si poteva vedere fuori, lo scrittoio, la cattedra dove si sedeva il Direttore, il suo viso di studioso, magro, col vizio di torcere la bocca, il suo atteggiamento agitato, e la subitanea rivelazione interiore di sapere che non sapeva nulla, nulla – cioè, nulla riguardo ciò che era essenziale. Questa fu la mia prima rivelazione interiore del potere della vita esterna. Da quel momento seppi con certezza – e questo significa che lo raggiunsi mediante un’autentica percezione interiore individuale che è l’unica fonte della vera conoscenza – che tutto il mio disgusto per la religione così come mi era stata insegnata, era indovinato. Pur tuttavia si ritorna sempre a cadere nel sonno dopo un momento di ricordo di se, ed è insignificante per anni, però tali momenti di coscienza permangono sempre nella parte più alta dei centri e perdurano e sperano, per dirla così, nuovi momenti di comprensione, più cosciente, che è in realtà la vita – e questi, mai si perdono, e, non si cancelleranno mai più, rimangono persempre nel profondo di noi stessi, e nei momenti critici appaiono per proteggerci.
E ora desidero parlare ancora di come si deve lavorare su di se e con quale spirito è giusto affrontarlo. Non si può lavorare facilmente con l’idea ed i modi religiosi ordinari. Ricordo il detto che si riferisce a mettere il vino nuovo in vecchi otri. Questo lavoro, questo sistema d’insegnamento, queste nuove idee che stiamo studiando sono la cosa più bella che si possa immaginare. C’è solo l’accusa di stare a dormire. Non c’è la convinzione del peccato in essa. Esige molto gentilmente che ci si osservi, siete voi che dovete accusarvi da soli. Prenderemo una delle idee di questo insegnamento; l’idea sull’essenza. Questo insegnamento ci dice che l’essenza in ognuno di noi proviene dalle stelle. Ricorda il Raggio di Creazione. L’essenza proviene dalla nota LA (Galassia Stellare) e passando attraverso la nota SOL (il Sole) e successivamente alla nota FA (la zona Planetaria) entra nella Terra. Non siamo nati semplicemente dai nostri genitori; i nostri genitori hanno gli organi per ricevere questa essenza che proviene dalle stelle. Tutto è lavoro, ossia il lavoro personale, il lavoro con gli altri nel lavoro, o il lavoro per il lavoro in se – e queste sono le tre linee di lavoro necessarie per quelli che desiderano restare in questo lavoro – hanno lo scopo di farci ritornare al luogo dal quale siamo venuti originariamente. Dunque ognuno di noi sta qui, in questo oscuro pianeta, tanto in basso nel Raggio di Creazione, perché l’uomo ha in se qualcosa di speciale, qualche fattore speciale, o caratteristiche principali per vedere, per osservare, per arrivare ad avere coscienza, e per cominciare ad essere insoddisfatto e in questo modo per opporsi a qualcosa. Se un uomo o una donna muore senza avere capito il perché è qui e qual’è la vera ragione della sua vita, non è a caso che gli si può dare il nome di tragedia? Ognuno di noi sta qui, su questa terra, perché dal punto di vista del lavoro deve scoprire in se qualcosa di molto speciale e molto importante e deve lottare contro questa cosa con tutta l’abilità ed ingegno, con tutta la sua forza mentale e volontà e anima e cuore e corpo. Ma se voi vi inorgoglite delle vostre virtù, ciò che succede è che il fariseismo e la falsa personalità aumentano ogni giorno di più ed il risultato di ciò si cristallizzerà in molti strani punti di vista e di attitudini che porteranno ad essere persone morte. Avete già sentito parlare del significato dei morti nei Vangeli, per esempio, nell’osservazione di Cristo: “ Che i morti seppelliscano i loro morti”. I morti sono quelli che sono morti a tutte le possibilità di lavoro su di se e così tutte le possibilità di cambiare. Orbene, il lavoro si può compiere soltanto nello spirito della sua propria bellezza e luce, nello spirito del suo vero messaggio e significato. La vita sulla terra non è niente altro che un terreno per lavorare su di se affinché si possa ritornare dal posto da cui siamo venuti. Prendere la vita come un fine di per se è non comprendere il lavoro, ed è la causa di un atteggiamento equivoco che è la fonte di molte emozioni negative e di sforzi inutili realizzati in stati negativi. Perché lavorare in modo negativo è inutile. Una persona può lavorare ed effettuare qualche cambio di essere in se stesso solamente se agisce senza alcuna aspettativa, senza alcun sentimento di allegria o piacere o affetto e desiderio legittimo. Il timore, per esempio, in questo modo non apparirà. Un uomo può ottenere qualche conoscenza della verità, ma se non la valorizza, se non prova piacere in questa, non può andare avanti.. Non lavora su di se, perché un uomo si unisce alla verità solo attraverso il suo amore, e in questo modo il suo essere è trasformato. Ma se è negativo, nei riguardi della sua vita affettiva – cioè, il suo lato emozionale – andrà in uno stato di confusione ed è come se si trovasse demoralizzato e si sentirà obbligato ad andare anche contro la sua volontà.. Fare una cosa volontariamente, per il piacere di farla, effettuerà un cambio in se stessi. E quando una persona cerca di sollevare la propria “croce” – cioè, si addossa il peso di qualche difficoltà che è riuscito a notare di recente – e lo fa con tale spirito che alla fine otterrà un risultato. Ma se lo fa con malavoglia, con la convinzione del peccato, non otterrà nulla, e specie se fa vedere agli altri quello che sta cercando di fare, e gli piace apparire misero o grave o triste. A questo riguardo è necessario ricordare ciò che Cristo disse sul digiuno, sul perché ungersi la testa e lavarsi il viso “ per non mostrare agli uomini che si stava digiunando”.. Il lavoro su di se che nasce dalla convinzione del peccato mette in funzione le parti negative dei centri, e lavorare in modo negativo conduce ad uno stato peggiore di chi non ha mai lavorato. Alcuni tendono a lavorare in questo modo penoso.. Ma nessuno può misurare la soddisfazione che la gente prova nel sentirsi sfortunata e del come gode dei propri stati negativi. Tutti voi conoscete e mi avete sentito ripetere spesso che le parti negative dei centri non creano nulla. Quando sentii dire per la prima volta dal signor O.. che le parti negative dei centri non possono creare nulla e che quando la gente comincia a lavorare in modo dispiaciuto, triste, negativo fa notare che il loro stato interno ha paura di ciò che è – allora sperimentai un altro momento di coscienza. Compresi che quello che avevo provato nei riguardi della religione era vero. Subito tutto mi rimase chiaro e spiegato. Questo lavoro, se vi si presta attenzione e si comprende, può essere una delle cose più importanti che si possano scoprire. Non parla del peccato, ma solo che stiamo dormendo, nello stesso modo che nei Vangeli non si parla in verità di peccato, ma solo di mancare il bersaglio: la parola tradotta dal greco significa questo. Forse noi prestiamo attenzione al lavoro? Ho un libro antico, fatto da un uomo, che tratta del lavoro nella sua epoca. Descrive un uomo profondamente addormentato, accucciato sulla terra, e una scala che si estende fino al cielo, e angeli che suonano trombe quasi nell’orecchio dell’uomo. Eppure non sente nulla. È addormentato nella vita, chissà se è un milionario, o una persona molto importante, o un amanuense estenuato, o una madre preoccupata, e così via. Questo lavoro è bello, quando si comprende il perché dell’esistenza ed il suo significato. Si riferisce alla liberazione. È così bello come se, dopo essere stati in carcere per molti anni, si vede entrare un estraneo che ti offre una chiave. Però può anche essere rifiutata per avere acquisito l’abitudine di stare chiuso in cella e di aver dimenticato l’origine, che proviene dalle stelle. Allora come potrà essere capace di ricordarsi di se, paralizzato com’è dai pensieri ed interessi riguardanti il carcere, e abbandonare la vita integra e non macchiata e deformata dalle emozioni negative e tutte le altre forme di identificazione? È molto naturale, poi, respingere la chiave che potrebbe aprire tutte le porte del carcere, una volta dopo l’altra, perché si preferisce stare tranquilli nella prigione– cioè, restare così com’è in se stesso. Ancora di più, chissà si può indignare e cercare di uccidere l’estraneo e lottare per la sua vita in carcere e arrivare a sacrificare la sua vita in modo da rimanere in prigione. Suo amico Maurice Nicoll
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