Mahâdukkhakkhandha Sutta
Il tronco del dolore
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Sâvatthî, nella Selva del Vincitore, nel giardino di Anâtapindiko.
Ora, un giorno molti monaci, preparatisi per tempo, provvisti di
mantello e scodella, si avviarono verso la città, per l'elemosina. Ma
essi pensarono: 'È ancora troppo presto per andare in città a
elemosinare; non sarebbe meglio se ora visitassimo il giardino dei
pellegrini d'altro orientamento?' E così fu fatto ed essi scambiarono
con gli altri cortesi saluti e amichevoli, notevoli parole e si
sedettero da una parte. E i pellegrini d'altro orientamento,
rivolgendosi ai monaci, dissero: "L'asceta Gotamo, fratelli, esamina la
brama dalle fondamenta, lo facciamo anche noi; egli esamina dalle
fondamenta anche il corpo e il sentimento: quale limitazione, quale
distinzione e differenza esiste dunque tra l'asceta Gotamo e noi, sia
riguardo all'esposizione come ai precetti?"
Ma i monaci, a queste parole dei
pellegrini, senza rallegrarsi e senza provare fastidio, si alzarono e se
ne andarono, dicendo: "Dal Sublime intenderemo il senso di queste
parole".
Ed essi andarono a Sâvatthî,
passarono di casa in casa per elemosinare il cibo, tornarono indietro,
si cibarono e si recarono dal Sublime. Là giunti, essi lo salutarono
rispettosamente e si sedettero accanto a lui raccontando ciò che era
loro accaduto e riferendo ciò che era stato loro chiesto dai pellegrini
d'altro orientamento.
E il Buddha replicò: "A queste
parole dei pellegrini bisognava rispondere:
'Cos'è dunque la soddisfazione,
la miseria e il superamento della brama? Cos'è la soddisfazione, la
miseria e il superamento del corpo e del sentimento?' Se li aveste
interrogati così, quei pellegrini non avrebbero trovato una risposta
soddisfacente, sarebbero anzi stati imbarazzati. Perché? Perché ciò è
qualcosa che non sanno interpretare. Non vedo nessuno, monaci, nel mondo
con i suoi dèi, i suoi cattivi e buoni spiriti, con le sue schiere di
asceti e brâmani, dèi e uomini, che possa, spiegando queste domande,
guadagnare il cuore della questione, eccetto il Compiuto, o un suo
discepolo, e quelli che qui lo ascoltano.
Cos'è ora, monaci, la
soddisfazione della brama? Vi sono cinque facoltà di bramare: quali? Le
forme che tramite la vista penetrano nella coscienza, forme desiderate,
amate, appaganti, gradite, corrispondenti ai desideri, eccitanti; i
suoni, gli odori, i sapori, i contatti anch'essi e tramite essi
penetranti nella coscienza, desiderati, amati, appaganti, graditi,
corrispondenti ai desideri, eccitanti. Ecco, monaci, le cinque facoltà
di bramare. Ciò che vi è di desiderabile e gradito, adatto a queste
cinque facoltà di bramare, è la soddisfazione della brama.
E cos'è la miseria della brama?
Un figlio di buona famiglia si mantiene con un'attività come scrivano,
contabile o amministratore; come agricoltore o mercante o allevatore di
bestiame; come soldato o ministro del re, o in qualsiasi altro modo. È
esposto al caldo, al freddo; deve sopportare sole e vento, dibattersi
tra zanzare, vespe e rettili; patisce fame e sete. Ma ciò è miseria
della brama, è il palese tronco del dolore, originato da brama,
intessuto di brama, mantenuto da brama e determinato da brama.
Se questo figlio di famiglia che
così si affatica, si danna e si martirizza, non acquista ricchezza,
allora egli diventa accorato e triste, si lagna, piangendo si percuote
il petto, cade nella disperazione: 'Vano, ahimè, è il mio sforzo, la mia
fatica non ha scopo!' Ma ciò, monaci, è miseria della brama, è il palese
tronco del dolore, originato, intessuto, mantenuto da brama e
determinato da brama.
Se invece questo figlio di
famiglia si arricchisce, allora lo rode ansiosa cura per la
conservazione della ricchezza: 'Purché i miei beni non mi vengano
confiscati dal re, o rubati dai briganti, o divorati dalla fiamme, o
spazzati via dall'acqua, o strappati da parenti ostili!' E mentre guarda
e custodisce i suoi beni essi gli vengono sottratti proprio da ciò che
temeva.
Allora egli diventa accorato e
triste, si lamenta, si batte il petto piangendo, si dispera: 'Quello che
possedevo non l'ho più!' Ma ciò, monaci, è miseria della brama, è il
palese tronco del dolore, originato, intessuto, mantenuto da brama e
determinato da brama.
E inoltre, monaci, mossi da
brama, incitati, spinti da brama, appunto soloper brama re contendono
con re, principi con i principi, sacerdoti con sacerdoti, cittadini con
cittadini; la madre litiga col figlio, il figlio con la madre, il padre
col figlio, il figlio col padre; litiga il fratello col fratello, il
fratello con la sorella, la sorella col fratello, l'amico con l'amico.
Caduti così in discordia, lite e contesa, essi si scagliano l' uno
sull'altro coi pugni, con pietre, bastoni e spade. E così si affrettano
incontro alla morte o a dolore mortale. Ma ciò, monaci, è miseria della
brama, è il palese tronco del dolore, originato, intessuto, mantenuto da
brama e determinato da brama.
E inoltre ancora, monaci, mossi
da brama, incitati, spinti da brama, solo per brama essi si precipitano,
impugnando scudo e spada, cinti di faretra ed arco, dai due lati dello
schieramento di battaglia, e le frecce fischiano, le lance ondeggiano e
le spade lampeggiano. Ed essi si trafiggono con frecce, con lance; si
spaccano le teste con le spade, si rovesciano addosso sabbia rovente,
scaraventano blocchi che schiacciano. E così si affrettano incontro alla
morte o a mortale dolore. Ma ciò, monaci, è miseria della brama, è il
palese tronco del dolore, originato, intessuto, mantenuto da brama e
determinato da brama.
E ancora, monaci, mossi da
brama, incitati, spinti da brama, solo per brama essi irrompono nelle
case, rapiscono i cari degli altri, rubano, ingannano, seducono spose. E
i re fanno arrestare costoro e li condannano a pene e tormenti come:
percosse con fruste, con bastoni, con verghe; amputazioni della mano,
del piede o di entrambi; amputazione delle orecchie, del naso o di
entrambi; tormenti come il caldaio di pasta, il raschiamento con le
conchiglie, la bocca di drago, la corona di pece, la mano a fiaccola;
correre sugli aculei, giacere su scorze, la veste di setole; la carne da
amo, il pezzo di moneta, la corrosione con liscivia; il rullo, il
graticcio di paglia; l'irrigazione con olio bollente, lo sbranamento coi
cani, l' impalamento, la decapitazione. E così si affrettano incontro
alla morte o a mortale dolore. Ma ciò, monaci, è miseria della brama, è
il palese tronco del dolore, originato, intessuto, mantenuto da brama e
determinato da brama.
E, sempre a causa della brama
essi procedono sulla cattiva strada con azioni, parole, e pensieri; in
tal modo essi pervengono con la dissoluzione del corpo, dopo la morte,
giù, su cattivi sentieri a perdersi e dannarsi.
E cos'è il superamento della
brama? Rinnegare la volontà e il desiderio di brama, annientare la
volontà e il desiderio di brama, ciò è il superamento della brama.
Ma che asceti o brâmani che non
conoscono, conforme a verità, il soddisfare, la miseria e il superamento
della brama, non è possibile che comprendano la brama o guidino un altro
a farlo. Mentre voi, monaci, che conoscete, conforme a verità, la brama,
potete farlo.
Cos'è, ora, monaci, la
soddisfazione del corpo? Per esempio una figlia di principi, o una
vergine brâmana, o una fanciulla borghese, nel fiore dei quindici o
sedici anni, non troppo alta né troppo piccola, non troppo sottile né
troppo piena, non troppo scura né troppo chiara: non appare di una
splendente bellezza nel momento della sua massima magnificenza?
"Certamente, Signore!"
Ciò che scaturisce di
desiderabile e gradito da questa splendente bellezza, è soddisfazione
del corpo.
Ma cos'è la miseria del corpo?
Si veda pure questa stessa sorella in altro tempo, nell'ottantesimo,
novantesimo o centesimo anno d'età, curva, affranta, consunta,
trascinarsi tremolante, appoggiata alle grucce, macilenta, appassita,
sdentata, le ciocche imbiancate o il capo calvo, vacillante, aggrinzito,
la pelle piena di macchie: cosa ne pensate, monaci?
È sparita quella che era un dì
una splendida bellezza, ed è divenuta evidente miseria?
"Certo, Signore!"
Ciò è miseria del corpo. E
ancora: osservate questa sorella inferma, sofferente, gravemente
ammalata, giacere sporca di feci e di urina, da altri sollevata, da
altri accudita: cosa ne pensate, monaci? È sparita quella che era un dì
una splendida bellezza, ed è divenuta evidente miseria?
" È così, Signore!"
Anche ciò è miseria del corpo.
Immaginate ancora questa sorella, il corpo al cimitero, uno, due, tre
giorni dopo la morte, gonfio, annerito, imputridito: cosa ne pensate? È
sparita quella che era un dì una splendida bellezza, ed è divenuta
evidente miseria?
"Così è, Signore!"
E inoltre ancora: immaginate,
monaci, il suo corpo a cimitero, straziato da cornacchie, corvi e
avvoltoi, sbranato da cani e sciacalli, roso da molte specie di vermi.
O ancora: lo scheletro con brani
di carne attaccata, insozzato di sangue, tenuto insieme dai tendini;
oppure lo scheletro senza carne, tenuto insieme dai tendini; oppure le
ossa, senza i tendini, sparse qua e là; qua un osso della mano, là un
osso del piede, qua una tibia, là un femore, qua un bacino, là vertebre,
qua il cranio. E ancora le sue ossa imbiancate, del colore delle
conchiglie; trascorso un anno, le ossa ammucchiate; le ossa,
imputridite, cadute in polvere: cosa ne pensate, monaci? È sparita
quella che era un dì una splendida bellezza, ed è divenuta evidente
miseria?
"Sì, Signore!"
Ciò è miseria del corpo, ma
cos'è il superamento del corpo? Ciò che nel corpo, monaci, è
rinnegamento di volontà e desiderio, annientamento di volontà e
desiderio, ciò è superamento del corpo.
Ma asceti o brâmani che non
conoscono così, conforme alla verità, soddisfazione, miseria e
superamento del corpo, non è possibile che capiscano il corpo o possano
guidare un altro ad arrivare a capirlo. Ma voi, monaci, che avete
compreso, conforme alla verità, potete farlo.
Cos'è ora la soddisfazione del
sentimento? Un monaco, lungi da brame, lungi da cose non salutari, in
sentita, pensata, nata da pace beata serenità, raggiunge la prima
contemplazione. Egli, a questo punto, non dipende da sé né da altri, e
prova solo un sentimento di indipendenza. L'indipendenza, io dico,
monaci, è la più alta soddisfazione del sentimento.
Successivamente, monaci, dopo il
compimento del sentire e pensare, un monaco raggiunge la calma
interiore, l'unità dell'animo, la libera beata serenità nata dal
raccoglimento, libera dal sentire e pensare; raggiunge la seconda
contemplazione. Egli, a questo punto, non dipende da sé né da altri, e
prova solo un sentimento di indipendenza. L'indipendenza, io dico,
monaci, è la più alta soddisfazione del sentimento.
E inoltre ancora, monaci: in
serena pace se ne sta un monaco, equanime, savio, chiaro cosciente, e
prova nel corpo la felicità di cui i santi dicono: 'L'equanime savio
vive felice'; così egli raggiunge la terza contemplazione. Quando ciò
accade, egli non dipende da sé né da altri, e prova solo un sentimento
di indipendenza. L'indipendenza, io dico, monaci, è la più alta
soddisfazione del sentimento.
E ancora, monaci: dopo il
rigetto delle gioie e dei dolori, dopo l' annientamento della letizia e
della tristezza, un monaco raggiunge l' equanime, savia, perfetta
purezza, la quarta contemplazione. Quando ciò accade, egli non dipende
da sé né da altri, e prova solo un sentimento di indipendenza.
L'indipendenza, io dico, monaci, è la più alta soddisfazione del
sentimento.
Cos'è ora miseria del
sentimento? Ciò che vi è di un sentimento caduco, doloroso, mutevole,
quello è la miseria del sentimento.
E il superamento del sentimento?
Ciò che nel sentimento è rinnegamentodella volontà e del desiderio,
annientamento della volontà e del desiderio, quello è il superamento del
sentimento.Ma non è possibile che asceti o brâmani che non conoscono,
conforme averità, soddisfazione, miseria e superamento del sentimento,
comprendano il sentimento stesso o guidino un altro a farlo.Invece è
possibile che asceti o brâmani i quali conoscano così, conforme alla
verità, tutto ciò, comprendano il sentimento stesso o guidino un altroa
farlo.
Così parlò il Sublime. Contenti
si rallegrarono quei monaci per la Sua parola.
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |