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Editorialedi Giangiorgio Pasqualotto
«Sia
l'Occidente che l'Oriente Chi sé conosce e
gli altri conosce Con sensi arcani
fra i due mondi J. W. GOETHE, Divano
occidentale-orientale,
Ananda K. Coomaraswamy, rifacendosi a Zeus di Arthur B. Cook, riprende il tema delle Simplegadi o degli "Scogli Cozzanti" (cfr. A. K. Coomaraswamy, Simplegadi in Il grande brivido, tr. it. Milano, Adelphi 1987, pp. 417-441). Con la passione erudita che gli è propria riscopre la presenza di questo mito nelle culture e nelle tradizioni più diverse: indiana, greca, nordamericana, esquimese, islamica, cristiana, celtica. Così la figura conosciuta con l'espressione "Scogli Cozzanti" soggiace ad espressioni similari come "Planktai Petrai", "Battenti della Porta d'Oro", "Isole Naviganti", "Canne Danzanti", "Foglie d'Oro Taglienti", "Porta del Sole". Anche in questo caso, la rigogliosa immagine prodotta dal mito non è fine a se stessa, ornamento insignificante o arbitraria fantasia, ma nasconde una verità concettuale; o, per lo meno, un tentativo razionale di ricerca della verità. In questo caso si dà rappresentazione immaginifica ad un problema che, in ogni tempo e luogo, si è imposto al pensiero umano: il problema dell'opposizione. Opposizione metafisica tra Assoluto e relativo, opposizione etica tra Bene e male, opposizione estetica tra Bello e brutto, opposizione logica tra Vero e falso, opposizione matematica tra Uno e molti, etc.: che tale problema si manifesti in varie forme ed assuma nomi diversi, non ha molta importanza. Ciò che importa è capire quale possa essere la soluzione migliore. Storicamente, la maggior parte delle soluzioni trovate e proposte comprende i sistemi che hanno perentoriamente postulato l'Assoluto e le teorie che si sono comodamente affidate al suo opposto, al Relativo. Una parte affatto minoritaria ha invece tentato la via più insidiosa, quella che cerca di tenere insieme i due poli dell'opposizione senza sacrificare uno all'altro, ma anche senza operare una loro composizione. È questa la via dialettica per eccellenza che ha avuto in Eraclito e nel Taoismo i suoi esordi più antichi a noi noti, e che ha avuto in Platone e in Hegel i suoi culmini più sistematici. Ebbene, proprio la rischiosa via filosofica battuta dal pensiero dialettico può trovare nella figura delle Simplegadi la sua rappresentazione più adeguata. Ciò per almeno tre principali motivi: innanzitutto perché essa comunica il senso del rischio 'topologico': il pensiero dialettico, di fronte all'opposizione, non si mette dalla parte di un termine per eliminare l'altro, ma cerca di passare indenne in mezzo ai due termini opposti, correndo il pericolo mortale di venire da questi schiacciato, nel caso vengano immaginati come "Scogli Cozzanti", o tagliato, nel caso vengano immaginati come "Lame Taglienti". In secondo luogo, perché essa fa rivivere la sensazione di un rischio 'cronologico', in quanto l'azione di 'passare in mezzo' deve essere effettuata nel più breve tempo possibile, in un istante repentino, senza esitazioni. Infine, perché essa evoca la condizione -felice, ma non compiaciuta; positiva, ma non definitiva- di chi è riuscito a passare oltre: l'esser passati una volta oltre un'opposizione non garantisce che si sia passati oltre tutte le opposizioni, ma testimonia che si è trovato un sistema sicuro per poterlo fare ogni volta che si presenta una nuova opposizione. Ebbene, se si pensa che un'antica opposizione, quella tra cultura orientale e civiltà occidentale, ci si presenta oggi in forma assai più chiara e, quindi, in modi assai più decisi di un tempo, si comprende come il pensiero dialettico si trovi ancora una volta davanti alla sfida di dover trovare energie ed inventare strategie per 'passare oltre' senza essere stritolato da questi due enormi "Scogli Vaganti". Una pratica di filosofia comparata che non intenda semplicemente unire o, all'opposto, separare i due termini di tale opposizione, deve assumersi il rischio di 'passare in mezzo' agli opposti, cercando di affrontare le enormi forze scatenate dal loro incontro-scontro: vincere queste forze, 'passare oltre', non significa abbandonare l'Occidente per l'Oriente (né fare il contrario), ma non significa nemmeno pensare di conciliarli in una irenica sintesi suprema dove le loro differenze siano cancellate. Vuol dire invece passare attraverso i problemi che, come scintille, scaturiscono dal loro entrare in contatto. In questo avventuroso passaggio non vi è nulla di nuovo, ma nemmeno nulla di semplicemente ripetuto: il mito delle Simplegadi rievoca ancora una volta il rito del pensare filosofico più autentico, quello dialettico per il quale vale tuttora il motto platonico kalos o kindynos.
Da: http://www.estovest.net/simplegadi/editoriale.html
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