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Gaetano Oliva, Grotowski: le
azioni fisiche
“Le attività non sono azioni fisiche”. La differenza tra attività fisiche e
azioni fisiche. Un Esempio è bere un bicchiere di acqua durante una conferenza.
Portare il bicchiere alla bocca e bere. Un’attività, banale e non interessante.
Ma se il bere l’acqua diventa: osservare la platea, sospendendo il discorso per
dare il tempo al conferenziere di pensare e misurare il suo avversario. Ecco
l’attività del bere si è trasformata in un’azione fisica, vivente. Ora ha un
ritmo specifico, nato da ciò che stava facendo, nato a sua volta dalle
circostanze. Se leggo il suo corpo capisco la sua intenzione: “Ci ha portato
dove voleva, noi, i suoi avversari, o no?”. Beve per prendere tempo per vedere,
giudicare, preparare una strategia precisa e poi ricomincia il suo attacco.
Grotowski sottolinea sempre che il lavoro sulle azioni fisiche è la chiave del
mestiere dell’attore. Un attore deve essere capace di ripetere la stessa
partitura più di mille volte e ogni volta deve esse re viva e precisa. Come
fare? Un attore, cosa può fissare, rendere sicuro? La sua linea di azioni
fisiche. Questa diventa per lui ciò che la partitura è per un musicista. La
linea di azioni fisiche deve essere elaborata fino al più piccolo dettaglio e
completamente memorizzata. L’attore deve averla assorbita al punto di non aver
più bisogno di pensare quale sia la prossima cosa da fare.
Normalmente, quando l’attore pensa alle intenzioni, pensa che si tratti di
pompare in se uno stato emozionale. Non è questo. Lo stato emozionale è molto
importante, ma non dipende dalla volontà. Non voglio essere triste; sono triste.
Voglio amare questa persona; odio questa persona, perché la volontà non
influenza le emozioni. Allora, chiunque cerchi di condizionare le azioni con
degli stati emozionali, fa confusione.
La piccola verità delle azioni fisiche mette in moto la grande verità di
pensieri, emozioni, esperienze, e una piccola menzogna di azioni fisiche fa
nascere una grande menzogna nella regione delle emozioni, dei pensieri e
dell’immaginazione.
E’
molto facile confondere movimento con azione fisica. Se, per esempio, faccio un
movimento così [stendo il braccio e la mano di fronte a me] - non è ancora
un’azione. Se faccio lo stesso movimento ma per indicare quella signora, è
un’azione fisica. Se faccio così [stendo il braccio e la mano di fronte a me] -
non è una azione fisica, è solo un movimento. Ma se c’è un obiettivo - semplice
- lei! [indicando la persona nella stanza] indico lei, in questo momento, è
un’azione fisica. L’errore di molti registi, è di fissare il movimento e non
l’azione fisica.
Ciò è diverso dal lavoro di Stanislavskij sul personaggio. Vorrei sottolineare
questa particolare differenza tra il lavoro di Stanislavskij e quello di
Grotowski. Stanislavskij ha centrato la sua ricerca sullo sviluppo di un
personaggio all’interno di una storia e nelle circostanze raccontate in un testo
teatrale. L’attore si domandava: quale è la linea logica di azioni fisiche che
farei se mi trovassi nelle circostanze di questo personaggio? Nel lavoro di
Grotowski, invece, per esempio nel suo lavoro con il Teatro Laboratorio, gli
attori non cercavano mai i personaggi. I personaggi appaiono solo nella mente
dello spettatore, a causa del montaggio costruito da Grotowski come regista. Nel
lavoro con Grotowski, noi creiamo azioni direttamente con ricordi personali.
Spesso c’è anche un testo, ma noi non recitiamo personaggi. Puoi ricordarti di
un momento della tua vita, o della vita di qualcuno che ti è vicino, o di un
evento preciso nella tua fantasia ma che non era mai accaduto, che avevi
intensamente desiderato accadesse. E quindi puoi cominciare a costruire la
struttura attraverso le azioni fisiche. Ti domandi: cosa avrei fatto nelle
circostanze di questo ricordo? Oppure: quale sarebbe stata precisamente la mia
linea di comportamento fisico se questa fantasia si fosse effettivamente
avverata? L’accento non era sulla creazione di un personaggio, ma sulla
formazione di una struttura personale in cui la persona che agiva potesse
avvicinarsi a un asse interiore di scoperta. Tutto questo, poi, doveva essere
strutturato e ripetibile.
In Stanislavskij, il “metodo delle azioni fisiche” era un mezzo perché gli
attori creassero “una vita reale”, una vita “realistica” nello spettacolo. Per
Grotowski, invece, il lavoro sulle azioni fisiche è uno strumento per trovare
“Qualcosa” in cui ci fosse, per chi agiva, la potenzialità d’una scoperta. Per
Stanislavskij e Grotowski le azioni fisiche erano un mezzo, ma i loro fini erano
differenti.
Esistono tipi differenti di attori. C’è un tipo di attore che è più centrato
sulla mente, come se la sua dimora è fortemente localizzata nella mente logica.
Spesso questo tipo di attore lavora bene con le azioni fisiche quando per prima
cosa costruisce la sua proposta. Si avvicina alla recitazione con la mente
logica, domandandosi innanzitutto che cosa ha fatto o che cosa farebbe in quelle
circostanze. Spesso costruisce una partitura e memorizza la sequenza logica
delle azioni anche prima di fare qualunque azione fisica. Il pericolo per questo
tipo di attori è che la loro arte, benché logica, rimanga fredda e non tocchi
mai il cuore; anche se non c’è dubbio che ci siano attori di questo tipo che
arrivano a un alto livello nella loro arte.
Un altro tipo di attore è quello la cui linea di azioni fisiche non è indicata
innanzitutto dalla mente. La linea di azioni, quando arriva, sarà più una serie
di piccolissimi impulsi organici che provengono dall’interno del corpo. Sarà il
corpo a dettare la sequenza di azioni, come qualcosa che ha bisogno di fare,
qualcosa che per lui è profondamente naturale. Questo tipo di attore è più
centrato sull’organicità. E se la mente di questa persona impara a essere
passiva nel modo giusto, allora il flusso dei suoi impulsi corporei lo condurrà
verso un processo molto profondo. Con questo tipo di attore la struttura deve
essere modellata più tardi. La sua mente capirà solo dopo la nascita della sua
linea di azioni che cosa era effettivamente il ricordo. In questo caso prima il
corpo si ricorda, e dopo la mente dirà: “Ah, è quello che stavo facendo quella
volta”, ma è il corpo che se n’è ricordato per primo. Poi questa corrente di
impulsi deve essere legata alla corrente di associazioni che è stata catturata.
Il pericolo per questo tipo di attore è di rimanere un dilettante: sebbene il
suo lavoro al momento dell’improvvisazione sia caldo e spontaneo, egli può non
padroneggiare la capacità di lavorare in una struttura precisa e di ripetere una
sequenza di azioni con completa accuratezza.
Così, in entrambi questi esempi di diversi tipi di attore, si arriva a una
partitura logica di azioni fisiche, ma il modo di arrivare e i pericoli lungo la
strada sono diversi. In realtà, al livello più alto, l’attore che è più centrato
sulla mente arriva all’organicità mediante la composizione, e l’attore che è più
centrato sul corpo arriva alla composizione mediante l’organicità, passando
entrambi attraverso il lavoro sulle azioni fisiche.
Un pericolo che esiste per ogni tipo di attore è che le azioni, dopo essere
state strutturate, “muoiano”, e quelle che una volta erano azioni fisiche
diventino vuoti movimenti o gesti. Questo è il pericolo più grande e deve essere
attivamente combattuto lungo tutta la strada. Si deve ricordare: cosa stavo
facendo e a chi? Questo a chi è la chiave. Quando una linea di azioni fisiche
“muore”, una causa possibile è che l’attore abbia dimenticato il contatto con il
suo partner.
Dopo molte ripetizioni l’attore si sente già sicuro di quello che l’altro farà,
così non gli presta più attenzione. Ripete la sua partitura ciecamente, e le sue
azioni perdono la loro vita originale.Questo problema può essere superato se
l’attore si ricorda in che modo cercava di avere un effetto sul suo partner. In
realtà il partner ogni giorno è un po’ diverso, e se tu gli stai veramente
attento, ogni volta dovrai adattarti al suo modo di fare leggermente diverso,
senza rompere la tua linea di azioni fisiche. Da questo sottile adattamento
viene la vita fresca di un dato momento dell’azione. Questa è la strategia
principale, diceva Grotowski, per impedire a una linea di azioni di cadere nel
“generale”. Ogni volta dobbiamo mantenere il contatto con il nostro partner.
Questo adattamento al partner all’interno di una linea stabilita di azioni è
quello che Stanislavskij e Grotowski considerano vera spontaneità. Ci può essere
spontaneità di alto livello solo in un pezzo che è totalmente strutturato. A
quel punto gli attori possono trovare la libertà all’interno della loro
struttura, non la libertà di cambiare la loro linea di azioni ma di adattarla
lievemente, reagendo l’uno all’altro, mantenendo ancora le stesse intenzioni e
la stessa linea di azioni. Questa è una specie di sottile improvvisazione in cui
la struttura è rigorosamente tenuta, e, ovviamente, perfettamente memorizzata.
Grotowski ha detto: “La spontaneità è impossibile senza struttura. È necessario
rigore per avere spontaneità”. E continuava: “Secondo Stanislavskij: l’azione
che è assorbita (imparata, memorizzata) completamente, solo allora diventa
libera.[...] Qui è la regola: ‘Qual è la prossima cosa da fare?’ - è la
paralisi.‘Qual è la prossima cosa da fare?’ Questa è la domanda che rende ogni
spontaneità impossibile.
Tratto da: Gaetano Oliva, Il Laboratorio Teatrale, Milano, LED, 1999, con il
permesso dell'autore
Da:
http://www.teatrodinessuno.it/doc/grotowski/azioni-fisiche
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